Le fosse comuni di Franco – Nella Spagna dei crimini finalmente esumati

Le Monde Diplomatique, janvier 2003


del nostro inviato speciale José Maldavsky, giornalista
(traduzione dal francese di José F. Padova)

[ndt.: un testo ancor oggi molto valido è: Hugh Thomas, Storia della Guerra civile spagnola, Einaudi, 1963]
Dopo più di sei decenni di silenzio degli Spagnoli cercano i resti dei circa 30’000 repubblicani fucilati sul margine delle strade, «scomparsi» nella terribile repressione franchista al tempo della guerra civile (1936-1939).
Fratelli e sorelle, figli e nipoti delle vittime vogliono esumare le loro ossa dalle fosse comuni e dai carnai anonimi, per dare una sepoltura decente ai loro morti e per rivendicare il loro ricordo.
Nel nord-ovest della Spagna, in provincia di León, la signora Isabel Gonzalez conosce dal 1937 il luogo dove fu sepolto suo fratello Eduardo, originario di Palacio del Sil. La sua amica Asunción Alvarez, di 87 anni, le aveva disegnato una mappa di Piedrafita de Babia, 40 km a sud del suo villaggio. « È stato assassinato dai falangisti di Franco. Perfino dopo la sua morte i tuoi eredi sapranno dove si trova il carnaio », le aveva detto.
La scoperta delle prime ossa a Priaranza del Bierzo, due anni fa, ha dato ragione ad Isabel. Dal 1943 questa donna dallo sguardo determinato e dalla voce ferma si recava segretamente, il 1. novembre di ogni anno, a Piedrafita de Babia, con un mazzo di fiori in mano. « Per rendere omaggio a mio fratello, denunciato dal curato del villaggio. Tutto porta a credere che uno dei corpi ritrovati dopo gli scavi dell’anno scorso sia quello di Eduardo », ella dice, gli occhi fissi sulla terra rossa della fossa comune.
A Palacios del Sil, Isabel è quasi la sola che osi parlare del passato. Il muro del silenzio è là, infitto nel tempo. La sua vicina Carmen, « la falangista », le passa accanto senza dirle buongiorno. Dopo sessant’anni. « Oggi sono pronta a bussare alla porta dei giudici che tacciono, delle autorità politiche che si nascondono dietro la riconciliazione nazionale, del re che non abbiamo mai eletto, perché la memoria di mio fratello sia rivendicata ».
Altro caso: quello d’Emilio Silva Fava, dato per disperso dal 1937. È un vicino di Ponteferrada che ha messo la pulce nell’orecchio al sig. Emilio Silva, nipote dello scomparso. « Qui a Priaranza del Bierzo vi sono più morti fuori dal cimitero che all’interno ». Con un badile ha cominciato a scavare e il corpo di suo nonno è apparso ai piedi di un noce… Emilio Silva Faba aveva condotto una vita irrequieta. Aveva vissuto in Argentina, poi negli Stati Uniti, prima di rientrare in Spagna nel 1925, nella sua regione natale del Bierzo. Undici anni dopo scoppiava la guerra civile e, con altri dodici repubblicani, sarebbe stato fucilato sul bordo di una strada, all’altezza del km 8 della nazionale che porta da Ponteferrada a Ourense. Era il 16 ottobre 1936. Oggi egli è lo « scomparso n° 2 » e fa parte dei tredici di Priaranza ritrovati in una fossa comune anonima due anni fa.
Il medico legale José Antonio Llorente ha confermato che « scomparso n° 2 » è un uomo il cui cranio è stato fratturato da due pallottole… La sua protesi dentaria, fatta negli Stati Uniti, ha permesso di identificare il cadavere. La prova definitiva dovrà arrivare più tardi grazie ad un test del DNA. Il metodo applicato dal dottor Llorente per studiare i cadaveri trovati a Priaranza è identico a quello che ha permesso l’analisi dei corpi delle vittime della dittatura del generale Pinochet in Cile o della repressione degli studenti assassinati nel 1968 in Messico.
« Vi è urgenza, dice il sig. Emilio Silva, perché la localizzazione delle fosse comuni dipende sovente dalla memoria dei rari testimoni molto vecchi, che hanno conosciuto la repressione condotta dai partigiani del generale Franco, durante e dopo la guerra civile. Da molto tempo essi venivano a camminare sulle fosse comuni, in silenzio, per paura di essere denunciati. Ma perfino i socialisti, una gran parte dei cui militanti sono stati dati per scomparsi, non vogliono parlarne ».
Eduardo Gonzalez Lozada ed Emilio Silva Faba fanno parte dei circa 30’000 « soldati ignoti » tuttora sepolti da qualche parte lungo le strade, senza una sepoltura degna di questo nome, da sessant’anni. I resti di chi si opponeva alla dittatura di Franco giacciono ancora in fosse comuni clandestine. Eppure la guerra civile è terminata il 1° aprile 1939. Ma allorché la paura diventa un modo di vita le persone si condannano a rasentare il silenzio. Un silenzio che, lungi dall’essere sinonimo di oblio, si trasmette di generazione in generazione…
Fare sparire i nemici
Gli scomparsi di quell’epoca, ritrovati ultimamente lungo le strade della Spagna, hanno conosciuto la stessa sorte del celebre poeta Federico Garcia Lorca, il cui corpo non è mai stato ritrovato dal momento del suo assassinio nel luglio 1936 preso Granata… Riuniti in seno alla Associazione per il ricupero della memoria storica (ARMH) (1), le famiglie delle vittime hanno deciso di rompere il silenzio. In agosto 2002 hanno presentato un esposto al gruppo di lavoro delle Nazioni Unite sulle « scomparse forzate ». Chiedono che lo Stato spagnolo ordini l’esumazione dei corpi, la loro identificazione mediante test del DNA e, se ciò non è possibile, la creazione di sepolture collettive segnalate da un monumento pubblico.
« È la prima volta che un Paese del “primo mondo” è accusato di aver passato sotto silenzio un tale crimine collettivo », ha fatto notare alle Nazioni Unite la signora Monserrat Sans, avvocato e nipote di un repubblicano spagnolo morto in un campo di concentramento in Germania. « Al di là della giustizia, pensiamo che non si possa costruire una democrazia sui fantasmi del passato », martella la giurista franco-spagnola. Le fosse comuni più numerose si trovano a Mérida (3 500), Oviedo (1 600), Gijón (2 000), Séville (2 500), Teruel (1 005). La sig.ra Sans rimprovera alle autorità spagnole di « fare nulla per facilitare l’apertura delle fosse comuni ».
Il governo di José Maria Aznar ha fatto sapere che farà di tutto per corrispondere alle richieste delle Nazioni Unite. Ma al di là di questa « promessa verbale », il governo preme a più non posso il pedale del freno (2).
Durante le “Seconde giornate del debito storico della democrazia: i cammini della memoria”, che si sono svolte a Ponferrada il 17 e 28 settembre 2002, l’ ARMH ha reclamato dal governo misure di riabilitazione della memoria di quelle vittime e l’attribuzione delle pensioni dovute ai vecchi combattenti. «Così come la rimozione dalle vie e piazze  della Spagna di simboli e monumenti franchisti, che incensano ancora come “liberatori” gli autori di violazioni gravissime e sistematiche dei diritti umani»,  chiesto il sig. Emilio Silva.
»È il franchismo che ha escogitato l’idea di far sparire i suoi nemici. Più tardi il nazismo e le dittature latino-americane hanno applicato il sistema. Bisognava punire le vittime e angosciare le famiglie, per incutere loro paura», ha spiegato il sig. Xoàn Carlos Garrido Couceiro, professore di scienze politiche all’Università di Madrid, davanti a un pubblico composto principalmente da ottuagenari. Da parte sua lo storico Sergio Rodriguez, autore di una tesi di dottorato intitolata «Una prigione sottoterra: gli scomparsi», osserva: «Perfino la CIA ha aperto gli archivi della repressione in America Latina. Ahimè, in Spagna gli archivi della guerra civile sono tuttora tenuti sotto chiave dalla Guardia civile e dall’Esercito. Il lavoro di ricerca diventa un vero percorso di guerra».
Secondo Rafael Torres, autore de Scomparsi della guerra di Spagna (3), «il patto di amnesia instaurato dalla transizione spagnola» verso la democrazia «è l’ultimo modo di far sparire ancora una volta tutti gli spagnoli della guerra civile (4)». Ogni conflitto interno ha tendenza a stendere un velo pudico e soprattutto vergognoso sul suo passato, sulle sue cause e sui suoi eccessi, perché si crede che occorra dimenticare per riconciliarsi. È un errore. La riconciliazione passa attraverso la verità e il riconoscimento del crimine.

(1) sito Internet: http://www.memoriahistorica.org.
(2) Il 6 novembre 2002 i deputati del Partito Popolare, in maggioranza alle Cortes (Assemblea nazionale), hanno rifiutato di votare un credito di 1 milione di euro richiesto dal Partito socialista, per finanziare i lavori di apertura delle fosse comuni dei fucilati della Guerra di Spagna (El País, Madrid, 7 novembre 2002).
(3) Gli scomparsi della Guerra di Spagna (La Esfera de los libros, Madrid, 2002) fa parte di una serie di cinque saggi pubblicati dall’autore sulla guerra di Spagna: L’Amore all’epoca di Franco, Questo cadavere, Gli schiavi di Franco e Vittime della vittoria.
(4) El Mundo, Madrid, 24 ottobre 2002.

Mercoledì, 29 gennaio 2003