Il mio palazzo, la mia emittente, il mio Stato

di Teja Fiedler (traduzione dal tedesco di José F. Padova)

Stern, den 23. August 2003
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È più alto di Napoleone. Quattro centimetri. Eppure ciò non basta a Silvio Berlusconi. Quindi si aiuta con un cuscino quando posa seduto per i media.
Piccolo Cesare Silvio Berlusconi: al Cavaliere appartengono le tre maggiori emittenti TV del paese e come capo del governo può interferire direttamente nei programmi della TV di Stato RAI
Se si incontra con uomini di Stato, non appena ronzano le telecamere Silvio lo sportivo si mette al volo in punta di piedi, per aggiungere un po’ di altezza ai suoi 164 cm.
Ciuffo di capelli come al tempo delle lezioni di ballo
Che il presidente del Consiglio italiano sia un pochino vanitoso? Sarebbe una cattiva minimizzazione. “Che ne pensate, quante donne a questo mondo vorrebbero andare a letto con me e io purtroppo non ne so niente?”, ha chiesto a una giornalista con il rimpianto del grande seduttore. Ritiene l’eterno sorriso sulla sua faccia eternamente abbronzata altrettanto sconvolgente quanto i suoi abiti su misura e quello che in essi si trova. “Il mio medico mi ha detto che ho il fisico di un quarantenne”, si gloria il 66enne. Se soltanto non ci fosse questa maledetta calvizie! Una volta i suoi emissari facevano il giro delle redazioni e offrivano di scambiare gratuitamente i ritratti svantaggiosi con la mezza pelata contro fotografie più lusinghiere, nelle quali lo si poteva vedere con la chioma fluttuante. Più tardi, quando le chiazze lucide sulla testa divennero sempre più vaste e le rughe sulla faccia sempre più profonde, Berlusconi si fece ritoccare sui manifesti elettorali e si presentò con un ciuffo come al tempo delle lezioni di ballo. “Presto sarà il momento della prima comunione”, sfotteva il suo avversario di sinistra Francesco Rutelli, che nel 2001 perse le elezioni contro di lui.

Le tre reti televisive di Berlusconi hanno l’ordine di riprendere le interviste con il loro boss mediante una finissima calza da donna davanti alla lente, che dovrebbe attenuare le rughe e metterlo in una luce ricca di seduzioni. Quando il suo club di calcio Milan compì 90 anni non fece incidere sul medaglione commemorativo le sembianze di uno dei grandi giocatori della gloriosa squadra, ma invece il proprio nobile sembiante.
Il parlamentare come personaggio ideale di un kapò del lager
Un uomo di tale fatta non si scusa. Giammai. Neppure se si tratta di un deputato della SPD al Parlamento europeo: magari uno di quei “biondi monotoni e supernazionalisti”, dei quali il sottosegretario di Berlusconi Stefano Stefani lamenta siano “fracassoni” e che “ebbri di arrogante sicurezza di sé” popolino le spiagge italiane. Tipico che quello Schulz fosse troppo stupido per gustare il suo raffinato motto di spirito sui campi di sterminio! Si potrà pur dire qualcosa di ironico, di magistralmente ironico! La bufera di indignazione sulla sua entrata in scena a Strasburgo, dove aveva definito il parlamentare come personaggio ideale di un kaoò in un film sui campi di concentramento il presidente del Consiglio non può proprio capirla. Imperterrito egli resta fedele al suo credo: “Al momento in Europa non c’è nessuno meglio di me”.
Non soltanto è convinto del suo conturbante aspetto esteriore come dei suoi successi imprenditoriali e politici – tutt’al più persone maligne, quasi certamente dei comunisti, li mettono in dubbio a causa di alcune irregolarità, naturalmente del tutto insignificanti. Quasi ancor più orgoglioso lo è del suo intelletto. Non ha forse redatto la prefazione di una edizione di lusso di Tommaso Moro, “Utopia”, finanziata da lui? Un critico italiano ha fatto traboccare spumeggiando la profondità del suo pensiero: “Se fosse nato al tempo del Rinascimento sarebbe forse diventato un Colleoni o uno Sforza. Quello che vuole ottenere lo sanno soltanto Dio e lui, Silvio Berlusconi”. (Che l’orgiastico giornalista si trovi sul libro paga di Berlusconi è un puro caso). Partecipazioni di Berlusconi e della sua holding Fininvest - il presidente del Consiglio è l’uomo più ricco d’Italia

Versi greci improvvisati

Eppure come la bassa statura e la caduta dei capelli ostacolano la perfezione della sua leggiadria corporea così un piccolo difetto offusca lo splendore della sua intelligenza: Silvio non sa parlare un inglese corretto. Per questo se la prende a male. Ma naturalmente il Migliore d’Europa compensa alla grande questa carenza.
Il francese lo padroneggia, oh là là, e per giunta il latino e il greco. “Sono davvero bravo in greco”, ha confidato ai giornalisti. “Una volta ho composto versi greci improvvisando”. E l’eredità latina? Lo scorso anno, al vertice Nato vicino a Napoli, ha colto di sorpresa i suoi colleghi  con l’informazione che “Romolo e Remolo” avevano fondato Roma. Che Remolo si chiamasse propriamente Remo non pregiudica la brillantezza del pensiero.
Per ogni situazione il fiuto sicuro
La musa leggera è anch’essa a sua disposizione. L’uomo più ricco d’Italia ha cominciato la sua carriera come cantante su una nave da crociera, dove – allora ancora con la chioma fluente – tubava con le signore più anziane. Ancora oggi gode nel dimostrare le sue capacità. Sovente si tratta di "I did it my way"  di Frank Sinatra, talvolta di "Au revoir, Paris" (con cui durante una visita di Stato allietò il presidente francese Mitterrand che non sapeva che faccia fare). Con un napoletano l’Uomo del Norditalia compone ancor oggi canzoni d’amore in dialetto meridionale e le propina agli statisti di questo mondo – sv br ha il fiuto giusto per ogni situazione.

A sud di Napoli ha i seguaci più ciechi in assoluto: die deputati calabresi del suo partito “Forza Italia” hanno paragonato del tutto seriamente br a Leonardo da Vinci, al Re Sole Luigi XIV, perfino a Michael Schumacher e lo hanno proposto – senza successo – per il Premio Nobel per la pace. Tutti, tutti lo amano, naturalmente eccetto un paio di ostinati vetero-comunisti, dice sv, egli sarebbe un "entusiasmatore" [in ital. nel testo], uno che produce entusiasmo. Già nel 1993, all’inizio della sua carriera politica, in un sondaggio fra giovani italiani approdò prima di Gesù Cristo e di Arnold Schwarzenegger. “Non soltanto ero il più conosciuto”, spiegò a un corrispondente del "New York Times Magazine",”no, io ero il più amato”.
Amore come “chiave della sua natura”

“Berlusconi ha bisogno dell’amore, è la chiave della sua natura”, dice il giornalista Giuliano Ferrara, uno dei suoi paladini più fedeli. Egli si vede come un nobile e si fa chiamare Cavaliere, da quando una certa volta ha scroccato il titolo onorifico di Ritter der Arbeit "Cavaliere del Lavoro".
”Berlusconi è una specie di mentitore inconscio, un bugiardo che si autosuggestiona”, scrisse Indro Montanelli, il gran signore del giornalismo italiano morto due anni fa, “uno che percepisce le proprie menzogne come fatti contro ogni evidenza”. A esempio, è sicuro che l’ “85 percento” dei giornalisti italiani siano comunisti e che scrivano contro di lui ferocemente (per non dire dei giudici, questi ex simpatizzanti delle Brigate rosse in marcia attraverso le istituzioni, e della loro caccia persecutoria contro di lui).

L’impero di Berlusconi

Al Cavaliere appartengono le tre più grandi emittenti televisive private d’Italia e come cpao del governo egli ha anche direttamente presa sui programmi della televisione di Stato RAI. Berlusconi possiede la più grande casa editrice, Mondatori, inoltre un paio di giornali e di settimanali. Nonostante ciò si lamenta che il giornalume sia contro di lui: “I giornalisti delle mie televisioni sono costantemente posseduti dalla paura che i loro colleghi possano rinfacciare loro servilismo verso il boss. Il risultato è che mi fronteggiano criticamente”.
Enzo Biagi e Michele Santoro, due giornalisti di punta della RAI, dovettero andarsene quando attaccarono il Cavaliere e la sua Forza Italia. Berlusconi scacciò l’allora 85enne Montanelli, capo redattore del quotidiano berlusconiano “Il Giornale”, quando questi si pronunciò contro l’avventura politica del suo padrone. Per ogni situazione il Nostro ha il tocco appropriato

Da Platone ad Abramo Lincoln
Dai suoi dipendenti Berlusconi si aspetta un rapporto evoluto con la verità. Per convincere qualcuno si deve soltanto trovare una citazione e attribuirla a una persona famosa, raccomanda: “Le cose vanno così: Come Platone diceva… Come affermava Abramo Lincoln… Chi si dà poi la pena di andare a controllare sull’enciclopedia? La gente è incredibilmente credula”.
”Solo per amore dell’Italia” combatterebbe ogni giorno contro le campagne diffamatorie dei media. Soltano per salvare lo Stivale dai comunisti sarebbe entrato in politica dieci anni fa. I suoi connazionali devono semplicemente credergli. Un briccone chi suppone altro: nel 1993 la campagna anti-corruzione “Mani pulite” aveva spazzato via il governo e con esso anche l’angelo custode politico di Berlusconi, il capo dei socialisti Bettino Craxi. “I socialisti sono crollati. Io non ho più protezione, perché tutti gli altri partiti sono contro di me. Quindi devo diventare io stesso un politico per proteggermi”. Così cita l’ex capo redattore Montanelli il suo datore di lavoro di allora.
Equivoca ascesa a palazzinaro e magnate dei media
Due volte – nel 1994 e nel 2001 – i suoi connazionali con i loro voti l’hanno fatto presidente del Consiglio. Nonostante sapessero che l’ascesa di Berlusconi da ambizioso figlio di un piccolo procuratore di banca a Milano a palazzinaro e magnate delle televisioni non fosse al di sopra di qualsiasi dubbio.
La sua carriera è infarcita di una buona dozzina di processi – fra l’altro per spergiuro e corruzione. Pochi finirono con l’assoluzione, alcuni per amnistia e prescrizione. Molti non sono ancora conclusi.
Nel frattempo il presidente del Consiglio con la sua maggioranza in Parlamento ha fatto passare leggi che per puro caso erano tagliate su misura per proteggere lui e il suo complesso Fininvest da processi e sentenze.
”Irraggiamento di un guru”
Analisi di Montanelli: “Berlusconi è un grande attore, un brillante venditore di frasi fatte e immagini. La sua intuizione gli fa percepire desideri e aspettative del popolo. Questo gli conferisce l’influsso di un guru che promette di guarire tutte le infermità”.
Un uomo che ce l’ha fatta a diventare così enormemente ricco potrebbe portare alla ricchezza anche il popolo che governa. Questa opinione ampiamente diffusa, afferma lo scrittore Umberto Eco, un riconosciuto odiatore di Berlusconi,sarebbe la ragione principale dei successi elettorali del Cavaliere. E l’idea cinica: “Chi è tanto ricco non ha più bisogno di rubare”.
Una vita come un sogno
Berlusconi vive una vita che la maggior parte dei suoi concittadini sognano. Risiede in una gigantesca residenza signorile chiamata Arcore, nei pressi di Milano, dove il Capo, custodito da 54 guardie del corpo, deve occuparsi perfino del rabbocco delle bomboniere nelle 147 stanze, perché sua moglie, una ex maggiorata, alloggia a un paio di chilometri di distanza con i tre figli in un palazzo di dimensioni simili.
Berlusconi giustifica questa separazione di tavola e letto con il suo “sovraccarico di lavoro”. Fra le sue proprietà si contano anche una serie di ville più piccole, sotto le 100 stanze, cinque delle quali soltanto nella mondana Costa Smeralda della Sardegna. Naturalmente ha un super-yacht, un super-jet privato dipinto di blu, il suo colore preferito, e una Mercedes corazzata che, come dice l’allenatore di fitness di Berlusconi, “può rimanere quindici minuti avvolta dalle fiamme senza che l’interno sia distrutto”.
Marmo finissimo, pesanti porte in bronzo e 36 freddi scalini
L’arredamento ad Arcore è un tantino troppo imponente, l’oro in foglie un po’ troppo sontuoso, il numero dei vecchi capolavori alle pareti un po’ troppo alto. Suscita sbalordimento in ogni visitatore il mausoleo nel giardino, dove Berlusconi vuole essere sepolto per il riposo eterno. Marmo del più fino, pesanti porte in bronzo, 36 freddi gradini conducono giù al sarcofago, che “facilmente potrebbe contenere due Silvi completi”, come notano i visitatori americani. Un bassorilievo in terracotta mostra le cose che dovrebbero rendere piacevole l’aldilà allo Statista:fiori, banane, grappoli, E un telefono come pure le chiavi di una cassetta per lettere. Il dotato latinista aspetta posta – post mortem?
Eppure per il momento la missione di Berlusconi per la salvezza dell’Italia prosegue verso un “futuro minaccioso per la libertà e repressivo”. Al genio instancabile non basta come compito una simile azione di salvataggio. “Se avessi mano libera prenderei il timone della Fiat. Eliminerei il nome Fiat e lo sostituirei con Ferrari”. Chi lo sa, forse il genio delle vendite potrebbe perfino riuscire a sbarazzarsi della Multipla vendendola come una Ferrari.

Testo originale:

Stern, den 23. August 2003
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Mein Schloss, mein Sender, mein Staat
von Teja Fiedler

 © AP
 Kleiner Cäsar Silvio Berlusconi: Dem Cavaliere gehören die drei größten TV-Privatsender Italiens, und als Regierungschef hat er direkten Zugriff auf die Programme des Staatsfernsehens RAI

Er ist größer als Napoleon. Vier Zentimeter. Doch das reicht Silvio Berlusconi nicht. Also hilft er mit einem Kissen nach, wenn er sitzend für die Medien posiert. Trifft er sich mit Staatsmännern, dann schnellt der sportliche Silvio flugs auf die Zehenspitzen, sobald die Kameras surren, um auf seine 1,64 Meter noch ein bisschen Größe draufzupacken.

Haarschopf wie zu Tanzstundenzeiten
Sollte Italiens Ministerpräsident etwa eitel sein? Das wäre eine böse Untertreibung. "Was denken Sie, wie viele Frauen auf dieser Welt mit mir ins Bett gehen wollten, und ich weiß leider nichts davon?", fragte er eine Reporterin mit dem Bedauern des großen Verführers. Das ewige Lächeln in seinem ewig sonnengebräunten Gesicht hält er für genauso umwerfend wie seine Maßanzüge und das, was in ihnen steckt. "Mein Arzt hat mir gesagt, ich habe die Physis eines Vierzigjährigen", prahlt der 66-Jährige. Wenn nur dieser verdammte Haarausfall nicht wäre! Früher klapperten seine Emissäre Redaktionsstuben ab und boten an, kostenlos unvorteilhafte Konterfeis mit Halbglatze gegen schmeichelhaftere Fotos auszutauschen, auf denen er mit wallendem Haupthaar zu sehen war. Später, als die lichten Stellen auf dem Kopf immer größer wurden und die Falten im Gesicht immer tiefer, ließ sich Berlusconi auf Wahlplakaten retuschieren, präsentierte sich mit einem Haarschopf wie zu Tanzstundenzeiten. "Bald sind wir bei der Erstkommunion angelangt", spottete sein linker Konkurrent Francesco Rutelli, der 2001 die Wahl gegen ihn verlor.

Berlusconis drei Fernsehsender haben Order, ihren Chef bei Interviews mit einer hauchdünnen Strumpfhose vor der Linse aufzunehmen. Das soll die Falten dämpfen und ihn in ein verführerisches Licht setzen. Als sein Fußballclub AC Milan 90 wurde, ließ er nicht einen der Großen aus der Vergangenheit des ruhmreichen Vereins auf die Jubiläumsmedaillen prägen, sondern das eigene edle Antlitz.

Parlamentarier als Idealbesetzung eines Lager-Kapos
So ein Mann entschuldigt sich doch nicht. Niemals. Und schon gar nicht, wenn es um einen Europa-Abgeordneten der SPD geht. Womöglich einen von diesen "einförmigen, supernationalistischen Blonden", von denen Berlusconis Staatssekretär Stefano Stefani klagt, sie würden "lärmend" und "besoffen vor arroganter Selbstsicherheit" italienische Strände bevölkern. Typisch, dass dieser Schulz zu stupide war, seinen feinsinnigen KZ-Witz zu goutieren! Man wird doch noch was Ironisches, meisterhaft Ironisches natürlich, sagen dürfen! Den Sturm der Entrüstung über seinen Auftritt in Straßburg, wo er den Parlamentarier als Idealbesetzung eines Lager-Kapos in einem KZ-Film titulierte, kann der Ministerpräsident nicht verstehen. Unbeirrt bleibt er bei seinem Credo: "In Europa gibt es im Augenblick nichts Besseres als mich."

Nicht nur von seinem umwerfenden Äußeren sowie seinen unternehmerischen und politischen Erfolgen ist er überzeugt - allenfalls böswillige Menschen, im Zweifel Kommunisten, ziehen die wegen einiger, natürlich völlig unbedeutender, Unregelmäßigkeiten in Zweifel. Fast stolzer noch ist er auf seinen Intellekt. Hat er doch etwa zu einer von ihm finanzierten Prachtausgabe von Thomas Morus? "Utopia" das Vorwort verfasst. Die Tiefe seines Denkens ließ einen italienischen Kritiker überschäumen: "Wäre er zur Zeit der Renaissance geboren, vielleicht wäre er ein Colleoni oder Sforza geworden. Was er erreichen will, wissen allein Gott und er, Silvio Berlusconi." (Dass der orgiastische Journalist auf Berlusconis Gehaltsliste stand, ist reiner Zufall.)

Griechische Verse aus der hohlen Hand
Doch wie Niedrigwuchs und Haarausfall seiner körperlichen Anmut die Vollkommenheit verwehren, so trübt ein geringer Makel den Glanz seines Verstandes: Silvio kann kein richtiges Englisch. Da stottert er ganz böse rum. Aber natürlich überkompensiert Europas Bester dieses Manko.

Französisch beherrscht er, oh la la, dazu Latein und Griechisch. "Ich bin richtig gut in Griechisch", vertraute er Journalisten an. "Ich habe früher griechische Verse aus der hohlen Hand heraus verfasst." Und das lateinische Erbe? Auf dem Nato-Gipfel bei Neapel im vergangenen Jahre überraschte er seine Amtskollegen mit der Erkenntnis, "Romulus und Remulus" hätten Rom gegründet. Dass Remulus eigentlich Remus hieß, tut der Brillanz des Gedankens keinen Abbruch.
 
 
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 Beteiligungen von Berlusconi und seiner Holding Fininvest: Der Ministerpräsident ist Italiens reichster Mann

Für jede Situation das rechte Gespür
Die leichte Muse steht ihm ebenfalls zu Gebote. Seine Karriere hat Italiens reichster Mann als Sänger auf einem Kreuzfahrtschiff begonnen, wo er - damals noch mit voller Haarpracht - ältere Damen angurrte. Noch heute erfreut er gern mit Proben seines Könnens. Oft ist es "I did it my way" von Frank Sinatra, mal "Au revoir, Paris" (mit dem er während eines Staatsbesuchs den sich windenden französischen Präsidenten Mitterrand beglückte). Zusammen mit einem Neapolitaner verfasst der Mann aus Norditalien noch heute Liebeslieder im südlichen Dialekt und gibt sie dann vor den Staatsmännern dieser Welt zum Besten - Silvio hat eben für jede Situation das rechte Gespür.

Südlich von Neapel hat er die blindesten Gefolgsleute. Kalabresische Abgeordnete seiner Partei "Forza Italia" haben Berlusconi schon allen Ernstes mit Leonardo da Vinci, mit dem Sonnenkönig Ludwig XIV., sogar mit Michael Schumacher verglichen und ihn - erfolglos - für den Friedensnobelpreis vorgeschlagen. Alle, alle, lieben ihn, außer ein paar hartnäckigen Altkommunisten natürlich, sagt Silvio, er sei nun mal ein "entusiasmatore", einer, der Begeisterung erzeuge. Schon 1993, zu Beginn seiner Politkarriere, landete er in einer Umfrage unter jungen Italienern vor Jesus Christus und Arnold Schwarzenegger. "Nicht nur, dass ich der Bekannteste war", erklärte er einem Reporter des "New York Times Magazine", "nein, ich war der Meistgeliebte."

Liebe als "Schlüssel zu seinem Wesen"
"Berlusconi braucht Liebe, das ist der Schlüssel zu seinem Wesen", sagt der Journalist Giuliano Ferrara, einer seiner getreuesten Paladine. Er sieht sich als Edelmann und lässt sich Cavaliere nennen, seit er irgendwann einmal den Ehrentitel "Cavaliere del Lavoro", Ritter der Arbeit, abgestaubt hat.
 "Berlusconi ist eine Art unbewusster Lügner, ein autosuggestiver Lügner", schrieb Indro Montanelli, der vor zwei Jahren verstorbene Grandseigneur des italienischen Journalismus, "einer, der seine Lügen gegen allen Augenschein als Tatsachen wahrnimmt." Zum Beispiel ist er sich sicher, dass "85 Prozent" der italienischen Journalisten kommunistisch sind und wild gegen ihn anschreiben (von den Richtern, diesen ehemaligen Sympathisanten der Roten Brigaden auf dem Marsch durch die Institutionen, und ihrer Hetzjagd auf ihn gar nicht zu reden!).

Imperium Berlusconi
Dem Cavaliere gehören die drei größten TV-Privatsender Italiens, und als Regierungschef hat er auch direkten Zugriff auf die Programme des Staatsfernsehens RAI. Berlusconi besitzt den Großverlag Mondadori, dazu ein paar Zeitungen und Wochenmagazine. Trotzdem klagt er, die Journaille sei gegen ihn: "Die Journalisten meiner Fernsehsender sind regelrecht von der Angst besessen, ihre Kollegen könnten ihnen Kriecherei vor dem Boss vorwerfen. Das Ergebnis ist, dass sie mir kritisch gegenüberstehen."

Enzo Biagi und Michele Santoro, zwei liberale Star-Journalisten der RAI, mussten gehen, als sie den Cavaliere und seine Forza Italia angriffen. Den damals 85-jährigen Montanelli, Chefredakteur des Berlusconi-Blattes "Il Giornale", schasste er, als der sich gegen die politischen Abenteuer seines Brötchengebers aussprach.

Von Plato bis Abraham Lincoln
Von seinen Angestellten erwartet Berlusconi den fortgeschrittenen Umgang mit der Wahrheit. Um jemanden zu überzeugen, müsse man nur ein Zitat erfinden und es einer berühmten Person zuschreiben, empfiehlt er: "Das geht so: Wie Plato sagte...Wie Abraham Lincoln sagte...Wer macht sich denn schon die Mühe und schlägt im Lexikon nach? Die Leute sind unglaublich gutgläubig."
 
 
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 Nicht nur von seinem umwerfenden Äußeren sowie seinen unternehmerischen und politischen Erfolgen überzeugt, sondern auch für jede Situation das rechte Gespür: Silvio "Cavaliere del Lavoro" Berlusconi

"Nur aus Liebe zu Italien" kämpfe er jeden Tag gegen die Verleumdungen der Medien an. Nur um den alten Stiefel vor den Kommunisten zu retten, sei er vor zehn Jahren in die Politik gegangen. Das müssen seine Landsleute ihm einfach glauben. Ein Schelm, wer anderes unterstellt: 1993 hatte die Anti-Korruptions-Kampagne "Saubere Hände" die Regierung hinweggefegt und damit auch Berlusconis politischen Schutzengel, den Sozialistenführer Bettino Craxi. "Die Sozialisten sind zerfallen. Ich habe keine Protektion mehr, denn alle anderen Parteien sind gegen mich. Also muss ich selbst Politiker werden, um mich zu schützen." So zitierte Ex-Chefredakteur Montanelli seinen damaligen Arbeitgeber.

Zweifelhafter Aufstieg zum Baulöwen und Fernseh-Magnaten
Zweimal - 1994 und 2001 - haben ihn seine Landsleute mit ihren Stimmen zum Ministerpräsidenten gemacht. Obwohl sie wussten, dass Berlusconis Aufstieg vom ehrgeizigen Sohn eines kleinen Bankprokuristen in Mailand zum Baulöwen und Fernseh-Magnaten nicht über jeden Zweifel erhaben war.

Sein Werdegang ist mit einem runden Dutzend von Prozessen gespickt - unter anderem wegen Meineids und Bestechung. Wenige endeten mit Freisprüchen, einige durch Amnestie oder Verjährung. Viele sind noch nicht abgeschlossen.

Unterdessen hat der Ministerpräsident mit seiner Regierungsmehrheit Gesetze durchgedrückt, die rein zufällig maßgeschneidert waren, um ihn und seinen Konzern Fininvest vor Verfolgung und Verurteilung zu schützen.

"Ausstrahlung eines Gurus"
Montanellis Analyse: "Berlusconi ist ein großer Schauspieler, ein glänzender Verkäufer von Schlagworten und Bildern. Seine Intuition lässt ihn Wünsche und Erwartungen des Volkes erspüren. Das verleiht ihm die Ausstrahlung eines Gurus, der alle Krankheiten zu heilen verspricht."

Ein Mann, der es geschafft hat, so enorm reich zu werden, könne auch das von ihm regierte Volk zu Reichtum bringen. Diese weit verbreitete Meinung, so der Schriftsteller Umberto Eco, ein bekennender Berlusconi-Hasser, sei ein Hauptgrund für die Wahlerfolge des Cavaliere. Und die zynische Ansicht: "Wer so reich ist, hat es nicht mehr nötig zu stehlen."

Ein Leben wie ein Traum
Berlusconi lebt ein Leben, von dem die meisten seiner Landsleute träumen. Er residiert auf einem riesigen Herrensitz namens Arcore außerhalb Mailands, wo sich der Chef, behütet von 54 Leibwächtern, selbst um das Nachfüllen der Bonbonschalen in den 147 Räumen kümmern muss, weil seine Frau, ein ehemaliges Busenwunder, ein paar Kilometer weiter mit drei Kindern in einem ähnlich dimensionierten Palast logiert.

Berlusconi begründet diese Trennung von Tisch und Bett mit seiner "Arbeitsüberlastung". Zu seinem Besitz zählen überdies noch eine Reihe netter kleiner Villen unter 100 Zimmern, fünf davon allein an Sardiniens mondäner Costa Smeralda. Natürlich hat er eine Super-Yacht, einen Super-Privatjet in Blau, seiner Lieblingsfarbe, und einen gepanzerten Mercedes, der, so Berlusconis Fitness-Trainer, "fünfzehn Minuten in Flammen eingehüllt sein kann, ohne dass das Innere zerstört wird".

Feinster Marmor, schwere Bronzetüren und 36 kühle Stufen
Die Möblierung in Arcore ist ein bisschen zu wuchtig, das Blattgold ein wenig zu üppig, die Zahl der Alten Meister an den Wänden ein bisschen zu hoch, wen wundert’s. Verblüffung bei jedem Besucher erregt jedoch das Mausoleum im Garten, wo Berlusconi dereinst zur ewigen Ruhe gebettet werden will. Feinster Marmor, schwere Bronzetüren. 36 kühle Stufen führen hinab zum Sarkophag, der "leicht zwei komplette Silvios aufnehmen könnte", wie amerikanische Besucher anmerkten. Ein Terrakotta-Relief zeigt die Dinge, die dem Staatsmann das Jenseits verschönen sollen: Blumen, Bananen, Weintrauben. Und ein Telefon sowie die Schlüssel zum Briefkasten. Erwartet der begabte Lateiner Post - post mortem?

Doch vorerst geht die Mission Berlusconis zur Rettung Italiens vor einer "freiheitsfeindlichen und erstickenden Zukunft" weiter. Dem rastlosen Genius ist diese eine Rettungstat aber nicht Aufgabe genug. "Wenn ich freie Hand hätte, würde ich das Steuer von Fiat übernehmen. Ich würde den Namen Fiat abschaffen und ihn durch Ferrari ersetzen." Wer weiß, vielleicht könnte das Verkaufsgenie sogar den Multipla als Ferrari loswerden.
Teja Fiedler




Mercoledì, 27 agosto 2003