DER SPIEGEL 43/2002 - 21. Oktober 2002 URL: Italien
Al Cafone

Il capo del governo italiano Silvio Berlusconi si distingue come il monarca delle gaffe: penose chiacchere invece di politica.


di Hans-Jürgen Schlamp (traduzione dal tedesco di José F. Padova)

La conferenza stampa a Palazzo Chigi, Roma, era appena terminata, i giornalisti si stavano avviando, quando il padrone di casa, il capo del governo italiano Silvio Berlusconi, afferrò nuovamente il microfono. Fissò il suo ospite, il collega danese e attuale presidente del Consiglio dell’Unione Europea Anders Fogh Rasmussen, e disse con un sorriso a labbra strette: “Rasmussen è il più bel presidente del Consiglio di tutta Europa”. Il quale Rasmussen ascoltò attentamente, sconcertato, la traduzione simultanea, mentre Berlusconi proseguiva: “Penso proprio di presentargli mia moglie, perché è proprio più bello di Cacciari… Dopo tutto quello che si sussurra in giro… Povera donna”. Già da tempo per tutta Italia fa guizzare le lingue la diceria che la moglie di Berlusconi, Veronica Lario, 45, intrattenga ottime relazioni con l’avversario politico, il professore di Filosofia ed ex sindaco di Venezia Massimo Cacciari, 58, che è annoverato fra le poche teste avvedute nella coalizione di opposizione “Ulivo”. Nessun mezzo di comunicazione aveva ripreso il sussurro finché Berlusconi in persona non ha portato sul proscenio la sua sfera privata. Rasmussen non ci capì nulla, Cacciari era indignato, la moglie messa in ridicolo tacque. Soltanto il popolo se la rideva: quando mai un italiano si era presentato da sé come “cornuto”? Il Grande Comunicatore avrebbe inscenato lo scherzoso sketch, come si affrettò a dire in giro l’entourage berlusconiano il giorno dopo, per affossare elegantemente un infame pettegolezzo. Le cose sarebbero invece andate francamente per traverso. Da quelle conferenza stampa del 4 ottobre in poi tutta l’Italia disquisisce sul perché la coppia Berlusconi da anni non si fa vedere quasi mai unita, neppure in occasione delle nozze da fiaba della figlia del premier spagnolo, Ana Aznar, nel settembre scorso. La consorte si sarebbe trasferita all’altro capo del mondo, in Australia, bisbigliano gli sbeffeggiatori, quando la scorsa estate Berlusconi passava le vacanze in Sardegna, accompagnato dalla sua nuova, bionda, stupenda segretaria privata, Romana Impiglia, 21, la mano teneramente nella mano, come ha voluttuosamente pubblicato il “Corriere della Sera” con grande rabbia del premier. Il multimiliardario Berlusconi ha messo in piedi le tre emittenti televisive di maggior successo e la più grande agenzia pubblicitaria del Paese. Ha fondato il partito attualmente più forte e vinto una fulminante campagna elettorale. Eppure, quando prende la parola al di fuori di un testo preconfezionato, il kaiser dell’impero mediatico diventa sovente penoso. E in certe occasioni assurdo. Quando durante la guerra in Afghanistan gli Americani volevano tirare dalla loro parte il maggior numero possibile di Stati musulmani, a Berlino Berlusconi, alla presenza di giornalisti, raccontò fanfaronate sulla “superiorità della nostra civiltà”. L’Occidente avrebbe “conquistato ancora e sempre altri popoli, così come è riuscito ad espugnare il mondo comunista e una parte di quello islamico”. Perfino facili esibizioni talvolta si ingrossano a dismisura. “Ci vediamo la prossima volta” gridò la scorsa settimana durante una manifestazione antidroga ai giovani riuniti nella sala: la maggior parte dei quali erano ex tossicodipendenti in cura di disassuefazione, che invece in occasione della riunione del prossimo anno preferirebbero essere a casa loro. Se un giorno fa il miliardario, il giorno dopo gioca a fare l’operaio. Egli può tutto – soprattutto, meglio. Spiega ai giardinieri il mondo vegetale e agli architetti i segreti degli spazi arredati gradevolmente. Io sono sacerdote, missionario, muratore”, recita pubblicamente in tutta serietà, e soltanto lui deve “difendere la democrazia in Italia”. Ecco perché ha elogiato il Patriarca ortodosso di Romania, in visita a Roma, per il suo dono dell’ospite, una croce: questo simbolo coglie appunto la sua situazione personale. Egli spera soltanto che “il computer celeste lo metta nella memoria”. Banalità e penosità, perfino menzogne palesi farebbero parte della strategia di Berlusconi, sospettano i critici come il pubblicista Giorgio Bocca nel suo nuovo libro “Il piccolo Cesare”. Berlusconi distrarrebbe il popolo dalla desolata realtà della sua politica e baderebbe a fornire banali argomenti di discussione, come fanno i suoi programmi televisivi. È bensì possibile. Migliaia di posti di lavoro sono in gioco nella fabbrica di automobili Fiat, deteriorata, dappertutto nel Paese il sistema sanitario è al collasso; invece di ridurre il debito pubblico, come promesso, il governo Berlusconi lo spinge ancora più in alto. Ecco perché inaugura con frastuono mediatico un mini-asilo d’infanzia nel collegio elettorale del suo ministro per le Pari opportunità Stefania Prestigiacomo, che però è “illegale”, come dichiarano immediatamente le autorità di controllo, perché privo di autorizzazione e realizzato contro tutte le norme di legge. Altri officianti della Corte romana temono che ci sia anche di molto peggio. Il regnante con aspirazioni all’assolutismo non reciterebbe affatto la parte del goffo corcontento, ma semplicemente non potrebbe fare meglio. Ovvero egli controllerebbe “una grandissima percentuale di tutte le parole che circolano nel Paese”, ritiene grossomodo il quotidiano “La Repubblica”, soltanto “non tiene sotto controllo le sue proprie parole”. Ancor più stridente il giudizio attuale del regista di maggior successo del paese, il Premio Oscar Roberto Benigni, sul “Redentore che si è fatto da sé”, che si sente, come egli stesso afferma, “un po’ come Napoleone e un po’ come Giustiniano”, l’imperatore bizantino. Nrel suo doppiopetto stile Anni Trenta, lo prende in giro la star del cinema, Berlusconi andrebbe in giro come la parodia di un gangster: “Al Cafone”. Tradotto, il gioco di parole significa, con riferimento al malfamato mafioso Al Capone: il rozzo, lo zotico, il cafone.



Mercoledì, 23 ottobre 2002