DIE ZEIT, 10/2003 (http://zeus.zeit.de/text/2003/10/Medici)
Il primo complesso (industriale) del mondo

Cosimo de’ Medici cedette il potere per espandere la sua influenza. Il banchiere del papa è un modello per ogni moderno capo di consiglio di amministrazione.


di John F. Jungclaussen (traduzione dal tedesco di José F. Padova)

Nel mattino del 5 settembre 1433 un uomo vestito in modo da non dare nell’occhio, con un vistoso naso ricurvo, sale i gradini del Palazzo della Signoria a Firenze. Il banchiere Cosimo de’ Medici, in età di 47 anni e di modeste apparenze, ha un appuntamento con l’Alto Consiglio della città. Ancora una volta desidera fare un poco di politica, ancora una volta suggerire Cosimo de’ Medici il Vecchio, 1389-1464 cortesemente un paio di consigli nello spirito della sua banca. Non giunge neppure davanti alla porta che guardie armate lo arrestano. La politica si è girata contro i Medici. Un clan rivale, quello degli Albizzi, ha corrotto e ricattato i membri del Consiglio. Cosimo de’ Medici si ritrova in una angusta cella posta nella torre campanaria del Palazzo. Un mese più tardi egli e i suoi parenti più stretti devono lasciare la città. Durante dieci anni i Medici sono esiliati a Padova e Venezia, gli storici del futuro, così sembra, non dovranno più occuparsi dei loro nomi.
Eppure poco tempo dopo Cosimo de’ Medici svilupperà la sua azienda fino a farla diventare la Casa bancaria e commerciale più grande del mondo. Il suo gruppo di società sarà rappresentato in Islanda e in Africa. I suoi collaboratori viaggeranno sulla via della seta verso la Cina, i suoi parenti regaleranno alla posterità l’arte di Michelangelo e di Botticelli.
Secoli prima che fosse introdotto il termine “gruppo industriale”, Cosimo de’ Medici è il protagonista di una storia di grandezza finanziaria e di presa di potere economico.
Ma qual’è il segreto della sua ascesa?
Dapprima c’è una miscela di corruzione e di relazioni, e dunque in questo i Medici non si differenziano dalle altre famiglie. Intrighi e ricatti nella Firenze del 15° secolo fanno parte della quotidiana gestione degli affari. La città è un precursore del capitalismo. Non già l’aristocrazia terriera o la Chiesa salvifica dominano la politica, ma il denaro. Dalla metà del 13° secolo a Firenze è coniato il fiorino d’oro, la moneta più stabile e di gran lunga più diffusa in Europa. Con più di 20 istituti bancari la città, che conta circa 50’000 abitanti, è il centro finanziario del Nord Italia, la sala degli sportelli delle Città-stato repubblicane, Genova e Venezia. I suoi principi dominano il commercio mondiale, che finanziano col denaro che prendono a prestito in Firenze. Da Cosimo de’ Medici.
Da Firenze nel mondo
Archivio Giunti  Maria Salviati con il piccolo Cosimo de’ Medici  1537 circa olio su tavola; 87 x 71  Baltimora, Walters Art Gallery
Già pochi mesi dopo la cacciata, a Firenze la fazione dei Medici riprende il sopravvento. Essi pagano di più, tessono intrighi meglio delle altre famiglie, e quando gli Albizzi trascinano la città di Firenze in uno scontro sanguinoso, e perso, contro il Ducato di Milano, i membri del Consiglio revocano il bando.
Nel settembre 1434 Cosimo ritorna nella sua città natale. Adesso ha la tranquillità politica di cui necessita per realizzare il suo grande sogno: crescere fino ai confini del mondo allora conosciuto.
La Chiesa diviene importante assistente in quella impresa. Il Papa e i Medici – un’alleanza inconsueta. Infatti l’attività bancaria del Primo Rinascimento presenta una carenza decisiva: sotto il dominio della Chiesa l’usura è vietata. Chi presta denaro non può incassare interessi. La falla nei dogmi della Curia è la succursale all’estero. Gli interessi sui crediti si possono incassare con l’emissione di cambiali che vanno in scadenza in un’altra località e in una diversa valuta. Per il rimborso di una certa perdita sul cambio la banca addebita la cliente un aggravio per il rischio. Così realizza un profitto e malgrado ciò è soddisfatta anche la Chiesa, che a sua volta ha bisogno di consulenti e contabili, ruoli che dal 1410 svolgono i Medici. Nel 1410 è eletto Papa il napoletano e antico pirata Baldassarre Costa, amico fraterno del padre di Cosimo, Giovanni di Bizzi de’ Medici. Da quel momento in poi l’impresa commerciale e finanziaria dei medici è la Banca ufficiale di Sua Santità. Questo titolo onorifico procura a Cosimo un tornaconto valutabile in denaro: nei sette rami della famiglia Medici sceglie accuratamente i cugini più affidabili, li munisce di un capitale di avviamento e poi uno dopo l’altro li manda fuori ad aprire filiali nei centri finanziari d’Europa. In un mondo, nel quale il potere di mammona si impone solo lentamente contro la forza della Chiesa, egli riunisce i due elementi. Cosimo rende il nome dei Medici marchio del buon denaro, egli stesso si pone come il banchiere personale dell’Onnipotente, ciò che assicura ai suoi rappresentanti l’accesso immediato alle corti dei principi locali.
La presenza sul mercato è consolidata
Doni per il popolo.
Entro pochi anni sorgono succursali a Pisa, Milano, Basilea, Ginevra, Lione, Avignone, Brüggs, Anversa e Londra. Presto i Medici constatano di poter guadagnare ancor più denaro non limitandosi ai soli affari finanziari. Gli ecclesiastici che dominano Roma richiedono merci da tutto il mondo: tappeti di seta e broccati, pellicce, argento e gioielli. Così la banca diventa una impresa commerciale.
Attraverso le filiali di Londra, Anversa e Brügg Cosimo de’ Medici ordina le merci di lusso del nord e le avvia verso Roma. Dall’Italia fornisce pepe, olio d’oliva e agrumi alle corti principesche dell’Europa centrale e nordica – Medici ha tutte queste cose.
Archivio Giunti  Cosimo I in divisa di alabardiere 1537 olio su tavola trasportato su tela; 92 x 72  Malibu, The J. Paul Getty Museum  Cosimo gioca continuamente la carta dei suoi rapporti con il Papa. Soprattutto quando si propone per la rimozione dell’allume. Sui pavimenti della Curia sono state trovate grandi quantità di questo solfato di potassio e alluminio, che fino ai giorni nostri si è dimostrato indispensabile per la tintura delle stoffe e la conciatura delle pelli. Il pontefice aggiudica l’operazione al suo banchiere, il cui gruppo d’imprese (ndt. - ted.: Konzern, ingl.: holding) domina ora un cartello che controlla da allora in poi la rimozione dell’allume in tutto il continente.
La Casa bancaria e commerciale è onnipresente: chi prende a prestito dai Medici a Firenze, per comperare lana a Londra dai medici, firma una cambiale, che andrà in scadenza sei mesi dopo presso la Banca Medici a Brügge. Il cliente fa lavorare la lana negli stabilimenti fiorentini dei medici e la vende poi, attraverso la filiale dei Medici di Anversa, ai tessitori di tappeti delle Fiandre.
Nel 1450 i Medici raggiungono un volume d’affari annuo che supera il Tesoro di qualche stato europeo. La loro impresa assume una dimensione quale oggi soltanto holding mondiali come General Motors, Exxon-Mobil o DaimlerChrysler possono vantare.
Lo strumento decisivo di Cosimo per il successo è una strategia che 500 anni più tardi i manager americani esaltano come una nuova scoperta: la decentralizzazione. O detto in altre parole: l’auto-esautorazione del patriarca. Nella Firenze del 13° e 14° secolo i Medici all’inizio sono solamente una delle molte famiglie di banchieri di successo. Ognuna di queste famiglie ha un capo, il patriarca. Egli è il socio personalmente responsabile dell’impresa e il signore assoluto del clan, che governa secondo il motto che nulla accade senza la sua parola definitiva.
Cosimo de’ Medici pensa altrimenti, e pensa modernamente. Le comunicazioni nel 15° secolo sono disagevoli, ogni dispaccio è rapido soltanto quanto può esserlo il miglior cavaliere sul miglior cavallo. Ma gli interessi economici del banchiere fiorentino si trovano da tempo fuori della città. Così egli diminuisce il proprio potere. Invece di nominare degli amministratori, pagarli e dare loro istruzioni che essi riceverebbero soltanto dopo settimane o mesi, Cosimo li rende compartecipi e assicura loro la maggiore indipendenza possibile. Nella Villa Medici, la magnifica sede dell’impresa in via Larga a Firenze, non lavorano più di dieci uomini in piccole stanze, attrezzati con penne e regoli calcolatori. A loro e ai suoi manager fuori nel mondo Cosimo affida lo svolgersi quotidiano degli affari, mentre egli stesso, sovente lavorando anche di notte, si limita alle decisioni strategiche, comenta i bilanci di fine anno, fissa i limiti per le concessioni di credito o riceve fra le pareti rivestite di marmi i principi europei, che hanno bisogno di denaro per finanziare le loro guerre. In questo modo Cosimo fa di sé stesso il primo presidente di consiglio d’amministrazione della storia economica. Nel 1458 egli detiene le partecipazioni di maggioranza in 13 imprese, che portano tutte il suo nome e quello di un partner. Ogni filiale della banca e delle imprese industriali agisce come ditta giuridicamente autonoma.
Cosimo è un capo benevolo e un partner d’affari di larghe vedute. In cambio di lealtà incondizionata e di una laboriosità che un secolo dopo si sarebbe definita come protestante, egli paga comparativamente salari sontuosi. Giovanni Amerigo de’ Benci ad esempio, che inizia nel 1409 come scrivano nella banca a Firenze, si fa strada fino al vertice e diventa partner della holding con pari diritti. Muore nel 1455 come uno degli uomini Archivio Giunti  Cosimo il Vecchio de’ Medici  1519 olio su tavola; 90 x 72  Firenze, Uffizi  più ricchi di Firenze. Un genere di carriera che perfino oggi sarebbe rara.
L’esperienza del putsch degli Albizzi nel settembre 1433 ha mostrato a Cosimo de’ Medici quanto il suo ruolo come principe di Firenze fosse a rischio. Allora inizia a consolidare la sua posizione con enorme generosità e fa dono alla sua città di grandiose costruzioni. La cupola di Santa Maria del Fiore di Filippo Brunelleschi ad esempio non serve soltanto a soddisfare il miglior cliente della banca, la Santa Sede, ma aiuta anche a guadagnare la simpatia della città per i medici.
Fra il 1434 e il 1471 “il Vecchio” e i suoi discendenti elargiscono in tutto 663’755 fiorini per opere pubbliche, sostegno agli artisti e ampliamento della loro biblioteca, in quel tempo la più grande raccolta di scritti del mondo. Molto denaro, se si pensa che nella Firenze del 15° secolo già 150 fiorini bastavano per vivere signorilmente durante un anno intero, in una piccola casa con giardino.
Il genio imprenditoriale di Cosimo de’ Medici può essere letto alla luce del rapido declino che la famiglia vive sotto il dominio del nipote, Lorenzo il Magnifico. Con il suo sostegno a Michelangelo e Botticelli egli sponsorizza, è vero, la realizzazione dei capolavori forse più grandi nella storia dell’arte, ma non ha il senso degli affari. Già prima della morte di Lorenzo nel 1492 svanisce l’opera di tutta la vita di Cosimo de’ Medici

Lunedì, 23 giugno 2003