Fonte: Süddeutsche Zeitung, München - Nr.155, giovedì, 8 luglio 2004 , pagina 3 Roma, 7 luglio – In una villa affacciata sul Tevere Silvio Berlusconi presiedeva la riunione dei Ragionieri dello Stato e cercava di calmare le acque. Mercoledì, nella sua qualità di nuovo ministro delle Finanze il premier italiano era tenuto a pronunciare un discorso all’annuale riunione dei revisori del ministero e approfittò dell’occasione per inviare un messaggio di pace ai recalcitranti partner della sua coalizione: soltanto “per un paio di giorni” voleva restare contemporaneamente capo del governo e ministro dell’Economia e delle Finanze, molto presto si sarebbe trovato un successore al defenestrato Giulio Tremonti, dichiarò e apparve addirittura contrito. Per lunghi minuti non gli venne alle labbra alcun sorriso, nessun raccontino fiorito, come volentieri egli sa offrire al meglio. E perfino le braccia, che Berlusconi durante le sue concioni agita volentieri qua e là, non si muovevano. In uno scuro doppiopetto il premier recitava ora la parte del severo revisore di cassa. Una entrata in scena ben calcolata, perché di questi tempi l’opinione del Paese su Berlusconi è pessima come non mai. La sua decisione di lunedì, di attribuirsi il ministero delle Finanze e dell’Economia a tempo indeterminato, ha suscitato nell’establishment italiano una considerevole inquietudine. In questo non è stato d’aiuto lo show nel quale si era esibito a Bruxelles all’inizio della settimana. Per la prima volta, si era pavoneggiato nel suo solito modo, una lettera di richiamo a un governo era stata evitata soltanto con la presenza di un premier credibile. Gli italiani normalmente trovano impressionanti cose simili – stavolta nessuna nobile penna si è mossa per encomiare il giochino di prestigio. Invece il milanese Corriere della Sera è uscito con una caricatura in prima pagina che descriveva anche troppo a proposito come la decisione di Berlusconi sia da intendere quale interim infinito. Vi si vedevano quattro poltrone messe in pila l’una sull’altra con un cartello per ognuna delle diverse funzioni: da proprietario dell’impresa televisiva Mediaste e del Club calcio AC Milan attraverso la presidenza del Consiglio fino al ministero dell’Economia. Sulla poltrona più alta sedeva Berlusconi e gridava a squarciagola la parola italiana economia – dove la sillaba mia era fortemente evidenziata, ciò che significa: Tutto mio! Il giorno seguente il Corriere, certamente foglio non di sinistra, aggiunse un commento amaro: il potenziale di potere di cui il premier con l’assunzione del ministero dell’Economia si è impadronito equivale praticamente a quello di una “monarchia assoluta”, tuonava il commentatore, neppure in un’impresa industriale una simile concentrazione di poteri sarebbe tollerabile. E quanto precede scritto non da uno qualsiasi: Sabino Cassese è apprezzato Professore di Diritto costituzionale e nello stesso tempo è considerato l’uomo che scrive quello che il Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, pensa. Così si può ritenere il commento come una diffida da molto in alto: Fin qui e non oltre! La stessa linea seguono anche i democristiani e i conservatori di destra di Alleanza Nazionale (AN), entrambi partner nella coalizione di governo di Berlusconi. Il capo di AN Gianfranco Fini, che è anche vicepremier, è colui che ha dato il via alla caduta di Tremonti con la gelida pretesa che il ministro se ne andasse, pena la sua uscita dal governo. Martedì il capo della democristiana UDC, Marco Follini, ha lanciato a Berlusconi un ultimatum chiedendo che sia subito nominato un nuovo ministro dell’Economia, altrimenti avrebbe raccomandato al suo partito di dissociarsi dalla responsabilità di governo. Fini lo ha assecondato con una nota scritta con la quale chiede a Berlusconi di non sottovalutare le richieste di Follini. Un tono glaciale Così nella coalizione italiana di centrodestra si è diffuso un atteggiamento estremamente gelido. Tuttavia Berlusconi non riesce a comprendere l’agitazione dei suoi partner nella coalizione: “Che cosa vuole questo Follini, più poltrone da ministro?”, pare che abbia chiesto a un suo fedelissimo, secondo notizie di stampa. Follini, un provetto giornalista, che è in grado di esprimersi in modo tagliente, per Berlusconi è come un panno rosso. Il capo del governo non può capire che l’uomo non pretende ministeri ma una politica più collegiale. Così anche Fini. Entrambi gli uomini politici per mesi avevano preteso “maggiore collegialità” nelle decisioni di governo. Al contrario, Berlusconi aveva fatto quello che aveva voluto. Da una parte aveva costretto i suoi partner a votare leggi nel settore della giustizia e dei media, che erano importanti per lui personalmente, dall’altra aveva continuamente ceduto alle rumorose richieste provenienti dalle fila della Lega Nord. Nel frattempo il suo ministro dell’Economia Tremonti tirava fuori dal cilindro senza preavviso nuovi decreti legge, come il prestigiatore col coniglio. A lungo Fini e Follini erano stati a guardare, con i pugni serrati in tasca, ma adesso i nervi sono tirati a lucido. Dopo le recenti votazioni europee e comunali tuttavia i due politici si sentono rafforzati – entrambi i loro partiti hanno aumentato i voti loro attribuiti, mentre Berlusconi e Forza Italia hanno perso quasi un terzo dei loro votanti. Analisi dei risultati elettorali documentano che i voti in più per UDC e AN provengono chiaramente da Forza Italia: perciò nel campo conservatore ha luogo attualmente una riorganizzazione dei votanti, è evidente che i cittadini a poco a poco ne hanno abbastanza del partito artificiale di Berlusconi. E capita così che, dodici anni dopo la sua scomparsa nel gorgo della corruzione, improvvisamente c’è nuova richiesta della vecchia Democrazia Cristiana – alcuni politici della coalizione da tempo trafficano per farsi ancora una volta risuscitare. Anche in economia ci si è visibilmente scostati da Berlusconi. Il nuovo presidente della Confindustria, il capo della Ferrari Luca Cordero di Montezemolo, non tralascia alcuna occasione per punzecchiare il capo del governo, a suo avviso troppo orientato verso lo scontro. Proprio questa settimana Montezemolo si è fatto vedere alla festa del sindacato di sinistra CGIL e davanti alle telecamere ha parlato tranquillamente con il capo del sindacato Guglielmo Epifani di un’azione concertata e alla fine ha proposto al sindacalista, odiatissimo da Berlusconi, di darsi del tu. Anche nella coalizione di governo sono sempre più numerosi i politici che riflettono oltre i vecchi confini della coalizione stessa. Nella Commissione parlamentare sulla RAI i rappresentanti del partito di governo UDC hanno votato concordi con i rappresentanti dell’opposizione per una mozione che non va per niente nella direzione voluta da Berlusconi. Come ministro delle Finanze egli è infatti indirettamente anche capo della RAI, cosa che ai politici dell’UDC non va proprio giù. Anche il progetto di Berlusconi di attribuirsi mediante una modifica della Costituzione più competenze come capo del governo e di esautorare il Capo dello Stato è naufragato: soltanto l’UDC ha presentato 50 emendamenti. Testo originale: Der Etat bin ich Berlusconi muss sich von Italiens Establishment und von seinen Koalitionspartnern vorwerfen lassen, er gebärde sich wie ein absoluter Monarch Von Christiane Kohl Rom, 7. Juli - In einer Villa am Tiber stand Silvio Berlusconi vor den versammelten Buchhaltern der Nation und versuchte, die Wogen zu glätten. Als neuer Finanzminister war der italienische Premier am Mittwoch geladen, beim jährlichen Treffen der staatlichen Kassenprüfer des Ministeriums eine Rede zu halten. Er nutzte die Gelegenheit, um eine Friedensbotschaft an seine aufmüpfigen Koalitionspartner abzusetzen: Nur noch ¸¸für ein paar Tage" wolle er gleichzeitig Regierungschef und Minister für Wirtschaft und Finanzen bleiben, schon bald solle ein Nachfolger für den gestürzten Ressortchef Giulio Tremonti gefunden werden, erklärte er und wirkte nachgerade zerknirscht. Minutenlang kam ihm kein Scherz über die Lippen, keine blumige Erzählung, wie er sie sonst gern zum Besten gibt. Und selbst die Arme, mit denen Berlusconi bei seinen Reden gewöhnlich munter hin- und herzurudern pflegt, bewegten sich nicht: Im dunklen Zweireiher gab der Premier diesmal ganz den seriösen Kassenprüfer. Ein wohlkalkulierter Auftritt, denn um Berlusconis Ansehen im Lande steht es derzeit schlecht wie nie. Seine Entscheidung vom Montag, sich das Finanz- und Wirtschaftsressort auf unbestimmte Zeit selber zuzuschanzen, hat im italienischen Establishment für erhebliche Unruhe gesorgt. Da half nicht einmal die Show, die er Anfang der Woche in Brüssel gegeben hatte: Erstmals sei ein blauer Brief ohne Beschlüsse einer Regierung, allein durch die glaubwürdige Vorstellung eines Regierungschefs, abgewendet worden, hatte sich Berlusconi in gewohnter Art gebrüstet. Derlei finden normalerweise viele Italiener beeindruckend - diesmal rührte sich keine Edelfeder, um das Kunststückchen zu belobigen. Stattdessen erschien der Mailänder Corriere della Sera mit einer Karikatur auf Seite eins, die nur allzu treffend beschrieb, was von Berlusconis Entscheidung für ein Endlos-Interim zu halten ist. Da sah man vier Stühle übereinander gestapelt mit Schildern für seine diversen Ämter: Vom Besitzer der TV-Firma Mediaset und des Fußball-Clubs AC Mailand über das Ministerpräsidentenamt bis zum Wirtschaftsministerium. Auf dem obersten Stuhl aber saß Berlusconi und schrie lauthals das italienische Wort econo-mia (Wirtschaft) - wobei die Silbe mia besonders groß gedruckt war, was heißen soll: Alles meins! Anderntags legte der Corriere, wirklich kein Linksblatt, einen bitteren Kommentar nach: Was sich der Premier mit der Übernahme des Wirtschaftsministeriums an Machtpotential angeeignet habe, komme praktisch dem einer ¸¸absoluten Monarchie" gleich, wetterte der Kommentator, nicht einmal in einer Industriefirma sei eine solche Konzentration der Macht erträglich. Wohlgewählte Worte. Geschrieben hatte sie nicht irgendwer: Sabino Cassese ist angesehener Professor für Öffentliches Recht, zugleich gilt er als Mann, der schreibt, was Staatspräsident Carlo Azeglio Ciampi denkt. So konnte man den Kommentar als Warnung von ganz oben betrachten: Bis hierher und nicht weiter! Die gleiche Linie vertreten auch die Christdemokraten sowie die rechtskonservative Alleanza Nazionale (AN), beide Partner in Berlusconis Regierungskoalition. AN-Chef Gianfranco Fini, zugleich stellvertretender Premier, war es, der jüngst den Sturz Giulio Tremontis ausgelöst hatte mit der harschen Forderung, entweder der Minister gehe oder er, Fini, steige aus der Regierung aus. Am Dienstag lancierte der Chef der christdemokratischen UDC, Marco Follini, ein Ultimatum an Berlusconi und verlangte, dass sofort ein neuer Wirtschaftsminister ernannt werde, andernfalls werde er seiner Partei empfehlen, aus der Regierungsverantwortung auszuscheren. Fini sekundierte mit einer schriftlichen Note, in welcher er Berlusconi aufforderte, Follinis Wünsche nicht unterzubewerten. Ein frostiger Ton So ist in der italienischen Mitte-Rechts-Koalition ein äußerst frostiger Ton eingekehrt. Berlusconi aber kann die Aufregung der Bündnispartner nicht verstehen: ¸¸Was will dieser Follini, mehr Ministersessel?", soll er nach Zeitungsberichten seine Getreuen gefragt haben. Follini, ein gelernter Journalist, der geschliffen scharf zu formulieren weiß, ist für Berlusconi ein rotes Tuch: Der Regierungschef kann nicht verstehen, dass der Mann keine Ämter fordert, sondern mehr gemeinsame Politik. Ähnlich geht es Fini. Beide Politiker hatten monatelang ¸¸mehr Kollegialität" bei den Regierungsentscheidungen verlangt. Stattdessen hatte Berlusconi gemacht, was er wollte: Einerseits zwang er die Koalitionäre, die für ihn persönlich wichtigen Gesetze auf dem Justiz- und Mediensektor mit zu verabschieden, andererseits gab er ständig den lautstarken Forderungen aus den Reihen der Lega Nord nach. Unterdessen zog sein bisheriger Wirtschaftsminister Tremonti stets ohne Vorwarnung neue Gesetzesdekrete aus dem Hut, wie der Zauberer die Kaninchen. Lange Zeit haben sich Fini und Follini das mit geballter Faust in der Tasche angesehen, jetzt liegen die Nerven blank. Seit den jüngsten Regional- und Europawahlen aber fühlen sich die beiden Politiker gestärkt - ihre beiden Parteien haben zugelegt, während Berlusconis Forza Italia fast ein Drittel ihrer Stimmen verlor. Wahlanalysen belegen, dass die Stimmen für UDC und AN explizit von Forza Italia kamen: Mithin findet im konservativen Lager derzeit eine Umschichtung der Wähler statt, offensichtlich haben die Bürger langsam genug von Berlusconis Kunstpartei. Und so ist, zwölf Jahre nach ihrem Untergang im Korruptionsstrudel, plötzlich wieder die alte Democrazia Cristiana gefragt - einige Koalitionspolitiker basteln seit längerem daran, sie wieder auferstehen zu lassen. Auch die Wirtschaft hat sich merklich abgewandt von Berlusconi. Der neue Präsident des Unternehmerverbandes, Ferrari-Chef Luca Cordero di Montezemolo, lässt keine Gelegenheit aus, gegen den aus seiner Sicht zu sehr auf Konfrontation ausgerichteten Regierungschef zu sticheln. Ausgerechnet diese Woche ließ sich Montezemolo beim Fest der Linksgewerkschaft CGIL sehen und plauderte locker vor laufenden Kameras mit Gewerkschaftschef Gugliemo Epifani über eine konzertierte Aktion, am Ende bot er dem Berlusconi verhassten Gewerkschafter gar das Du an. Auch in der Regierungskoalition denken immer mehr Politiker über die alten Lagergrenzen hinaus. Da stimmten in der parlamentarischen Kontrollkommission des staatlichen Fernsehens RAI plötzlich Vertreter der Regierungspartei UDC zusammen mit den Repräsentanten der Opposition für einen Antrag, der gar nicht im Sinne Berlusconis ist. Als Finanzminister ist er nämlich auch indirekt Chef der RAI, was den UDC-Politikern gar nicht passt. Auch das Projekt Berlusconis, sich mittels einer Verfassungsänderung mehr Kompetenzen als Regierungschef anzueignen und den Staatspräsidenten zu entmachten, ist ins Schwimmen geraten, die UDC hat allein 50 Änderungsanträge gestellt. Quelle: Süddeutsche Zeitung Nr.155, Donnerstag, den 08. Juli 2004 , Seite 3
Venerdì, 16 luglio 2004
|