SS TRINITA’- 7 giugno 2009
BATTEZZATE TUTTI I POPOLI NEL NOME DEL PADRE, DEL FIGLIO E DELLO SPIRITO SANTO

Commento al Vangelo di p. Alberto Maggi OSM


Mt 28,16-20
In quel tempo, gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato.
Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono. Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».
La liturgia di oggi ci presenta la finale del Vangelo di Matteo, che al versetto 16 scrive gli undici discepoli non sono più dodici, manca Giuda. Giuda ha scelto il denaro e il denaro lo ha distrutto, lo ha divorato, non ha scelto la beatitudine della povertà, cioè della condivisione solidale e continua, ma ha pensato soltanto al proprio interesse e chi pensa al proprio interesse si distrugge.
Gli undici discepoli, scrive levangelista, intanto andarono in Galilea. In Galilea per tre volte nel vangelo c’è linvito di Gesù ad andare in Galilea dopo la sua risurrezione. Gesù non può essere sperimentato a Gerusalemme, la città santa e assassina, ma per sperimentarlo bisogna andare in Galilea e per tre volte nel Vangelo di Matteo c’è questo invito sul monte che Gesù aveva loro indicato.
Se per tre volte c’è linvito ad andare in Galilea, mai appare in questi inviti, linvito ad andare su il monte che Gesù ha indicato. Gesù non ha mai indicato nessun monte. E perché gli undici vanno non su un monte la Galilea è una zona montagnosa, ci sono tanti monti - ma su il monte?
Cosa vuol dire levangelista?
Lesperienza del Cristo risuscitato non è un privilegio concesso 2000 anni fa a un gruppo di persone, ma una possibilità per i credenti di tutti i tempi. E levangelista ce lindica come?
Per sperimentare il Cristo risuscitato bisogna andare in Galilea su il monte. Questa espressione con larticolo determinativo, il monte (tÕ ×roj),  è apparsa al capitolo 5, quando Gesù proclama le beatitudini su il monte.
Allora levangelista vuol dire che situarsi in Galilea su il monte significa situarsi nel cuore del messaggio di Gesù, le beatitudini. Le beatitudini invitano luomo a orientare la propria esistenza al bene dellaltro. Chi orienta la propria vita al bene dellaltro sente dentro di sé una forza, unenergia tale di vita che gli fa sperimentare il Cristo risuscitato. Quindi questo è possibile a tutti.
Continua levangelista: Quando lo videro („dÒntej).
Vedere, nella lingua greca, si può dire in diversi modi; qui levangelista non adopera il termine che indica la vista fisica(blšpw),ma la vista interiore(Ðr£w).
Questo vedere non riguarda la vista, ma la fede. Ed è lo stesso che nelle beatitudini, nella beatitudine de i puri di cuore, Gesù aveva proclamato: Beati i puri di cuore perché questi vedranno (×yontai)Dio(cf Mt 5,8). Gesù non garantisce apparizioni o visioni, ma una profonda esperienza del Signore.
Quindi lo videro, si prostrarono. Prostrarsi (proskunšw) significa che riconoscono in Gesù qualcosa di diverso, vedono in Gesù la pienezza della condizione divina.
Però stranamente, scrive levangelista, essi dubitarono (™d…stasan).
Ma di che cosa dubitano? Non che sia risuscitato, lo vedono! Non che in Gesù ci sia la condizione divina, si prostrano! Di che cosa dubitano?
Lunica volta che c’è il verbo dubitare(dist£zw)in questo Vangelo è al capitolo 14, quando Pietro pretese di camminare sulle acque - e questo significava avere la condizione divina - ma incominciò ad affogare. E Gesù lo rimproverò: uomo di poca fede, perché dubitasti (™d…stasaj)?(Mt 14,32).
Allora in questo brano questa espressione dubitare dei discepoli si riferisce a che cosa? Anche loro pensano di avere la condizione divina, di arrivare alla condizione divina come Gesù, ma capiscono attraverso cosa è passato Gesù: lignominia della croce.
Allora dubitano di se stessi, non sanno se saranno anchessi capaci di affrontare la persecuzione, la sofferenza e il martirio per arrivare alla condizione divina.
Ebbene Gesù, nonostante questa loro esitazione, li manda. Dice: andate e fate discepoli tutti i popoli il termine greco (œqnh) indica le nazioni pagane, quindi proprio quelle popolazioni che erano emarginate, quelle popolazioni che erano disprezzate, proprio queste sono oggetto dellamore di Dio.
Ed ecco il comando di Gesùbattezzandoli non è un rito liturgico quello che Gesù chiede di fare. Il verbo battezzare(bapt…zw) significa immergere, inzuppare, impregnare. Battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, nel nome di qualcuno indica una realtà.
Allora, è compito della comunità dei credenti di andare verso gli esclusi, verso gli emarginati, verso i rifiutati dalla religione e proprio a loro far fare una esperienza - di questo si tratta della pienezza dellamore del Padre, colui che da la vita, del Figlio, colui nel quale questa vita si è pienamente realizzata, e dello Spirito, questa energia vitale.
Insegnando. E la prima volta nel Vangelo di Matteo che Gesù autorizza i discepoli ad insegnare (did£skw). Non li autorizza ad insegnare una dottrina, ma una pratica: infatti a praticare e ad osservare tutto ciò che io vi ho comandato.
E lunica volta che appare qualcosa che Gesù comanda in questo Vangelo è riferito alle beatitudini. Non una dottrina da proclamare, ma una pratica da insegnare, insegnate a praticare le beatitudini, insegnate a praticare la condivisione per amore, il servizio reso per amore.
Se c’è questo ecco la garanzia ecco io sono con voi; Matteo aveva iniziato il suo Vangelo con lespressione che Gesùèil Dio con noi e termina con questa stessa espressione io sono con voi tutti i giorni fino …” dispiace vedere qui nella nuova traduzione della CEI ritornare il termine inesatto, fine del mondo.
Non si tratta di fine del mondo, era meglio la vecchia traduzione dove si parlava di fine dellepoca, fine del tempo; infatti la Bibbia di Gerusalemme dice: fino alla fine del tempo(›wj tÁj suntele…aj toà a„înoj).
Non si tratta di una scadenza, ma di una qualità di presenza; non c’è nessuna fine del mondo, Gesù non mette paura, Gesù assicura che se ci sono queste condizioni di andare comunicando amore, lui è sempre presente nella sua comunità e questo per sempre quindi non è una scadenza, ma una qualità della sua presenza.


Mercoledì 03 Giugno,2009 Ore: 16:08