Sulle elezioni amministrative siciliane
Calate juncu ca passa la china

di Rosario Amico Roxas

C’è poco da osannare e non c’è niente per scoraggiarsi; l’esito della tornata elettorale siciliana rispecchia l’andamento generale nazionale, ancora coinvolto dall’esito del 13 e 14 aprile, quando le ipotesi delle apparenze ebbero la meglio sulla programmazione.

L’unico vero sconfitto risulta essere l’elettorato che non si ritrova rappresentato in nessuna coalizione. Anche a Caltanissetta si è confermato l’andamento generale, per cui il nuovo presidente della provincia amministrerà con il 31,8 % dei consensi dell’elettorato, avendo ricevuto il 63% dei suffragi da parte del 49% dei votanti, quando con quella medesima percentuale si era soliti parlare di sconfitta clamorosa.

Oggi, invece, si vince, e non importa se a perdere è il diritto alla rappresentatività democratica.

Lo scontro non poteva che avere un simile risultato, per il quale va cercata una responsabilità politica e non organizzativa o mediatica.

L’aspetto mediatico e organizzativo è stato monopolizzato dai professionisti degli slogan a buon prezzo; prendi tre e paghi uno.

Pensioni minime a 1.000 euro; stabilizzazione dei precari; smaltimento dei rifiuti entro tre mesi; salvataggio dell’Alitalia come compagnia di bandiera; rilancio internazionale dell’Italia con visite estemporanee di capi di Stato invitati ad assistere al balletto del Bagaglino; perfino la benedizione del Pontefice per “la nuova atmosfera”; dialogo con la minoranza a condizione che non diventi opposizione.

Dall’altra parte l’incapacità di chiarire politicamente l’abisso che divide la politica liberista dalla politica sociale, scivolando nell’equivoco di un dialogo tra una parte fornita di megafono e potenti altoparlanti e un’altra afona e contraddittoria.

Il “popolo sovrano” si è disinteressato, come previsto e come programmato, consegnando la politica all’anti-politica, gli interessi generali a quelli particolari e personali.

Perché ?

Ce lo spiega un vecchio adagio popolare: “Calate juncu ca passa la china”[1].

Rosario Amico Roxas


Note

[1]Significa letteralmente "abbassati, giunco, che passa l’ondata", e in sostanza "stai buono e zitto finché non passa il pericolo".



Martedì, 17 giugno 2008