A proposito della santificazione di Padre Pio del 16 giugno 2002
Il "padre piismo": un fenomeno su cui interrogarsi

Sacro e profano, business e religiosità, ma anche gente diseredata in cerca di speranza che rivendica il proprio essere popolo di Dio in contrapposizione alle gerarchie ecclesiastiche che preferiscono favorire l’alienazione religiosa piuttosto che la liberazione delle coscienze.


di Giovanni Sarubbi

L’immagine di Padre Pio da Pietralcina è ben nota a tutti gli italiani. E’ l’immagine che in questi ultimi giorni del giugno 2002, soprattutto al sud, si trova praticamente ad ogni angolo di via, sia in quelle reali, sotto forma di statue di tutte le dimensioni, sia in quelle virtuali, sotto forma di fotografie, sulla carta stampata, o di filmati, alla tv. L’immagine di Padre Pio è diventata, in molte zone d’Italia, parte integrante del paesaggio, nelle piazze o, soprattutto davanti agli ospedali.
La santificazione di Padre Pio da Pietralcina di domenica 16 giugno 2002, passerà alla storia come il più grande evento mediatico - religioso dell’inizio si secolo, molto più di quello che è stato il Giubileo del 2000. Imponente l’apparato scenografico, imponenti le misure di sicurezza con poliziotti, ha comunicato la Tv, persino travestiti da frati per potersi meglio mimetizzare fra la folla dei fedeli che dovrebbero riempire Roma e Piazza San Pietro.
Un simile dispiegamento di forze ideologiche e materiali non può lasciarci indifferenti. Crediamo sia giusto interrogarsi su quali siano gli elementi che hanno consentito al «padre piismo» di diventare una realtà nel panorama religioso italiano che, ad oggi, conta circa duemila gruppi di preghiera diffusi in tutta Italia.
Quali le caratteristiche religiose e non religiose più appariscenti del "padre piismo"?
Non può sfuggire a nessuno, che Padre Pio è diventato un nuovo idolo da adorare e a cui chiedere miracoli. Nel sud Italia non c’è paese che non abbia la sua statua al santo e nelle città più grandi anche più di una. E una statua può costare anche alcune decine di milioni sborsati senza battere ciglio dai fedeli del santo. Non c’è parroco del meridione che non si sia visto richiedere la realizzazione di una vetrata con l’immagine del santo o, nelle chiese più antiche, la dedicazione di un altare laterale al santo, dove i fedeli possano accendere candele votive o sostare in preghiera.
C’è poi l’aspetto economico. San Giovanni Rotondo è stato trasformato in un grande mercato del sacro. In questo grande bazar si possono trovare persino statue di padre Pio in movimento. E poi ci sono i libri, i rosari, le immaginette con relativa preghiera al santo, le videocassette, ma il campionario è vastissimo, offerti ad ogni angolo di strada da negozi che sul culto al santo hanno costruito la propria fortuna. C’è una vera e fiorente industria che lavora per produrre tutto ciò che può servire a propagandare l’immagine del santo. E ci sono anche, in grandi città come Napoli, i poveracci di turno che diffondo anch’essi souvenir o immaginette del santo, utilizzando la moda religiosa del momento per campare. Il «padre piismo», e lo diciamo senza voler offendere alcuno nei suoi sentimenti religiosi, è un vero business dove sacro e profano convivono. E questo business non è senza effetti sia sul piano sociale che sul piano religioso.
Ma nel "padre piismo" c’è anche, può sembrare strano, la manifestazione di una vera e propria ribellione contro le gerarchie ecclesiastiche. Quella dell’opposizione alle gerarchie ecclesiastiche, è un dato che si ritrova in tutte le forme di religiosità popolare esistenti in Italia nell’ambito della Chiesa Cattolica. Pregare per un santo o per una Madonna, equivale a riappropriarsi del proprio essere "popolo di Dio" di cui i semplici fedeli sono stati espropriati dalla clericalizzazione della chiesa. E’ un modo per dire che nella chiesa non contano solo preti, vescovi, cardinali e papi, ma conta anche il popolo. E’ un modo per rimarcare la diffidenza verso una chiesa che non riesce più a parlare la lingua del popolo. «Non comprendiamo - dicono in sostanza i devoti dei santi e delle madonne - il Dio di cui ci parlate e perciò ce ne fabbrichiamo uno che sia tutto nostro e alla nostra portata».
Per Padre Pio, in particolare, questo dato della contestazione delle gerarchie ecclesiastiche è del tutto evidente. La devozione per Padre Pio è quella che più di altre incarna lo spirito anticlericale dei fedeli perché egli è stato a lungo perseguitato proprio dalla curia Romana, che lo ha sottoposto a molti processi e punizioni quando era in vita. E proprio nei giorni precedenti la santificazione importanti personaggi legati al Vaticano come Andreotti, hanno rimarcato proprio la persecuzione a cui il santo di Pietralcina è stato soggetto in vita. Padre Pio è santo a furor di popolo per le sue persecuzioni e per la semplicità della sua spiritualità, fatta sostanzialmente di recite del rosario.
Certo molti altri argomenti sarebbe necessario affrontare, primo fra tutti quello relativo all’esistenza nella chiesa di Roma di una vera e propria deriva idolatrica a causa delle canonizzazioni, volute da Giovanni Paolo II°, di circa un migliaio di nuovi santi e beati, molte delle quali hanno suscitato polemiche, venendo meno allo spirito del Concilio Vaticano II° che aveva deciso uno stop a tale pratica. E’ certo più facile per chi vive la chiesa come un potere temporale, spingere la gente verso l’idolatria, contravvenendo anche ai propri stessi comandamenti, piuttosto che verso la liberazione delle coscienze e all’acquisizione di un ruolo attivo nella vita della Chiesa.
Ma l’argomento su cui vogliamo attirare l’attenzione e la riflessione di quanti si pongono il problema di quale chiesa stia dietro l’angolo, è proprio quella dell’estrema semplicità dei messaggi che stanno alla base di fenomeni religiosi come il «padre piismo». Estrema semplicità che è stata, è bene non dimenticarlo, la carta vincente della prima predicazione apostolica, con tutto il Nuovo Testamento scritto in modo semplice, nella lingua comunemente parlata dal popolo, senza alcuna pretesa letteraria o teologica. I movimenti religiosi come il «padre piismo», ma ragionamenti analoghi si possono fare anche per il pentecostalesimo, ci spingono sulla via della semplicità, della ricerca del legame con il popolo e i suoi sentimenti, col suo bisogno di speranza sempre più tradito da persone e apparati ecclesiastici che parlano una lingua non più comprensibile al popolo cristiano.
Ma c’è anche un altro dato che spinge verso la semplicità nei comportamenti ed il superamento di un modo di essere cristiano intellettualistico e privo di vita vissuta. C’è, in questi fenomeni religiosi, un’umanità derelitta sotto tutti i punti di vista che trova conforto e speranza nella preghiera a Padre Pio, alla Madonna di Montevergine piuttosto che a quella di Loreto, e che i movimenti cristiani in dissenso con le gerarchie ecclesiastiche in Italia non riescono quasi mai ad intercettare, perché spesso chiusi in una ricerca intellettualistica della verità. E allora la santificazione di Padre Pio, prima che argomento di polemica con la curia di Roma, è uno stimolo a quanti, come noi, vogliono praticare un cristianesimo comprensibile a tutti, soprattutto a coloro che questa società emargina e calpesta nei propri diritti più elementari.



Venerdì, 14 giugno 2002