Editoriale - Pensare a Kakania / 20
EIA, EIA, EIA. ALALÀ!

di Mario Pancera

Il nulla al potere con l’aiuto di ladri, profittatori e voltagabbana


«Eia, eia, eia|», gridava il comandante della squadra. E tutti rispondevano gridando seriamente: «Alalà!». I balilla moschettieri e gli avanguardisti sguainavano i pugnali e li mostravano minacciosamente al cielo, in un saluto che pareva di entusiasmo ed era di morte. Erano gli anni del fascismo e i cervelli di molti italiani si erano talmente appiattiti o, forse, svuotati e annichiliti che questo grido li esaltava. Un grido che non significa nulla, come il balbettio di un bambino in fasce.

Era un urlo comico e distruttore: la società fascista si reggeva su queste frasi e su questi riti, di tra la magia e la superstizione portate al parossismo. Le folle delle piazze e dei campi sportivi si ubriacavano. Se poi era Benito Mussolini, il leader, ad affacciarsi di fronte a loro e a parlare con frasi altrettanto vuote e intimidatorie, migliaia di persone andavano in delirio. Così è nata e si è mantenuta la dittatura dello squadrismo fascista.

Lo squadrismo fascista del 1922 voleva mandare a casa, dare spallate ai litigiosi governi di liberali, socialisti, cattolici: ci riuscì. Mussolini imperversava, parlava ovunque, i componenti della sua «squadra» non facevano altro che incensarlo, erano per lo più figure secondarie che senza di lui non sarebbero politicamente esistite. Per questo lo osannavano, facevano la ginnastica con lui, si vestivano come lui, avevano un colore in comune (il nero) e gridavano sempre «Viva l’Italia», sventolando le bandiere tricolori.

In un primo tempo Mussolini fu contro la piazza come focolaio di turbative (mandava i suoi uomini con i manganelli contro i manifestanti), poi cominciò ad apprezzarla e a usarla e a chiamarla «popolo». A volte, lasciati gli abiti ufficiali, si vestiva come il popolo, scamiciato, con maglioni, sportivo, addirittura a torso nudo. Era pagano e cristiano, secondo convenienza. Frequentava farabutti e cardinali. In pubblico esaltava l’unità della famiglia. In privato si mostrò grande amatore: discusso ma, sotto sotto, invidiato. Lasciò a questo popolo tutto, perfino la corruzione pubblica, tranne la libertà.

I cattolici si ritirarono sull’Aventino, i sacerdoti riottosi furono mandati dai loro superiori a studiare all’estero. La Chiesa fece un atto di pacificazione con un trattato che, pur soffocandola negli uomini, le permetteva una concreta visibilità. Che cosa si voleva di più? Si salvavano secolari istituzioni. C’era stato un passato, ci si adattava al fruttuoso rendimento del presente, ponendo le basi per il futuro. Il popolo organizzato acclamava nelle strade, e i manipoli irreggimentati urlavano con bandiere e gagliardetti «Eia, eia aia, alalà!» al caposquadra minaccioso e sorridente. Il nulla al vertice del potere e l’Italia verso il disastro.


Mario Pancera



Giovedì, 31 maggio 2007