Editoriale
Auguri senza ipocrisie

di Giovanni Sarubbi

È “pasqua” ma non è PASQUA. Non c’è risurrezione, non c’è rinascita della natura, non c’è la dolcezza della primavera, non ci sono più le mezze stagioni. Ma, soprattutto, non c’è pace nel mondo.
Ci sono riti religiosi stanchi, sempre uguali a se stessi, con le solite parole di sempre che coprono e giustificano la cattiveria umana, che tranquillizzano le coscienze delle persone o li portano ad alienarsi dalla realtà e a non assumersi alcuna responsabilità per ciò che sta succedendo nel mondo.
Più rifletto sulle processioni e sui riti di questi giorni più li sento lontani, falsi, inutili, alienanti perché non c’è alcun impegno concreto e visibile delle comunità cristiane per la pace. Ha ragione Alex Zanotelli che denuncia “il silenzio della CEI e delle comunità cristiane... nonostante le forti prese di posizione sulla guerra di Papa Francesco”[1].
Ma nelle altre chiese cristiane non va meglio. I riti e le vuote parole teologiche coprono tutto. E gli auguri che ci si scambia sono fatti più per dimenticare questa dannata “terza guerra mondiale a pezzi” che per portarla alla coscienza di tutti e a tutti chiedere un concreto impegno per la pace, l’unica e più impellente azione che ogni essere umano dovrebbe assumere come suo costante impegno di vita.
E invece tridui, novene, via crucis, fumi di incenso e canti melodiosi per coprire il rumore delle esplosioni ed il grido disperato dei morti. Riti che di fatto crocifiggono di nuovo Gesù di Nazareth in tutte le vittime della guerra, e sono oramai milioni in primis i bambini. Riti che ripetono l’annuncio di una “salvezza” teologica costruita sul sangue di milioni di morti, di poveri senza speranza, dello sfruttamento selvaggio e della distruzione della Madre Terra. Madre Terra considerata oramai sempre più una vera e propria pattumiera dove le reincarnazioni dei tiranni del passato, Hitler e Mussolini in primis, giocano alla guerra e scaricano bombe per dimostrare la loro forza e allo stesso tempo accusano gli altri di essere “bestie”. La bestie non c’entrano. Loro non hanno costruito armi nucleari, non uccidono per lo sfizio di uccidere.
Riti che celebrano la morte anziché la vita. No, Gesù non è risorto perché sono troppi coloro che ogni giorno muoiono per la povertà o per la guerra, la più terribile e mostruosa invenzione umana.
L’ipocrisia trionfa. E mentre celebriamo la “risurrezione” c’è chi conta quanti miliardi di dollari potrà guadagnare dalla sostituzione delle bombe scaricate sui vari fronti di guerra o dalle nuove armi che vengono prodotte senza sosta.
C’è bisogno allora di auguri senza ipocrisia. Non c’è “buona pasqua” per chi non fa della pace il proprio impegno di vita.
Un augurio particolare voglio farlo a quei "giornalisti" che ogni giorno sui loro giornali diffondono bugie e odio razzista contro i migranti o che sostengono la guerra oramai in corso da 16 anni, o che diffondono odio contro le persone musulmane, come i loro colleghi degli anni ‘20 e ‘30 del secolo scorso facevano contro gli ebrei. A loro auguro che il “casatiello” o gli altri cibi tipici di queste feste gli vadano di traverso, che gli si secchi la mano e gli si chiuda la bocca.
Auguri invece a chi si impegna per la pace, l'unico bene per il quale vale la pena dare la vita.
Giovanni Sarubbi

NOTE


Vedi anche PENSIERI DI PASQUA,di Giovanni Sarubbi



Sabato 15 Aprile,2017 Ore: 19:59