A 90 ANNI DAI PATTI LATERANENSI RIPENSARE I RAPPORTI STATO-CHIESA
QUALE CHIESA: DEL CONCORDATO, DEL CONCILIO O DEL VANGELO?

di Raffaello Saffioti

Una data storica: 11 febbraio 1929
Chi la ricorda?
In quella data furono firmati i PATTI LATERANENSI dal cardinale PIETRO GASPARRI, per conto della Santa Sede, e da BENITO MUSSOLINI, per conto del Regno d’Italia, nel Palazzo di San Giovanni in Laterano, dal quale presero il nome. Da essi nacque lo Stato di Città del Vaticano.
La data divenne giorno festivo e fu vacanza per le scuole fino al 1977. 1
I Patti Lateranensi erano costituiti da tre documenti: “Trattato fra la Santa Sede e l’Italia”, “Convenzione finanziaria”, “Concordato fra la Santa Sede e l’Italia”.
Con il Trattato avvenne il mutuo riconoscimento tra il Regno d’Italia e la Santa Sede, furono stabilite regolari relazioni bilaterali, per la prima volta dopo l’Unità d’Italia e fu “composta” la “questione romana”, sorta nel 1870 con l’annessione di Roma al Regno d’Italia.
In precedenza, il rapporto tra Stato e Chiesa era disciplinato unilateralmente dalla cosiddetta “legge delle guarentigie” del 1871, mai riconosciuta dai Pontefici, da Pio IX in poi.
Con l’articolo 1 del Trattato fu riconosciuto il principio per il quale “la religione cattolica, apostolica e romana è la sola religione dello Stato”.
Con il Concordato, “inteso a regolare le condizioni della Religione e della Chiesa in Italia”, fu riconosciuta la validità civile del matrimonio religioso, fu introdotto l’insegnamento religioso cattolico nelle scuole e furono negati i pieni diritti civili ai “sacerdoti apostati o irretiti da censura”.
La scelta dell’11 febbraio, anniversario della prima apparizione di Nostra Signora di Lourdes, per la firma dei Patti Lateranensi, serviva a “rimarcare la soddisfazione di parte vaticana per i nuovi patti e poteva avere altri significati politici”.
Pio XI, In un discorso del 13 febbraio 1929 a un'udienza concessa a professori e studenti dell'Università Cattolica del Sacro Cuore, indicò Benito Mussolini come «un uomo [...] che la Provvidenza Ci ha fatto incontrare».
I Patti servirono a consolidare il regime fascista, ma non mancò l’opposizione, in patria e all’estero.
ROSARIO VILLARI scrisse:
“Va ricordato che Benedetto Croce, che intanto era diventato uno dei punti di riferimento della resistenza ideale al fascismo, pronunziò allora al Senato un discorso contro il concordato, richiamandosi alle tradizioni liberali della libertà di coscienza e della separazione tra Stato e Chiesa”. 2
BENEDETTO CROCE, concludendo il discorso in Senato il 24 maggio 1929, disse:
Come che sia, accanto o di fronte agli uomini che stimano Parigi valer bene una messa, sono altri pei quali l’ascoltare o no una messa è cosa che vale infinitamente più di Parigi, perché è affare di coscienza. Guai alla società, alla storia umana, se uomini che così diversamente sentono, le fossero mancati o le mancassero.
E il nostro voto, comunque per altri rispetti si voglia giudicarlo, ci è imposto dalla nostra intima coscienza, alla quale non possiamo rifiutare l’obbedienza che ci domanda”. 3
ALDO CAPITINI vide nei Patti Lateranensi un “tradimento del Vangelo” e scrisse:
Se essa [Chiesa di Roma: ndr] avesse voluto, avrebbe fatto cadere, dispiegando una ferma non collaborazione, il fascismo in una settimana. Invece aveva dato aiuti continui. Si venne alla Conciliazione tra il governo fascista e il Vaticano. La religione tradizionale istituzionale cattolica, che aveva educato gl’italiani per secoli, non li aveva affatto preparati a capire, dal ’19 al ’24, quanto male fosse nel fascismo; ed ora si alleava in un modo profondo, visibile, perfino con frasi grottesche, con prestazione di lavori disgustosi, con reciproci omaggi di potenti, che deridevano alla ‘scuola liberale’ e ai ‘conati socialisti’, come cose ormai vinte!
Se c’è una cosa che noi dobbiamo al periodo fascista, è di aver chiarito per sempre che la religione è una cosa diversa dalla istituzione romana.
La Chiesa romana credette di ottenere cose positive nel sostenere il fascismo, e realmente le ottenne. Ma per me quello fu un insegnamento intimo che vale più di ogni altra cosa. Non aver visto il male che c’era nel fascismo, non aver capito a quale tragedia conduceva l’Italia e l’Europa, aver ottenuto da un potere brigantesco sorto uccidendo la libertà, la giustizia, il controllo civico, la correttezza internazionale; non sono errori che ad individui si possono perdonare, come si deve perdonare tutto, ma sono segni precisi di inadeguatezza di un’istituzione, ancora una volta alleata dei tiranni.
Fu lì, su questa esperienza che l’opposizione al fascismo si fece più profonda, e divenne religiosa; sia nel senso che cercai più radicale forza per l’opposizione negli spiriti religiosi-puri, in Cristo, Buddha, S. Francesco, Gandhi, di là dall’istituzionalismo tradizionale che tradiva quell’autenticità, sia nel senso che mi apparve chiarissimo che la liberazione vera dal fascismo stesse in una riforma religiosa, riprendendo e portando al culmine i tentativi che erano stati spenti dall’autoritarismo ecclesiastico congiunto con l’indifferenza generale italiana per tali cose”.4
La Via della Conciliazione
E’ la grande via che porta in piazza San Pietro, istituita nel 1937, e alla retrostante Basilica di San Pietro, nella Città del Vaticano. Fu così denominata per ricordare l’avvenimento storico del 1929, che pose fine al dissidio tra la Chiesa e lo Stato italiano.
Ma la via della Conciliazione non è la via della Croce.
Ha scritto Ortensio da Spinetoli:
“La croce che segna inconfondibilmente l’esperienza di Gesù è divenuta per i più l’emblema della fede cristiana.
«Non sia mai che mi glori di altro, ricorda Paolo ai Galati, se non della croce di nostro Signore Gesù Cristo» (6,22).
Il messaggio della croce è la chiave del Nuovo Testamento.
Ricordare, infatti, perché e come Cristo è morto, significa capire lo scopo della sua missione e il senso della vita cristiana. «Portare la croce», portarla quotidianamente, non è un hobby, ma il primo impegno che il credente sente di dover far proprio (Lc 9, 23; 14, 27; Mt 10, 38).
… I trattati di soteriologia (concezione della salvezza) come quelli della cristologia (dottrina sul Cristo) debbono o dovrebbero essere riesaminati per capire il vero senso della morte di croce e insieme la persona e l’opera di Gesù”.5
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E’ da ricordare che i Patti Lateranensi vennero recepiti nell’articolo 7 della Costituzione italiana (secondo comma).
Fu il più discusso e il più discutibile articolo della Costituzione.
Come fosse da interpretare quella recezione, fu una questione molto dibattuta.
Ma c’è da chiedersi perché quell’articolo non sia stato messo in discussione nel referendum costituzionale del 4 dicembre 2016.
Il Concilio Vaticano II e la costituzione “Gaudium et spes”
Il Concilio Vaticano II (1962-1965) ha operato un rinnovamento della Chiesa ed anche dei suoi rapporti col mondo contemporaneo.
In uno dei suoi documenti, la costituzione pastorale “Gaudium et spes” (1965), non fu eluso il rapporto tra Chiesa e Stato.
In essa leggiamo:
76. La comunità politica e la Chiesa”
La comunità politica e la Chiesa sono indipendenti e autonome l’una dall’altra nel proprio campo. Tutte e due, anche se a titolo diverso, sono a servizio della vocazione personale e sociale delle stesse persone umane. Esse svolgeranno questo loro servizio a vantaggio di tutti, in maniera tanto più efficace quanto meglio coltiveranno una sana collaborazione tra di loro, secondo modalità adatte alle circostanze di luogo e di tempo.
Gli Apostoli e i loro successori con i propri collaboratori, essendo inviati ad annunziare agli uomini il Cristo salvatore del mondo, nell’esercizio del loro apostolato si appoggiano sulla potenza di Dio, che molto spesso manifesta la forza del Vangelo nella debolezza dei testimoni. Tutti quelli che si dedicano al ministero della Parola di Dio, bisogna che utilizzino le vie e i mezzi propri del Vangelo, che, in molti punti, differiscono dai mezzi propri della città terrestre.
Certo le cose terrene e quelle che, nella condizione umana, superano questo mondo, sono strettamente unite, e la Chiesa stessa si serve delle cose temporali nella misura che la propria missione richiede. Tuttavia essa non pone la sua speranza nei privilegi offertile dall’autorità civile. Anzi essa rinunzierà all’esercizio di certi diritti legittimamente acquisiti, ove constatasse che il loro uso potesse far dubitare della sincerità della sua testimonianza o nuove circostanze esigessero altre disposizioni”.
E’ da evidenziare la parola “collaborazione”, perché la via della “collaborazione” indicata dal Concilio non è quella del “concordato” (o “conciliazione”).
Il Concordato fu parzialmente rivisto il 18 febbraio del 1984, e il regime concordatario venne mantenuto.
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Dal passato al presente: documenti e incontri
Un convegno per celebrare il 90° anniversario della firma dei Patti Lateranensi ha avuto luogo alla LUMSA il 7 febbraio scorso, col titolo “Santa Sede e Stato della Città del Vaticano nel nuovo contesto internazionale”.
Successivamente, un documento del movimento “Noi Siamo Chiesa” (NSC) dell’11 febbraio 2019
Il documento, datato 11 febbraio 2019, ripercorre la storia dell’ispirazione anticoncordataria nella Chiesa fino alla situazione attuale, sociale ed ecclesiale, e propone profonde riforme, con il nuovo corso di Papa Francesco.
Nella conclusione leggiamo:
“E’ un programma di lungo periodo che esige una riforma interna alla Chiesa, che coinvolga le menti, le sensibilità e i comportamenti per avviare un percorso coraggioso, ma coerente con l’Evangelo. Gli appuntamenti con la storia bisogna saperli cogliere. Lo Spirito soffia in modo imprevisto e ora più di prima al di fuori delle ingessate strutture ereditate dal passato. Sì, perché una nuova Chiesa è possibile”.6
Un congresso internazionale alla Pontificia università gregoriana
Il 28 febbraio e il 1° marzo si è svolto, alla Pontificia università gregoriana, un congresso internazionale sul tema “Gli accordi della Santa Sede con gli Stati (XIX-XXI secolo). Modelli e mutazioni: dallo stato confessionale alla libertà religiosa”.
Il cardinale segretario di stato vaticano PIETRO PAROLIN ha aperto i lavori col discorso intitolato “Concordia e Concordati”.
Dal suo discorso:
Gli accordi della Santa Sede con gli stati sono necessari?”
“Dall’inizio della loro esistenza fino a oggi, gli accordi della Santa Sede con gli stati rappresentano uno sforzo permanente di adeguazione ai cambiamenti sociali e alla realtà religiosa.
… Sarebbe erroneo pensare che nel passato gli accordi si facessero solo perché gli stati erano cristiani: la Santa Sede ha sempre cercato di trattare con i sovrani o i governi anche non cattolici o non cristiani circa le condizioni concrete di vita della Chiesa.
… Tuttavia l’utilità degli accordi vale anche in ragione dell’opportunità di coordinare e facilitare l’attiva partecipazione della Santa Sede e della Chiesa alla costruzione di una società umana, giusta e solidale, secondo quella prospettiva luminosa che è delineata nella costituzione conciliare Gaudium et spes”. 7
Mozione di un gruppo di parlamentari per la revisione del Concordato del 1984
Ora una mozione firmata da un gruppo di parlamentari (di: Pd, Leu, M5S, Gruppo Misto, Emma Bonino), per la revisione del Concordato del 1984 è stata presentata al Senato per impegnare Governo e Parlamento a rivedere i rapporti tra Stato e Chiesa. La mozione ha riaperto il dibattito politico su un tema che sembrava tabù.
I firmatari della mozione, chiedono l’attuazione di tre provvedimenti:
  • L’abolizione dell’ora di religione, da sostituire con un’ora di storia delle religioni e un’ora di educazione civica;
  • La revisione dell’attuale meccanismo di destinazione delle quote inespresse relative all’8 per mille;
  • La revisione delle norme relative all’IMU sui beni immobili della Chiesa.
La mozione è uno sviluppo dell’appello di fine gennaio di Carlo Troilo, dirigente dell’associazione Luca Coscioni, fatto proprio dalle associazioni laiche Uaar, Libero Pensiero Giordano Bruno e Democrazia Liberale e firmato da centinaia di intellettuali, fra cui due ex giudici della Corte Costituzionale.
Quale Chiesa: del Concordato o del Concilio?
Sono trascorsi quasi cinquantaquattro anni dalla fine del Concilio e c’è da chiedersi, quando diciamo “Chiesa”, di quale Chiesa parliamo: di quella del Concordato o di quella del Concilio?
La Chiesa di Papa Francesco rinuncerà ai privilegi del Concordato, come auspicato dalla “Gaudium et spes”?
Fin dove potrà arrivare l’impegno di Papa Francesco per la riforma della Chiesa in senso evangelico? 8
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Palmi, 18 luglio 2019
Raffaello Saffioti
Centro Gandhi – Palmi (RC)
raffaello.saffioti@gmail.com
1 Fu una delle festività soppresse con la Legge 5 marzo 1977, col titolo “Disposizioni in materia di giorni festivi”.
2 ROSARIO VILLARI, Il mondo contemporaneo, Editori Laterza, Roma-Bari, 1975, p. 295.
3 Dal discorso pronunciato da Benedetto Croce, in: ALDO CAPITIONI-PIERO LACAITA, stato sovrano e ipoteca clericale, Lacaita Editore, Manduria-Perugia, 1959, p. 76.
4 ALDO CAPITINI, La mia opposizione al fascismo (Estratto dal “PONTE” – Anno XVI – N. 1 gennaio 1960) A cura dell’Associazione Nazionale “Amici di Aldo Capitini” Perugia, pp. 4-5.
5 ORTENSIO da SPINETOLI, Io credo. Dire la fede adulta, edizioni la meridiana, 2012, pp. 179, 181.
6 http://www.noisiamochiesa.org/?p=7341
7 PIETRO card. PAROLIN, “Due secoli di concordati”, nella rivista “il Regno - Documenti”, 1.6.2019, n. 11, pp. 370-371.
8 E’ da segnalare la rivista internazionale di teologia “CONCILIUM”, n. 4, 2018, col titolo “La Chiesa del futuro”.



Giovedì 18 Luglio,2019 Ore: 21:08