LA DONNA E IL DIVORZIO IN IRAN

di Javad Daneshpour

Ringraziamo Javad Daneshpour per questo intervento

Le donne iraniane sono costrette a convivere con una situazione paradossale. Da un lato hanno conquistato ampi spazi nella società (più del 65% degli iscritti all’università’ sono donne e molte di loro ricoprono posti di rilievo a livello professionale) e dall’altro devono ancora lottare per affermare i propri diritti in una società intrisa di una tradizione e di una religione interpretate in modo maschilista. Il movimento femminile iraniano resta, tuttavia, molto combattivo, al di là dei molti ostacoli legali e istituzionali, delle minacce e degli arresti. L’iniziativa più rilevante è stata la Campagna di un milione di firme per cambiare le leggi discriminatorie per le donne in Iran, dichiarata vincitrice del Premio Simone de Beauvoir 2009, un premio destinato al personaggio femminile più meritevole nel campo della lotta contro le discriminazioni e per la libertà della donna.
 
Questo articolo, scritto da Shirin Ebadi, Premio Nobel per la pace 2003, è apparso sul quotidiano Rooz on line, il 6 febbraio 2009, e tratta di una nuova norma che riduce ulteriormente i diritti già limitati delle donne iraniane.
 
 
 
 
OGNUNO INFORMI ALTRE CIQUE PERSONE
 
La protesta delle donne iraniane al disegno di legge intitolato “Diritto di Famiglia” e il parziale smacco dei conservatori nell’imporre loro ulteriori maggiori limitazioni con il matrimonio ha indotto i difensori delle leggi misogine a escogitare un nuovo espediente. Questo espediente consiste nel cercare di “ingannare legalmente” le donne, al momento della stipula del contratto di matrimonio, grazie a una piccola ma determinante variante al contratto stesso. Ciò è reso possibile grazie alla sostituzione di un termine arabo, ‘end ol motaleba, con un altro termine anch’esso arabo, ‘end ol esteta, in un contesto dove, probabilmente, la maggior parte delle donne non solo non si accorge di questa modifica, ma anche nel caso in cui se ne accorgesse, non si renderebbe conto delle gravi ripercussioni giuridiche del nuovo termine, di cui, probabilmente, molte di loro ignorano perfino il significato.
Bisogna chiarire che, in Iran, da circa settanta anni, nel contratto di matrimonio, veniva fissato il mehrieh, che la moglie poteva esigere ‘end ol motaleba, vale a dire in qualsiasi momento avesse voluto reclamarlo, anche subito dopo il matrimonio, e che il marito aveva l’obbligo di onorare. L’aggiunta di questa clausola e la sottoscrizione del contratto erano molto importanti poiché, in caso di fallimento del matrimonio, offriva alla donna una possibilità – anche se minima – di mettere fine alla vita coniugale.
È noto che in Iran, la legge riconosce all’uomo il diritto al divorzio, mentre la donna può avvalersi di questo diritto solo se può dimostrare che il marito è violento o è affetto da gravi problemi psichici o fisici. L’iter è talmente impervio che molte donne, che vorrebbero mettere fine alla vita coniugale, si trovano costrette, loro malgrado, a portare avanti per lunghi anni e, a volte, per tutta la vita, una difficile convivenza matrimoniale. In queste circostanze segregazioniste, l’unica via di uscita per affrancarsi da una tale situazione era esigere il mehrieh, in altri termini la donna considerando il mehrieh qualcosa di ‘end ol motalebe (comunque esigibile) nel contratto di matrimonio, poteva rivolgersi al tribunale e nel caso in cui il marito non fosse stato in grado di onorare la richiesta, in cambio della rinuncia al mehrieh poteva convincere o costringere il marito al divorzio (la famosa frase: “Rinuncio al mehrieh e mi salvo la vita.”). Comunque neppure questa via si rivelava per molte donne, reticenti per vari motivi a citare il marito in giudizio per esigere il mehrieh, una soluzione per affrancarsi da una vita grama. Restava, tuttavia, per una buona parte di quelle donne, che erano scontente della vita coniugale e non avevano diritto di chiedere il divorzio, l’unica via percorribile. In breve, il mehryeh, essendo ‘end ol motaleba, restava l’unico strumento per le donne private del diritto al divorzio.
La recente modifica al contratto di matrimonio toglie, purtroppo, anche questa minima possibilità. Nei nuovi contratti di matrimonio, dopo l’indicazione del mehryeh, viene stabilito che il mehryeh deve essere soddisfatto ‘end ol esteta (in luongo di ‘end ol motaleba). Questo vuol dire che il marito, contrariamente a prima, quando era tenuto a onorare il mehrieh “nel momento in cui la moglie lo esigeva”, ora è tenuto a onorarlo “nel momento in cui ha la possibilità di farlo”. In altri termini, qualora una donna non tolleri più suo marito e intenda porre fine alla vita coniugale, non solo non avrà diritto al divorzio, ma, rivolgendosi al tribunale per esigere il mehrieh, non avrà neppure la possibilità di divorziare dal marito, giacché il marito potrà dichiarare in tribunale di essere nell’impossibilità di onorare il mehrieh. Questo provvedimento, in un momento in cui i diversi strati sociali si trovano in difficoltà economiche e molti uomini, per diverse motivazioni, possono sostenere o dimostrare di essere nell’impossibiltà di onorare il mehrieh, offre il destro a quegli uomini dispotici che vogliono costringere le mogli impotenti a non mettere fine alla vita coniugale.
L’irrigidimento della legge in materia di matrimonio per le donne, come è stato esposto, significa, forse, che, a seguito delle modifiche apportate ad hoc nel contratto di matrimonio, le donne iraniane non avranno più la possibilità di usare la leva del mehrieh per ottenere il divorzio?
Bisogna precisare che questo diritto vige ancora, anche se con più difficoltà rispetto a prima. Tuttavia, perfino nella nuova situazione, le donne potrebbero impedire di vedere calpestata la loro minima possibilità di divorziare purché accorte e irremovibili sui loro diritti. Per fare ciò, è necessario che le donne, al momento della stipula del contratto di matrimonio, pretendano che venga aggiunta allo stesso contratto una frase scritta a mano, che imponga che il mehrieh debba essere esigibile ‘end ol motalebe. L’aggiunta di questa formula, firmata da entrambi i coniugi prima del matrimonio, dà la possibilità alla donna, nel caso in cui intenda mettere fine alla vita coniugale, di poter esigere il mehrieh in aula di tribunale. In questo modo, nel caso in cui il marito fosse impossibilitato a onorarlo, la donna, potrebbe divorziare dal marito, in cambio di rinuncia.
Questa soluzione, in ogni caso, ha bisogno della fermezza delle donne, nel momento del matrimonio, per convincere il futuro marito a sottoscrivere questa clausola che non sarà sempre facile e possibile. Ma, sicuramente, in molti casi, le donne, al momento del matrimonio, quando non ci sono ancora contrasti tra i coniugi e non c’è ancora un matrimonio, che le neghi il diritto al divorzio, possono mantenere un minimo di diritto, ricorrendo a questo sistema.
Qui emerge una domanda importante: qual è la percentuale delle donne a conoscenza di questa piccola modifica apportata al contratto di matrimonio e delle conseguenze che questa comporta? Logicamente questa percentuale non è molto alta.
Sembra, dunque, necessario che, a parte le attività, a lungo termine, dei militanti dei diritti della donna che cercano di contrastare le leggi e le regole segregazioniste in scala macroscopica, ogni donna (e sicuramente ogni uomo egualitario) si attivi per informare altri sulle nuove condizioni imposte alla donna, al momento del matrimonio, e i metodi per contrastare le nuove imposizioni.
A questo proposito, esorto ogni persona che legga questo articolo a farlo conoscere a cinque donne tra parenti e conoscenti. Ognuno di noi, tenti di chiarire ad almeno cinque donne iraniane quali varianti siano state apportate nei nuovi contratti di matrimonio, quali possano essere le conseguenze per la donna e come si possano contrastare gli effetti.
Questo è il minimo che possono fare, quanti diano importanza al destino delle proprie figlie e sorelle di fronte ai nemici incalliti della parità dei diritti tra donne e uomini.
 
Shirin Ebadi
(traduzione dal persiano di Javad Daneshpour)


Giovedì 12 Febbraio,2009 Ore: 14:20