[Ringraziamo Enrico Peyretti (per contattu: e.pey@libero.it) per questa recensione che subito si trasforma in un più ampio saggio e profonda e nitida una parenesi.
Adolf von Harnack (Dorpat in Livonia [oggi Tartu] 1851 - Heidelberg 1930), storico e teologo protestante, docente di storia della chiesa, membro dellAccademia prussiana delle scienze, ebbe grande influenza nella vita culturale coeva e fu tra i principali rappresentanti della teologia liberale tedesca, ricevette il titolo nobiliare per meriti culturali, negli ultimi anni si impegnò nel movimento ecumenico.
Su Sergio Tanzarella (per contatti: sergiotanzarella@virgilio.it) dalla rivista "Quaderni satyagraha" riprendiamo la seguente scheda: "Sergio Tanzarella insegna Storia della Chiesa presso la Facoltà Teologica dellItalia Meridionale di Napoli (sez. San Luigi). Ha curato tra laltro: il volume"Costruire la pace sulla terra. A trentanni dalla Pacem in terris (La meridiana, Molfetta 1993); e le voci: "Pace" nel Dizionario delle idee politiche (AVE, Roma 1993); "La Chiesa nei primi secoli. Non violenza e pace nella Chiesa antica" nel Dizionario di Teologia della Pace (Edb, Bologna 1997); "Pace e nonviolenza nel cristianesimo antico (I-III secolo)" in Mai più la guerra. Per una teologia della pace (La meridiana, Molfetta 1998); tra le sue più recenti pubblicazioni: La purificazione della memoria (Edb, Bologna 2001). Socio dell"Associazione italiana dei professori di Storia della Chiesa", é membro del consiglio di redazione della rivista "Rassegna di Teologia". Attualmente sta curando con Donatella Abignente il volume Tra Cristo e Gandhi. Linsegnamento di Lanza del Vasto, per le edizioni San Paolo. E stato parlamentare nella XII legislatura. E vicepresidente della Fondazione "don Peppino Diana" contro lusura e per la legalità"]
Adolf von Harnack, Militia Christi. La religione cristiana e il ceto militare nei primi tre secoli, (1905), a cura di Sergio Tanzarella, Edizioni LEpos, Palermo 2004, pp. 189, euro 15,80.
Sergio Tanzarella, studioso di storia del cristianesimo, ha curato e introdotto la prima traduzione italiana di questa opera classica negli studi su cristianesimo antico e servizio militare. Il curatore avverte che negli ultimi decenni questi studi rispondono più alla precomprensione degli studiosi (pacifisti o giustificazionisti della guerra) che allimpostazione scientifica. Le tesi di Harnack (1851-1930), a loro volta, risentono dello stato degli studi su chiesa antica e patrologia nel 1905.
Il rapporto chiesa-impero é una questione molto delicata perché coinvolge la sostanza stessa del "vangelo della pace" (lespressione é nella lettera paolina agli Efesini 6, 15, proprio nel contesto di una metafora militare, di "militia Christi". In Atti 10, 36 é detto che Dio "evangelizza la pace" per mezzo di Gesù).
Nellesercito imperiale il soldato aveva ampi compiti, anche amministrativi, anche di polizia, ma non esclusivamente pacifici. Tertulliano distingue militare (in tempo di pace) da bellare (combattere, uccidere). Il rapporto tra cristiani e mondo militare dellimpero era complesso e sfumato, nel più vasto e incerto terreno della ricerca di soluzioni a problemi morali. La chiesa non dette particolare attenzione al problema del servizio militare e della nonviolenza, ma esiste un filo rosso di sensibilità pacifista e nonviolenta, minoritaria e circoscritta, che dà testimonianza fino al martirio. Tale situazione, del resto, non é molto diversa da quella di oggi, in cui la chiesa predica la pace, ma non impegna quanto impegna in altri campi morali nella scelta di nonviolenza attiva, che resta propria di minoranze profetiche.
Harnack si poneva due problemi: 1) in che misura il cristianesimo ha assorbito nella sua organizzazione caratteristiche militaresche, cioé la visione della fede come combattimento in una guerra santa da parte dei "soldati di Cristo"? (Chi ha letà sufficiente, oggi ricorda che questo titolo veniva conferito ai bambini col sacramento della cresima, confermazione del battesimo). 2) Quale fu la posizione della chiesa riguardo alla professione militare dei singoli cristiani?
Effettivamente, nei Vangeli, nellApocalisse, in Paolo si riscontra talvolta un linguaggio militare come figura letteraria, che però esercita uninfluenza e unassuefazione concreta. Tra i padri della chiesa, Origene ha il problema (che fu già di Marcione) di conciliare la Buona Novella col Dio delle battaglie e degli eserciti del primo Testamento. Per lui, i cristiani sono milites Christi, il bellicismo é spiritualizzato, il battesimo é sacramentum (giuramento militare), Cristo é imperator; i martiri e confessori sono veri guerrieri.
Harnack riscontra una differenza tra le opere letterarie (idealizzanti) e la prassi quotidiana dei cristiani. Le fonti, silenziose fino al 170, successivamente presentano un "esercito percepito con sempre maggiore familiarità nella Chiesa", a causa sia del diffuso linguaggio militare cristiano, il quale ottenne il pericoloso effetto di rendere familiari immagini e azioni di un universo tanto lontano dal vangelo, sia delle molte conversioni nellesercito. La fede cristiana é intesa come militanza nellesercito di Cristo. Vi sono importanti eccezioni (Massimiliano e Marcello, obiettori martirizzati), ma la linea é quella, e si compirà nella svolta costantiniana. Il Dio cristiano é riconosciuto come Dio di guerra e di vittoria. I più anziani di noi ricordano linno abituale nellAzione Cattolica, simile a un barbaro-liturgico grido di guerra: "Christus vincit, Christus regnat, Christus imperat". Ciò che ieri sembrava esprimere la fede, oggi la umilia.
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Sulle tesi di Harnack vi furono reazioni e discussioni che Tanzarella documenta. Pare certo che la prassi, nella chiesa antica, sopravanzi definitivamente ogni norma o preoccupazione morale, anche perché la grande conversione al cristianesimo avvenne a partire proprio dallesercito. Tuttavia, nelle chiese africane (poi soppiantate dallislam) si trova una comune sensibilità al tema della nonviolenza e una coerenza tra le affermazioni degli scrittori e le scelte concrete dei cristiani: Tertulliano scrive il De Corona; vi sono testimoni della pace fino al martirio. Eppure, anche questi scrittori adottano, persino più di altri, immagini militari della vita cristiana, ma insieme al rifiuto del servizio militare e della violenza. Non si tratta solo, per esempio nel martire Massimiliano, di opposizione politica alloccupazione romana; sarebbe una lettura riduzionista. Massimiliano é la voce di quel cristianesimo sommerso che ci é pervenuta generalmente attutita dalla mediazione dei vescovi e dei teologi (si vedano gli studi di Remo Cacitti). E da rigettare la tesi che in questi martiri non vi sarebbe obiezione antimilitarista, ma solo antidolatrica, e che ci sarebbe per loro piena compatibilità tra servizio militare e religione cristiana. Il testo originale degli atti processuali di san Massimiliano martire, decapitato, si legge nel lavoro storico-filologico di Paolo Siniscalco, Massimiliano: un obiettore di coscienza del tardo impero (Paravia, Torino 1974, pp. 159-161). Da questo testo e dallanalisi di Siniscalco risulta che il motivo dellobiezione di Massimiliano sta nelle parole: "Non possum militare; non possum malefacere", dove il malefacere riguarda non pratiche idolatriche, ma luso delle armi (Siniscalco, p. 72 e 133-135).
Le immagini militari come modello della vita cristiana sono soltanto spirituali, non fanno impugnare le armi, ma quel linguaggio non restava innocente. Origene, per rispondere allaccusa di Celso ai cristiani di abbandonare limperatore durante le guerre (dunque, era un fatto avvertibile) dice che i cristiani fanno più e meglio che combattere, pregano Dio per la vittoria! Così si avvia una bellicosità spirituale. La battaglia spirituale tende a diventare reale, guerra santa. La militia metaforica si trasformò in servizio militare alla causa di Cristo: pax romana e pace di Cristo, del tutto estranee, finiscono per identificarsi. Il Sinodo di Arles del 314 punisce i disertori, su richiesta di Costantino. Ma ciò dimostra che cerano non pochi casi di disertori! Lattanzio e Eusebio di Cesarea offrono appoggio alla collaborazione dei cristiani con limpero, facendo una vera teologia politica, imitata fino a tempi recenti, e inseriscono Costantino nel disegno divino! Le vittorie sono attribuite allintervento divino, nasce una "teologia della vittoria" (Lepanto, del 1571, é un modello anche per certi cristiani di oggi). Il miles Christi diventa un eroe che uccide i nemici della Chiesa. Bernardo di Chiaravalle, nel De laude novae militiae (1128), dice papale papale che uccidere il nemico non é un omicidio ma un "malicidio". Oggi limperatore dOccidente dichiara, in un discorso dopo l11 settembre 2001, che la sua "guerra infinita" durerà fino a "togliere il male dal mondo". Padre Gemelli, durante la prima guerra mondiale porrà i soldati italiani sotto la protezione del Sacro Cuore di Gesù, così esortandoli a restare docilmente ubbidienti alle esigenze di quella folle guerra. Padre Sertillanges, un maestro, quando Benedetto XV definì "inutile strage" quella guerra, chiedendo la pace, proclamò: "Santo Padre, non vogliamo saperne della vostra pace!". Scoprirlo mi ha scandalizzato.
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La militarizzazione del critianesimo, antitesi del vangelo, é lennesima sacralizzazione della violenza scaricata sul capro espiatorio, nellillusione di liberarne la società. René Girard mostra la capacità demistificatrice dei Vangeli, che ingiustificano sacrifici e violenza dal momento che il "capro" Gesù é il pienamente innocente, colui che pienamente "prende su di sé" il male del mondo, per sostituirlo con lamore senza limite, invece di respingerlo con quellaggiunta di male che é la violenza "giustificata". Anche la teologia sacrificale della redenzione, dominante per secoli nella catechesi, e solo oggi generalmente abbandonata, dipende dal fascino tetro della violenza purificatrice, attribuita anche a Dio Padre, che vorrebbe lunica soddisfazione adeguata alloffesa infinita fatta dallumanità alla sua infinita maestà, con la morte sacrificale del proprio Figlio divino!
Per tutto ciò le chiese cristiane, salvo minoranze, hanno evitato la scelta chiara della nonviolenza evangelica, quasi allarmate perché tale opzione, effettivamente, toglie la possibilità di confidare ancora nella guerra, seppure come extrema ratio. Evitare lopzione nonviolenta, o anche solo prendere le distanze dal pacifismo, significa volersi riservare la possibilità morale della guerra.
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Torniamo alla storia. Ipazia, filosofa pagana (stimata dal vescovo Sinesio), fu linciata nel 415 ad Alessandria da cristiani fanatici che laccusavano di perseguitare il vescovo Cirillo (responsabile indiretto di quel delitto).
Militia Christi diventa così intolleranza, prima verso i pagani poi verso eretici e infedeli.
Lespansione della cristianità avviene in modo anche bellico, da Carlo Magno alla Reconquista spagnola alla conquista americana, denunciata dal vescovo Bartolomé de Las Casas. La crociata non é solo un evento storico ma diventa una categoria perenne dello spirito cristiano. Allinizio del XVI secolo, negli stessi anni di Machiavelli e di Lutero, Erasmo da Rotterdam scrive nel grande Dulce bellum inexpertis: "Si scontrano eserciti cristiani, tutti sotto linsegna della croce [rimasta fino ad oggi in tanti stemmi statali], che da sola ammonisce come dovrebbero vivere i cristiani. Sotto quel segno della perfetta comunione dei cristiani ci si precipita alla reciproca strage". Ho pubblicato una lettera di Ernesto Balducci, inviatami il 21 gennaio 1989, nella quale egli afferma che la riforma pacifista di Erasmo, se fosse stata capita, avrebbe inciso sulla modernità più positivamente della riforma di fede, ma non pacifica, avviata da Lutero, perché la vera questione evangelica era la pace (cfr "il foglio" n. 238, aprile 1997, p. 7; v. anche David Maria Turoldo, Ernesto Balducci, La terra non sarà distrutta, luomo inedito la salverà, Gribaudi 2002, pp. 38-39. Le mie lettere di Balducci sono depositate presso la Fondazione Balducci).
Guerre di religione intercristiane; guerra sacra ai turchi; valore religioso del giuramento militare; benedizioni della bandiera e delle armi; preghiere del fante e del marinaio; cappellani militari in tuta mimetica e stola (spettacolo, questultimo, dei nostri giorni, in televisione); "croci" al merito militare, guadagnate sul campo di guerra; "altare" della patria al milite ignoto; omaggi alleucarestia e al papa mediante esibizione di uomini in armi; retorica della "religione civile", fino allipocrisia offensiva dei monumenti ai "caduti" - non alpinisti precipitati, ma soldati ammazzati - eretti in ogni più piccolo villaggio ai contadini strappati a famiglia e terra per essere mandati a morire e uccidere: dilaga così linverosimile possibilità di una fedeltà cristiana armata e disposta a guerreggiare da buon soldato cristiano.
Ecco, allora, che il soldato ucciso in guerra diventa un eroe, anzi un martire, come letteralmente é stato detto da vescovi celebranti anche nei funerali recenti dei soldati italiani morti in Iraq, portando la "pace" con la guerra! Ma quel titolo usurpato spetta soltanto a chi viene ucciso per non uccidere, da Massimiliano a Franz Jaegerstaetter (decapitato come Massimiliano e come i giovani della Rosa Bianca), e a tanti altri conosciuti o sconosciuti, ma scritti nel libro della vita.
Tratto da LA NONVIOLENZA E IN CAMMINO
Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac@tin.it
Numero 1318 del 6 giugno 2006
Martedì, 06 giugno 2006
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