Lettera Aperta al Cardinal Bagnasco

 

 
E' possibile, oltre ad aggiungere in calce alla lettera eventuali, auspicabili, commenti anche dare la propria adesione inviando una mail ad Alfonso Marini al seguente indirizzo:
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Roma, 1° agosto 2009
 
S. Alfonso Maria de' Liguori
 
Vescovo e dottore
 
 
 
Lettera aperta
 
a S. Em. Rev.ma Card. Angelo Bagnasco
 
Arcivescovo di Genova
 
Presidente della Conferenza Episcopale Italiana
 
 
 
Eminenza,
 
desideriamo esprimerle il profondo disagio in cui ci troviamo negli ultimi tempi di fronte a molte posizioni della CEI e delle gerarchie della Chiesa Cattolica, cui noi apparteniamo per tradizione, ma soprattutto per convinzione e scelta, ed all'interno della quale agiamo con quelle piccole forme di servizio consentite dalla nostra fragilità umana. In particolar modo ci addolora l'interpretazione che sta passando del Concilio Vaticano II, di cui si attenuano continuamente innovazioni, intuizioni, aperture di nuove strade nella millenaria tradizione della Chiesa. Il Concilio Ecumenico Vaticano II è stato momento di grazia e di profezia che molti di noi hanno provato personalmente attuando a volte vere conversioni al Vangelo da una vita di cristiana routine; ma ha anche conservato una forza propulsiva che ha raggiunto i più giovani firmatari di questa lettera e raggiunge le diverse realtà ecclesiali, sociali e personali con le quali ci pongono a contatto le nostre forme di servizio, insieme al nostro lavoro, luogo privilegiato dell'impegno laicale.
 
Non ci sembra il caso di entrare in dettagli perché il problema Le si presenta sicuramente chiaro. Ma, per es., davvero siamo preoccupati e addolorati di fronte al recupero non degli scismatici lefebvriani, quanto di forme liturgiche che - ormai sconosciute alla generalità dei fedeli - non possono indicare altro che il rifiuto della riforma liturgica conciliare, evidente segno di un più ampio rifiuto di parti fondamentali del concilio. Il recupero non del latino (mai scomparso come possibile lingua della messa) ma della liturgia di Pio V (col riscontro negativo anche nei rapporti con l'ebraismo e con altre confessioni cristiane), ci sembra stridere particolarmente con il divieto assoluto che l'attuale Pontefice in minoribus constitutus impose ad alcune forme di celebrazione dell'Eucarestia in piccole comunità.
 
Vede, Eminenza, la Chiesa si preoccupa ormai da decenni del calo di fedeli (ben più grave di quello dei soli sacerdoti) e tenta più o meno riusciti metodi di evangelizzazione; in tal senso comprendiamo che abbia cercato di recuperare anche i lefebrviani scismatici. Ma, a parte la quasi ironica constatazione che l'unico scisma subito negli ultimi decenni dalla Chiesa cattolica è venuto dai conservatori, quelli che seguendo tutta la tradizione dal Tridentino al Vaticano I dovrebbero essere gli zelanti difensori del papa e della sua infallibilità, turba profondamente l'evidente insensibilità verso i tanti, tantissimi, che in tutto il mondo si sono allontanati e si allontanano singolarmente, senza rumore esteriore (ma di sicuro lo Spirito ne emette gemiti), dispersi proprio di fronte a scelte discutibili, pastoralmente non sempre animate da misericordia, delusi ed amareggiati da quello che a volte sembra un vero voltafaccia storico. Sì, Eminenza, dispiace dirlo, ma noi ci sentiamo traditi: spinti provvidenzialmente a cambiare i nostri punti di vista, le nostre certezze, i nostri tradizionalismi, per incamminarci sull'esaltante strada dell'avventura evangelica, senza avere ove poggiare le umane certezze del nostro capo (Mt. 8,20; Lc. 9, 58), ci sentiamo oggi dire che si era esagerato, che si era sbagliato, che si era male interpretato. Eppure noi ascoltammo (ed ancora a volte ascoltiamo) la voce di vescovi, non di filosofi mondani, di preti illuminati e convertiti anch'essi dalla parola veicolata dal concilio, non di intellettuali. Non è difficile dunque capire il perché di tanti allontanamenti, al cui dolore sembrano estranei soltanto molti degli attuali pastori e il cui numero supera abbondantemente quello degli scismatici levebvriani. In un convegno su Aldo Moro tenutosi a febbraio di quest'anno presso la Facoltà di Lettere dell'Università di Roma La Sapienza, lo storico Alberto Melloni ha affermato che senza il concilio Vaticano II molti fedeli non sarebbero rimasti nella Chiesa cattolica. Si tratta di un'affermazione di un noto studioso, appartenente al gruppo degli storici facenti capo allo scomparso Alberigo, di fama e stima internazionale, almeno a livello accademico. Per esperienza personale, non possiamo che condividere tale giudizio. Il concilio non ha svuotato le chiese, semmai ha impedito che si svuotassero di più. La storia va capita, non esorcizzata.
 
Sembra che non si vogliano fedeli autonomi, laici che intendano porsi sullo stesso piano fraterno con i preti. Abbiamo anche dovuto sentir dire che la "fede adulta" è uno slogan ingannevole coniato da ribelli all'autorità ecclesiastica. Eppure è san Paolo a porre la differenza tra il suo pensare da bambino ed il suo pensare da adulto (1 Cor.13,11); si dimentica che alla base del Cristianesimo, fin dall'antichità, c'è questa fede adulta che era chiamata coscienza. Ormai sembra proprio che quanti abbiano una fede come quella che prospettiamo siano visti come traditori, come serpi in seno alla Chiesa, come persone che è meglio espellere. Così l'esodo continuerà, anche perché l'esperienza vissuta quotidianamente ci mostra come posizioni di restaurazione rendano sempre più problematico e difficile il dialogo con coloro che sono interessati all'annuncio evangelico e ad intraprendere un cammino di approfondimento di fede.
 
Su un piano meno elevato, ma altrettanto dolente, si pongono le scelte politiche attuate della gerarchia ecclesiastica. Non ci addolorano le scelte a favore di questo o di quello schieramento, di questo o di quell'uomo politico (anche se eticamente lontano dalle convinzioni dei cristiani); ci addolora il coinvolgimento in sé con le parti politiche, il mercanteggiare con chi può offrire di più in leggi o agevolazioni, a scapito della libertà evangelica. È avvenuto che - lo scorso luglio - si sia sentito quasi sconfessare da una nota della diplomazia vaticana un noto rappresentante gerarchico come mons. Marchetto e proprio su uno dei temi più cari alla caritas cristiana ed alla stessa Chiesa cattolica italiana, quello dell'accoglienza degli immigrati. Si è trattato soltanto di un errore di comunicazione? Ne dubitiamo, anche per altri atteggiamenti contraddittori che si riscontrano su questo enorme problema che coinvolge la vita, l'esistenza di moltissimi uomini e donne. Ci sia permesso richiamare il Concilio Vaticano II, con le non equivocabili parole della Gaudium et spes, 76: «... la Chiesa... non pone la sua speranza nei privilegi offertile dall'autorità civile. Anzi essa rinunzierà all'esercizio di certi diritti legittimamente acquisiti, ove constatasse che il loro uso potesse far dubitare della sincerità della sua testimonianza o nuove circostanze esigessero altre disposizioni».
 
 
Non siamo ingenui, sappiamo che questa lettera probabilmente non provocherà reazioni né avrà conseguenze immediate. Pure ci siamo sentiti in dovere di scriverla per dare una testimonianza che renda le nostre coscienze libere da sensi di colpa per aver taciuto. Può darsi che essa si aggiunga ad altri segnali e che questi, insieme, per le misteriose vie dello Spirito, portino le gerarchie ecclesiastiche ad approfondire meglio il ruolo della Chiesa nel mondo nel momento attuale, il rapporto con i fedeli, le modalità dell'evangelizzazione e dell'apostolato.
 
Con il rispetto dovuto a chi è alla Presidenza dei vescovi della nostra nazione, La preghiamo di gradire, insieme all'espressione del nostro disagio e del nostro pensiero, i nostri saluti ed i nostri auguri
 
 
 
Giovina Barcaro, Roma, insegnante di scuola secondaria, in pensione
 
Valerio Berni, Roma, funzionario compagnia aerea privata
 
Ugo Iannuzzi, Roma, quadro di azienda bancaria, in pensione
 
Marco Lattanzi, Roma, funzionario storico dell’arte, Segretariato gen. Presidenza della Repubblica
 
Daniela Lippi, Roma, ricercatore CNR
 
Alfonso Marini, Roma, docente di Storia medievale università La Sapienza
 
Marica Mercalli, Roma, funzionario storico dell’arte, Ministero beni e attività culturali
 
Luisa Muzii, Roma, insegnante di scuola primaria
 
Giuseppe Savi, Roma, insegnante di scuola secondaria
 
Angela Terenzi, Roma, insegnante di scuola primaria
 
Carlo Tomei, Roma, dirigente azienda privata
 
 
Hanno aderito:
 
Alessio Borraccino, Roma, insegnante di scuola secondaria
 
Raffaele Carbone, Roma, quadro azienda telecomunicazioni
 
Angela Cioffi, Roma, insegnante di scuola secondaria
 
Francesca Cocchini, Roma, docente di storia del cristianesimo e delle chiese università La Sapienza
 
Simone Consegnati, Roma, educatore professionale e dottorando in pedagogia
 
Sergio Conti, Roma, impiegato azienda privata
 
Carmelo De Sanctis, Roma, macchinista F.S., in pensione
 
Anna Doria, Roma, insegnante di scuola secondaria
 
Stefano Fanello, Roma, dottore commercialista
 
Antonio Finazzi Agrò, Roma, consulente per il terzo settore in progettazione sociale e formazione
 
Bernardetta Forcella, Roma, insegnante di scuola primaria
 
Francesco Pietro Frigieri, Roma, dirigente di società multinazionale americana, in pensione
 
Marco Frigieri, Roma, architetto
 
Bruno Gamberini, Roma, funzionario INAIL
 
Roberto Gamberini, Roma, studente universitario
 
Fabio Gavarini, Roma, docente di Algebra università Tor Vergata
 
Roberto Gelpi, Roma, ingegnere (post 1°-8)
 
Carlo Gherardini, Roma, impiegato in informatica
 
Cristina Gherardini, Roma, impiegata nel turismo
 
Enrico Gherardini, Roma, ingegnere elettronico
 
Paola Gherardini, Roma, psicologa
 
Paolo Gherardini, Roma, dottore in economia e commercio
 
Laura Lanza , Comunità ecumenica nonviolenta di Lanza del Vasto
 
Gaetano Lettieri, Roma, docente di Storia del cristianesimo e delle chiese università La Sapienza
 
Sandro Mantegazza, Roma, dirigente sindacale
 
Maria Grazia Mara, Roma, prof. emerito di storia del cristianesimo università La Sapienza
 
Chiara Marini, Roma, neolaureata specialistica in Cooperazione e sviluppo
 
Paola Merletti, Roma, casalinga
 
Fabio Minutillo, Roma, quadro di azienda bancaria
 
Silvana Mora, insegnante di scuola secondaria, in pensione
 
Maria Gloria Nannerini, Roma, insegnante di scuola secondaria
 
Lucia Pantani, Roma, insegnante scuola secondaria
 
Maurizio Parotto, Roma, docente di Geologia università Roma Tre
 
Donatella Parri, Roma, impiegata (in mobilità) azienda telecomunicazioni
 
Gabriella Pasquariello, Roma, impiegata Ministero del Tesoro, in pensione
 
Patrizia Piazzai, Roma, impiegata azienda privata, in pensione
 
Benedetta Pineider, Roma, insegnante di scuola materna
 
Luciana Poleggi, Roma, ragioniera
 
Alessandra Pollastri, Roma, docente di Letteratura cristiana antica università La Sapienza
Paola Patrizia Pollastri, Roma, insegnante di scuola secondaria, in pensione.
 
Emanuela Prinzivalli, Roma, docente di Storia del cristianesimo e delle chiese univ. La Sapienza
 
Valentina Sabatini, Roma, architetto
 
Vanda Rosa Savi, Roma, docente di Materiali e progettazione di elementi costruttivi univ. Politecnico Bari
 
Giuseppina Sciacca, Roma, impiegata amministrativa Az.Osp. S.Giovanni, in pensione (post 1°-8)
 
Leonarda Sivilia, Roma, insegnante di scuola primaria, in pensione
 
Francesco Vannucci, Roma, impiegato Ente Poste
 
 
 
 
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Luned́ 21 Settembre,2009 Ore: 18:24