Un elemento importante della mentalità ortodossa: l’assenza di ogni competizione

di Pietro Chiaranz

Nella vita quotidiana, nel campo lavorativo e politico, sul piano delle alleanze e delle strategie economiche, è una legge "normale" quella di entrare in competizione e in opposizione ad altri. È per questo motivo che la "morte" dell’avversario rappresenta per sé vittoria e vita: "mors tua vita mea"! Questo fenomeno si è innegabilmente amplificato nel nostro mondo consumistico, particolarmente competitivo.
Ma, dal punto di vista cristiano-ortodosso, non esiste alcuna mentalità di opposizione e competizione. Così, se una persona fa affermazioni originali o compie azioni errate, nell’Ortodossia normalmente non le si risponde contrapponendosi.
Non nego che è quest’atteggiamento ad avere ingenerato nell’Occidente l’impressione che l’Ortodossia sia animata da un certo fatalismo e passività. Chi crede questo non si accorge di essere avviluppato nella mentalità occidentale che, bisogna dire!, è abbastanza distante da quella tradizionale ortodossa.
Tutto ciò che ha caratterizzato e caratterizza la spumeggiante storia occidentale è estraneo all’Ortodossia. In Occidente c’è stata una continua e snervante opposizione di tensioni ecclesiali fra loro antagoniste: pauperisti e Chiesa ricca; riformisti e controriformisti; lassisti e rigoristi, pietisti e razionalisti, Chiesa di base e Chiesa ufficiale, teologia della liberazione e magistero pontificio, progressisti e tradizionalisti, ecc. Perfettamente speculare a questo continuo contrasto di posizioni, la cultura occidentale continua ad essere un continuo avvicendarsi di movimenti che rinfacciano ai precedenti una presunta superiorità.
In Oriente le tensioni, che caratterizzano qualsiasi corpo vivo, non sono normalmente vissute con queste modalità contrastate. Per lo stesso motivo i termini "eretico" ed "eresia" non richiamano i roghi, le torture e le uccisioni. Nell’Impero "bizantino", le idee eretiche erano condannate dopo lunghissimo tempo e solo quando era oramai chiara la loro reale pericolosità. Si pensi alla vicenda di una delle più temibili eresie: quella ariana il cui propugnatore, Ario un prete di Alessandria d’Egitto, non morì certo di morte violenta!
Perciò chi in Italia pensa all’Ortodossia come ad una confessione cristiana in competizione con il Cattolicesimo si sbaglia perché attribuisce, a chi non conosce, i suoi modi di pensare. È ugualmente fuorviante opporre ad una "informazione" cattolica una sedicente "controinformazione ortodossa". E qui mi riferisco alla recente e triste polemica sul Patriarcato greco-cattolico ucraino.
A scanso di equivoci è bene precisare che gli ortodossi non vivono per controinformare, come se si ponessero in una posizione diversa ma ugualmente ideologica rispetto a quella altrui. Parlare propriamente di una "controinformazione" è possibile solo nel piano delle ideologie e dei partiti politici. Gli ortodossi praticanti sanno bene che la logica di Dio non è di questo mondo e il Cristianesimo non trasmette un’ideologia ma la Vita stessa di Dio partecipata agli uomini nella Chiesa. Perciò la Verità cristiana non è una ideologia o un discorso che richiede un’ "informazione" o una "controinformazione". È Cristo stesso fatto carne e messo in croce proprio a causa delle "logiche" e ideologie umane!
La "logica" di Dio rispetto a quella umana è rovesciata. Per questo era necessario che Cristo morisse. Solo con la morte della Verità fatta carne le situazioni "logiche" e ideologiche di morte hanno cominciato a sgretolarsi. "Con la morte hai distrutto la morte", recita un passo della liturgia bizantina di Pasqua.
Per questo i fedeli ortodossi non si curano di rispondere o di controinformare nei riguardi delle incessanti sanguinose provocazioni di chi vive secondo la logica del mondo. Questo va detto anche se possono esistere ortodossi o "convertiti" ortodossi che vivono con una mentalità differente da quella che la Tradizione ecclesiale ha riguardo a questo punto.



Lunedì, 16 febbraio 2004