I BATTISTI IN CAMPANIA
di Emmanuele Paschetto
Conferenza tenuta a Cicciano (NA), il 18.10. 2003, per il cinquantenario della locale chiesa pentecostale libera
La presenza e l’attività dei battisti in Campania, i cui inizi risalgano a 130 anni fa circa, si è concentrata nel tempo essenzialmente in tre zone: 1. La città di Napoli 2. L’Irpinia 3. Le cittadine a sud del Vesuvio. Altre presenze, meno importanti, si sono avute nella zona nord della provincia di Salerno e, sporadicamente, nel Casertano. Parlando di battisti, parlo di comunità e di persone (pastori e non) collegate alle missioni inglesi e americane originarie, la BaptistMissionary Society (BMS) e il Foreign Mission Board (FMB) della Southern Baptist Convention e facenti parte dei tre organismi unitari che si sono succeduti nel tempo: L’Unione Cristiana Apostolica Battista (UCAB 1883-1923), l’Opera battista in Italia (1924-1956) e l’Unione Cristiana Evangelica Battista d’italia (UCEBI, dal 1956). 1. La città di Napoli La prima predicazione dei battisti in Campania risale al 1873-74, ad opera del conte Osvaldo Papengouth “battista russo di origine olandese” [1], che non si sa da dove venisse (qualcuno dice che fosse stato battezzato qualche anno prima a Parigi, nella Senna), né come fosse diventato battista e perché fosse a Napoli, si ignora anche l’anno della sua morte, che dovette avvenire verso la fine del secolo, dato che nel 1898 era ancora vivo, anche se malandato di salute... Un figlio, Nicola fu suo collaboratore in città e poi a lungo pastore battista a Milano, con la Missione americana, fu redattore del “Testimonio” - il mensile dei battisti italiani - dal 1883, anno della sua fondazione, avvenuta a Napoli, in via Foria, fino al 1990 e morì probabilmente nel 1907. Osvaldo Papengouth, pur collaborando con le missioni americana e inglese, guidava, insieme con un laico, un certo Nicola Sisca, una comunità indipendente costituitasi forse nel 1875 in piazza S.Domenico Maggiore. Nel 1876 acquistava un locale in piazza S.Francesco da Paola, che fungeva anche da deposito per bibbie e trattati. Nel 1877 ci sono tre luoghi di predicazione dei battisti, con tre piccole comunità: - In piazza S. Francesco da Paola Osvaldo Papengouth con il figlio Nicola, e, qualche anno dopo con un altro figlio, Alessandro, medico, ex-console (dove? e per conto di chi?). - in piazza S. Domenico il pastore Giuseppe Colombo, inviato su richiesta dei Papengouth, dalla Missione americana - in via Toledo il missionario della BMS William KemmeLandels, con l’evangelista PierEnricoJahier, prima, e il prof. Nicola Nardi-Greco, poi. Messi insieme i membri delle tre congregazioni non raggiungevano le quaranta unità. Queste tre comunità continuarono a lavorare una accanto all’altra fino al 1903. I Papengouth avevano acquistato ad Anacapri un ex-convento (S.Michele Arcangelo), che fungeva da abitazione, da locale di culto e dove c’era anche un allevamento di cani. La chiesa battista libera da loro curata passò da piazza S. Francesco da Paola a Piazza Cavour per poi ritornare nel vecchio locale di piazza S. Domenico. La chiesa battista americana subì diverse peripezie: traslocò da piazza S. Domenico a via Magnocavallo, poi a Calata Trinità Maggiore, a piazza Principe Umberto, a via S:Giacomo, a Corso Re d’Italia, a via Miroballo al Rettifilo, a via Francesco Denza. Diversi furono anche i pastori fino al 1903: dopo Giuseppe Colombo, guidarono la chiesa Oscar Cocorda, Amedeo Basile e infine, dal 1889 Gaetano Fasulo. La chiesa battista inglese, dopo un paio d’anni in via Cisterna dell’Olio, si stabilì nel 1882 in via Foria, allora n° 175, poi divenuto 93. Al missionario Landels seguì il collega Robert Walker, affiancato via via dai prof. Nicola Nardi-Greco[2], e dai pastori Vincenzo Libonati, Giovanni Allegri e Vincenzo Tummolo. Nel 1903 si giunge all’unificazione delle tre congregazioni battiste, in via Foria, che però passa all’amministrazione americana. Fino al 1929 sono diversi i conduttori della comunità che cresce lentamente, ma con costanza: il pastore Santi Stagnitta, i fratelli Nicola e Alessandro Papengouth, Domenico Scalera, Piero Chiminelli, Nicola Macioce, Giuseppe Angeleri, Francesco Prisinzano. Dopo di che vi furono i lunghi pastorati di Asprino Ricci e Salvatore Tortorelli. Di alcune persone vissute o passate nella chiesa battista di Napoli nei primi 60 anni vogliamo ricordare alcune figure: Filippo Cuomo, ex-seminarista, laureato in filosofia e avvocato, convertitosi nel 1878, divenuto poi pastore a Torino e a Genova, dove muore nel 1892; Raffaele Miroballo, ex-prete che gettò la tonaca nel 1860, battezzato nel 1878, per molti anni anziano della chiesa e presidente della Società di mutuo Soccorso fra gli evangelici di Napoli, muore nei 1903; Giuseppe Petrelli, avvocato, convertito e battezzato in via Foria nei 1905, lasciò la professione per motivi di coscienza, poi si trasferì negli USA, dove fu pastore battista e quindi teologo pentecostale; Giuseppe Campenni, ex-prete, battezzato in via Foria nel 1909, che fu per tanti anni pastore in diverse zone della Campania; Francesco Cravero e Stallone (il nome è ignoto), che furono, prima e dopo la prima guerra mondiale, diaconi e anziani nella chiesa. Nella chiesa di via Foria vi furono delle iniziative notevoli nei primi decenni del ‘900: Ricordiamo il circolo culturale G. Savonarola, attivo per alcuni decenni, l’apertura nel 1912 di un “Segretariato per l’emigrazione” per aiutare gli evangelici che partivano per le Americhe. Segnaliamo che nel 1921, fra i diaconi neo-eletti ci sono due sorelle: Giulia Angeleri e Maria Grazia Renna. La buona salute della chiesa è testimoniata dai 130 membri che aveva nel 1913 e dai circa 200 battesimi amministrati dal 1920 al 1933. Da allora la chiesa di via Foria non è più cresciuta in modo eclatante, tranne nel periodo dell’immediato secondo dopoguerra. E’ rimasta una chiesa solida, fedele, aperta - oggi -anche alla accoglienza dei numerosi stranieri che vengono a lavorare nel nostro paese. Dagli anni cinquanta sono sorte a Napoli altre comunità battiste - all’inizio non facenti parte dell’UCEBI, ma dell’Associazione Missionaria Evangelica Italiana (AMEI) - a Bagnoli, all’Arenella, ad Arzano, Casavatore, Fuorigrotta: alcune di queste sono oggi inserite nell’UCEBI. 2. L’irpinia L’evangelizzazione dei battisti in irpinia ha avuto i suoi punti di forza nel capoluogo, Avellino e in due paesi dell’interno, Calitri e Bisaccia. La prima chiesa nasce ad Avellino nei primi anni ottanta del secolo XIX, con riunioni nelle case tenute dai pastori che vengono da Napoli. Nel 1885 la missione inglese manda un pastore fisso, Ernesto Taiani, ex-sacerdote cattolico, e nel 1886 viene aperto un locale. Seguono altri pastori: Francesco Libonati, Giovanni Piacentini, Oreste Ciambellotti, fino al 1911. Nei primi mesi, per ben due volte la casa del pastore è assalita da giovinastri che vengono dispersi dalla polizia. Dopo un decennio di crescita e di riunioni anche in altri comuni (Atripalda, Aiello,Trevico) c’è un periodo di crisi verso la fine del secolo e la comunità deve essere “rifondata”. Fra le persone più attive c’è la famiglia D’Annunzio che tiene anche una scuola. Ma nel 1901 deve trasferirsi a Genova per motivi di lavoro. Altra famiglia molto attiva negli anni successivi è la famiglia Morrison che diventa il fulcro della comunità. Dal 1911 al 1921 non c’è più pastore ad Avellino: la comunità, curata da Napoli è notevolmente assottigliata, non c’è più locale di culto. Si fa ancora un tentativo con i pastori Agostino Biagi e Vincenzo Veneziano, che risiedono sul posto: le riunioni sono prima in casa Morrison, poi, dal 1923, di nuovo in un locale pubblico. Dal 1933 Avellino di nuovo è senza pastore. Nel 1957 si riapre un locale in corso Umberto i, 76 e per 5 anni c’è di nuovo un pastore in loco (Marzano, Labianca), ma per discordie interne si decide di ritirare il pastore e Avellino torna ad essere diaspora, questa volta di Bisaccia. A Calitri la testimonianza risale all’inizio degli anni ‘90 dell’ottocento, con visite da Avellino. Poi, grazie all’opera del colportore Alfredo Barone, nasce una comunità: dal 1892 al 1894 si hanno 38 battesimi, si ha un locale pubblico. Poi per alcuni anni - essendo il Barone emigrato in America, così come diversi membri della chiesa - il gruppo è molto ridotto di numero e la responsabilità di guidarlo è affidata ad un fratello di chiesa, Michele Creanza. Morto il Creanza neI 1912, viene inviato sul posto il pastore Camillo D’Alessandro. La chiesa torna a crescere, si ha una scuola serale con un centinaio di iscritti e una notevole attività di conferenze e incontri. Data la presenza di diversi gruppi di credenti nei paesi circostanti, si crea una associazione regionale che ha Calitri come centro. Dopo la guerra, sempre con il pastore D’Alessandro la congregazione rifiorisce e si apre accanto alla scuola serale una scuola diurna. Il pastore crea un “Segretariato del popolo” che si occupa di far ottenere sussidi per famiglie povere, accelerare pensioni, far avere aiuti agli invalidi ecc. Nasce anche una sottosezione dei Giovani esploratori italiani (GEI). Nel 1923 arriva un nuovo pastore, Giovanni Piacentini. Poi la lenta decadenza: Calitri diventa diaspora di Bisaccia. La ripresa nel secondo dopoguerra viene stroncata dalla enorme emigrazione degli anni ‘50-’60. Restano oggi pochissimi anziani superstiti. A Bisaccia, il terzo polo dell’Irpinia, si iniziano ai primi del ‘900 degli incontri sporadici con visite da Napoli e Calitri. Fino al 1909 ci sono molti battesimi, ma l’emigrazione negli Stati Uniti, falcidia la chiesa. Nel 1909 viene inviato il pastore Giovanni Berio, che - in un ambiente fortemente ostile - si comporta in modo poco accorto, attaccando il clero e le autorità cittadine e scrivendo sul “Testimonio” articoli fortemente polemici. Durante tutto il mese di maggio ci sono dei forti tumulti contro il pastore guidati dai preti locali. Il pastore deve fuggire con la famiglia, mentre né il sindaco né il delegato di PS fanno alcunché per riportare la calma. La direzione della Missione sollecita il governo a intervenire: viene inviato un battaglione di bersaglieri. Gli evangelici bisaccesi non cedono alle minacce e alle vessazioni e chiedono che il culto venga ripreso, Il 4 giugno i pastori Stuart, Scalera, Ciambellotti e Ferraroni vanno a Bisaccia, riescono ad accordarsi con il commissario di polizia, viene affisso un manifesto pieno di tatto e le riunioni vengono riprese, Il 7 giugno un terremoto scuote la mattina presto l’Irpinia e i pastori ripartono in fretta e furia, sotto le urla della popolazione che li accusa di esserne la causa. Un tentativo di riunione il 2 e il 3 luglio, nonostante la protezione della polizia, e la presenza dei bersaglieri è stroncato dall’assalto della popolazione alla saletta. In autunno la situazione comincia a migliorare e con molta cautela vengono ripresi i culti e le visite. Nel 1912 si inaugura il tempio. Nel 1915 viene scoperta una lapide a ricordo dei fatti del 1910: La persecuzione del 1910 gesuiticamente organizzata ferocemente svoltasi eroicamente sostenuta meritò dalla munificenza dei fedeli americani questo tempio sacro al Principe della Pace. La chiesa battista di Bisaccia al signor I.P. Dottore Stuart che tanta parte prese riconoscente Per alcuni anni è pastore a Bisaccia Lorenzo Palmieri, un ex-sacerdote cattolico. Seguono, nel 1923 Gustavo Lari, nel 1928 Vincenzo Veneziano. La chiesa è robusta e vivace: ci sono scuole diurne e serali con circa 200 alunni mentre la scuola domenicale ne conta un centinaio. C’è una nutrita Unione giovanile. Fra le persone più attive della chiesa vi sono Antonio Giannetta, Antonio Tenore, Donato Castelluccio (che poi diventerà pastore), Antonio Marzano. La chiesa reggerà bene fino all’inizio degli anni sessanta (in certi momenti raggiungerà i 120-130 membri di chiesa) poi sarà falcidiata dall’emigrazione. Oggi sono rimasti una ventina di membri, curati da Napoli. Nel periodo di maggior espansione della presenza battista in Irpinia (1910-1930) nascono dei gruppi con propri locali di culto: Guardia Lombardi (27 membri nel 1914, con il pastore Finelii sul posto), S. Vito dei Lombardi (20 membri nel 1923) S. Angelo Lombardi, Lioni (dove il pastore Lorenzo Palmieri era stato parroco), Gesualdo (una decina di membri nel 1922). Furono queste comunità insieme a quelle di Bisaccia, Calitri e di Avellino a costituire (durò pochi anni) l’Associazione battista irpina. Dopo la seconda guerra mondiale vi fu una certa presenza battista anche ad Aquilonia e Lacedonia: anche questi gruppi furono travolti dall’emigrazione degli anni cinquanta-sessanta. 3. La zona a sud del Vesuvio In questa zona la presenza battista risale agli anni intorno al 1880. Nel 1886 viene inaugurata una sala a Boscoreale: nella cura si alternano i vari pastori e anziani delle chiese di Napoli. Nel 1896 si apre un locale a Boscotrecase. Per alcuni anni - fino alla sua morte, nel 1897 – è presente sul luogo il pastore Francesco Martinelli, poi ci sarà l’anziano Gennaro Pacileo, che poi diventerà pastore. Seguiranno Gaetano Fasulo e Giuseppe Campennì. Fra i vari battesimi di questi anni, si segnala quello dell’ex-frate francescano Camillo D’Alessandro, che diventerà poi pastore. Nel 1913 - nonostante le ripetute partenze per l’America - i membri di chiesa sono 35, i bambini della Scuola domenicale sono 68 a Boscotrecase e 52 a Boscoreale. Negli anni ‘20 e ‘30 queste località godettero del fecondo ministero del pastore Nicola Macioce, ex sacerdote. Queste chiese ressero fino agli anni novanta, poi si spensero. Nel frattempo la presenza battista si era allargata (fine ‘800) a Portici, Castellamare di Stabia, Anacapri, senza però mettere profonde radici. Più feconda fu invece la testimonianza nei decenni successivi a Torre Annunziata dove c’è tuttora un piccolo gruppo dell’UCEBI e a Torre del Greco attualmente con un’altra organizzazione. Infine dopo l’ultima guerra nacque una congregazione a S. Marzano sul Sarno, che visse per una quarantina d’anni. La maggior parte di queste chiese è oggi scomparsa e l’emigrazione non è stata la minore causa del loro spegnersi. 4. Altre presenze Tra le altre presenze segnaliamo S.Gregorio Magno, in provincia di Salerno, verso l’Irpinia. Nata nel 1913 per interessamento di diverse famiglie in contrasto con il parroco, la chiesa fu fiorente fino agli anni settanta (anche qui l’emigrazione ne causò l’irreversibile declino). Ebbe come pastori Piero Chiminelli, Giuseppe Campennì (per molti anni, fra le due guerre, e questo fu il suo periodo migliore), Giuseppe Gasbarro e altri. Oggi conta pochi membri e viene visitata da Napoli, ancora in provincia di Salerno si ricorda una presenza sporadica a Eboli, Battipaglia, Salerno, Castelcivita, Sessa Cilento, Senerchia. A Pozzuoli esiste tuttora una chiesa, ridotta ai minimi termini, erede della chiesa battista indipendente fondata da Pasquale Russo negli anni trenta, che molte persecuzioni ebbe a subire in epoca fascista e dopo. Infine vi fu, alla fine dell’800 e all’inizio del ‘900 una presenza sporadica per alcuni anni di famiglie convertite a Caserta e nella Terra del Lavoro, che non lasciarono tracce, se non in alcune comunità di tipo battista che seguirono poi altre strade, rispetto all’UCEBI. [1] Così lo definisce Valdo Vinay in “Storia dei valdesi “- volume III - Claudiana Torino 1980, p.249 [2] Nicola Nardi-Greco fu una personalità di spicco del battismo delle origini. Nato nel 1838, figlio di un medico-chirurgo, garibaldino nel 1860, era laureato in lettere e medicina e fu insegnante e giornalista. Battezzato da James Wall, insegnò nelle scuole evangeliche e diresse il mensile “Corriere evangelico” dal 1874 al 1877. Nel 1883 fu fra i fondatori del “Testimonio”. Dopo il pastorato a Napoli, fu conduttore della chiesa battista di Genova dal 1991 al 1916. A Genova morì nel 1917. Domenica, 15 febbraio 2004 |