In occasione della quindicesima giornata internazionale contro luso e il traffico di droghe del 26 giugno 2002, abbiamo chiesto ad Alfonso Landi, direttore de "La Casa Sulla Roccia", unica struttura di recupero per tossicodipendenti di Avellino, di fare il punto sulla situazione attuale. Cosa è cambiato da un anno a questa parte in provincia di Avellino e sul piano più generale? "Praticamente nulla sotto laspetto della riduzione del numero dei tossicodipendenti e della lotta allo spaccio. La situazione è sempre molto critica. Si sta anche abbassando il livello di reazione dellopinione pubblica rispetto al fenomeno, nel senso che la gente da un lato ha paura della diffusione della droga, e dallaltro è stufa di sentirne parlare anche perché vede pochi risultati concreti. In più stiamo assistendo a due fenomeni molto preoccupanti quali labbassamento delletà a cui i ragazzi diventano tossicodipendenti verso i 10-11 anni e la diffusione di nuove droghe ancora più pericolose. Gli unici che si sono attrezzati, per continuare a restare sul mercato, sono le organizzazioni criminali dedite al traffico di stupefacenti che stanno producendo droghe pericolosissime come quella chiamata "eroina da fumo". Si tratta di eroina che però viene assunta attraverso il fumo con quella che sembra una normale sigaretta. In questo modo gli spacciatori di droga hanno aggirato il pericolo AIDS associato oramai allo scambio di siringhe infette fra gli eroinomani. I genitori, daltro canto, non vedendo buchi di siringhe sono portati a pensare che magari il proprio figlio/a faccia uso di un innocuo spinello di Hashish o Mariuana, e il gioco e fatto". Cosa si dovrebbe fare per dare una svolta alla lotta contro luso ed il traffico di droga? "Sta prevalendo purtroppo lidea di delegare la lotta alla droga o il recupero dei tossicodipendenti alle sole comunità terapeutiche. Si tratta di unidea assolutamente sbagliata. Cè bisogno invece della massima sinergia fra le istituzioni dello Stato, le comunità terapeutiche e la società nel suo complesso, scuola e famiglie principalmente. Per sconfiggere la droga ci vogliono le famiglie, la scuola, la polizia, il comune e quantaltro sia possibile mettere in campo. Questo perché la droga la si sconfigge innanzitutto sul piano educativo. Se una comunità riesce a recuperare un tossicodipendente, ad esempio, egli poi deve essere accolto dalla società e reinserito nel suo seno. Oggi invece si pretende che siano le comunità terapeutiche a risolvere il problema del lavoro per gli ex tossicodipendenti da esse recuperate. Le comunità terapeutiche, in definitiva, sono abbastanza isolate rispetto alla società. La rimozione del problema e la delega a qualcun altro è il pericolo da sconfiggere".
Martedì, 25 giugno 2002
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