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www.ildialogo.org PER LA MEMORIA DI NILDE IOTTI, IN MEMORIA DI NILDE IOTTI  ,di Sebastiano Saglimbeni

PER LA MEMORIA DI NILDE IOTTI, IN MEMORIA DI NILDE IOTTI  

di Sebastiano Saglimbeni

Dicembre 1999, dicembre 2019. Venti anni trascorsi da quando una tra le combattive e complete donne italiane della seconda metà del secolo scorso si licenziò con il mondo dei viventi. Mi riferisco a Leonilde Iotti, da tutti chiamata Nilde, di Reggio Emilia, il capoluogo dove vennero fucilati il 28 dicembre del 1943 dalla furia omicida fascista i sette fratelli Cervi, quei puri contadini dei campi, che, come li cantò Salvatore Quasimodo, avevano “nel cuore pochi libri”. Nilde Iotti, terminati gli studi all’Università Cattolica di Milano, con il conseguimento di una laurea in Discipline letterarie, scelse nel 1945 di entrare nella vita politica durante quella stagione storica ardua di ricostruzione. L’Italia sanguinava per le infinità di quelle terribili ferite belliche, ma mostrava un volto speranzoso che esprimeva volontà di rinascite sociali ed economiche, dopo tutto quel sangue dei patrioti versato nella strenua lotta di Liberazione. Pure Nilde, allora ventenne, come diverse altre donne, una patriota.
Quel lunedì del 6 dicembre 1999, giorno dell’addio, la nostra stampa rese servizi, che si lessero come dei veri tributi di stima e rispetto alla donna, alla grande signora Nilde, salutata, tra l’altro, come il simbolo per tutte le donne italiane. “L’Unità” dedicò alcuni servizi, a firma di Alessandro Natta, di Giorgio Frasca Polara, di Andrea Franzò e di Natalia Lombardo. Quest’ultima, rispetto agli altri, firmò due estesi servizi. In uno, descrisse una marea di gente lì arrivata, nella sala della Lupa a Montecitorio per salutare quella grande signora per anni parlamentare e per due e più legislature Presidente della Camera dei deputati. Scrisse la Lombardo: “Un fiume ininterrotto tutto il giorno. In silenzio, a passi lenti, ventimila persone hanno reso l’ultimo saluto a Nilde Iotti. Sono donne e uomini di tutte le età, moltissimi giovani, intere famiglie con bambini, persino alcuni sacerdoti. C’è chi la saluta con il pugno chiuso e una sciarpa rossa al collo. Molti accennano il segno della croce”. Segue tutta un’elencazione di maschere o - detto alla latina - di persone dell’area politica, dello spettacolo e della varia cultura, lì comparse dinanzi al feretro della signora Iotti.
“L’Unità” titolò l’intervento di Natta “Le virtù del rinnovamento”. Si senta qualche tratto dell’incipit : “Il ricordo più acuto e struggente è quello di Yalta, nell’agosto del ’64, delle ore estreme di Togliatti, quando con Longo sono stato vicino a Nilde Iotti . Allora si spezzò un rapporto umano, forte, perché Nilde con Togliatti e con Marisa aveva creato una vera famiglia, e si concluse anche uno straordinario sodalizio politico. Nilde Iotti aveva trovato sul suo cammino un maestro eccezionale, ma era stata un’allieva di grandi qualità”. Natta precisò, ricordando nella sua armoniosa testimonianza di uomo politico e di scrittore politico, che quando nel 1946 Nilde, giovanissima, venne eletta alla Costituente, “fu per meriti propri, per l’impegno nella Resistenza, per una tradizione familiare, per una preparazione culturale, anche, ad affermarsi, a far bene nel campo della politica e per una grande spinta”. Nilde Iotti difatti sin dall’elezione alla Costituente riuscì a conseguire un magistero politico che si protrasse a lungo, in modo pieno, sino a pochi mesi prima della sua scomparsa; e parve a tanti acutissima nei suoi interventi in Parlamento, osservante di una “politica che non ignora mai le esigenze del realismo ed anche le durezze delle sue regole, ma che cerca di ispirarsi sempre a grandi obiettivi di avanzamento civile e sociale, di riscatto e di liberazione umana”, come ancora si può leggere in quell’ intervento di Natta.
Frasca Polara, giornalista e scrittore, intervenne con un corsivo con il quale ci ricordò gli anni trascorsi, come collaboratore, con la Presidente della Camera dei Deputati. “E’ stato bello”, scrisse, “e soprattutto istruttivo lavorare tanti anni accanto a Nilde, come è capitato a me, prima come apprendista cronista, poi come resocontista al Comitato centrale e giornalista parlamentare, e infine come suo portavoce nei tredici anni in cui Iotti presiedette la Camera”. Seguono in questa testimonianza grandi rivelazioni sulla donna, con una chiusa dove Frasca Polara fa parlare Nilde a proposito della giustizia . Così: “Tintinnio di manette? In tutte le carte che ho letto, migliaia e migliaia di pagine, sinceramente ho sentito solo tintinnio di denari, e di denari sporchi”. Ricordo, a questo punto, che Frasca Polara, su licenza e sollecitazione di Nilde Iotti, fu colui che per il trentennale della morte del latinista Concetto Marchesi mi inviò, con certa tempestività, tutti i discorsi che l’umanista, ch’era diventato un deputato, pronunciò alla Camera dei deputati nella prima e seconda legislatura, esattamente, dal 1948 al 1957, data della sua scomparsa. Fu così che potei impegnarmi a divulgare un’alta scrittura racchiusa in una pubblicazione di un volume consistente, a mia cura, che raggiunse due edizioni.
Fra me e Nilde Iotti, che ora la ricordo, come è doveroso, s’era stabilito un rapporto epistolare, da quando avevo pubblicato gli scritti e i discorsi che Togliatti espresse per l’Autonomia siciliana. Lei, per l’occasione di quella pubblicazione riguardante i discorsi dell’umanista, in quanto era stata invitata dalla direzione del quotidiano “l’Unità” a ricordarlo, volle tanto ringraziarmi. In seguito, ci fu possibile conoscerla di persona a Venezia, mentre avveniva la consegna delle medaglie d’oro - fatte coniare dal Parlamento - a tutti i costituenti, ancora viventi, alcuni, o ai parenti. Al sottoscritto venne dato l’incarico da Lidia Marchesi Mendelson, ottuagenaria, vivente negli Stati Uniti d’America, figlia di Concetto Marchesi, che fu costituente, a ritirare la medaglia d’oro dedicata al padre. La signora Lidia Marchesi Mendelson volle farmi dono di questa medaglia, ben coniata, per premiare il lavoro che avevo dedicato al padre.
Fatto questo inciso, si può accennare allo scritto di Franzò con il quale informò il lettore sull’arrivo, fra gli altri, di figure, come Giglia Tedesco e Marisa Rodano, “compagne di tante battaglie delle donne e per le donne” e sull’arrivo di Carlo Azeglio Ciampi con la consorte. Questa salutò accoratamente la defunta con “Ciao, amica di una vita…conserverò per sempre nel mio cuore le parole di serena consapevolezza con cui ci siamo lasciate qualche giorno fa e che per me sono l’ultima testimonianza del tuo spirito forte, mai piegato dal male…”.
Fra le presenze muliebri, tra le più singolari, che si notarono dinanzi al feretro, possono ricordarsi una religiosa, la famosa suor Gervasa, l’amica del popolo, dei carcerati, che gira il mondo sebbene in età avanzata, per donare ai disgraziati, e Irene Pivetti, che successe, pure giovane, alla Camera, come Presidente, a Nilde Iotti. Irene Pivetti in lacrime proferì - si legge in un servizio del quotidiano prima citato, senza firma - parole, riguardanti “la grande dignità personale e la capacità di tenere insieme personalità e femminilità, che possedeva Nilde Iotti” ed altro.
Se questa fu la storia di quel trapasso, l’altra storia che poté costruirsi su Nilde Iotti, nata nel 1920 ed arrivata a sfiorare l’età di ottanta anni, è intensa di accadimenti, tutti di lotte costantemente fatte per una rinascita sociale, di lotte consistenti pure per difendere le sue scelte private, per difendere la condizione umana e civile di tutti, con riguardo alle donne, delle quali sapeva, che erano rimaste, quando era finita la guerra, “sulla linea di combattimento contro la miseria, l’infermità, l’abbandono: contro la delusione, la sfiducia, la collera”. Così come ce le descrisse Concetto Marchesi su “l’Unità” del 15 maggio 1952.



Venerdì 06 Dicembre,2019 Ore: 11:27
 
 
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