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www.ildialogo.org “SE PER CHI PARTE C'E' UNA CASA IN USO, PER CHI RESTA DEVE ESSERCI UNA CASA IN PROPRIETA”: OTTORINO MARCOLINI, UN UOMO CONTRO CORRENTE , VIVE NEI RICORDI E NELLE CASE DEI VILLAGGI CHE DA LUI HANNO PRESO NOME: LA FIABA BIOGRAFICA DI GIAN PAOLO TOMASONI,A CURA DI CARLO CASTELLINI

“SE PER CHI PARTE C'E' UNA CASA IN USO, PER CHI RESTA DEVE ESSERCI UNA CASA IN PROPRIETA”: OTTORINO MARCOLINI, UN UOMO CONTRO CORRENTE , VIVE NEI RICORDI E NELLE CASE DEI VILLAGGI CHE DA LUI HANNO PRESO NOME: LA FIABA BIOGRAFICA DI GIAN PAOLO TOMASONI

A CURA DI CARLO CASTELLINI

La figura di PADRE OTTORINO MARCOLINI si staglia nettissima sull'orizzonte bresciano ed è viva nel ricordo di tanta gente che lo conobbe, che lo apprezzò in vita ed ancora più lo apprezza ora, per le molteplici iniziative, per le realizzazioni frutto della sua vulcanica intuizione e del suo profondo senso di socialità e umanità che lo pose per tutta la sua laboriosa, intensa esistenza, accanto ai più umili, al mondo del lavoro e dei giovani, amico, consigliere, confortatore e stimolatore, con quella sua inimitabile, irripetibile carica dinamica, che era al tempo stesso creatività e speranza.
OTTORINO MARCOLINI, ingegnere laureato al Politecnico, destinato, dopo aver vinto il previsto concorso alla direzione della sezione gas, doveva conoscere altri destini, la vocazione al sacerdozio, che ne faceva PADRE OTTORINO MARCOLINI, e generazioni di Bresciani ne facevano così la sua conoscenza alla PACE dei Padri Filippini, dove l'ingegnere insegnava matematica ai giovani ponendo nell'insegnamento le grandi doti di comunicativa, così tipiche del suo temperamento estroverso, apertissimo e cordiale.
Non si possono dimenticare il famoso DOPOSCUOLA DELLA PACE, e le SERALI, organizzate per consentire ai lavoratori di conseguire titoli di studio che permettessero loro di migliorare la loro condizione sociale. Docente illuminato, guida spirituale, animo candido e semplice, Padre Ottorino Marcolini fu certamente amatissimo da discepoli ed amici: il suo spirito profondamente
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cristiano, la sua grande sensibilità ai problemi sociali,, del mondo del lavoro, quel suo essere e sentirsi radicato nella realtà vissuta della povera gente, dalla gente semplice e tenace, fiera pur nella sofferenza, lo rendevano come pochi capace di comprensione e di interpretazione dei problemi e dei momenti, anche particolari, che la società viveva, nel suo divenire faticoso, tribolato e difficile: cappellano militare degli alpini, viveva in Russia la tragica epopea dei nostri soldati, condividendone fino in fondo i tormenti indicibili traendone i contenuti d'un messaggio destinato a rimanere in lui indelebile.
Nel contesto del difficilissimo problema della ricostruzione dopo le immagini tragiche della guerra (non si deve dimenticare che Brescia uscì semidistrutta dalle vicende belliche del secondo conflitto mondiale, essendo la nostra provincia tra le più colpite in quanto considerata l'arsenale d'Italia per le numerose fabbriche d'armi insediatevi), Padre Marcolini si inserì vulcanicamente (e non poteva che essere così stante il suo temperamento indomito e decisivo), con le intuizioni profondamente sociali, che lo portarono ad ipotizzare, e rapidamente a creare, i famosi VILLAGGI DI PADRE MARCOLINI, divenuti in breve il simbolo di un modo di affrancarsi, di passare a diverse condizioni di vita.
“Diamo alla gente la possibilità di avere e una casa propria , anche piccola, diceva l'incontenibile padre filippino, e davanti alla casa una spanna di terra”. Ogni volta queste sue affermazioni costituivano un atto di fede, una dichiarazione di speranza non per sé, ovviamente ma per il prossimo. Che aveva il potere si muovere ostacoli, di abbattere resistenze, di vincere ostracismi e critiche, che all'epoca, ora lo si può dire, non mancarono di certo.
Ieri le critiche, oggi il riconoscimento. Il primo Villaggio Marcolini al Violino, poi alla Badia, poi al Prealpino, quindi al Sereno, dove Padre Marcolini sembra vegliare in quel monumento che la riconoscenza unanime ha voluto elevargli, in bronzo, proprio all'ingresso del Villaggio, sulla serenità di quanti oggi, dicono Padre Ottorino Marcolini era nostro amico.......”. Era veramente l'amico di tutti: sembrava scuoterlo una febbre, una febbre di creatività e di concretezza, di impetuoso impegno, era come un motore in perenne movimento su ogni ostacolo marciava come un bull-dozzer, ed il suo era un cammino costante, che scandiva con il passo dell'alpino, sicuro ed inarrestabile.
Egli stesso, quando lo chiamavano ingegnere ( i suoi villaggi stavano nascendo, uno dopo l'altro, per tutti era il Padre ingegnere) si definiva seccamente, con uno di quei tratti bruschi del suo carattere che lo facevano classificare come estroso, o originale, (la gente bresciana dà a questi termini un significato speciale, non mai diminutivo) “Magut”. Con la cazzuola, la “malta”, la squadra, il compasso, la tonaca sempre macchiata di cemento e polvere, le scarpe infangate e l'incapacità di sostare, anche per un attimo, a tirare il fiato........
“Magut”, muratore, lavoratore con i calli alle mani, perchè così era e doveva essere, perchè così e solo così diceva di poter entrare nei problemi, di poterli capire, affrontare e risolvere. E di questo “Magut” la FIABA BIOGRAFICA scritta da GIAN PAOLO TOMASONI, traccia un profilo profondamente umano attento alle sfumature, colte nei colloqui dai quali la figura di Padre Marcolini Ottorino emerge vivissima in tutte le sfaccettature, dai momenti degli incontri importanti e decisivi, alla sua esistenza, carica di umanità, di profondo spirito cristiano, di solidarietà umana nata dall'istinto, dalla vocazione all'amore per il prossimo, tradotta nell'impegno accorato, vivo e profondo: la storia della situazione dell'O.M. (OFFICINE MECCANICHE), il suo impegno perchè l'azienda avesse il massimo sviluppo. L'incontro con l'ing. ORAZI, poi con BRUNO BECCARIA, sempre in costante rapporto con l'ing. VITTORIO VALLETTA, dal quale sollecitava aiuti per le sue iniziative. Momenti indimenticabili, forse anche poco conosciuti della vita di Padre Ottorino Marcolini, che il libro tratteggia con ritmo incalzante ed appassionante, con pagine di toccante umanità che fanno emergere vivido il temperamento dell'uomo e del sacerdote:”Il giovane proseguendo nelle sue confidenze, dichiarò a padre Ottorino che stante l'esiguità dei suoi risparmi, non potendo permettersi la casa, era tentato di comperarsi una “Lambretta”. “Tanto per quello che ci posso fare, almeno ce la spassiamo un po', andando in giro io e la mia ragazza....”. Una conversazione come tante che però in padre Ottorino ha l'effetto di una scintilla che fa scattare un meccanismo pronto da tempo e che aspettava solo di essere innescato.....”
Il meccanismo è quello di un immediato sondaggio, con responso inequivocabile. Soldi a parte, visto che di risparmi non ce ne sono molti, quasi tutti gli interpellati considerano l'idea della casa in proprietà un sogno irrealizzabile, ma straordinariamente agognato. Il giovane che ha detto di voler comperare una Lambretta non potendosi permettere una casa, va a lavorare a Milano, dove gli danno un appartamento in uso. Padre Ottorino ha già fatto la sua sintesi.
“Se per chi parte c'è una casa in uso, per chi resta deve esserci una casa in proprietà”. Su questa semplice umanissima equazione, nascono come per incanto, i primi villaggi di PADRE OTTORINO MARCOLINI. E' bastata dunque una scintilla, caduta su un fuoco che covava sotto la cenere, per infiammare il Magut. E questo fuoco divampa rapidamente, coinvolge e brucia tutti quelli che si avvicinano a padre Marcolini il cui sentimento si diffonde e si espande a macchia d'olio, pur nei difficilissimi momenti del dopoguerra: ed è contributo prezioso, per la nostra città, a quell'opera di ricostruzione che impegna autorità pubbliche e cittadini, divenendo in breve realtà.
La storia della COOPERATIVA LA FAMIGLIA è tutta da leggere. E una parte della vita di padre Ottorino Marcolini del messaggio profondamente cristiano che ci ha lasciato, del suo senso di umana solidarietà, del suo amore per il prossimo, della sua profonda comprensione per i problemi del mondo del lavoro, della sua strettissima comunicazione con i lavoratori, e on la loro ansia di elevazione: una vita intensa, intensamente vissuta con spirito cristiano, al servizio del prossimo, di cui si dovrebbe dire :”Fu meraviglioso, non avrebbe dovuto lasciarci mai”. BRUNO BONI).
(Prof. BRUNO BONI, Sindaco di Brescia, dal 1948 al 1975. Poi Presidente dell'Amministrazione Provinciale; Attuale Presidente della Camera di Commercio; il più bresciano dei bresciani), 12 luglio 1987).



Domenica 30 Dicembre,2018 Ore: 18:14
 
 
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