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www.ildialogo.org SCAVANDO NELLA SABBIA DEL DESERTO, HA SCOPERTO LE RADICI CRISTIANE DELLA RELIGIONE, I SEI DECENNI DI GIOVANNI VANTINI NEL SUD SUDAN; UN MODERNO ESEMPIO DI MISSIONE CON IL PALLINO DELLA RICERCA,A CURA DI CARLO CASTELLINI

SCAVANDO NELLA SABBIA DEL DESERTO, HA SCOPERTO LE RADICI CRISTIANE DELLA RELIGIONE, I SEI DECENNI DI GIOVANNI VANTINI NEL SUD SUDAN; UN MODERNO ESEMPIO DI MISSIONE CON IL PALLINO DELLA RICERCA

A CURA DI CARLO CASTELLINI

CHI E' GIOVANNI VANTINI?
Ha 83 anni, di lui 58 trascorsi a KHARTOUM in SUDAN. Ha speso la sua vita sui libri e scavando nella sabbia deserto. Ma lui precisa:”Sono sempre stato soltanto un missionario”. Con un pallino però: lo studio ella' antica NUBI cristiana . Tanto da diventare un'autorità mondiale sull'argomento.
SCAVANDO NELLASABBIA DEL DESERTO.....
Ordinato sacerdote nel 1947, e assegnato al NORD SUDAN. Recatosi inizialmente in LIBANO per imparare l'arabo, nel 1949 raggiunge KHARTOUM dove si impegna come insegnante nelle scuole fondate e gestite dai Comboniani e come assistente del Parroco delle cattedrale.
Ricorda:”I cattolici non erano molti, e quasi tutti non africani. Siriani, maltesi, palestinesi, libanesi, italiani, francesi, inglesi..... C'era anche uno sparuto gruppo di Sudanesi, discendenti dai neri battezzati da mons. Daniele Comboni”.
Nel 1953, termina il condominio anglo-egiziano in Sudan e Khartoum ottiene un regime di autogoverno. Si parla sempre più di indipendenza e il vescovo AGOSTINO BARONI, desideroso di influenzare positivamente il nuovo corso con principi sociali cristiani,decide di aprire un giornale. “E pensa a me come direttore. Così nel 1954, sono a Londra per un Corso di giornalismo. Torno alla fine dell'anno seguente. Il primo gennaio 1956, giorno dell'indipendenza del SUDAN, pubblico il primo numero di ASSALAM (la pace),
un quindicinale che tira subito 2.500 copie.”.
Intanto nel SUD è scoppiata la guerra civile, destinata a protrarsi per 16 anni. Decine di migliaia di Sud-Sudanesi, cercano rifugio al Nord. “Masse innumerevoli di spiantati, diseredati, bisognosi di tutto.Cerchiamo di accoglierli aiutarli. Creiamo centri di incontro (nadi o club) per loro. Diamo inizio anche al catecumenato. Ogni anno impartiamo 80-100 battesimi.
Dopo lo scoppio della seconda guerra civile, nel 1983, i catecumeni”sudisti” diventeranno migliaia. Nella mia nuova parrocchia di ONDURMAN giungerò a battezzare 700-800 adulti ogni anno. Sparita la comunità cattolica bianca, nel 1956, ci troviamo davanti a una nuova fiorente chiesa nera in terra islamica”.
Una chiesa trapiantata? “All'apparenza, sì – spiega padre GIOVANNI. In verità, questi cristiani non sono del tutto “stranieri” nel Nord Sudan. Per quanto possa apparire strano, il cristianesimo si era stabilito in questo paese mlto prima dell'arrivo dell'islam. Dal 500 al 1400, la fede cristiana era fiorita lungo la valle del Nilo, a nord di Khartoum, dando vita a tre grandi regni cristiani.
Le prove? “Ci sono, eccome! Sono apparse a migliaia da quando, nel 1958, l'Unesco lanciò un appello al mondo intero perchè intervenisse prontamente a salvare i monumenti dell'ANTICA NUBIA, destinati a sparire per sempre sotto le acque del grande lago artificiale che si sarebbe venuto a creare monte della NUBIA superdiga progettata dall'Egitto”.
A Pasqua del 1959, padre VANTINI, è a WADI HALFA, una delle zone destinate ad essere allagate. Gli è stato chiesto di visitare la piccola cpomunità cattolica , rimasta senza prete. “Per caso, mentre gironzolo per il mercato, incontro alcune signore bianche, venute in città a fare spesa. Mi salutano e mi chiedono cosa faccia lì........e m'invitno a visitare i siti dove i loro mariti stannoscavando. Accetto prontamente. Osservo qualche foto, interrogo gli esperti e annoto tutto sul mkio quaderno. D
Di ritorno a KHARTOUM scrivo ogni cosa sl mio giornale. E' la prima volta che la gente del SUDAN viene a sapere dell'esistenza di questi reperti archeologici. Scrivo articoli pure per NIGRIZIA, perchè anche il resto del mondo sappia”.
Nel 1966, dopo un nov apello dell'UNESCO,l'università di Roma decide di inviare una sua spedizione archeologica nella NUBIA. Il VATICANO dà un forte contributo finanziario e chiede la presenza di un sacerdote. “Si dà il fatto che in Vaticano, ci sia un monsignore che è abbonato a NIGRIZIA e legge i miei articoli. S'informa su chisia l'autoree mi vedo arrivare una letteraa in cui mi si chiede di aggregarmi alla spedizione dell'università di Roma. Dal '66 al '70 partecipo direttamente agli scavi””.
IL SEME SEPOLTO.......NON E' MORTO INVANO.
Padre GIOVANNI VANTINI decide di raccogliere tutto quanto è stato scritto sull'argomento dagli antichi autori e inizia a visitare le più note biblioteche dell'Europa e del Medio Oriente. Un giorno, in uno scantinato di dell'università di KHARTOUM, s'imbatte in un armadio pieno di antichi volumi.
“Lo apro e mi trovo davanti a tomi enormi, zeppi di documenti antichissimi, corredati di mappe, che coprono il periodo che va dai geroglifivi fino al 1550. Li leggo uno dopo l'altro, ricopiando ogni cosa che riguarda l'ANTICA NUBI. Riempio così oltre duemila fogli di protocollo con passi di autori arabi, siriaci, etiopici, copti, ebraici, e altri ancora”.
Nel 1969 viene celebrata a ESSEN, GERMANIA, la prima conferenza sugli studi nubiani e anche padre GIOVANNI VANTINI è invitato a parteciparvi. “L'argomento del mio intervento è il viaggio compiuto da un re nubiano a BAGHDAD. In alcuni studi storici si fa accenno ad esso. Io però sono in possesso di rapporti dettagliati su quella impresa diplomatica, scritti in arabo e siriaco”.
Tra le risoluzioni finali della conferenza figura la necessità di preparare un repertorio di tutti i testi antichi riguardanti l'Antica Nubia. Il padre alza la mano:”Se intendete diret esti scritti da storici, io li avrei già pronti”. E ha inizio un periodo di lavoro frenetico di pubblicazioni: dapprima, THE SCAVATION AT FARAS. A CONTRIBUTION TO THE HISTORY OF CHRISTIAN NUBIA, nel 1972, (EMI BOLOGNA); quindi, ORIENTAL SOURCES CONCERNING NUBIA (WARSZAW /HEIDELBERG:AKADEMIE DER WISSENSCHAFTEN, 19759.
“E così entro nel ristretto circolo degli addetti ai lavori. Ma il mio scopo non è “archeologico”: io sono ben piantato nel presente. Intendo mostrare che i Sudanesi che battezzo, non sono “fuori luogo”. Ilgovernod i KAHRTOUm vorrebbe imporre la legge islamica, la SHARIA, su tutto il paese e presenta l'appaizione e l'ascesa del MAHDI (l'2inviato) e dei suoi immediati successori negli anni 1880 come punto di riferimento storicoper una tale decisione. Eh no! La fede cristiana ha qui radici molto più antiche dell' stesso islam”.
Padre GIOVANNI pubblica anche tre testi divulgativi in cui racconta le conclusioni dei suoi lunghi studi: in arabo,
Ta' rikh al-masihiyya fi-l maalik al-nubiyya al-qadima wa-l-Sudan al-hadith (KHARTOUM, 1978); in inglese, Christianity in the Sudan, (Emi Bologna, 1981); e in italiano, Il cristianesimo nella Nubia antica (Museum Combonianum, 1985).
Conclude:” Dopo il 1964, quando non fu più possibile scavare a WADI HALFA, si passò a DONGOLA. Qui sono state rinvenute altre chiese e una miriade di importanti reperti archeologici. Negli anni 1990 è stata trovata una casa privata con i muri ricoperti di dipinti cristiani. Nel 1993 è stata la volta di un monastero, con cimitero e ospizio per pellegrini, anche quest'ultimo tutto istoriato. Simili scoperte si sono avute fino al 1998, e tutte hanno confermato la mia convinzione: l'avvento dell'ISALAM in SUDAN, ha sì sepolto sotto spesse coltri di sabbia le vestigia gloriose di antiche chiese cristiane, ma l'odierna comunità cristiana di KHARTOUM può oggi dire che il seme sepolto non è morto invano”.
PADRE GIOVANNI sta ora preparando una nuova edizione delle sue opere in inglese:”E' vero che esistono sudi particolari, concernenti le recenti scoperte, pubblicati su riviste specialistiche, ma io desidero che anche i non addetti ai lavori sappiano quanto si è ritrovato – e si sta ancoea trovando – sotto le sabbie del deserto sudanese”.
Aggiunge:”Anche grazie alle mie pubblicazioni, gli intellettuali del NORD SUDAN oggi sanno che il loro paese, ha sviluppato un'arte e un'architettura cristiane seconde a nessun'altra. E per me, ormai vecchio, è motivo di profonda emozione ricevere la visita di studenti universitari musulmani che vengono da me per chiedere consigli su come impostare la loro tesi di laurea sul passato del SUDAN. Spero che le indicazioni e i suggerimenti che offro loro li aiutino ad aprire gli occhi sulla verità storica del Sudan. Anche questo è fare missione o no?”
La sua ultima fatica è LA MISSIONE DEL CUORE – I COMBONIANI IN SUDAN NEL VENTESIMO SECOLO, pubblicato nel maggio 2005 (Emi Bologna). In 992 pagine, padre Giovanni ripercorre l'intera storia comboniana in Sudan, molta della quale è frutto della sua conoscenza diretta della situazione ecclesiale e civile. In quasi sei decenni della sua presenza nel paese, ha incontrato la quasi totalità dei Comboniani che hanno lavorato in Sudan, sia nel Nord che nel Sud.
Grazie al so impegno nel mondo della scuola, in paRticolare al COMBONI COLLEGE DI KHARTOUM, ha potuto accedere ad una vastissima rete di contatti e informazioni. Scrive:”Ho cercato, per quanto possibile, di riportare le parole dei protagonisti, inquadrandole, ove necessario, nell'ambiente storico e geografico”.
Alla fine, confessa.”Non intendo prestare loro i miei commenti”. Davanti, però, all'immenso lavoro compiuto, termina così:”Esprimo soltanto il mio, che è questo: DIGITUS DEI EST HIC (“Qui c'è il dito di Dio”). (GIOVANNI VANTINI, a cura di FRANCO MORETTI, da ISTANTANEE DELLA MISSIONE, EDITORIALE NIGRIZIA, 2006, a cura di Carlo Castellini).



Martedì 15 Ottobre,2019 Ore: 19:04
 
 
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