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www.ildialogo.org Sergio Gormiti dell'Isolotto ci ha lasciato,di LA COMUNITA' DELL'ISOLOTTO

Sergio Gormiti dell'Isolotto ci ha lasciato

di LA COMUNITA' DELL'ISOLOTTO

Comunichiamo con dolore, affetto tenerezza che Sergio ci ha lasciati/e questa notte. Ci fa piacere renderlo presente e ricordarlo con questo testo che ha scritto recentemente per Adista

Luciana - Claudia - Elena -x  LA COMUNITA' DELL'ISOLOTTO

 
Nel mondo che faremo Dio è risorto, di Sergio Gomiti, da Adista 14.04.2019
All'inizio di questo racconto, che va sotto il nome di Passione di Cristo, Gesù capisce che la minaccia che viene dai potenti e dai sacerdoti è concreta, che il pericolo è imminente.
E' un momento di sconforto e di disorientamento, per lui e per tutti coloro che lo hanno seguito: c'è chi non ha capito, chi si perde in chiacchiere su chi sia il più grande tra loro, chi ha paura, chi cerca la spada, chi è pronto ad andarsene. Ed è il momento in cui Gesù fa la sintesi di una vita e di un'esperienza comunitaria per come si era svolta fino ad allora. E infatti in questo momento difficile, di fronte alla paura e alla violenza del potere, Gesù sintetizza in pochi gesti e in poche parole tutto il loro percorso.
E' come se Gesù avesse detto: 'ciò che davvero conta, ciò che potete fare se davvero mi faranno fuori e se volete che davvero questa nostra esperienza sopravviva, è vivere insieme da fratelli, affrontare le difficoltà senza escludere nessuno (Gesù mangia anche con Giuda, anche con Pietro, certamente anche con le donne e i bambini). E’ condividere il pane e il vino, cioè condividere ogni aspetto della vita'.
I gesti sono quelli del mangiare insieme a tavola, le parole sono “fate questo in memoria di me”. Questo è, per me, il succo di questa storia.
Fate questo in memoria di me significa vivere senza che vi siano né padroni né servi, né padri né maestri, dove non ci sia chi ha troppo e chi non ha nulla, dove non ci sia chi mangia e chi rimane senza, dove non ci siano coloro che pretendono di sapere tutto e chi non ha voce, dove non ci sia chi guadagna una fortuna e chi non ha lavoro. L'essere cristiani deve avere questo orizzonte pratico e il celebrare la cena di Gesù deve avere questo significato; se non ce l'ha, allora è tutta una bugia, sono tutte chiacchiere inutili e dannose.
Fin dagli inizi della nostra comunità [Comunità dell'Isolotto, ndr] abbiamo cercato di vivere la fraternità e la liturgia in questo modo vivo e attuale: per esempio, nel 1968 non avremmo potuto celebrare la pasqua senza stare dalla parte di Martin Luther King che era appena stato ammazzato e dalla parte dei neri cui erano negati diritti e dignità.
Oggi non possiamo celebrare la cena di Gesù e la pasqua, senza stare dalla parte di tutti coloro che fuggono dalla guerra, che tentano di passare il mare, di tutti coloro che cercano pane, lavoro, diritti e dignità.
Inoltre in questo racconto, secondo me, c'è l'ossatura di come dovrebbe essere la chiesa, ossia “ecclesia”, “comunità delle comunità” che fanno riferimento al messaggio evangelico: comunità sorelle, alla pari, che cercano, ciascuna nel proprio contesto, di vivere la fraternità.
La storia del cristianesimo, che in questi anni ho studiato a lungo, mostra invece come la Chiesa di Roma, fin dai primi secoli, ha assunto posizioni di potere e di autorità, ha cercato la ricchezza e ha messo in atto un'infinita serie di violenze, roghi ed esclusioni. E ogni volta che la Chiesa di Roma ha escluso qualcuno, per mantenere il proprio potere, per la pretesa di conoscere il volere di Dio, in realtà ha rotto la fraternità e il senso della “ecclesia”, nella quale, come ha detto Giovanni XXIII nell'enciclica Pacem in terris possono esserci solo posizioni di servizio e non di potere.
Riconoscersi come fratelli, tra tutti i cristiani e tra tutti gli uomini e le donne del pianeta, e agire solo in termini di servizio è una cosa fondamentale: se ciò accadesse allora la chiesa sarebbe un segno di pace nel mondo, servirebbe a qualcosa.
Io sogno ancora un mondo in cui non ci siano esclusi e sogno ancora una chiesa che non esclude ma che anzi stia dalla parte di chi non è difeso da nessuno.
E ogni volta che viviamo la fraternità e che difendiamo gli indifesi succede che quella esperienza di Duemila anni fa, ma anche tante altre che son venute dopo, non è morta ma risorge e vive nelle nostre vite e nelle nostre scelte. Questa è per me la resurrezione.
Oggi la convivialità (lettura comune)
Nella tradizione ebraica si fa memoria del passaggio del popolo ebraico
dalla schiavitù alla liberazione.
Nella tradizione cristiana facciamo memoria della resurrezione di Gesù
come passaggio da una logica dove domina il potere e la violenza
ad una logica dove conta la condivisione, la vita, l’armonia con l’universo.

PREGHIERA COMUNITARIA
In questo tempo di quarantena
in cui ci scopriamo fragili e spaventati
sentiamo che siamo tutti su una stessa barca
“costretti a remare insieme”
capiamo di essere una sola umanità,
e mai come ora sperimentiamo che questo
è il tempo della cura e non dell’odio.
In questo tempo di quarantena
in cui siamo costretti a fermarci
possiamo trovare il tempo e il modo
per capire che non è possibile
continuare a vivere in una logica egoistica e predatoria
prossimità e solidarietà sono le risorse del nostro cammino.
Una società nuova e un tempo nuovo però non sono scontati
sono il risultato di un impegno intenzionale e condiviso comune
dove hanno valore la condivisione, la sobrietà,
il sentirsi parte tutti della stessa umanità e di un unico prezioso pianeta.
Nei racconti del vangelo troviamo le parole:
“……perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risorto….”
Oggi possiamo dire: “…perché restare ancorati a logiche di morte?
..vogliamo cogliere il richiamo alla vita che ci viene da questo tempo”
Con questo spirito facciamo la memoria dell’ultima cena
quando Gesù la sera prima di essere ucciso,
mentre era a tavola insieme ai suoi amici ed amiche,
spezzò il pane, lo benedì, lo diede loro e disse loro
“prendete e mangiatene questo è il mio corpo”.
Poi prese un bicchiere di vino lo diede loro e tutti e tutte ne bevvero,
e disse loro: ‘questo è il mio sangue che viene sparso per tutti i popoli
fate questo in memoria di me’.
La nostra Comunità, nella distanza che questo tempo ci impone,
è impegnata a vivere questo passaggio, con tutta la fiducia di cui è capace.



Domenica 12 Aprile,2020 Ore: 15:25
 
 
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