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www.ildialogo.org 10 agosto: anniversario della morte di Carmelo Mio, partigiano di Paternò,a cura di Domenico Stimolo

10 agosto: anniversario della morte di Carmelo Mio, partigiano di Paternò

Omaggio ad un catanese. Democratico, libero e galantuomo


a cura di Domenico Stimolo

 
Carmelo Mio alla manifestazione del 25 Aprile 2005
A tredici anni dalla Sua scomparsa ( 10 agosto 2006) è’ doveroso ricordare il prof. Carmelo Mio, presidente, dal 1993 fino alla morte, dell’ANPI di Catania, componente del Consiglio Nazionale.
Un uomo stimato, schietto e  onesto, leale nello sguardo e nei portamenti. Sempre cordiale e pacato nella sfera delle relazioni sociali. Scevro da beceri strumentali condizionamenti e da vili  tornaconti personali.
Un vero democratico galantuomo.
Manteneva un’espressione rigorosa nel contegno,  intristita ancor più,  dopo l’improvvisa morte dell’amata e giovane figlia, avvenuta non molti anni addietro.
Un vecchio socialista, ex partigiano, che dall’alto della sua saggezza, sostenuta da un grande cuore democratico e dagli 87 anni portati con grande dinamismo e lucidità intellettuale, elargiva amore per la vita, per la natura,  per i giovani e i per i valori supremi della libertà.
Coltivava la  “visione” di un mondo migliore, più giusto ed egalitario. Per un’Italia che, memore sempre, del sacrificio dei tanti partigiani uccisi durante la lotta di Liberazione, potesse alfine meglio realizzare, in maniera più equa, ampia e partecipata,  i principi di libertà, giustizia, democrazia e solidarietà.
Era nato nel 1919 a Paternò. Diplomatosi a Catania, si era iscritto alla facoltà di lingue orientali nell’Università di Napoli. Iniziata la guerra europea di aggressione fascista, fu costretto, “ chiamato alle armi”, a interrompere gli studi. Nel 1941 frequentò il corso allievi ufficiali.
All’ armistizio dell’8 settembre 1943 si trovava militare a Fossano (Prov. di Cuneo). Dopo diversi mesi vissuti in clandestinità in vaie località piemontesi si aggregò nelle Brigate partigiane garibaldine. Operò in Valsesia (Piemonte) e contribuì alla Liberazione.
Finita la guerra,  liberata l’Italia, fu costretto dalle necessità della vita ad emigrare al Nord;  insegnante, per diversi anni e in diverse località ( Paternò, Svizzera, Milano), di educazione fisica.
Agli inizi degli anni 60, non più giovane,  coronò il suo antico amore e sogno, acquisendo la laurea in lingue straniere.
Ha educato per diversi decenni in varie scuole superiori del catanese, lasciando condiviso apprezzamento ed affetto,  diffondendo tra i giovani la lingua a lui cara ( il dolce francese),  e l’amore per la democrazia e la libertà.
Terminato l’insegnamento, per i raggiunti limiti d’età, continuò a frequentare i luoghi scolastici, invitato sempre nel corso di tutti i restanti anni,  per portare agli studenti delle scuole , della provincia catanese e della Sicilia, testimonianza diretta sulla memoria storica e  sugli  ideali della Resistenza. Riferiva sugli “anni bui” della dittatura fascista ed esponeva in modo semplice e chiaro sull’importanza suprema delle libertà riconquistate, da difendere permanentemente a testa alta; sulla necessità di attuare, inserendole nel contesto dell’oggi, i valori rivendicati durante la fase liberatoria della lotta partigiana,  indirizzandoli  in particolare,  al conseguimento  della Pace nel ripudio della guerra,  al raggiungimento della giustizia e dell’equità dei benefici tra i cittadini e tra i popoli, alla solidarietà, alla tolleranza, all’accoglienza.
Per tanti anni, in occasione della ricorrenza del 25 Aprile –festa della Liberazione –  la sua presenza rappresentò il momento centrale del comizio finale della manifestazione catanese.
Con il fazzoletto tricolore dell’Anpi cinto al collo,  interveniva con voce calma  e serena, sfogliando con pudore, senza mai scadere nella retorica,  i pochi fogli preparati per l’intervento, trascritti a mano in un piccolo quadernetto.
Raccontava”, in maniera dolce e attraente, da uomo antico e saggio  in quanto portavoce diretto di testimonianza degli eventi e ancora traboccante  di civiche e democratiche passioni, rivolgendosi in particolare ai tanti giovani presenti, della necessità di tenere sempre alti i valori dell’antifascismo, della  Resistenza, della Lotta di Liberazione, del ricordo dei tanti, uomini e donne, molti i catanesi, che avevano scarificato la vita; dell’impellente necessità di rendere operativi i principi e i diritti di giusta cittadinanza, fondanti della nostra Repubblica, nata dopo la liberazione della Patria.
Già, lui, ancora  ben memore  della cultura di liberazione partigiana che contribuì in maniera determinante a sconfiggere il fascismo e a cacciare l’occupante esercito nazi-tedesco, chiamava l’Italia, Patria, considerandola luogo universale per tutte le libere e civiche convivenze.
Il suo prevalente pensiero era sempre rivolto alle nuove generazioni, al fine di lasciare il testimone della memoria di un tragico e non lontano passato  e il contributo proficuo per costruire un mondo migliore.
  • Lettera di Memoria e Libertà
La “Lettera” è dedicata alla memoria di Nunzio Di Francesco, partigiano catanese, sopravvissuto al lager di Mauthausen – deceduto il 21 luglio 2011



Venerdì 16 Agosto,2019 Ore: 17:08
 
 
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