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www.ildialogo.org <br />Lettera aperta a Kabuga Félicien.<br /> ,di Mauro Matteucci


Lettera aperta a Kabuga Félicien.
 

di Mauro Matteucci

Monsieur Félicien Kabuga,
Lei non mi conosce certamente perché io non sono niente per Lei. Ma io La conosco come molte altre persone che sono vissute nello stesso tempo in cui Lei viveva nella città di Kigali. Le ricorderei anche come i Tutsi vivevano nella paura e nell'angoscia di essere arrestati e uccisi in prigione solo perché erano Tutsi. Conosciamo tutti il Suo ruolo nella pianificazione e nell’esecuzione del genocidio perpetrato contro i nostri nel 1994 in Rwanda. Sono rimasta sola al mondo come se non avessi mai avuto né parenti né fratelli né sorelle né marito né figli. Sono sola come se non avessi mai avuto amici nella città di Kigali né altrove in Rwanda. Tutto questo è opera Sua, Monsieur Kabuga, in collaborazione con « Akazu » di cui Lei faceva parte. Lei, con la sua ideologia criminale ha pianificato, organizzato, coordinato e eseguito il genocidio perpetrato contro i miei. E’ questo che oggi L’accusa, per questo oggi L’accuso del genocidio perpetrato contro i Tutsi.
Lei è vissuto tranquillamente per 26 anni dopo il Suo crimine. Si dice che Lei era in fuga. Immagini che io non ci credo. Quelli che ci credono, li capisco. Certuni avevano senz’altro l’obiettivo di scoraggiare chi doveva cercarLa, ma se fosse anche vero che Lei è vissuto in fuga per 26 anni, è grazie al Suo sporco denaro con il quale ha massacrato più di un milione di Tutsi. Noi, noi siamo vissuti in fuga per tre mesi. Durante la Sua sedicente fuga Lei dormiva con i Suoi o in hotel di lusso. Mentre noi per sopravvivere, fuggivamo nascondendoci nei cespugli sotto la pioggia e sotto il sole, incalzati dalla fame e dalla sete, perseguitati dai suoi assassini e dai loro cani per darci la morte più atroce nell’umiliazione. Altro che comparare le due fughe! Monsieur Kabuga, Lei fa parte di coloro che accuso di tutto quello che ho vissuto e visto. Lei mi ha completamente distrutta, Lei mi ha ucciso mentre uccideva i miei cari. Di conseguenza sono felice di apprendere il suo arresto. Lei è colpevole del genocidio perpetrato contro i Tutsi e Lei lo sa. Se sono felice del Suo arresto, non è certo per mancanza di umanità, è proprio perché noi, i sopravvissuti, non siamo considerati a torto dei folli o dei mentitori o che Lei lasci un giorno questo mondo come tutti noi, noi come innocenti e Lei come criminale conosciuto nel mondo intero. Noi, i sopravvissuti del genocidio, ci siamo arrovellati da 26 anni per rimettere insieme i pezzi delle nostre vite, senza alcun successo per molti tra noi. Questi non sono più a causa delle conseguenze del genocidio, prima di poter chiederle il conto. E’ la ragione per la quale è mio dovere chiederglielo oggi per loro. Io non fingo di chiedere giustizia per coloro che hanno impugnato il machete, io mi batto contro di Lei, che è stato la loro mente, perché so dov’è il male e dove sono i responsabili. Io non fingo come certa giustizia che giunge a ad assolvere certi malvagi ministri, dei militari ecc… quando il genocidio è stato coordinato proprio a partire dagli alti livelli politici e militari. Oggi mi logoro per vivere la mia solitudine senza famiglia. Bisogna che Lei sappia che io sono privilegiata rispetto ad altri sopravvissuti. Io non ho odio contro di Lei, perché mi fa pietà e ho pietà dei suoi figli e dei suoi nipoti che cresceranno nell’odio e nella negazione della loro umanità e ho pietà sapendo proprio che Lei solo ne è la causa per l'educazione che Lei gli ha dato. Quelli che L’hanno arrestata dovrebbero fare la stessa cosa e continuare ad arrestare tutti i criminali come Agathe Habyarimana. Ma diranno che non sanno dove abita. Che lo chiedano a noi che li condurremo fino alla sua porta. Si dirà forse che è in fuga come Lei o perfino che è vecchia. Tutte le ragioni sono buone per non arrestarLa.
Spero che quelli che infine hanno avuto la volontà di arrestarLa, continueranno nella loro ricerca e faranno la stessa cosa per i Suoi accoliti, come Wenceslas Munyeshyaka, il dottor Munyemana Sostène, Eugène Rwamucyo, Laurent Bucyibaruta, che, come la stessa Madame Agathe Habyarimana e altri, hanno costruito il loro Eldorado sul suolo francese e altrove in Occidente.
Monsieur Kabuga, io La consiglierei di chiedere al tribunale di essere giudicato e perseguito in Rwanda. Il nuovo Rwanda non è più quello che conosce e ha lasciato nel 1994. In questo paese che ha voluto foggiare a misura del Suo partito e delle Sue ideologie, non c’è più la pena di morte da anni, ma sappia pure che non c’è più né impunità né Hutu né Tutsi, ma dei Rwandesi che hanno gli stessi diritti e doveri. La consiglio solo una volta lì, di confessare i Suoi crimini e di chiedere perdono. Negoziare il perdono con i sopravvissuti, con le donne violentate e i figli nati da questi stupri collettivi, quei ragazzi che non avranno mai altra identità che quella dei figli nati dallo stupro. Sia umile, sarà utile per Lei. Non abbia paura né del Rwanda né dei sopravvissuti. Il Rwanda attuale non è quello che Lei pensa. Quanto ai sopravvissuti, noi abbiamo potuto salvare la nostra umanità che Lei non ha potuto colpire e spegnere, la fiamma di questa umanità esiste ancora. Noi vogliamo la giustizia e non la vendetta. Venga a scontare la Sua pena in Rwanda, non sarà deluso. Ma una domanda mi assilla, Monsieur Kabuga. In Rwanda insegniamo ai figli la verità sulla storia del genocidio perpetrato contro i Tutsi. Ha avuto il coraggio di dire anche la verità, nient’altro che la verità dei Suoi atti criminali ai Suoi figli? E’ molto importante e se non l'ha fatto, bisogna farlo. Confessare loro la Sua faccia nascosta o cambiare ciò che gli ha instillato nella testa riguardo ai Tutsi e i Suoi pregiudizi su di loro. Lo faccia prima che scoprano la verità dai tribunali. Essi conoscono senz’altro le Sue azioni che probabilmente credono buone. Essi conoscono la RTLM (Radio-Televisione delle Mille colline) e la sua creazione? Conoscono il giornale Kangura e i suoi dieci comandamenti dell’Hutu? Conoscono la « Rete Zero» e numerose altre creazioni di fondi e altri contributi massicci da parte Sua ai media estremisti? Conoscono le migliaia di machete che hanno massacrato i Tutsi tra i quali mio marito e i miei figli? Spero di tutto cuore che la giustizia occidentale sia umana e non si ostini a giudicarLa e che La manderanno in Rwanda. Non sarà né solo né il primo a essere giudicato dalla giustizia ruandese. Ancora una volta è una questione di volontà politica delle potenze.
Per terminare questa lettera, Monsieur Kabuga, per la prima volta spero di tutto cuore di potermi costituire parte civile nel Suo processo per rappresentare più di un milione di vittime del genocidio che Lei ha perpetrato contro i Tutsi. Vorrei tanto far parte di quei sopravvissuti Tutsi che L’aiuteranno a ricostruirsi attraverso la giustizia, mentre Lei, Lei ci ha condannati, torturati e uccisi. Lei ci ha uccisi con la Sua ideologia e il Suo denaro. Ma io, io sono pronta ad aiutarLa a provare pentimento al fine di ricostruirsi, contrariamente a quello che ha fatto a me.
Spero pure che Lei confesserà e ci aiuterà a continuare la ricostruzione del nostro paese che Lei ha distrutto e nella lotta contro il negazionismo e il revisionismo di questo genocidio che Lei conosce meglio di me nella sua ideologia, nella sua pianificazione e nella sua messa in atto.
Scritto in Rwanda il 17 Maggio 2020
Yolande Mukagasana
Rescapée



Domenica 31 Maggio,2020 Ore: 15:44
 
 
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