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www.ildialogo.org I crimini fascisti in Jugoslavia e le foibe: lettera al sindaco di Pistoia,di Claudia Cernigoi

I crimini fascisti in Jugoslavia e le foibe: lettera al sindaco di Pistoia

di Claudia Cernigoi

Pubblichiamo di seguito questa lettera della storica Claudia Cernigoi al sindaco di Pistoia che ha negato al Centro di documentazione di Pistoia e a Pistoia Antifascista, l'uso di una sala della biblioteca comunale per tenere un incontro dal titolo "I crimini fascisti in Jugoslavia e le foibe" a cui parteciperà proprio la Cernigoi. Il convegno si terrà il 7 febbraio in un altro locale. Non è la prima volta che questo accade alla Cernigoi per quello che essa dice sul tema delle "foibe". Sull'argomento vi segnaliamo una presa di posizione dello storico Angelo d’Orsi che ha pubblicato un articolo su Micromega dal titolo «La “questione foibe” e la storia governativa». Esprimiamo a Claudia Cernigoi tutta la nostra solidarietà, condividendo le riflessioni del prof. Angelo d'Orsi.

Egregio signor sindaco, ho letto con disappunto il comunicato diffuso da lei e da altri esponenti di Fratelli d’Italia in merito alla conferenza che mi vede come relatrice, iniziativa alla quale la sua amministrazione ha deciso di negare l’uso di una sala pubblica.
Le significo che trovo estremamente offensive, nonché diffamatorie, svariate sue affermazioni: iniziando dal termine «di carattere negazionista» usato per definire l'iniziativa nel suo complesso e di conseguenza anche il mio specifico intervento, considerando che non ho mai operato alcun genere di “negazionismo” in alcun settore della ricerca storica di cui mi occupo ormai da più di vent’anni.
 
Proseguo con la frase: «tristemente nota alle cronache per aver definito il dramma delle foibe una “montatura gigantesca”», e, rappresentando che la definizione di “tristemente nota” attribuito a una persona è di solito riservato a persone che hanno commesso reati di una certa gravità, anche morale, per cui lo ritengo particolarmente offensivo nei miei confronti, le chiedo, dato che si è preso la briga di virgolettare le parole che mi attribuisce, di specificare quando e dove avrei pronunciato o scritto quelle parole, dato che a me non risulta di essermi mai espressa nei suddetti termini.
Sorvolo sul fatto che il convegno di Cologno Monzese che lei cita come mio ennesimo “tentativo” di parlare si è svolto regolarmente l’anno scorso, pur in una sala diversa da quella negata dall’amministrazione comunale (che aveva, casualmente, usato la stessa terminologia che leggo nel suo comunicato «convegno di carattere negazionista»), per soffermarmi sulle successive frasi «ha pubblicato un “libro” (virgolettato: secondo lei non sarebbe un libro, un volume di 300 pagine contenente una quantità di dati desunti da fonti archivistiche, citate in modo da poterle reperire e verificarne l’autenticità?) dal titolo piuttosto eloquente: “Operazione Foibe tra storia e mito”». Il titolo è effettivamente eloquente, per chi ha una anche minima conoscenza della lingua italiana: sta a significare che la questione delle “foibe” è stata negli anni trattata sia in termini storiografici che in termini “mitologici”, ossia creando una mistificazione basandosi su fatti non avvenuti e su documenti falsi, cosa che ho denunciato in base a prove documentali.
 
Immagino che lei non si sia preso l’impegno di leggere quanto ha criticato, altrimenti (oltre a evitare di usare il termine «farneticazioni» per i miei studi, termine che non può rientrare nel “diritto di critica” né essere considerato “continente” in linguaggio giuridico) avrebbe anche potuto prendere atto delle conclusioni che ho tratto alla fine del mio scritto, e cioè che «Un’unica lezione bisogna trarre da questi fatti: mai più nazionalismi, mai più violenze, mai più guerre; e impari finalmente l’uomo, come diceva Brecht, ad essere un “aiuto all’uomo”».
Se lo avesse letto, avrebbe forse evitato l’ennesima diffamazione nei miei confronti, e cioè definire «manifestazione d’odio» la conferenza a cui sarò relatrice (e che si svolgerà, nonostante la negazione dell’uso della sala da parte dell’amministrazione).
È vero che non ho titoli accademici da far valere (sono una giornalista, iscritta all’Albo dal 1981, e non una docente), ma ho al mio attivo una bibliografia di tutto rispetto, sono stata membro della commissione per il Museo della Risiera di San Sabba e consulente storica per la difesa (avvocato Livio Bernot del Foro di Gorizia) nel corso del processo contro Oskar Piškulić. Non credo che abbiate chiesto un curriculum a ogni relatore che ha parlato nella sala a me negata, pertanto ritengo del tutto pretestuosa (oltre che, nuovamente, gratuitamente offensiva), anche questa motivazione addotta per negare l’uso della sala.
Mi riservo comunque di procedere per le vie legali, per quanto riguarda le affermazioni diffamatorie nei miei confronti.



Mercoledì 05 Febbraio,2020 Ore: 21:45
 
 
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