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www.ildialogo.org 1926, L'ATTENTATO A MUSSOLINI. Quella volta ci mancò davvero poco...,di Agostino Spataro

1926, L'ATTENTATO A MUSSOLINI. Quella volta ci mancò davvero poco...

di Agostino Spataro

 Segnalo questo pezzo (pubblicato oggi sul mio blog) relativo all'attentato dell'aprile 1926 contro Benito Mussolini attuato da una nobile irlandese Violet Gibson - a quanto pare- sotto l'egida dell'on. Giovanni Antonio Colonna (ex ministro nei governi Facta e Mussolini) duca di Cesarò e barone del mio paesello Ioppolo Giancaxio in prov. di Agrigento. Cordialmente. Agostino Spataro 
montefamoso.blogspot.com

lunedì 21 gennaio 2019
Un vistoso cerotto copre il naso di Benito Mussolini il giorno dopo l'attentato di Violet Gibson (nella scheda di polizia)
N.B. Sono contrario agli attentati di tipo terroristico, ma così andarono le cose in quel 7 aprile 1926 e così le abbiamo riportate sinteticamente. Certo, la storia non si fa con i “se”, tuttavia, se l’attentato fosse “riuscito”, forse, sarebbe cambiato il corso della storia italiana ed europea: all’Italia sarebbe stata risparmiata una ventennale dittatura e all’Europa una guerra disastrosa provocata da Hitler emulo e alleato di Mussolini. (a.s.)

L’attentato a Mussolini *
... In questa situazione di stallo, si verificò un grave attentato alla vita di Benito Mussolini che vide Giovanni Antonio Colonna fortemente sospettato di essere stato mandante e organizzatore del delitto.
L’attentato contro il Duce, uno dei tanti in quegli anni, avvenne a Roma il 7 aprile 1926, all’uscita dal Campidoglio, per mano di una signora irlandese, tale Violet Gibson, la quale gli sparò alcuni colpi di pistola colpendolo (di striscio) al naso. Come nota Michele Beraldo (1) dalle indagini e dagli interrogatori venne fuori che la Gibson per portare a termine il suo progetto era stata appoggiata da “qualcuno” in Italia e a Roma in particolare.
L’attentatrice dichiarò a verbale che era stata aiutata e indirizzata sull’obiettivo da membri della “Società Teosofica Indipendente” e in particolare dal duca Giovanni Antonio Colonna di Cesarò il quale, oltre ad essere un leader parlamentare della secessione aventiniana, era anche un esponente di primo piano di detta società teosofica che, per altro, aveva sede nell’edificio dove abitava lo stesso Di Cesarò.
La Gibson dichiarò di conoscere da tempo il duca nell’ambito delle frequentazioni della società teosofica a livello europeo e che venne a Roma su richiesta del leader della Democrazia Sociale, il quale provvide ad alloggiarla in un albergo in via Gregoriana di fronte alla propria abitazione, e le fornì la pistola per l’attentato al Duce.
Il Colonna, sottoposto a diversi interrogatori, negò ogni responsabilità in ordine all’attentato anche se ammise di avere conosciuto la Gibson a Monaco di Baviera, nel 1912, durante gli incontri europei della società teosofica.
Secondo la polizia nel corso di una perquisizione in casa del Di Cesarò furono trovati documenti che testimoniavano l’esistenza di un complotto di tendenza monarchica per rovesciare il regime.
Si disse anche che, in quello stesso periodo, il Colonna, vista anche la deludente conclusione della secessione aventiniana, abbia sostenuto, parlando con il principe Pietro Ercolani, che l’unico mezzo rimasto per ristabilire la democrazia in Italia era l’assassinio di Mussolini.
Insomma, vi erano diversi elementi a carico del leader di Democrazia Sociale, il quale, come già detto, negò risolutamente ogni addebito.
L’istruttoria si bloccò anche a seguito della ritrattazione che Violet Gibson fece a proposito del coinvolgimento del duca di Cesarò nell’attentato.
La donna fu considerata “malata di mente” e rinchiusa in un ospedale psichiatrico.
Politicamente, al fascismo faceva più comodo avvalorare la tesi della “pazzia” che quella dell’attentato politico che presupponeva una certa organizzazione antifascista.
Lo stesso Mussolini perdonò l’attentatrice che, dopo alcuni mesi di cure in Italia, verrà spedita in Gran Bretagna, a Londra, per essere ricoverata in una clinica psichiatrica ove morì nel 1956.
[1] M. Beraldo in Esoterismo e Fascismo, (a cura di Gianfranco de Turris) Edizioni Mediterranee, Roma, 2006, pag. 99
* Agostino Spataro in: "Il Cavaliere e la Notte"
https://www.unilibro.it/libro/spataro-agostino/il-cavaliere-e-la-notte/9788892326071


CHI FU IL DUCA GIOVANNI ANTONIO COLONNA?
Il primo a sinistra é l'on. Giovanni Antonio Colonna, ministro delle Poste.
"Giovanni Antonio Colonna, fra Ioppolo e Roma **
Giovanni Antonio Colonna, duca di Cesarò e barone di Ioppolo Giancaxio (Agrigento), svolse un ruolo importante nella vita politica italiana durante il primo quarto del secolo trascorso, prima come esponente del partito radicale e dopo quale leader del partito della “Democrazia Sociale” da lui fondato.
Giovanni Antonio nacque a Roma il 22 gennaio 1878, da Calogero Gabriele, garibaldino e deputato della Sinistra storica, che nella sua breve esperienza parlamentare, si distinse per il suo attivismo riformatore e per l’impegno contro i vecchi poteri e la criminalità comune e mafiosa…
Rimasto orfano di padre ad appena sei mesi, crebbe sotto la tutela della madre Emmelina Sonnino (sorella del più noto Sydney), la quale si occupò della difficile gestione del patrimonio (feudi, zolfare, immobili, investimenti bancari, ecc) e dell’educazione del figlio che introdusse negli ambienti altolocati della capitale.
In particolare, il giovane Colonna fu coinvolto dalla madre, che dirigeva il gruppo antroposofico romano “Pico della Mirandola”, nelle attività di studio e di divulgazione delle nuove idee elaborate da Rudolf Steiner il quale venne più volte a Roma per tenere, in casa di Emmelina Sonnino, incontri e conferenze con gli adepti...
... Con altri grandi proprietari siciliani, tra i quali i principi Pietro Lanza di Scalea e Francesco Alliata e con il giornalista Vincenzo Picardi fondò a Roma nel 1908 la rivista “Rassegna contemporanea” che ospitò articoli e scritti di varie personalità politiche del tempo (socialisti riformisti, sindacalisti rivoluzionari, esponenti di democrazia radicale e repubblicana) e di sociologi, economisti e anche letterati, fra i quali si ricorda il conterraneo Luigi Pirandello (che viveva a Roma) il quale pubblicò a puntate sulla rivista il suo più grande romanzo storico e sociale:“I vecchi e i giovani”[1]
Il Colonna fu eletto deputato, a partire dal 1909, per le legislature del Regno XXIII, XXIV, XXV, XXVI e XXVII nei collegi di Francavilla di Sicilia, Messina e Catania, sino al 9 novembre 1926, quando insieme ad altri deputati dell’opposizione della “secessione aventiniana” fu dichiarato decaduto dal mandato parlamentare...

http://www.treccani.it/enciclopedia/colonna-di-cesaro-giovanni-antonio_%28Dizionario-Biografico%29/
[1] L. Pirandello, I vecchi e i giovani, Fratelli Melita Editori, La Spezia, 1993
** Dalla tesi di laurea di Claudio Spataro “Giovanni Antonio Colonna di Cesarò, una biografia politica”- Facoltà di Lettere e Filosofia/ Corso di laurea in Scienze storiche. Università “La Sapienza” , Roma. Anno accademico 2012-13.
(foto da Google)



Giovedì 24 Gennaio,2019 Ore: 18:49
 
 
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