- Scrivi commento -- Leggi commenti ce ne sono (0)
Visite totali: (205) - Visite oggi : (1)
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori Sostienici!
ISSN 2420-997X

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito

www.ildialogo.org “IL ’68, NIENTE COME PRIMA”: UNA INIZIATIVA DELLA REGIONE TOSCANA,di Maria Teresa D’Antea

“IL ’68, NIENTE COME PRIMA”: UNA INIZIATIVA DELLA REGIONE TOSCANA

di Maria Teresa D’Antea

Oltre al centenario della prima guerra mondiale, ricorre quest’anno anche il cinquantenario del ’68, un anno che fissa l’inizio di un cambiamento radicale dovuto alla ribellione della gioventù maschile e femminile in tutto il mondo, anche nella Cina di Mao. Ne restano escluse l’India e l’Africa e questo ci dice quanto sia difficile che una rivoluzione scoppi dove le condizioni di vita siano tali da non permettere nemmeno il sogno di cambiarle. Non è che alla base del ’68 ci sia una ideologia vera e propria, anche se l’abbondanza di bandiere rosse nei cortei potrebbe far pensare che motore del movimento sessantottesco sia stato il pensiero comunista. In realtà il partito comunista tentò in tutti i modi di gestire la ribellione giovanile (anche portando pizze, cornetti e cappuccini durante le occupazioni delle università) ma ci riuscì solo in parte. La ribellione del sessantotto, nel suo complesso, non è inseribile in nessuno schema di pensiero preesistente, ma ha radici profonde che si allungano nei fondali di una società arcaica e violenta, la quale, nei secoli, non si era mai rinnovata. Nei giovani del ’68 esplode una rabbia collettiva che non si era mai vista prima e era frutto di una sofferenza autentica vissuta nei luoghi della loro crescita, costituiti da quattro istituzioni: la famiglia, la scuola, la chiesa, lo stato. Nei primi cortei del maggio francese si sfilò, come in un funerale, dietro tre bare su ciascuna delle quali era scritto Famille, Ecole, Etat. In Italia non furono utilizzate le bare, ma striscioni dove si leggeva abbasso la famiglia, la scuola, lo stato. I faciloni ancora oggi inclinano a interpretare questa rabbia come intemperanza giovanile causata da genitori, insegnanti, preti che avevano abdicato alla loro autorità. Nessuno si metteva in discussione per capire quale luogo di sofferenza, violenza e diseducazione fosse diventata la famiglia, quale luogo di trasmissione di una cultura astratta, inutile, avulsa dalla vita fosse diventata la scuola, né si voleva comprendere quale pantomima della democrazia fosse lo stato. Solo la Chiesa, poco prima del ’68, fiutò i tempi e tentò il rinnovamento col concilio Vaticano II, ma ancora oggi si fa fatica a vederne i frutti. Il ’68 ha messo in campo una tale quantità di eventi, stili di vita, documenti al ciclostile, testi di canzoni e di teatro, poesie, musiche e arte figurativa da impegnare per secoli gli studiosi. Eppure, benché abbia cinquant’anni suonati, molti hanno ancora paura ad affrontarlo. Per questo la Regione Toscana bene ha fatto a patrocinare un progetto presentato dalla Rete delle Biblioteche di Maremma in collaborazione con la casa editrice Effigi perché si cominci a storicizzare il ’68. Il progetto, dal significativo titolo “Il ’68: niente come prima”, ha previsto la pubblicazione, da parte della casa editrice di Arcidosso, di tre libri veramente interessanti, per le storie raccontate, il materiale fotografico raccolto, i primi tentativi di interpretazione: “Risalire il pendolo”, un romanzo di Stefano Pelli, “Il pettirosso e la tagliola”, un romanzo di formazione di Franco Petrucci, “Il ’68 in Maremma”, una raccolta di documenti a cura di Flavio Fusi e Paolo Nardini. La presentazione di questi tre libri nelle biblioteche maremmane, compresa quella di Orbetello, è stata intercalata da incontri con esperti che hanno trattato i molteplici aspetti del ’68, fra cui di particolare successo sono state le due conferenze della dott.ssa Claudia Musolesi, la prima sul ’68 e il femminismo e la seconda sulla deriva brigatista del ’68. La biblioteca comunale Pietro Raveggi di Orbetello ha ospitato tutti gli incontri e ogni volta con una inaspettata partecipazione di pubblico, anche giovanile. L’ultimo, molto affollato e partecipato, è avvenuto mercoledì 23 novembre. E questo ha fatto comprendere quanto bisogno ci sia di parlare di un passato che erroneamente tendiamo a rimuovere col rischio di farlo crescere dentro di noi come un mostro che prima o poi si ripresenterà.
Maria Teresa D’Antea



Sabato 01 Dicembre,2018 Ore: 14:50
 
 
Ti piace l'articolo? Allora Sostienici!
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori

Print Friendly and PDFPrintPrint Friendly and PDFPDF -- Segnala amico -- Salva sul tuo PC
Scrivi commento -- Leggi commenti (0) -- Condividi sul tuo sito
Segnala su: Digg - Facebook - StumbleUpon - del.icio.us - Reddit - Google
Tweet
Indice completo articoli sezione:
Storia

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito


Ove non diversamente specificato, i materiali contenuti in questo sito sono liberamente riproducibili per uso personale, con l’obbligo di citare la fonte (www.ildialogo.org), non stravolgerne il significato e non utilizzarli a scopo di lucro.
Gli abusi saranno perseguiti a norma di legge.
Per tutte le NOTE LEGALI clicca qui
Questo sito fa uso dei cookie soltanto
per facilitare la navigazione.
Vedi
Info