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www.ildialogo.org FILOSOFIA, STORIA, EDUCAZIONE CIVICA ? TUTTO GIUSTO. MA...,di Augusto Cavadi

FILOSOFIA, STORIA, EDUCAZIONE CIVICA ? TUTTO GIUSTO. MA...

di Augusto Cavadi

martedì 7 maggio 2019
Riprendiamo questo articolo, su segnalazione dell'autore che ringraziamo, dal suo blog Augustocavadi.com
6.5.2019
…MA SOPRATTUTTO INSEGNANTI SELEZIONATI
Girano in rete due raccolte di firme e una notizia: gli appelli riguardano la salvaguardia dell’insegnamento della storia e della filosofia; la notizia che verrà introdotto lo studio obbligatorio dell’educazione civica con un proprio monte ore e un voto specifico in pagella (sinora, quando c’era, l’educazione civica era la sorella-cenerentola della storia e incideva poco o nulla sull’unico voto finale). 
  Per più di quarant’anni – e sino a poco tempo fa - sono stato uno dei tantissimi docenti liceali di storia e di filosofia. E, tra questi, uno dei pochissimi che dedicavano stabilmente un’ora settimanale esclusivamente all’educazione civica (provocando all’inizio diffidente stupore negli allievi che però, a conclusione del ciclo triennale, spesso mi ringraziavano per e-mail di aver loro spiegato come dovrebbe funzionare in teoria uno Stato democratico e come di fatto viene governato in base a prospettive ideologiche alternative, dal comunismo al fascismo, dal liberalismo alla socialdemocrazia). Dunque dovrei essere felice degli appelli a favore delle discipline in bilico e strafelice della nuova normativa sull’educazione civica.
  In parte lo sono, ma solo in parte. Perché non a pieni polmoni, perché non senza “se” e senza “ma” ?
  Per una ragione così evidente, così basilare, che – come spesso avviene – tutti presuppongono e nessuno tematizza: non c’è ingegneria pedagogico-didattica che possa portare frutti incisivi se non si modifica radicalmente il sistema di arruolamento degli insegnanti. Dalla fine della Seconda guerra mondiale a oggi, per rispondere a emergenze sociali ma anche a calcoli elettorali, si è accettato che arrivassero in cattedra personaggi di ogni profilo: giovani motivati e preparati che avevano scelto, per dirla con Merleau-Ponty, come mestiere la propria passione; altri meno motivati che avrebbero voluto fare altro nella vita e si erano rassegnati ad insegnare come ripiego; altri, pur desiderosi di insegnare, del tutto inadatti a farlo o per limiti intellettuali o per difetti caratteriali…Risultato: le nostre scuole sono state, e sono, affollate da una variegata fauna umana dove seri professionisti devono lavorare a fianco di colleghi talora ridicoli talaltra patetici (e, in ogni ipotesi, praticamente inamovibili). Ed è da questa variopinta tipologia di docenti che provengono i dirigenti scolastici di cui racconto nel libro, pubblicato qualche anno fa, Presidi da bocciare ?
  Se, approfittando dell’attuale congiuntura demografica, non ci si decide a selezionare più rigorosamente i docenti – rendendone contestualmente più ambito il ruolo con opportune migliorie salariali – anche le decisioni governative più sagge saranno frustrate al momento dell’applicazione effettiva quotidiana. Solo persone innamorate della letteratura o della fisica, della filosofia o della biologia – e con una propensione almeno minima per la crescita complessiva delle generazioni più giovani – potranno spezzare la maledizione sinora vigente per cui ogni cosa bella che entra in un’aula scolastica (dall’Iliade all’Eneide, dai Dialoghi di Platone a L’infinito di Leopardi, dalla teoria evoluzionistica di Darwin alla teoria della relatività di Einstein) ne esce banalizzata, abbrutita, appesantita sino alla noia. Gli studenti più promettenti difficilmente si prefiggono, al momento di lasciare la scuola, di ritornarvi come insegnanti: del tutto comprensibilmente, a diciotto anni, nutrono aspirazioni migliori che inserirsi in una macchina burocratica troppo simile alla “notte” hegeliana in cui “tutte le vacche sono nere”. Se optano per la magistratura o per pilotare aerei avranno più difficoltà a superare le selezioni ma, una volta assunti, otterranno un ben diverso riconoscimento sociale: laddove tutto avviene come se vivere ogni giorno, per nove mesi l’anno, con dei ragazzi fosse un mestiere meno delicato, da affidare a chiunque non trovi di meglio da fare nella vita.
Così, per scoprire che la Divina Commediapuò emozionare e illuminare il presente, bisognerà aspettare – tranne in rare eccezioni di missionari laici ,o generosi o masochisti , verso cui nessuna gratitudine sarà mai eccessiva – che venga a recitarla in piazza un Gassman o in tv un Benigni.
Augusto Cavadi
www.augustocavadi.com



Mercoledì 08 Maggio,2019 Ore: 19:57
 
 
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