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www.ildialogo.org "La giungla dei banchi neri".,di Mario Mariotti

"La giungla dei banchi neri".

di Mario Mariotti

Quando facevo scuola, dato che i bambini sono la possibilità di cambiamento positivo che il Signore offre all'umanità, umanità che tanto spesso si determina in modo che l'umanità stessa resti sconosciuta, dimenticata, negata, io cercavo di condizionare e riempire l'archivio ancora vuoto delle loro menti con una sensibilità e dei contenuti tali da evitare che negli anni futuri essi diventassero tante bottiglie di Coca-Cola, riempite della cultura maligna che oggi sta incancherando la nostra società ed anche il Pianeta. Cercavo di costruire un bipede aperto alla compassione, che non cercasse solo di avere di più, ma pensasse anche a quelli che non avevano ancora quello che aveva lui. Lo strumento necessario per andare in quella direzione era la solidarietà nella continuità con gli ultimi, col dolore innocente dei viventi, in difficoltà e con i piccini della Favela del Sud.
Siccome l'appoggio della famiglia era ed è indispensabile, io cercavo di coinvolgere i genitori in questo progetto. Cercavo di far capire che la solidarietà era strutturale all'educazione, e che quello che era determinante era il precedente rapporto con gli ultimi. Il frequentare i viventi in difficoltà faceva capire l'importanza della salute e la fortuna di coloro che ne potevano godere; ed il rapporto con i piccini del Sud doveva spingere a ricercare un modo di vivere, di scegliere e di comportarsi che permettesse di vivere a noi ma anche a loro, cosa che, oggi come ieri, non succede. Il risultato finale avrebbe dovuto essere la cultura del necessario e la presenza di quella compassione che ci fa capire la sofferenza e la miseria universali, e ci determina a toglierne almeno un po’.
Cercavo di spiegare che cancro, infarto ed incidente stradale, le tre principali cause di morte dei Paesi ricchi, non erano volontà di Dio, ma conseguenze strutturali al nostro modo di vivere, che butta nell'ambiente sostanze cancerogene; corre con ritmo da infarto non si rende conto che l'auto può essere un'arma che ammazza o storpia il prossimo. Il fare quello che fanno tutti includeva ed include quei tre micidiali rischi; la cultura del necessario e della solidarietà poteva essere un argine a quella dominante, al fare quello che fanno tutti. Senza la contrarietà ed anche con l'appoggio delle famiglie i miei scolaretti si autotassavano concretamente a favore degli hanseniani (lebbrosi); quando uno faceva il prepotente ed umiliava un compagno timido e tranquillo, gli succedeva di ricevere una lezione di educazione musicale alla percussione, per cui il bullo abbassava le penne e le teneva basse; alla fine i genitori erano contenti e mi ringraziavano, perché un piccino che non rompe se lo godevano sia loro che io stesso.
Quando oggi incontro, da pensionato, qualche mio ex alunno, mi di mostra affetto e stima, e rimpianto per quei tempi che oggi sono cambiati in peggio: per me è una boccata di serenità, perché è un segnale che, la mia pedagogia aveva funzionato. Questo, però, solo a livello soggettivo, perché sul piano strutturale il fallimento è stato completo; solidarietà nella continuità, cultura del necessario e condivisione con amore sono utopia fantascientifica! Fra i messaggi che io davo ai genitori c'era anche l'allerta perché noi, da perfetta colonia dell'Impero USA, stavamo scivolando nella cultura maligna del paese-guida. Tutto il negativo di tale cultura, attraverso cinema, televisione ed informazione si diffondeva e si diffonde fra noi. Già negli anni 60 era arrivato nelle nostre sale un film, il cui titolo tradotto è "La giungla dei banchi neri", che faceva vedere la situazione della scuola in quel Paese.
Oggi essa si sta ripetendo fra noi, anche nella nostra scuola, nella quale si moltiplicano i bulli; i genitori contrastano gli insegnanti; la pedagogia è ridotta all'ultima delle scienze.
Non siamo ancora allo scolaro armato ed all'insegnante col giubbotto antiproiettile, ma ci stiamo avvicinando.
Quando, dopo aver fatto anticamera nel mondo di oggi, che è già un purgatorio, ci toccherà di crepare e di andare all'inferno, noi non avremo neppure l'opportunità di passare da San Pietro. Troveremo una freccia che indica il passaggio diretto. E perché succederà questo? Qualcuno ce lo dirà: avevate davanti a voi il modello maligno; sapevate già come andava a finire, invece di resistere vi siete adeguati.
La vostra Resistenza, da quello che è stata, è diventata quella del ferro da stiro; siete tecnologicamente avanzatissimi, ma, in sensibilità, compassione, umanità, state regredendo e siete regrediti ad una savana dove ognuno è lupo all'altro.
Avrete una sola consolazione: il luogo da dove venite non è molto diverso da qui: avevate già fatto allenamento… siete già preparati!



Sabato 27 Aprile,2019 Ore: 22:24
 
 
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