Certo sono meno, in questo 2020, i sentimenti di bontà (apparente?) visto il clima di divisione, di ribellione, di persecuzione e di perché no? A volte di odio che serpeggia tra tanta, troppa gente. Sì alcuni balconi e finestre, in queste sere lampo che già diventano notti, brillano, luccicano degli addobbi tirati fuori, anno dopo anno, per la messa in scena, si dice dei bambini, perché “altrimenti non sarebbe nemmeno Natale”.Ma che Natale è? Nel mondo imperversano ingiustizie a più non posso, sopravvive un clima di intossicazione interiore a volte come rifugio e scongiuro alla paura. E assume importanza assoluta il me ne frego di mussoliniana memoria, purtroppo tornato in auge, almeno in parte, anche nel nostro Paese. Un Paese che sembra non avere più la conoscenza e la visione della Storia collettiva, di popolo che aveva vinto unito contro la dittatura e aveva scelto, con il sangue e il sacrificio la parte giusta.

Che Natale è in un Paese dove tanti pseudopolitici promettono soltanto, sono spesso l’un contro l’altro armati, senza idee, senza lo spirito di servizio, in nome, invece, di una “politica che è solo far carriera” e sottomessa ai giochi dei potentati finanziari, dimenticando le leggi della sana economia, del dialogo tra Stati, della collaborazione. Che Natale è questo (e non solo per il covid, assurto a pericolo globale) dove quotidianamente vengono alla ribalta fatti incresciosi, a volte assurdi? Che Natale è in questa nostra Italia dove chi ha di più ha sempre di più e chi ha meno ha sempre di meno? Dove tutto è mercanteggiato, deciso a tavolino e tante scelte sono rinviate alle calende e greche? Dove si allevano giovani secondo ordini di scuderia e poi vengono inseriti in liste di partiti senza una sana discussione e il necessario confronto di idee e programmi?

Ma questo quadro generale, se si vuole dipinto in maniera fosca, è per grazia di Dio, pure caratterizzato anche da esempi di eroica abnegazione. Basta capire l’impegno quotidiano del nostro prezioso e necessario personale degli ospedali, il coraggio di tanti giovani impegnati nel volontariato vero e non di comodo, l’amore di tante coppie che si donano oltre il sacrificio richiesto. Oppure basta pensare all’opera quotidiana di papa Francesco che ci sprona ad essere “buoni samaritani” nei confronti dei fratelli e sorelle tutti. E questo è una grazia, perché “tutto è Grazia!” e se l’invito pressante è lanciato da questo Papa “venuto quasi dalla fine del mondo” (e riconosciuto nei fatti come l’unico leader del nostro oggi) vuol dire che ci sarà ancora il Natale. Dipende da noi anche se viviamo in forzata clausura e magari vinti dallo sconforto. Il Bimbo viene, viene sempre, se lo vogliamo! E se siamo pronti ad un autentico cambiamento.

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