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ISSN 2420-997X

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www.ildialogo.org Alcune cose per riflettere insieme a Natale,di B. Manni

Alcune cose per riflettere insieme a Natale

di B. Manni

L’IMPORTANZA DI UN LINGUAGGIO COMPRENSIBILE
(Gazzetta di Modena 9 XI 18)
PATER AVE GLORIA
Il ‘Padre Nostro’ insieme all’Ave Maria e al Gloria al Padre, sono le preghiere più conosciute dai cristiani e nei momenti di ‘bisogno’ le recitano. Infatti i cattolici a differenza dei protestanti non conoscono molto i salmi e altre parti della Bibbia. La chiesa ha deciso di apportare un cambiamento al Padre nostro. Non più “non ci indurre in tentazione, ma “non ci abbandonare alla tentazione”. E’ infatti questo il senso dell’originale greco nel quale sono stati scritti i testi del Nuoovo testamento. Solo una interpretazione diversa derivata dalla traduzione in latino della Bibbia in greco, fatta da Gerolomo nel IV secolo aveva portato alla traduzione che abbiamo usato per quasi due millenni.
Ogni scienza ha un suo codice linguistico. Ma ci sono alcuni ambiti nei quali le parole hanno un particolare valore ‘salvifico’ e devono essere comprensibili per tutti come la Politica, la Cultura. E la Religione. La chiesa pur conservando fino al concilio vaticano II la Bibbia e le liturgie in latino, ne ‘traduceva’ i contenuti illustrandoli con cicli di affreschi e pitture. Era la Biblia pauperum, la Bibbia dei poveri per un pubblico che in gran parte non sapeva leggere né il latino né il volgare. Oggi la Chiesa fatica a comunicare con la gente attraverso un linguaggio catechetico, liturgico, biblico e teologico spesso non comprensibile per l’uomo moderno. Nemmeno le traduzioni fatte dopo il Concilio hanno saputo rinnovare il linguaggio. La differenza tra la vecchia e la nuova formula del Padre nostro ad esempio ha un significato teologico importante che tocca la definizione di Dio. Se tu dici “O Dio non ci indurre in tentazione” parli di un Dio onnipotente che ti tenta volontariamente per provare la tua fede in lui. Un Dio severo e in certo modo crudele. Quando dici invece “Non abbandonarci alla tentazione” chiedi a Dio di aiutarti e di esserti vicino quando ti capita una ‘tentazione': una prova o una difficoltà. Ma cosa significa la “tentazione”? Si pensava immediatamente al peccato specialmente quello sessuale. Oppure “Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori”? La parola ‘debito’ richiama un conto bancario e non ti coinvolge se invece fai riferimento al Padre nostro di Luca leggiamo ”Perdona come a noi come noi perdoniamo agli altri”. Ancora “Padre nostro che sei nei cieli” conferma l’antica credenza che Dio abiti il cielo e il diavolo il sottoterra. Per non citare altre parole chiave della teologia cristiana: redenzione, salvezza, indulgenze, consacrazione, mistero, penitenza, sacrificio, sacramento, trinità o immacolata concezione ecc. Vorrei chiedere a un cattolico che esce dalla chiesa di spiegarmi le parole del ‘Credo’ che ha appena recitato come confessione della propria fede, oppure del “Canone” la preghiera della messa. La chiesa deve inventare un nuovo linguaggio che renda più comprensibile l’annuncio cristiano. Non era così all’inizio: le parole di Gesù, in particolare le parabole, anche dopo 2000 anni le comprendi e ti interrogano. Come il Padre Nostro che rimane comunque una bellissima preghiera pronunciata da Gesù quando i discepoli gli chiesero di insegnare loro a pregare. E’ giunto il tempo che il contenuto della fede cristiana ri-diventi semplice e ragionevole e comprensibile per tutti senza complicazioni filosofiche. Non è scritto da nessuna parte che le parole della teologia debbano essere ‘misteriose’ e riservate a un’èlite privilegiata. Solo così in un momento di grande disorientamento spirituale potranno portare una speranza di salvezza.


 
DICHIRAZIONE Universale dei Diritti umani una legge scritta sulla pietra (Gazzetta di Modena 16 XI 18) Beppe Manni
Il 10 dicembre del 1948 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha pubblicato la Dichiarazione Universale dei Diritti umani. E’ il frutto buono come la nostra Costituzione, di un gruppo di uomini saggi esperti della devastazione della guerra. Fu votata all’unanimità dai 58 rappresentanti (pochi astenuti). ‘La Dichiarazione’ andrebbe letta medita e mandata a memoria. Contiene i principi fondamentali sui quali si dovrà reggere la convivenza umana per il benessere la pace e la felicità degli uomini che abitano la terra. Esordisce così: “Considerato che il riconoscimento della dignità inerente a tutti i membri della famiglia umana e dei loro diritti, uguali ed inalienabili, costituisce il fondamento della libertà, della giustizia e della pace nel mondo; che il disconoscimento e il disprezzo dei diritti umani hanno portato ad atti di barbarie che offendono la coscienza dell'umanità e che l'avvento di un mondo in cui gli esseri umani godano della libertà di parola e di credo e della libertà dal timore e dal bisogno è stato proclamato come la più alta aspirazione dell'uomo…l'assemblea generale proclama la presente dichiarazione universale dei diritti umani come ideale comune da raggiungersi da tutti i popoli e da tutte le Nazioni…Art 1: Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza. Art 2 Ad ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà enunciate nella presente Dichiarazione, senza distinzione alcuna, per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione…Seguono gli altri 28 articoli.
Gli uomini nella loro plurimillenaria storia si sono dotati di leggi valide per tutti per con-vivere in pace. Non erano leggi dettate da un dio ma frutto di esperienza e saggezza condivise da tutti. Solo dopo sono nati i diversi codici giuridici per la loro applicazione. La legge delle XII Tavole di Roma furono scolpite in bronzo ed esposte nei Fori e i 10 Comandamenti erano scritti su lastre di pietra. Che tutti sapessero che la legge è superiore al tornaconto personale, all’arbitrio dei prepotenti; in difesa dei più deboli. Noi uomini e del 2000 non conosciamo i fondamentali comma che devono dirigere la nostra vita: la Costituzione e i diritti sanciti dall’ONU. Ignoranza che paghiamo salatamente nel momento di confusione e di insicurezze che stiamo vivendo. Come conosciamo a memoria i 10 Comandamenti imparati al catechismo, la i politici, i maestri di cultura, le chiese, dovrebbero citare nei loro pronunciamenti e nelle loro prediche le carte costituzionali, che sono i comandamenti e le nuove leggi delle XII tavole.
 

 

IL TRATTORE Beppe Manni (Gazzetta di Modena 1 XII 18)
Nel 1918 la Fiat costruì il primo trattore italiano. Era appena finita la guerra. Il robusto motore del camion militare Fiat 18 BL fu montato su una macchina agricola. Dopo 100 anni a giugno del 2018 a EIMA la fiera bolognese delle macchine agricole è stato presentato l’ultimo trattore prodotto dalla FIAT-New Oland costruito a Modena. Dal bel colore tradizionale dei trattori Fiat arancione-mattone. E’ un prototipo avveniristico. Forte robusto e maneggevole tecnologicamente avanzato può funzionare con i carburanti tradizionali ma anche a bio-gas fornito direttamente dalle biomasse di una tenuta agricola.
Il trattore Ford prima, il Fiat e il Landini poi, (un’altra macchina padana), regalarono ai contadini un potente aiuto che li riscattò dalle fatiche più pesanti. L’aratura, la semina, la raccolta del frumento, la trebbiatura, la concimazione e l’annaffiatura erano fatti direttamente a forza di braccia di uomini, donne e bambini o con l’aiuto di buoi e cavalli. La Fiat Trattori (OCI) fu trasferita a Modena nel 1932. La terra padana ricca di floridi campi, diventò la patria dei motori grazie all’ingegnosità dei nostri artigiani e alla fortunata coincidenza a Modena delle fonderie Corni, delle officine Orsi e dell’Istituto Corni.
In autunno di giorno e di notte si sentiva il pulsare regolare e potente di un trattore che arava i campi coperti di nebbia. Era il trattore Fiat o il Landini: robustissimi e di facile manutenzione. Onnivori: andavano a petrolio, nafta, catramina, oli vegetali e animali. Facevano di tutto: trainavano carri e aratri, facevano andare trebbia e pompe con una puleggia esterna. Non si fermavano mai. Lavoravano per ore e giorni. I ragazzi di allora non parlavano delle “Teste Rosse” ma del trattore a “Testa calda”. Veniva chiamato “al mutòr” e il gioco preferito dai bambini di campagna era costruire un trabiccolo a quattro ruote di filone di ferro comandato da un lungo sterzo a mano.
La Fiat Trattori in questi 100 anni costruì centinaia di migliaia di macchine agricole che esportò in tutto il mondo aiutando le disastrate economie locali a sfamare milioni di persone. L’occidente, noi, purtroppo, esportiamo armi, che innescano e mantengono vive guerre ovunque: carri armati, aerei, elicotteri da combattimento, mitragliatrici pistole e bombe a grappolo. Ma anche, ricordiamolo, strumenti di vita e di progresso attraverso la nostra avanzatissima tecnologia: i nostri trattori scandiscono il tempo in tutto il mondo con il pesante battito dei potenti motori.
Dopo le due guerre i nostri intelligenti artigiani costruirono con pezzi di armi, macchine utensili, copiarono i meccanismi della torretta di un panzer tedesco e ‘inventarono’ il motoriduttore e l’oleodinamica. Abbiamo trasformato come dice Isaia parlando di una nuova età dell’oro, le spade in aratri e le lance in falci.
 

 

I MIGRANTI INIZIANO AD ORGANIZZARSI (Beppe manni Gazzetta)
Per la prima volta a Modena un convegno autoconvocato e gestito da giovani profughi. Chi avesse partecipato sabato 8 dicembre al Convegno “La diaspora Africana a Modena” abituato a vedere giovani africani davanti ai supermercati a chiedere l’elemosina, si sarebbe ricreduto sui tanti luoghi comuni che riguardano i profughi e gli immigrati, frutto prevalentemente della paura e dei pregiudizi. L’iniziativa è nata da “Anni in fuga”, un'associazione nonantolana di comuni cittadini che si stanno interessando attivamente ai problemi dell'accoglienza. Ha partecipato anche la “Scuola libera e Itinerante” del Villaggio Giardino dove una decina di volontari curano una scuola di italiano per una ventina di ragazzi africani. Nella sala di via Curie offerta gratuitamente dall’assessore a nome della Comunità del Villaggio, i cento ‘cittadini’ presenti hanno parlato, fra l'altro, della grave difficoltà degli stranieri, profughi e non, ad affittare una casa dignitosa. C’erano 80 giovani africani dell’area francofona e poi volontari e amici del quartiere. Per la prima volta il problema dell’immigrazione e dei profughi non è stato oggetto di ‘trattazione’ di esperti, ma organizzato e gestito dai ragazzi che hanno vissuto sulla loro pelle i problemi dell’abbandono delle loro terre e delle difficoltà incontrate nell’inserimento come stranieri in nuovi paesi. In particolare gli ostacoli creati dalla burocrazia nell’ottenere i documenti di cui hanno diritto (rinnovo dei permessi di soggiorno, carte d’identità, codice fiscale, ecc), e nella ricerca di un lavoro e di un alloggio. L'occasione per discutere di questi problemi è stata offerta dalla presentazione di una delle associazioni straniere di mutuo aiuto presenti a Modena, “Diaspora Africana”, da parte del suo segretario Ahmed Diabate, del tesoriere Dioulate Konaté e di un giovane socio, Moriba Bagayoko. A creare un bel dialogo tra immigrati di vecchia e nuova generazione, sono intervenuti anche Ismaila Mbengue operatore dell'accoglienza che lavora a Mantova e la dottoressa Kindi Taila conosciuta a Modena per il suo impegno sociale e politico. Hanno ribadito a più voci il bisogno di rendersi autonomi e la necessità di rifiutare l’assistenzialismo e di creare reti di mutua assistenza tra ‘i nostri fratelli, perché qui non abbiamo né madri né padri né fratelli o sorelle; abbiamo dei diritti ma anche dei doveri. Le nostre associazioni diventino soggetti in grado di dialogare con le istituzioni.’ Quindi non solo il diritto alla casa, ma anche l‘importanza di imparare la lingua, di impratichirsi nelle burocrazie che li riguardano. I richiedenti asilo, i migranti, i profughi, come vengono chiamati, stanno integrandosi a Modena con il lavoro, la scuola, il volontariato, stanno prendendo la parola. E stanno iniziando a organizzarsi.



Sabato 22 Dicembre,2018 Ore: 18:28
 
 
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