Alieno da ogni polverone mediatico che desta sempre la questione del celibato, il prete e teologo brasiliano Antonio José de Almeida affronta la questione apertamente.

D: Perché questo dibattito suscita sempre tensioni nella Chiesa?

R: Con la sessualità si tocca sempre una pulsione umana radicale più potente dell’avere e meno controllabile del potere. Il celibato imprigiona la sessualità, ma non la elimina. Nonostante le sue motivazioni teologiche, pastorali e istituzionali, si vede in difficoltà di fronte alle sollecitudini della carne, perdendo molte volte di fronte a scappatelle occasionali o persino di fronte al concubinato. Se in certi ambienti il sesso è un tabù, in alcuni ambienti ecclesiastici è servito su un vassoio d’argento per la psicoanalisi.

D: È contro la legge del celibato?

R: Non sarebbe necessaria, il celibato autentico non ha bisogno di una legge. Questo sì, ma non è neanche illegittima. La Chiesa può stabilire, con valore di legge, i requisiti che considera necessari o convenienti per l’accesso e la permanenza ai ministeri, in particolare a quelli ordinati. E considera che il celibato è conveniente per il ministero, ma non necessario.

D: Per alcuni lo è…..

R: Il cardinal Sarah dice che c’è un legame ontologico-sacramentale tra ministero e celibato e che ogni indebolimento di questo legame metterebbe in discussione il magistero del Concilio e di Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Queste affermazioni sono parte del repertorio tradizionalista – o integrista – di difesa del celibato e della sua legge. Nella Chiesa antica per i vescovi, i presbiteri e i diaconi non c’è stata altra legge che quella della monogamia, che implicava evidentemente la fedeltà. Nei primi III secoli la maggioranza dei ministeri ordinati era affidata a uomini sposati. Gli argomenti a favore dell’astensione obbligatoria dall’attività sessuale sono interpretazioni tendenziose, proprie di una concezione greca totalmente estranea alla religione biblica, a Gesù ed a Paolo. Ma progressivamente si andarono imponendo norme specifiche, come la legge della continenza, fino a che nel secolo XII si giunse alla proibizione di ordinare uomini sposati ed al divieto di matrimonio per i preti. La legge del celibato fu approvata dal II Concilio del Laterano (1139) e confermata dal Laterano IV (1213).

D: A che punto siamo oggi?

R: Se fosse necessario, nella Chiesa cattolica non avremmo presbiteri sposati di rito orientale. E la costituzione apostolica Anglicanorum coetibus di Benedetto XVI non avrebbe ammesso preti sposati desiderosi di continuare ad esercitare il ministero, qualcosa di già previsto nell’enciclica Sacerdotalis coelibatus di Paolo VI. Il decreto Presbyterorum ordinis del Concilio Vaticano II sottolinea che il celibato non è richiesto dalla natura stessa del ministero. Quando Sarah parla di “celibato indispensabile”, è in conflitto con la dottrina della Chiesa. Eresia o delirio?

 

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Intervista pubblicata il 28.00.2020 in Vida Nueva Digital (www.vidanuevadigital.com)

Traduzione a cura di Lorenzo TOMMASELLI