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www.ildialogo.org LO AMA DA DODICI ANNI, E LO ACCUDISCE. GLI LAVA E STIRA LA BIANCHERIA, GLIELA CONSEGNA IN ORDINE. LA STORIA DI ANGELINA AMANTE – MAMMA CHE HA SPOSATO UN RELIGIOSO,a cura di Carlo Castellini

LO AMA DA DODICI ANNI, E LO ACCUDISCE. GLI LAVA E STIRA LA BIANCHERIA, GLIELA CONSEGNA IN ORDINE. LA STORIA DI ANGELINA AMANTE – MAMMA CHE HA SPOSATO UN RELIGIOSO

a cura di Carlo Castellini

LE DONNE DEI PRETI, DI MARISA FUMAGALLI STORIE VERE DI AMORI IN VATICANO,
D I NANI DI BALDINI E CASTOLDI EDITORE, 1996/99.
CHI E ' MARISA FUMAGALLI?
Giornalista, scrive sul CORRIERE DELLA SERA. Segue l'attualità e il costume, con attenzione alle tematiche femminili. Ha lavorato nella redazione di NOI DONNE e LA DOMENICA DEL CORRIERE, occupandosi di cronaca e di inchieste. E' coautrice del libro PER AMORE PER DENARO: LE DONNE DI TANGENTOPOLI SI CONFESSANO.
IL SUO LIBRO INCHIESTA.
Lo ama da dodici anni, e lo accudisce. Gli lava e stira la biancheria, gliela consegna in ordine., durante il week-end, quando il suo uomo “scappa” dell'istituto della Congregazione di don Orione di una città della Riviera di Levante e arriva a Genova a trovarla. E' un'amante mamma ANGELINA. Cura la dieta di CARLO, che soffre di gastrite, compra per lui le maglie di lana e i pantaloni.
Di colore diverso dal solito nero che porta in convento”, spiega. “Quando usciamo o andiamo in vacanza, nessuno deve capire che è un prete”. La incontro per la prima volta, nell'estate del '95. Mi riceve nella sua casa, un decoroso appartamento di un grande condominio.
DON CARLO S., cinquantadue anni, il suo innamorato, non c'è. “Fa il pendolare, dice ANGELINA. E sospira:”Se vivesse stabilmente con me sarebbe tutto diverso. Ma sono costretta ad accontentarmi”. (Soltanto tre mesi dopo questo colloquio, il sogno si realizzerà, ma lei non lo sa ancora. E, pur sperandolo, è molto prudente nelle previsioni. A tratti, pessimista). Ha voglia di raccontarsi ANGELINA. Quarantasei anni, infermiera. La fidanzata di DON CARLO, direttore di un istituto per handicappati, è madre di un figlio di ventitré, avuto dall'uomo che l'ha abbandonata tanti anni fa.
“Noin è molto tempo che facciamo seri progetti di vita in comune”, attacca. “In tutti questi anni ci sono stati alti e bassi. Sostanzialmente, lui non è mai riuscito a prendere una decisione ferma: abbandonare la comunitàper stare con me.Ma chissà, forse, in futuro.....Non è detto che non vivremo insieme e magari ci sposseremo. Del resto quando cominciò la relazione, CARLO mi avvertì subito:: guarda che non intendo abbandonare il sacerdozio......se vuoi sposarti non sono l'uomo che fa per te”.
“Ci conosciamo da dodici anni, e la nostra storia dura da undici”, spiega. “Ricordo che lui mi piacque subito, al primo incontro. Mi colpirono soprattutto il suo modo di fare e la dolcezza nell'esprimersi. Don Carlo veniva regolarmente nell'ospedale dove lavoravo a trovare un'anziana zia. Cominciammo così a chiacchierare e, incontro dopo incontro, diventammo amici. In quel periodo ero sola, non avevo storie, non frequentavo nessuno”.
S'INNAMORO' DI QUEL SACERDOTE PER SOLITUDINE?
R.”No. Però non sarei sincera se non ammettessi che la compagnia di un uomo buono e sensibile fu per me un toccasana”.
UN UOMO LEGATO INDISSOLUBILMENTE A DIO. E, APPARTENENDO AD UNA CONGREGAZIONE RELIGIOSA, AVEVA FATTO VOTO DI CASTITA', POVERTA' E OBBEDIENZA...
R.”Sì, lo so. Infatti, non appena ci accorgemmo che l'amicizia stava per prendere un'altra piega, andammo entrambi in crisi. Tristezza, paura, sensi di colpa, uniti però da un forte desiderio di stare insieme. Ricordo ancora il primo appuntamento fuori dall'ospedale.: una bella giornata, il mare azzurro davanti a noi, i fiori colorati che spuntavano sulle colline di Genova e ci mettevano la primavera addosso. Parlammo, parlammo a lungo. Abbiamo passato un anno intero a farci confidenze l'un l'altra”.
E L'AMORE, L'ATTRAZIONE FISICA?
R. “Oh, l'attrazione c'era, e forte. Ma per un po' abbiamo voluto privilegiare il dialogo, i sentimenti. Soltanto dopo un anno e mezzo di frequentazioni, ci lasciammo andare fisicamente. Prima di allora, infatti, non avevamo avuto rapporti sessuali. Credo di essere stata per Carlo la prima donna. Anche se non me l'ha mai detto apertamente, e io non gli go mai fatto domande in proposito”.
SIGNORA, CHE SIGNIFICA AMARE ED ESSERE AMATA DA UN SACERDOTE? LEI, IN PASSATO....
R.”Vuol dire rispetto al mio primo uomo? Be' quella storia fu disastrosa. Col padre di mio figlio, infatti, ci lasciamo malissimo. Credo, però, di essere incappata nella persona sbagliata. Intendiamoci, anche con Carlo ci sono problemi. Tuttavia, credo di poter dire che, con un prete, l'amore, si sviluppa più lentamente ma mette radici profonde. Il sacerdote è una persona dotata di sensibilità tutta particolare”.
LE PESA IL RUOLO DI AMANTE CLANDESTINA?
R.”Abbastanza. Mi pesa soprattutto il fatto di non poter stare con Carlo alla luce del sole. Di dover nascondere ai parenti e agli amici la nostra relazione. Soltanto alle famiglie dei preti sposati che frequentiamo riveliamo la nostra identità. Loro ci capiscono, hanno vissuto problemi analoghi. Mi pesa la lontananza., il fatto di vedere il mio uomo solo una volta alla settimana (e non sempre è possibile) e di stare assieme a lungo soltanto durante le vacanze. Però, a lui non rinuncerei. Ho anche provato, senza riuscirci. Spesso mi sono chiesta: che senso ha andare avanti così, senza prospettive, senza futuro? Alla fine mi sono sempre piegata al destino.Vuoi perchè tutti i momenti passati con Carlo mi ripagano delle sofferenze, dei guai quotidiani. Quando sono giù, penso per esempio ai viaggi bellissimi, che abbiamo fatto assieme.......”.
(ANGELINA prende un album di fotografie e me lo mostra: ecco il mare, la montagna,, le città spagnole, lei, abbronzata e sorridente ritratta con gli allegri abiti colorati, gli orecchini pendenti, il costume delle donne andaluse......).
“Vuoi perché Carlo, non ostante tutto, è un appoggio per me”, continua. “Vede, mio figlio ha avuto problemi gravi di tossicodipendenza, lui gli è stato generosamente vicino, gli ha dato una mano a tirarsi fuori. Con l'affetto e la dedizione di un padre”.
ANGELINA racconta del suo uomo con naturalezza. Nelle sue parole la figura del prete svanisce. Eppure Carlo continua a celebrare messa, distribuisce l'Eucarestia, confessa e assolve i penitenti. Dunque la doppia vita, la rottura costante dei voti solenni, sono per lui ormai la normalità. Nella coppia il ménage si è andato trasformando e stabilizzando col tempo, sia pure nella clandestinità. Gli appuntamenti saltuari e discontinui sono diventati fissi. Carlo non aveva l'automobile; l'ha acquistata appositamente per raggiungere Angelina a Genova. Lontani da occhi indiscretiCarlo e Angelina conducono una normale vita di coppia.
Lei ha cominciato ad accudirlo con regolarità, come farebbe una moglie con un mairto in trasferta. “Sì, per lui sono una moglie, un'amante, una mamma”, spiega. “Gliho dato tanto. Eppure, ricorda, “quante olte mi ha ripetuto che non avrebbe mai lasciato la chiesa per me. Ma io mi sono detta:resisti, forse il tempo lavorerà in mio favore. Da un paio di anni, infatti, Carlo fa discorsi possibilisti sul nostro futuro”.
SCUSI ANGELINA, COME FA IL SUO UOMO A BARCAMENARSI TRA IL CONVENTO E LEI? COME FA AD ASSENTARSI COSI' SPESSO? I CONFRATELLI NON SI SONO ACCORTI DI NULLA?
R. “Noo, ho certezze al riguardo, ma credo che nella comunità in cui vive qualche sospetto vi sia. Credo che alcuni collaboratori siano addirittura al corrente e mantengano il segreto. Del resto, lui si assenta a giorni fissi, è cambiato nell'aspetto e anche nel comportamento. Ma tutti tacciono: purché non scoppi lo scandalo”.
CARLO E' “INDIPENDENTE” ECONOMICAMENTE?
R. “Oh, non può contare come i parroci, sull'assegno mensile della curia. L'istituto lo mantiene, e per le sue spese si arrangia in vari modi. Sia con le offerte e delle messe, che con i proventi di alcuni lavoretti. Del resto sa fare un po' di tutto: carpentiere, idraulico, elettricista, agricoltore”.
C' QUALCHE ASPETTO DEL SUO CARATTERE O DEL COMPORTAMENTOCHE VORREBBE DIVERSO?
R. “Complessivamente va bene così. Mi piacerebbe però, che avesse più spirito di iniziativa: lui infatti si affida totalmente a me. E poi.....devo dirlo? Vorrei che manifestasse più esplicitamente il suo amore. Che fosse più coccolone. Anche se qualche passo in avanti, col tempo lo ha fatto. Adesso mi chiama affettuosamente piccolina mia. Ma ce n'è voluto! Io gli ho sempre detto tesoro e …..sei il mio re”.
NON HA MAI TEMUTO CHE CARLO POTESSE LASCIARLA?
R.”Eccome. Sono sempre vissuta nell'insicurezza, nella paura che dicesse basta, torno sui miei passi.Una volta, in particolare quando andò in Africa, per tre mesi. Ero angosciata, furono mesi di purgatorio Ma poi, grazie a Dio, è tornato da me”.
ANGELINA, VOI DUE, VI SENTITE ANCORA IN COLPA PER IL VOSTRO AMORE FUORILEGGE?
R.”Affatto. Oggi, dopo tanti anni di clandestinità, di dubbi e timori, credo che formalizzeremo il nostro rapporto. Mi pare proprio che anche Carlo si sia finalmente convinto. Abbiamo fede in Dio, andiamo spesso in chiesa assieme a pregare, e chiediamo la grazia di risolvere positivamente la nostra situazione”.
VERAMENTE PER LA CHIESA LA SOLUZIONE IDEALE SAREBBE CHE LUI SI PENTISSE, E TORNASSE ALL'OVILE COME LA PECORELLA SMARRITA.
R.”Non abbiamo fatto nulla di male, noi ci amiamo davvero. E' la Chiesa che è incomprensibilmente rigida. Il celibato dei preti è una regola assurda. Carlo prima di innamorarsi ci credeva. Adesso pensa che che si possa essere buoni sacerdoti e contemporaneamente buoni mariti”.
Ai primi di novembre del '95, telefona ANGELINA ANGELINA per annunciarmi che il suo uomo ha fatto il grande passo. “Si è trasferito a Genova e da un mese vive qui con me”, dice soddisfatta. La sua “pazienza” ha vinto. Ma che cosa ha spinto il religioso a decidersi ad abbandonare la comunità religiosa? E' lui stesso a spiegarcelo.
“Se non me ne fossi andato ora”, racconta CARLO S. “avrei dovuto aspettare un altro anno. In comunità, gli avvicendamenti dei religiosi avvengono in periodi fissati. E io non potevo certo “fuggire”, dall'istituto lasciando venticinque handicappati senza un punto di riferimento. L'organizzazione degli ospiti e degli undici dipendenti, infatti, pesava tutta sulle mie spalle, dal momento che l'anziano direttore-fondatore mantiene da tempo ormai solo una carica rappresentativa. A essere sincero, già tre anni fa ero sul punto di lasciare, quando all'improvviso è morto Padre Gianni che con me teneva in piedi la baracca. Così non me la sono sentita di piantare in asso tutto. Mi sono detto: rimango ancora il tempo necessario per sistemare le cose, poi me ne vado. Modestamente, ho “rifatto” l'istituto. Che oggi viene considerato un “gioiello” dai dirigenti della Congregazione. Con trentadue ettari di terreno, coltivazioni e allevamenti, la comunità è quasi autosufficiente. Inoltre, in questo periodo, mi sono dato da fare perché i nostri handicappati potessero ottenere tutti i sostegni finanziari previsti dalla legge. Credo, insomma, di lasciare al nuovo direttore in arrivo una struttura a posto da tutti i punti di vista”.
SEMBRA CHE LE SUE PREOCCUPAZIONI SIANO SOSTANZIALMENTE DI TIPI PRATICO. SCUSI, DON CARLO, NON TROVO NELLE SUE PAROLE QUEL TRAVAGLIO INTERIORE CHE ACCOMPAGNA DI SOLITO CHI, COME LEI, SI APPRESTA A SCIOGLIERE I VINCOLI CHE LO LEGANO ALLA CHIESA.....
R. “E'vero. Ma la considero una cosa superata. Mi spiego meglio. Durante i primi anni della mia relazione con Angelina, non pensavo affatto di lasciare la Congregazione. Le dirò di più. La conobbi in un periodo di crisi con i miei superiori. Conflitti che nulla avevano a che fare con con la fede e il Padreterno. Tuttavia ero molto angustiato. Angelina mi fu di grande aiuto. Ma ad un certo punto le dissi : lasciami in pace, tiro avanti per la mia strada........Sei ancora giovane e bella, cercati un altro.. Sarò contento quando saprò che sarai sposata con un uomo che ti farà felice. “Non ce l'ho fatta , è chiaro. La relazione è andata avanti. Eppure, per tanti anni mi sembra di aver dimostrato una cosa importante: sono stato sia un ottimo prete che “un buon marito......” Certo, ho tenuto i piedi in due staffe, ho fatto il pendolare tra l'istituto e Genova. Non credo, però, di avere trascurato i miei doveri in comunità. Per farla breve, attraverso la mia esperienza ho capito che il celibato ecclesiastico è una regola assurda. Oggi, ho fatto una scelta certo.Ma se non ci fosse questa regola , avrei potuto evitarla. Avrei potuto sposare Angelina e, contemporaneamente, prestare la mia opera di sacedote a chi ne ha ancora bisogno. E' stata, mi creda, un'esperienza terribile lasciare dopo tanti anni, la mia Famiglia Religiosa”.
COME HANNO REAGITO I SUOI SUPERIORI?
R.”Se l'aspettavano. Non era un mistero il fatto da tempo avessi una relazione sentimentale. Anche se si taceva, si fingeva di non sapere. Ad ogni modo il padre provinciale, pur consapevole che sarebbe stata un'impresa ardua, ha tentato di dissuadermi. Mi ha dichiarato tutta la sua stima, mi ha offerto altre chances. Naturalmente ho tenuto duro. Ed ho subito avviato le procedure per ottenere la dispensa.....”.
Don CARLO S. Mi consegna una copia dell lettera inviata alla Direzione Generale e Provinciale della Congregazione di don Orione, con la quale chiede di essere sciolto dai voti. Porta la data del 12 agosto 1995: Vale la pena di leggerla.
“Sono il confratello C. S: Un disegno misterioso del Signore mi aveva preso dalla mia famiglia naturale alla tenera età di 10 anni, ben quarantadue anni fa, e mi aveva portato nella nuova grande famiglia di don Orione, dove si può dire sono stato allevato, cresciuto, dove ho ricevuto tutto e ho anche dato tutto. Mai avrei pensato un giorno di dover uscire; e invece ora, a conclusione di tredici lunghi anni di conflitto interiore, chiedo la dispensa dai Voti Religiosi per poter uscire e iniziare una nuova vita.
“Quando tredici anni fa, ho avuto il sentore per la prima volta che prima o poi avrei finito con l'abbandonare quella che ero convinto fosse la mia vera Vocazione......ho provato sgomento e panico, ma non sono stato capace di reagire. Punto di forza e sostegno essenziale della mia vita religiosa era una profonda vita comunitaria. Io, invece, a causa di qualche difficoltà che non ho saputo né voluto superare, mi sono autoemarginato ed escluso, d mi sono ritrovato solo. Ho continuato sì a lavorare e con sempre maggiore intensità per la Congregazione, per i più poveri e gli emaarginati,, a “fare il prete” con maggiore umiltà e convinzione; però, distaccato, con la testa e il cuore altrove, orientati sempre di più verso una forma di vita in linea con le esigenze più naturali e profonde della persona, così come è stata creata da Dio.
“La Provvidenza mi ha fatto incontrare molto presto la persona giusta che mi ha ridonato la voglia di vivere. Ne è nata un'amicizia profonda orientata subito verso il matrimonio. Nell'85, però, mi ero totalmente ripreso come sacerdote e religioso, e stroncai energicamente ogni prospettiva diversa. Le dissi le fatidiche parole”.......”lasciami andare per la mia strada....”. Ma non fu così.
“Ora chiedo la dispensa dai Voti per vivere “felice e contento” assieme alla mia Angelina, che da dodici anni mi aspetta e mi ama come nessuna persona al mondo”.
“E ora vorrei esprimere alcuni sentimenti che sembrano di circostanza, ma che sento vivi in me. Ringrazio tutti per il bene ricevuto. Chiedo scusa a tutti, dalla mamma ai fratelli, e parenti, dai confratelli e consorelle, collaboratori e amici, per la delusione che questa mia decisione potrebbe loro procurare. Mi dispiace molto lasciare tutto l'ambiente dove ho trascorso questi ultimi felicissimi sei anni. Mi mancherà certamente tanto. I quarantadue anni trascorsi in Congregazione sono la mia vita, che continuerò a portarmi strettamente dentro. Ma vado avanti con serenità, con l'intenzione di allontanare ogni ipocrisia, con rettitudine e trasparenza davanti a Dio e ai fratelli”.
Sarei pronto a “partire” o agli inizi del prossimo mese. Vorrei farlo il più possibile in punta di piedi anche subito,
con gratitudine.Sono disponibile a collaborare specie nei primi tempi, con chi mi rimpiazzerà, nei modi e nelle forme che riterrà più opportuni; anche perché uscendo mi ritroverò da “sovroccupato” a totalmente “disoccupato”, e con non pochi problemi di natura economica, alcuni dei quali del tutto irrisolvibili, come una “pensione” per quando sarò anziano, se ci arriverò.
DON CARLO da un mese vive stabilmente con ANGELINA.
COME STA ANDANDO LA CONVIVENZA?
R.”Bene. Andiamo d'accordo. Ma, inutile negarlo, qualche problema c'è. Del reto, lo prevedevo. Viviamo con lo stipendio di Angelina. Che cosa posso fare io? Cinquantaduenne disoccupato? La mia laurea in Filosofia ormai non serve a nulla. Sono troppo vecchio per inserirmi nell'insegnamento. Ma non trovo neppure altri lavori. Per dirne una, ho bussato a qualche istituto, offrendomi come educatore; è andata male. Non mi arrendo certo. Le difficoltà però sono grandi”
“Vede”, si sfoga, “non è solo una questione di quattrini, di pagnotta da guadagnare. A prescindere dal sacerdozio, fino a ieri, ero un uomo con una vita piena, con tanti impegni e responsabilità. Ero un punto di riferimento per molte persone. Ora non sono più nessuno. Di fatto mi sono autoemarginato.
Angelina fatica a comprendere queste mie frustrazioni. Per lei conta solo il fatto di avermi tutto per sé. Ma io gliel'ho detto più volte: tu rappresenti il cinquanta per cento della mia vita; devi capire che ce n'é ancora una metà......”. (MARISA FUMAGALLI, a cura di Carlo Castellini).



Domenica 20 Ottobre,2019 Ore: 19:59
 
 
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