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www.ildialogo.org DONNA E PRETE, UN AMORE IRRISOLTO,a cura di Carlo Castellini 

DONNA E PRETE, UN AMORE IRRISOLTO

di Adriana Valerio, per il clero le donne sono invisibili; oggi è emerso il soggetto femminile ed è esplosa la crisi dell'identità maschile; è in crisi lo sguardo maschile sulle donne; alcune proposte.


a cura di Carlo Castellini
 

CHI E' ADRIANA VALERO?

  Laureata in Filosofia (Napoli 1975) e in Teologia (Napoli 1982); ha conseguito la Licenza a Fribourg in Svizzera, è docente di Storia del Cristianesimo e delle Chiese, presso il Dipartimento di Studi umanistici dell'Università  degli Studi di Napoli “Federico II”.
A MO' DI INTRODUZIONE........
 
 Parlare di donne nella Chiesa significa inevitabilmente parlare dei preti che incontra: confessori, padri spirituali, direttori di coscienza, predicatori, vescovi, papi. Lo stesso non si evince con chiarezza quando si parla di preti; per il clero le donne sono invisibili; anzi, sembra proprio che non esistano.
ARGOMENTAZIONE STORICA E ALTRO.
  Le donne non compaiono nemmeno nell'orizzonte del pur illuminato cardinale GIUSEPPE CAPECELATRO (1744-1836), arcivescovo di Taranto, quando esprime con lucida chiarezza i motivi di polemica nei confronti della legge del CELIBATO ECCLESIASTICO, mai sopiti nella storia della chiesa romana, ma che nel Settecento avevano trovato nuovo vigore.
  Il “Discorso istorico-politico dell'origine, del progresso e della decadenza del potere de' chierici su le signorie temporali”, che il prelato napoletano pubblica anonimo nel 1788,  muove solo apparentemente  da valutazioni economiche e politiche (“l'eccedente misura di ricchezze temporali”) che aveva portato ad un potere clericale inaccettabile), per aprirsi a considerazioni di principio ben più ampie e fondanti, che considerano l'obbligo del celibato in stridente contrasto, sia con la legge di natura,  - “opposta ai primitivi titoli dell'umanità e direttamente contraria alla vera felicità religiosa e civile” -, sia con la stessa etica evangelica, che la castità consigliava, ma non imponeva.
  La diffusa e secolare PRATICA DEL CONCUBINATO DEI CHIERICI, pertanto, è per il Capecelatro da interpretarsi come “rimedio ai danni recati dalla legge del celibato”, anche se, al contempo, è da giudicare come “disonesta usanza” che ha portato alla decadenza del clero, del suo decoro, della felicità delle singole individualità.
   Una legge dunque, da abolire, in considerazione per altro, della ulteriore QUESTIONE DELLE NASCITE, che con le sue ripercussioni sociali e psicologiche, interrogava i pensatori illuminati del Settecento circa il peso del celibato sulla ricchezza di una nazione.
L'alto prelato ritiene infatti, che la diminuzione del numero dei figli illegittimi, nati da relazioni illecite del clero, andrebbe incontro ai bisogni demografici dello Stato e inoltre risponderebbe  alle esigenze più profonde dell'animo umano perchè accrescerebbe  “quei grati e naturali piaceri che recano il dolce nome di figlio e di padre: attraverso la progenie, prolungamento della nostra esistenza nel tempo, non si attenua forse l'angoscia della morte”?
   Il DISCORSO  fu messo all'Indice il 29 gennaio 1789, ma le RIFLESSIONI che seguirono pochi mesi dopo, ancora anonime,  non ridimensionarono le posizioni teoriche  del Capecelatro; anzi, nel difendere le proprie tesi, egli ne approfondì le motivazioni, meglio articolando e intrecciando molteplici aspetti che riguardavano la spinosa questione.

   Tra questi riconsiderava la CAUSA ECONOMICA – non consentire la dispersione del PATRIMONIO ECCLESIASTICO attraverso il divieto di alienazione -, che era motivo antico, ma non di meno, attuale all'epoca e il fatto che le motivazioni economiche fossero importanti lo testimonia la posizione dell'abate FRANCESCO ANTONIO ZACCARIA che, nel 1772, appoggiava il celibato ecclesiastico, ritenendo che la “cupidigia dell'interesse domestico” avrebbe orientato i beni a donne e figli spuri, danneggiando i poveri e le chiese che quei beni non avrebbero ereditato.
   Come si può notare in queste considerazioni sulla LEGGE DEL CELIBATO LE DONNE SONO INVISIBILI: i loro sentimenti e i loro diritti non vengono proprio presi in considerazione. Le donne sono il RIMOSSO OSSESSIVO DEI PRETI. Non mi soffermo sulle fasi storiche che hanno attraversato la questione del celibato ecclesiastico e che ho trattato nei miei studi (vedi DONNE E CHIESA. UNA STORIA DI GENERE, CAROCCI, 1916 E IL POTERE DELLE DONNE NELLA CHIESA, LATERZA, 2017):
sintetizzo ricordando alcune svolte storiche, alcuni momenti di passaggio che s'incrociano con i temi della riforma della Chiesa:
1  IV secolo: primi interventi sinodali e conciliari: monacalizzazione del clero. Allontanamento delle donne: carcere, esilio;
2  Riforma gregoriana: lotta per le investiture: Legge celibataria. Accentramento del potere nelle mani del clero celibatario. Proteste e trasgressioni.
3  Concilio di Trento: proposta di consentire il matrimonio in Germania. Legge obbligatoria; educazione in seminario.
4  Settecento: Illuminismo e Rivoluzione francese: il bene dell'individuo, diritto di natura.
5  Vaticano II Paolo VI avoca a sé la questione.
  Il denominatore comune è che l'ottica è sul clero. La donna è invisibile. Mi soffermo solo sul Concilio di Trento e sulle sue conseguenze per poi passare alle novità e ai cambiamenti degli ultimi anni. Nella controversia con il Lutero, il concilio ribadisce il celibato rafforzando la tradizionale MISOGAMIA DI CARATTERE ASCETICO che risulterà vincente.
   AMBROGIO CATARINO con il Trattato DE COELIBATUS (postumo 1581), giudicando le nozze per il clero da lui  suggerite “proposta pessima e sommamente indegna”. E ribadendo come il matrimonio degradi l'essere umano al livello degli animali, al contrario del celibato che lo innalza alla perfezione della carne.
  Durante il Concilio di Trento. Il dibattito sul clero non era stato indolore né pacifico. La delicata questione dei PRETI CONCUBINARI era stata posta a Bologna nel 1547 dove si era affacciato il problema, con severe richieste di condanna e di punizioni. La discussione tuttavia, non venne portata avanti e fu ripresa solo nel terzo e ultimo periodo a Trento, dove, peraltro,  si scartò ogni ipotesi di modificare la disciplina esistente, nonostante la costante violazione della legge facesse propendere alcuni padri conciliari a chiedere la sua sospensione in alcuni paesi; non erano mancati, infatti, tentativi di compromesso da parte cattolica – tra i  quali quello del CAIETANO – favorevoli ad esempio al matrimonio per la Germania.
   Il Concilio stabilì la SUPERIORITA' DEL CELIBATO RISPETTO ALLO STATO CONIUGALE, vedendo in esso un segno distintivo di alterità per un clero che doveva recuperare dignità nella credibilità della nuova configurazione  che la chiesa cattolica doveva darsi nella spaccata cristianità.
  I PADRI CONCILIARI, oltretutto si resero conto  che non era sufficiente allontanare le donne, imporre con  autorità al clero la castità o preservarla a un'età matura della vita; occorreva un'impostazione educativa più vasta e appropriata.
   Ecco allora l'incremento di una precettistica nella quale il pericolo e il sospetto di peccato grava sulla natura stessa della donna che appartiene al mondo e alle sue lusinghe. L'angoscia di fronte alla sessualità, il senso di colpa per le norme infrante, la paura delle punizioni (perdere l'indipendenza economica), il timore del disprezzo sociale concorrono a configurare la PSICOLOGIA DEL PRETE in età moderna e a connotare il suo atteggiamento nei confronti del FEMMINILE – nella sua rappresentazione simbolica – e delle donne nei suoi concreti rapporti esistenziali.
  Il CORPO DELLA DONNA diviene allora, paradigma della MINORITA' BIOLOGICA, quanto più si avvicina alla sacralità del corpo che il ministro deve custodire per la salvaguardia della purezza rituale da non contaminare. UNA TEOLOGIA DEL CORPO, che si sviluppa parallelamente alla tutela del sacro e del suo ministro.
   Relativamente al celibato, si può ritenere che la RIFORMA TRIDENTINA raggiunge forse raramente i suoi obiettivi, perchè relega nella CLANDESTINITA' una questione legata profondamente agli affetti e ai bisogni sessuali e, soprattutto, non l'affronta come un problema unitario e inscindibile che riguarda tanto l'uomo (PRETE) quanto la DONNA (concubina), protagonisti di un dramma umano che né la logica giudiziaria, per quanto cauta e moderata, né la cura pastorale, per quanto capillare,  riescono a comprendere e a lenire. La CLANDESTINITA' non cancella le storie dei protagonisti: le nasconde, cerca di ridurle al SILENZIO, non riconoscendo le passioni, gli amori, i DOLORI di due compagni di vita, dei quali la donna appare l'anello più fragile: FIGURA SENZA VOLTO, madre illegittima, moglie non riconosciuta. Infatti l'adagio di ADAMO DI BREMA, rivolto ai clerici, SI NON CASTE, TAMEN CAUTE, diviene una traccia di  chi aiuta il clero a trovare un proprio spazio di vita affettiva o sessuale, ma non protegge certo la donna, relegata nell'illegalità, nella marginalità, nella clandestinità, nell'anonimato.
  L'istituzione si preoccupa del clero, lo difende, per poterlo recuperare. NON RICONOSCE LE DONNE  NELLA LORO AUTONOMIA DI PERSONE, DEL LORO VALORE DI CREDENTI. Tra i preti e le donne, studiando le fonti giudiziarie e letterarie, possiamo trovare molteplici varianti:
Stupro, Sollecitatio, Rapporti saltuari con prostitute, Rapporti clandestini, Rapporti amicali. Espressioni di ….Amore violento, Amore ipocrita, Amore negato,
Amore sublimato (trasfigurato). Per questi casi rimando ai miei studi.
ALCUNE  RIFLESSIONI  SULL'OGGI.
  L'odierno contesto culturale è mutato in profondità: è emerso il SOGGETTO FEMMINILE ed è esplosa la CRISI DELL'IDENTITA' MASCHILE”. E' in crisi lo sguardo maschile sulle donne. Il potere sociale, simbolico del clero si è incrinato perchè è venuto a mancare il privilegio, il controllo, l'autorità. Il
DISAGIO MASCHILE è evidente. Il ruolo del prete e la legge del celibato vanno inseriti nella più ampia questione della RIFORMA DELLA CHIESA, che significa dare una FORMA NUOVA a strutture che sono mutabili e nel ripensare i ministeri e la distribuzione del potere, dare forma ad una CHIESA INCLUSIVA: un NOI chiesa, fatta di donne e di uomini. E' necessario pertanto, ripensare in profondità al nostro patrimonio tradizionale che ha portato alla legge del celibato e:
RIPENSARE ALLA VISIONE ANTROPOLOGICA: il femminile è cosa buona? Riconosco la donna come persona degna e compagna di cammino?
RIPENSARE LA REALTA' MATRIMONIALE: è cosa buona? Il sesso è buono?
RIPENSARE I MINISTERI IN UNA CHIESA RIFORMATA: il clero è a servizio nella molteplicità degli stati di vita?
RIPENSARE ALL'ESSERE MASCHI E FEMMINE, in una Chiesa inclusiva educando ai sentimenti.
  La sfida riguarda soprattutto il clero chiamato oggi a riflettere su di sé e sul proprio essere maschi; a pensare in forme nuove i concetti di limite, differenza, parzialità ponendo al centro la “Relazione” come dimensione costitutiva del soggetto (cfr. STEFANO CICCONE, Ass. Maschile plurale).
Il clero deve riflettere: su di sé, sui propri sentimenti, sulla incapacità di esprimere affetti, sulle dinamiche della violenza e del sopruso, sulla propria fragilità.
   Il prete si è sempre sentito “al centro” della scena per dirigere, coordinare, guidare, amministrare, governare, controllare e sentirsi importante, riconosciuto, riverito, ossequiato. Ora deve saper uscire dal “centro” per mettersi in “cerchio” come dice con una bella espressione BEPPE PAVAN, (sensibilità maschili), per occupare lo spazio alla pari con gli altri. Deve cioè imparare a cambiare il modo di stare al mondo e stare nelle relazioni in modo rispettoso.
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  Il nuovo posizionamento dell'uomo (prete)deve partire dal riconoscere la soggettività femminile, e assumendo uno sguardo parziale sul mondo, uscire dalla solitudine vulnerabile del dominio iscritto nel proprio corpo e nei propri desideri.
   Deve uscire dal mito del soggetto auto-fondato che si afferma emancipandosi dai vincoli della relazione o dal proprio corpo e riconoscere la radice relazionale del soggetto.
   Deve infine rifiutare le relazioni asimmetriche (dove la donna è al servizio) e riconoscere le donne e accettarle come compagne di vita e di fede. Questo cammino è indispensabile per ripensare in profondità la legge del celibato e il ruolo della donna nella vita della Chiesa. (ADRIANA  VALERIO, a cura di Carlo Castellini).



Martedì 19 Febbraio,2019 Ore: 10:31
 
 
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