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www.ildialogo.org Sulla polemica tra un sacerdote e lo psichiatra Vittorino Andreoli,di Ernesto Miragoli

Sulla polemica tra un sacerdote e lo psichiatra Vittorino Andreoli

di Ernesto Miragoli

Non conosco lo psichiatra Vittorino Andreoli, ma ho avuto modo di leggere qualche suo articolo sul tema della chiesa che a scadenza fissa pubblica sul quotidiano Avvenire.
Non conosco neppure il sacerdote che è intervenuto per stigmatizzare il suo ultimo intervento in merito al celibato dei preti.
Sul tema, per non ripetermi, penso una sola cosa: il celibato obbligatorio annesso al sacerdozio cattolico di rito romano occidentale è una legge della chiesa cattolica che va rispettata e RIFORMATA. Come tutte le leggi è nata in un periodo storico per rispondere ad esigenze (per me non giustificabili) di quel periodo. Da tempo tale legge sembra anacronistica, non solo ai contestatori facinorosi, ma a moltissime persone di buon senso, uomini della gerarchia ecclesiatica compresa. Basta leggere qualche intervento ai Sinodi dei Vescovi (il card. Slypi, il card. Lorscheider..) in tempi non recenti per rendersi conto che il problema è sempre stato ben presente e rappresentato.
Non amo fare crociate pro celibato - come il sacerdote lecchese - nè contro il celibato - come accade spesso di leggere sulla stampa in occasione di particolari eventi da gossip quali la venuta in Italia di Milingo o aggiornamenti sulle vicende di Sguotti.
Preferisco insistere perchè si abbia il coraggio evangelico (che trovo sempre più raro) di ripensare la figura del sacerdote cattolico che a mio modesto avviso non deve essere necessariamente maschio, non deve essere inserito in quell'aura sacrale che ne fa una specie di santo taumaturgo (soprattutto nei paesi a forte tradizione - e solo tradizione! - cattolica), non deve essere un privilegiato istituzionale.
Con molto rispetto per chi lascia il ministero, il sacerdote lecchese che interloquisce con Andreoli su Avvenire, auspica che chi "mette mano all'aratro e poi si volge indietro", sia capito. E' già un passo avanti, ma non basta. Occorre fare di più. Occorre una pastorale per i preti che lasciano il ministero: questo è il primo passo per una riforma profonda del sacerdozio cattolico che richiede riflessioni, preghiere e studi, molto più importanti di un articolo di giornale o di dibattiti che lasciano il tempo che trovano.
Ho scritto che si deve ripensare la figura del sacerdote all'interno del mondo cattolico.
Come?
Vado per punti:
a) Cristo aveva con sè uomini e donne. Chi ci assicura che fra i molti discepoli che egli mandò e che tornarono felici d'aver guarito le persone, non ci fossero anche donne? Ecco il primo punto: il ministero della Parola e del Pane deve poter essere affidato alla PERSONA, maschio o femmina.
b) Cristo ha scelto discepoli fra gente che lavorava, che aveva una famiglia. Ecco il secondo punto: il sacerdozio non è un privilegio, uno status socialis, ma un sentirsi chiamati ad essere al servizio dei fratelli per spezzare il Pane e vivere la Parola. E' un essere "ex hominibus assumptus et pro hominibus constituus in ea quae sunt a Deo".
c) Cristo ha invitato i suoi a non prendere nè borsa, nè bisaccia, nè sandali. Ecco il terzo punto: il sacerdozio cristiano s'è incrostato di sicurezze materiali che non fanno onore a chi crede in quell'Uomo che "non aveva neppure una pietra ove posare il capo". Si deve tornare ad essere testimoni di povertà e di condivisione con la gente.
d) Cristo non ha sacramentalizzato ad oltranza, ma ha parlato di Dio. Dello stesso Dio ebraico evidenziandone l'aspetto misericordioso ed amoroso. Il sacerdozio cattolico, prima che organizzazione di uomini che battezza, cresima, confessa ecc.ecc. deve essere segno di Dio in mezzo agli uomini.
Seguire queste piste di riflessione apre orizzonti molto ampi che fanno trascurare problemini e problemucci quali possono essere il sesso di chi esercita il sacerdozio, le inclinazioni sessuali dell'esercitante il sacerdozio, il fatto che il soggetto sia solo "don", oppure anche "mons.", magari "Ecc." o infine "Em."
Anzi: chi si mette al servizio della Parola e del Pane di Vita non si interroga  se aggiungere un filetto rosso alla veste talare o infilarsi un anello al dito anulare destro.
Per seguire queste piste di  riflessione e di approfondimento, però, ci vuole coraggio. E il coraggio, se uno non ce l'ha, non se lo può dare, diceva uno dei massimi rappresentanti del prete di aurea mediocritas qual'era don Abbondio.
E' da un po' di tempo che articoli come quelli di Andreoli o del sacerdote lecchese, passeggiate d'onore come quelle di Milingo o crociate contro il papa non mi sfiorano più di tanto. Penso che l'impegno per riformare la chiesa parta da noi singoli che prima di tutto dobbiamo pregare per questo e poi, se ne siamo capaci, adoperarci con tutte le nostre forze come fecero i Rosmini, i Buonaiuti, i Bonomelli, i Mazzolari, i Milani e via elencando
Ernesto Miragoli



Giovedì 18 Ottobre,2018 Ore: 09:20
 
 
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