- Scrivi commento -- Leggi commenti ce ne sono (0)
Visite totali: (167) - Visite oggi : (1)
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori Sostienici!
ISSN 2420-997X

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito

www.ildialogo.org "VOGLIO UNA CHIESA PIÙ UMANA E VICINA ALLA GENTE",di Ernesto Miragoli

Una testimonianza epistolare di grande rilievo
"VOGLIO UNA CHIESA PIÙ UMANA E VICINA ALLA GENTE"

A sua ecc. nza Mons: ALESSANDRO MAGGIOLINI, VESCOVO ED AL CONSIGLIOEPISCOPALE .


di Ernesto Miragoli

Ernesto Miragoli, prete sposato, si sente ancora parte viva della sua comunit� diocesana che ha cercato di servire con intelligenza e cuore; chiede accoglienza, solidariet� ed amicizia. Ricchi i suoi riferimenti a fratelli stimati e premiati, vivo il ricordo di fratelli e sorelle che hanno donato la propria vita a servizio di altri; acuta la sua sensibilit� e desiderio di poter riabbracciare una chiesa piu� dinamica, meno attaccata alle apparenze, e piu� solidale con i problemi della gente. La lettera non ha ottenuto una risposta.Solo un silenzio di freddo distacco e di eccessiva prudenza cattolica antievangelica.


Una testimonianza epistolare di grande rilievo scritta con la mente e con il cuore dall’allora presbitero uxorato Ernesto Miragoli al Vescovo di Como, ora defunto, Mons. Alessandro Maggiolini. In occasione del Sinodo Diocesano. Prima una stima di condivisione: poi una cortesia e freddezza formale.
 A S. ECC. MONS. ALESSANDRO MAGGIOLINI – VESCOVO
AL CONSIGLIO EPISCOPALE DIOCESI DI COMO
 
 COMO 25   AGOSTO   2001
Eccellenza Rev. ma e Cari Confratelli,
 ho pensato e pregato molto prima di rivolgermi a voi a mezzo di queste note e, se devo essere sincero, la parte razionale che è in me mi consiglia di non farlo (troppe volte in questi anni ho lanciato messaggi caduti nel vuoto), ma l’altra parte, quella piu’ emozionale, mi spinge a scrivere questa lettera, che vuole rimanere molto personale, a voi che guidate la nostra Chiesa in questo momento della storia.
  La cagione dello scritto è da ricercarsi in un grande evento che - se ben pensato e condotto – credo segnerà in modo importante la storia della nostra chiesa locale:il Sinodo diocesano. Probabilmente tutto è già pensato da voi e dai vostri collaboratori piu’ vicini, ma mi sembra importante far sentire la mia voce di credente che – a suo tempo – si è impegnato con generosa convinzione in tanti momenti della vita di questa nostra chiesa.  
 Ho letto il documento programmatico del Sinodo e l’ho trovato interessante, ma – scusate – un po’ troppo scontato. Mi sembra infatti che non ci diano stimoli provocatori e provocanti affinchè la nostra chiesa locale, nel terzo millennio, possa essere luce che illumina e sale che dà sapore, fiaccola sul moggio e lievito della pasta.
   In questi anni abbiamo avuto stimoli interessanti nella nostra storia. Provo ad elencare alcuni fatti che mi sono sembrati significativi:
1)      Dal 1954 (mi pare) nessun membro del nostro clero locale era piu’ stato chiamato ad essere Pastore di una diocesi. In breve sia don Franco che don Dante sono stati ritenuti in grado di guidare una chiesa locale. Al di là dei pettegolezzi tipici dei nostri ambienti sui movimenti di persone e sulle promozioni e le onorificenze, l’evento non deve passare inosservato: il vescovo è uomo di servizio e di guida, è pastore e maestro, è fratello e capo: cioè ha un ruolo importante nella comunità locale che non tutti possono assolvere e il fatto che due membri del nostro clero siano stati ritenuti degni del servizio episcopale è segno di una chiesa locale viva e vivace;
2)      Abbiamo vissuto con intensità i momenti di preparazione al giubileo: mi sembra che la visita di Giovanni Paolo II sia stata un primo, remoto evento al quale sono seguiti   i tre anni di preparazione e i vari incontri dell’anno giubilare 200;
3)      Due figure silenziose hanno pagato con la vita la propria dedizione alla missione cristiana: don Renzo e suor Maria Laura hanno firmato con il sangue il proprio impegno a favore dei fratelli e la propria disponibilità diuturna al Cristo che è venuto per servire e dare la sua vita in riscatto per molti;
4)      A questi eventi “notizia” si assommano gli innumerevoli gesti di servizio che preti e laici vivono ogni giorno in ogni angolo territoriale della nostra chiesa locale. Gesti di servizio che portano il peso dell’umanità e dei bioritmi di ognuno, ma che s’ispirano sempre alla scelta di fondo: Cristo che è venuto a rivelare il volto di Dio all’uomo.
 
PERCHE’ ALLORA PARLO DI MANCANZA DI STIMOLI PROVOCATORI E PROVOCANTI?
perché mi sembra che tutto sia all’insegna del “quieta non movere”. Premesso che un importante evento ecclesiale deve cercare di capire e di cogliere i segni del proprio tempop in modo da incarnare il messaggio evangelico in questo contesto e in questa storia, vi sono problemi che a mio avviso sono sentiti dalla gente e che non sono per nulla toccati. Penso al “kerygma”. La nostra catechesi rimane tradizionale: avviene nelle celebrazioni eucaristiche, negli incontri di preparazione ai sacramenti dell’iniziazione e del matrimonio…e poi? non facciamo nulla di “sconvolgente”, non andiamo per le strade, non cogliamo le istanze che provengono dai non credenti o dai credenti in fedi diverse se non per metterci in posizioni di difesa. Non catechizziamo la politica, se non per mantenere buoni rapporti con il potere locale ed anche il messaggio alla città che il vescovo lancia nella tradizionale occasione della festa di S. Abbondio, passata l’eco della stampa locale e nazionale (se il vescovo manda un fax alle piu’ note testate), tutto va avanti come prima, cioè non va avanti e non si formano piu’ uomini cristiani che portino il nostro messaggio ed i nostri principi nelle stanze del potere economico, politico, sociale, adeguandosi alle novità con il dovuto discernimento. E’ inutile che il Vescovo si faccia solennemente promettere dai ragazzi ai quali conferisce la Cresima, che continueranno a frequentare il catechismo, perché tutti (genitori, ragazzi, preti e forse Vescovo compreso) sappiamo che è una solenne promessa da marinaio già dimenticata dopo la cerimonia. Ci chiediamo perché dopo la Cresima, i nostri ragazzi non hanno piu’ interesse al messaggio evangelico e ci rendiano conto che avendo posticipato l’età utile per ricevere il sacramento non abbiamo risolto il problema della formazione cristiana? Ci chiediamo perche’ gli incontri di formazione degli adulti che avvengono in occasione dei periodi considerati “forti” dell’anno liturgico sono frequentati dai soliti quattro gatti) i luoghi di catechesi – lo constato amaramente – sembrano altri: la gente è disposta a far la fila per andare allo stadio, a scendere in piazza per vedere la Zingara……Lo so che il messaggio di Cristo “è duro e chi lo puo’ comprendere”? e che è piu’ facile accendere la TV per vedere il Grande Fratello che ascoltare e riflettere sul Vangelo, ma forse dobbiamo affiancare alla pastorale tradizionale altri elementi piu’ efficaci. Gesù non ha scelto solo la sinagoga per lanciarsi nel mondo di allora.
PENSO ALL’EUCARESTIA.
Le nostre chiese sono sempre piu’ vuote, le vocazioni al sacerdozio sono sempre piu’ rare, i preti stanchi di tenere posizioni anche in materia di morale, che appaiono sempre piu’ anacronistiche e che avvertono lontane dalla propria gente. Io vivo molto intensamente le liturgie (di solito frequento con la famiglia la celebrazione domenicale in duomo) perché ci credo, ma tante volte mi sembra di esser e spettatore in un cinematografo in cui il film non dice nulla a nessuno). Mi sembra che non siamo capaci di prendere quelle tre letture e farle il giornale della settimana. Mi sembra che tutti ci accostiamo ad un Pane che ci rende fratelli e poi torniamo a tanti anonimi Travet alla normale quotidianità senza sapere se un fratello ha un problema e se possiamo aiutare a risolverlo perché il Pane che riceviamo ci accomuna, ma non ci condivide, perché il fratello che presiede la celebrazione è piu’ sacra autorità che uomo come noi, perche’ se abbiamo un problema ce lo dobbiamo tenere e risolvere da soli. Ho pensato alle Comunità di Base, e le ho anche frequentate per capirle. A parte le celebrazioni meno pompose, anche qui ho trovato che l’egoismo fa stare bene che si trova della stessa idea, che un estraneo è sempre considerato tale.
PENSO ALLA PASTORALE IN GENERE.
Non credo sia importante essere presente a tagli dei nastri, a cene natalizie con i clochards o gli industriali dei vari clubs.Non credo cioè alla visibilità di circostanza. Ricordo che con il compianto Mons. Dolcini ebbi un battibecco piuttosto vivace. Si era in giugno e con il vicario di San Fedele avevamo organizzato una domenica con genitori e ragazzi alla Madonna del Soccorso. Tutto era predisposto da tempo. C’era - nel frattempo – una gara ciclistica importante che terminava al Ghisallo. mons. Ferraroni non poteva andare, Mons. Castelli neppure e vi dovette andare lui a fare presenza e noi dovemmo rivoluzionare la giornata. Gli dissi che ritenevo piu’ importante che un prete fosse con la sua gente piuttosto che fare il manichino di circostanza e che se per essere Pro Vicario Generale questo era il prezzo da pagare io, nei suoi panni, avrei scelto: o l’una o l’altra cosa. Penso che siamo ancora troppo legati alle circostanze ed alle rappresentanze e la gente ci vede sempre piu’ lontani da sé e sempre piu’ vicini al potere, a quelli che contano. E questo non giova al Messaggio. Vorrei scrivere altre cose, ma so che mi avete capito. Ho scritto capito, non condiviso. Solo una cosa vorrei aggiungere: è il mio tormento. Provate pensare nel Sinodo ad un segno da lanciare anche a noi che non esercitiamo piu’ il ministero attivo. Siamo anche noi frutto di questa chiesa. Forse frutti che considerate brutti, figli handicappati da nascondere, pentole incrostate da non annoverare tra l’argenteria di famiglia, ma siamo chiesa. Ci piacerebbe sentire vicino la nostra chiesa, il nostro vescovo. Qualche volta colloquiare da amici. Soprattutto ci piacerebbe sapere che vi interessate di noi.
Grazie di avermi ascoltato e letto.
Grazie se vorrete potrete darmi una risposta. Grazie se potrò essere un po’ d’aiuto alla mia chiesa. Forse ho espresso male delle cose che sento, ma fra voi vi sono anche persone che sono state miei educatori ai tempi del seminario e sanno che non vi è in me alcun risentimento, acredine o aggressività. Ho voluto dare un piccolo contributo.  
Molto cordialmente
Ernesto Miragoli


MartedÌ 27 Gennaio,2009 Ore: 16:29
 
 
Ti piace l'articolo? Allora Sostienici!
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori

Print Friendly and PDFPrintPrint Friendly and PDFPDF -- Segnala amico -- Salva sul tuo PC
Scrivi commento -- Leggi commenti (0) -- Condividi sul tuo sito
Segnala su: Digg - Facebook - StumbleUpon - del.icio.us - Reddit - Google
Tweet
Indice completo articoli sezione:
Pretisposati si' grazie!

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito


Ove non diversamente specificato, i materiali contenuti in questo sito sono liberamente riproducibili per uso personale, con l’obbligo di citare la fonte (www.ildialogo.org), non stravolgerne il significato e non utilizzarli a scopo di lucro.
Gli abusi saranno perseguiti a norma di legge.
Per tutte le NOTE LEGALI clicca qui
Questo sito fa uso dei cookie soltanto
per facilitare la navigazione.
Vedi
Info