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www.ildialogo.org "La ricchezza: premio o peccato?",di Mario Mariotti

"La ricchezza: premio o peccato?"

di Mario Mariotti

Se uno ci vuole riflettere bene, e non si accontenta di rimanere alla superficie delle cose, costui si rende conto che la differenza radicale del modo di considerare la ricchezza è la discriminante fra la religione e l'Incarnazione; fra il culto dell'Altissimo, la prassi fraterna e soli da le di cui il Signore e paradigma, fra il Dio dell'Alleanza dell'Ant.Test ed il laico Gesù, del quale noi siamo mani quando amiamo condividendo.
La ricchezza per la religione è un positivo, ed è un premio di Dio per Coloro che Lo temono, per il Signore essa è una condizione maligna che rende ciechi rispetto alla sofferenza dei poveri Lazzari di cui è pieno il mondo, separa dai fratelli, nei quali il ricco vede dei possibili avvoltoi, e la contraddizione strutturale di Dio-Spirito, che vive ed opera solo quando le nostre mani "amano condividendo”. Metto una nota al margine: io in genere scrivo separati i due verbi, l'amare ed il condividere. Faccio male, perché tutta la religione fa come me: li tiene separati; rivolge l'amare all'Altissimo, operazione per niente costosa e con finalità egoistica, dato che è rivolta a quell'Onnipotente che può salvare il credente in Lui; e mette in cassa-integrazione il "condividere", che è costoso e presume il nostro vedere nel prossimo, un nostro fratello, tutti creature dello stesso Padre, come lo è Gesù. L’enunciato giusto contestualizzato, non spiritualizzato é quello di "amare condividendo", che realizza la connessione fra lo Spirito-Dio e la materialità di questo nostro mondo da trasformare in Regno.
A questo punto, però é necessaria un'altra precisazione: Non tutto l'Ant. Testamento è religione; non tutto il Vangelo è Incarnazione. In qualche occasione lo Spirito si fa vivo anche nel Primo, come quando Javé dice che non vuole sacrifici, ma giustizia per l'orfano, la vedova e lo straniero; e come quando il profeta Amos dice che dei ricchi, verrà fatta esca per i pesci. Il Secondo, il Vangelo, non è tutta Incarnazione; in varie occasioni è contaminato dalla logica religiosa, come quando trasforma Gesù nel Sommo sacerdote dell'Eterna alleanza; come quando rammenta la necessità dell'insistenza della preghiera; come quando dimentica la malignità del tesoro del Tempio e loda la Vedova che ne accresce l'accumulo; come quando il Signore delega a Pietro il proprio Specifico, e lui lo prostituisce nella dimensione del "credere"; come quando viene presentata quella parabola che sembra il Manifesto del capitalismo, dato che dice che a chi ha, sarà dato; e a chi non ha, sarà tolto anche quel poco che ha.
Di esempi ce ne sarebbero tanti altri, ma non li riporto per non venir accusato di esercizio abusivo di teologia. Il motivo per cui anche nel Vangelo sono presenti le due logiche è spiegabile col fatto che esso è stato scritto da persone che più delle volte, avevano ancora occhi religiosi. E' questo si spiega bene, perché l'accostarsi al Signore significava entrare in una logica talmente nuova che presumeva l'essere liberi dall'accezione religiosa di Dio, e questo probabilmente, era una condizione rarissima, come lo e anche oggi. Ed io penso che quest'ultimo enunciato sia profondamente vero perché esso è convalidato dalla realtà che la stessa Chiesa di oggi, che dice di ispirasi a Lui, di essere popolo di Lui, dì fatto non né conosce ancora la profonda Verità.
Il non accorgersi della divergenza radicale fra l'Altissimo ed il Padre; ed il rapporto con la ricchezza nei termini veterotestamentari, assieme a tanti altri segnali, ci fanno capire che, per S.R. Chiesa il laico Gesù, testimone di comunismo con amore, è un personaggio ancora da scoprire.



Sabato 08 Agosto,2020 Ore: 20:06
 
 
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