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www.ildialogo.org Religione e Vangelo,di José María Castillo

Religione e Vangelo

di José María Castillo

Una delle cose che stanno emergendo con chiarezza in quest’enorme sventura che stiamo subendo - la pandemia di coronavirus - è la differenza tra la religione e il vangelo. Perché sono due cose molto diverse. E in alcune questioni di enorme importanza sono esperienze e pratiche contraddittorie. È dovuta venire una disgrazia così spaventosa come il coronavirus, perché molte persone comprendessero la differenza che c’è tra religione e vangelo.
Mi spiego. Una delle cose più ovvie che stiamo vedendo in questi giorni è che le manifestazioni pubbliche della religione (processioni, solenni cerimonie religiose, funzioni sacre nei templi, ecc.), sono un ostacolo e persino un pericolo. Mentre, al contrario (in alcuni casi e fino a pochi giorni fa) nella vita e nella convivenza quotidiana sentiamo la mancanza del fatto che sia più presente il vangelo, che è guarigione di malati, attenzione a quello di cui i più sfortunati di questo mondo hanno bisogno, coloro che sono in pericolo di morte e persino i defunti (mendicanti, anziani, emarginati, moribondi e persino morti).
E, se a tutto ciò si pensa con calma, ci rendiamo conto che sono stati gli «uomini di religione» a non poter tollerare il «vangelo di Gesù». E sono stati i sommi sacerdoti del tempio a condannare a morte Gesù, a costringere Ponzio Pilato a crocifiggerlo, a deridere Gesù nella sua agonia. E non sono stati tranquilli finché non lo hanno visto morto. È un fatto evidente: la «religione» non ha potuto convivere con il «vangelo».
Questo è comprensibile. Perché «religione» e «vangelo» sono mezzi o percorsi per cercare Dio. Ma sono mezzi o percorsi opposti. La «religione» è un insieme di convinzioni, norme e riti per tranquillizzare la coscienza. Il «vangelo» è un «modo di vivere» che mette tutto il suo interesse nel rimediare alla sofferenza di coloro che passano un brutto momento nella vita. E tutto ciò spiega perché la «religione» ha il suo centro nel «sacro», mentre il «vangelo» ha il suo centro nell’«umano».
E questo spiega perché secondo il «vangelo» Dio “si è incarnato”; cioè, Dio si è umanizzato”. Prima di tutto in Gesù di Nazaret. In maniera tale che lo stesso Gesù ha potuto dire all’apostolo Filippo: “Chi ha visto me, sta vedendo il Padre” (Gv 14,9). Ma non solo in Gesù. Dio è presente in ogni essere umano. Per questo motivo Dio stesso dirà a ciascuno nel giudizio finale: “Tutto quello che hai fatto a ognuno di questi, l’hai fatto a me” (Mt 25,40).
 
E la sostanza della questione sta in qualcosa che non ci entra in testa. Nella nostra più profonda intimità portiamo sempre domande che non trovano risposta. Molte volte fuggiamo da noi stessi o cerchiamo di fuggire, cercando soluzioni nel divertimento o nell’egoismo. Soluzioni sostitutive che durano poco. In realtà, restano le domande ed il vuoto. Ci sono anche quelli che cercano una risposta nella religione. Ma i riti religiosi sono azioni che, a causa del rigore dell’osservanza delle norme, finiscono per costituirsi in un fine in sé. Per cui non risolvono il problema e non vanno da nessuna parte. E infine: quando centriamo la nostra vita sull’«ethos», sulla condotta della rettitudine e della bontà, sul progetto di vita che ci umanizza, ci rende persone oneste e buone, allora abbiamo trovato il VANGELO.
E con il «progetto di vita», che umanizza le nostre vite, contagiamo felicità e saremo felici, anche sopportando le pandemie che potrebbero invaderci.
Che enorme equivoco è stato commesso nella Chiesa quando con il passar degli anni il VANGELO ha finito per fondersi e confondersi con la RELIGIONE!
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Articolo pubblicato il 22.03.2020 nel Blog dell’Autore in Religión Digital (www.religiondigital.com)
Traduzione a cura di Lorenzo TOMMASELLI



Lunedì 23 Marzo,2020 Ore: 22:04
 
 
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