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www.ildialogo.org LA MORTE COME PIENEZZA DI VITA NE “L'ULTIMA BEATITUDINE” DI ALBERTO MAGGI, (GARZANTI), STUDI BIBLICI DI MONTEFANO DI MACERATA, LETTA E COMMENTATA DA UN GRUPPO DI LETTURA DELLA COMUNITA',DI CARLO CASTELLINI.

LA MORTE COME PIENEZZA DI VITA NE “L'ULTIMA BEATITUDINE” DI ALBERTO MAGGI, (GARZANTI), STUDI BIBLICI DI MONTEFANO DI MACERATA, LETTA E COMMENTATA DA UN GRUPPO DI LETTURA DELLA COMUNITA'

DI CARLO CASTELLINI.

CHI E' ALBERTO MAGGI?
Alberto Maggi, frate dell'Ordine dei Servi di Maria, ha studiato nelle Pontificie Facoltà Teologiche Marianum e Gregoriana di Roma e all'Ecole Biblique et Archeologique française di Gerusalemme. Fondatore del Centro di Studi Biblici “G. Vannucci” (www.studibiblici.it) a Montefano (Macerata), cura la divulgazione delle Sacra Scritture interpretandole sempre al servizio della giustizia, mai del potere. Tra i suoi libri: ROBA DA PRETI, NOSTRA SIGNORA DEGLI ERETICI (nuova edizione Garzanti 2006); COME LEGGERE IL VANGELO (E NON PERDERE LA FEDE); PAROLE COME PIETRE; LA FOLLIA DI DIO E VERSETTI PERICOLOSI. Con Garzanti ha pubblicato anche CHI NON MUORE SI RIVEDE E DI QUESTI TEMPI. (L'editore).
LA NOSTRA ESPERIENZA.
Siamo già arrivati al terzo incontro, noi, amici del gruppo ALTRI SGUARDI, (animato da CESARE TORRI , che ne è diventato l'ispiratore e organizzatore), proposto a suo tempo, da Andrea Brida, parroco di alcuni anni or sono, e ora continuato da un gruppo misto, della comunità, che ne aggiorna lo spirito con cui era nato. Egli aveva invitato a scavare di più in una coscienza adulta della propria fede, e in una laicità più responsabile e cosciente dei propri diritti e dei propri doveri.
E così qualcosa si è mosso in maniera più naturale e spontanea, nell'azione di un gruppo che si è preso la briga di proporre questo libro, L'ULTIMA BEATITUDINE, LA MORTE COME PIENEZZA DI VITA, che sebbene non prettamente teologico, o solamente biblico, per addetti ai lavori, riflette su alcuni atteggiamenti ormai cristallizzati, e corredati da riflessioni e linguaggio comune ormai condiviso che circondano il momento della malattia grave o inattesa, o anche quello ultimo della morte, che tocca tutti noi mortali: come evento naturale s'intende, e non come conseguenza del peccato originale, come si pensava una volta.
IL NOSTRO GRUPPO DI CONFRONTO.
Il gruppo si nutre di una ventina di persone, poco più poco meno, si incontrano una volta al mese per riflettere su alcune tematiche presentate dall'Autore, e inerenti agli atteggiamenti umani e cristiani, che condizionano i nostri modi di vivere e di affrontare gli ultimi momenti della nostra vita umana. Tali atteggiamenti rendono il momento della morte, un momento tragico e drammatico, sia per l'interessato che per i parenti e gli amici. E non vederlo invece come il momento che completa la nostra vita, e prepara l'ingresso ad una vita che continua anche dopo in una forma gloriosa e spiritualizzata, nell'unione ancora di corpo e anima. In apertura si procede alla lettura sintetica di poche pagine di presentazione dello scritto dell'Autore, per poi passare alla condivisione comune di esperienze di vita e di morte, di persone conosciute, dei propri parenti, di amici o altre. Le sedie sono poste in forma di cerchio, a significare reciproco ascolto, mutuo vicendevole aiuto, e accoglienza vera, anche ai non credenti. PIERO ALGHISI, presenzia volentieri agli incontri, perchè testimonia che certi argomenti non li sente da nessuna parte. Allora ascolta con attenzione. E testimonia con fatti e parole la sua fede di laico in ricerca. Le riflessioni di un gruppo aperto come questo, sono per certi versi inattese, personali e ricche sia nei linguaggi, nelle parole scelte, e nelle esperienze di ci sono portatori. Così ELENA, ha approfondito e spiegato il senso della sua esperienza di infermiera professionale nell'ospedale civile della città di Brescia, con ricchezza di esperienze, di racconto dei sentimenti di persone di fronte alla malattia e al momento della morte, di accanimento terapeutico di medici o parenti; cose, persone e atteggiamenti già ascoltati altrove, ma molto efficaci e persuasivi raccontati da una protagonista, che ti sembrava di avere la scena viva davanti a te.
Sono presenti anche le giovani donne consacrate del gruppo di PALABRA VIVA, che animano alcune celebrazioni liturgiche, con canti e letture bibliche.
Molto efficace di grande spessore la riflessione filosofica di LUCA GHISLERI, (Docente di Filosofia presso l'università di VERCELLI, do ve insegna Filosofia teoretica, Ndr) , che a partire da Anassimandro ha spiegato il concetto di anima e corpo, attingendo anche alla visione platonica e come essa abbia condizionato il nostro modo di concepire la convivenza di queste due realtà. E poi CHIARA, che richiama la sua attenzione sulla morte di LAZZARO, fratello di Marta e Maria, che rimane chiuso per quattro giorni nel sepolcro di pietra ben chiuso nelle sue bende. A significare che per la comunità di BETANIA e degli altri abitanti, che la morte è la fine di tutto; mentre invece Gesù di Nazareth, fa risuscitare Lazzaro, liberato dalle bende, torna a nuova vita; indicando con questo che con la morte non tutto è finito.
IL “DIES IRAE DIES ILLA” FA ANCORA DISCUTERE.
Particolare attenzione ha suscitato nel gruppo, il commento e la spiegazione di quel DIES IRAE, DIES ILLA, nota composizione medioevale, introdotta nelle messe dei defunti, nel 1570, da PIO V, al secolo ANTONIO GHISLIERI, domenicano. Tale testo fu reso famoso da TOMMASO DA CELANO, che si rifece al testo di SOFONIA (Sof. 1, 14-18) e veniva adoperato per incutere il massimo terrore, proprio per il momento dell'incontro del defunto con ilSignore, raffigurato come un giudice spietato.
Il curato zelante, presente, non ha gradito molto questa critica alla chiesa ed ai suoi predicatori, ed ha spiegato in termini nuovi, che le cose non tanno più così, facendo una lunga diserzione, forse in quel momento inattesa e inopportuna. Da parte di alcuni è stato notato come in alcune regioni, è ancora diffusa questa immagine della religione e della chiesa ansiogena tipica di una liturgia funebre preconciliare; forse per la grande ignoranza, pregiudizio, e mancanza di corsi biblici per lo studio delle Sacre Scritture. Don Gianfranco ha parlato con entusiasmo, facendo qualche cenno critico all'Autore del libro, il quale, a suo parere, non è da prendere tutto come oro colato. (Ma il curato però non ha ancora letto tutto il libro, Ndr). Ha però ricordato il card. CARLO MARIA MARTINI. Sta però di fatto come ancora oggi, il momento della morte, non sia stato ancora liberato da quelle immagini negative, ansiogene del Dio inteso come giudice terribile, e non come incontro con il Padre misericordioso e accogliente, verso gli ingrati e i malvagi” (Lc. 6, 53).
E sono stati soprattutto i frati, specie i Gesuiti, a terrorizzare i fedeli, con immagini agghiaccianti. Il nome del grande biblista, è stato citato per ricordare anche il “grande ritardo della Chiesa su certi temi e problemi, ai quali ritardi si è cercato di dare un nome e cognome: ritardo del linguaggio della Liturgia, ritardo nello studio delle Sacre Scritture, ritardo nella valorizzazione dei Laici; ritardo nella valorizzazione della Donna nella comunità locale e nazionale; ritardo nell'accoglienza del sacerdozio uxorato, e del sacerdozio offerto alle donne, e altri temi congruenti. La speranza che il gruppo nutre è quella che questi temi diventino anche argomento di riflessione e di proposte per tutta la comunità degli anziani e dei più giovani.
COME E' NATO QUESTO LIBRO DEL NOSTRO AUTORE?
Ce lo dice lui stesso:”La mattina del 9 aprile 2012, cinque anni fa, un'autoambulanza mi portava a sirene spiegate verso l'ospedale, dove sarei rimasto per quasi tre mesi, combattendo tra la vita e la morte, sottoposto a diversi pesanti interventi chirurgici”.
DOVE HAI RACCONTATO QUESTA TUA ESPERIENZA?
“Quest'esperienza l'ho raccontata in CHI NON MUORE SI RIVEDE (GARZANTI), libro giunto ormai alla sua ottava edizione, e che si diffonde sempre più negli ospedali, tra personale sanitario e malati”.
QUALI I MOTIVI DI TALE SUCCESSO?
“Perché, dicono, comunica tanta serenità e aiuta a vedere la malattia, e anche la morte, in maniera diversa, positiva; infonde fiducia nella vita, qualunque sia la situazione in cui uno si trovi a vivere, nella certezza che il Padre, nel suo amore, non mandi mai pietre che schiacciano, ma solo pane che alimenta la vita”.
COSA VUOL DIRE L'AUTORE?
Alberto Maggi, affronta con il suo stile sempre gioioso, il difficile argomento della morte, no dei grandi tabù della nostra società. L'Autore offre parole ricche di serenità e di speranza, lontanissime da quell'inesauribile repertorio di frasi fatte che non solo non consolano, ma gettano nel più profondo sconforto quanti sono nel lutto e nel pianto, ,anche quando vengono da uomini di fede.
L'INTENTO PER IL LETTORE?
Leggendo queste pagine riusciremo invece a comprendere e accogliere l'aspetto naturale della morte, per renderla davvero una sorella come poeticamente suggeriva San Francesco, una compagna durante l'intero viaggio della nostra esistenza.
HAI GIA' PARLATO ALTROVE DELLA TUA MALATTIA?
Quest'esperienza l'ho raccontata in CHI NON MUORE SI RIVEDE, (GARZANTI), libro giunto ormai alla ottava edizione, e che si diffonde sempre più negli ospedali, tra personale sanitario e malati, perchè, dicono, comunica tanta serenità a iuta a vedere la malattia, e anche la morte, in maniera diversa positiva, ; infonde fiducia nella vita, qualunque sia la situazione in cui uno si trovi a vivere, nella certezza che il Padre, nel suo amore, non manda mai pietre che schiacciano, ma solo pane che alimenta la vita.
COSA TI HA INSEGNATO QUESTA MALATTIA?
Prima di questa grave infermità, sul morire avrei scritto quel che avevo studiato o appreso da altri, a cui indubbiamente credevo, ma dovevo farne io l'esperienza, dovevo io vivere il morire, e questo è stato positivo.
QUANDO STAVI PER MORIRE COSA HAI FATTO?
La notte in cui stavo ormai morendo, e i medici pensavano che non sarei arrivato all'indomani, scrissi serenamente su un foglietto tutte le indicazioni per il mio funerale. Non sentivo angoscia ma curiosità, non ero spaventato ma quasi euforico di entrare nella nuova definitiva dimensione della vita, e mi sentivo invadere da un crescendo di serenità e di gioia incontenibili e traboccanti.
IN POCHE PAROLE QUALE LO SCOPO DEL LIBRO?
Scopo del libro è quello di proporre una visione del morire e della morte liberata dall'immagine tetra e luttuosa con la quale la religione da sempre l'ha presentata, e far scoprire la morte non come una nemica, ma come “Sorella Morte”, l'amica che ci introduce e ci accompagna nella piena definitiva realizzazione della nostra esistenza.(Carlo Castellini)



Martedì 28 Gennaio,2020 Ore: 15:46
 
 
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