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www.ildialogo.org Gesù è stato un ebreo laico senza alcuna formazione rabbinica,di Juan Antonio Estrada S. J.

Gesù è stato un ebreo laico senza alcuna formazione rabbinica

di Juan Antonio Estrada S. J.

Gesù proviene da una religione incentrata sul culto sacrificale, sul sacerdozio del tempio, sulla legge religiosa e sulle sacre Scritture. La profezia, il sacerdozio cultuale ed i rabbini rappresentavano gli organismi decisivi del giudaismo, insieme al sinedrio ed all’autorità patriarcale. I profeti sono stati i grandi rinnovatori della vita di Israele e hanno conservato la speranza di un messia. L’era messianica è stata la versione ebraica dell’attesa universale di una società più fraterna, più giusta e senza male. Questa speranza ha offerto un progetto di vita ed è stata fondamentale per preservare l’identità giudaica quando persero la loro terra e si dispersero nell’impero.
Gesù è stato un laico ebreo senza alcuna formazione rabbinica, che ha cambiato il modo di comprendere la Scrittura e la legge religiosa. Con lui è sorto un altro progetto di salvezza, che ha incentrato la religione sulle aspirazioni umane e l’ha tolta dall’ambito religioso. Non era più la religione del tempio, ma un modo di vivere, legato all’etica, incentrato sulla vita profana e segnato dall’urgenza della signoria di Dio in Israele. Iniziò un processo di desacralizzazione e il centro di gravità del tempio, del culto e del sacerdozio si spostò in favore di una vita donata agli altri, specialmente ai più vulnerabili. La reazione violenta della religione minacciata e del potere politico, ostile ad ogni messianismo, è stata la sua esecuzione. È stato quindi partecipe del destino dei profeti e di tutti coloro che hanno combattuto per cambiare la società e la religione ebraica.
Il cristianesimo è nato come una corrente all’interno del giudaismo, che aveva come protagonisti in maggioranza semplici persone del popolo, discepoli laici di Gesù. Inizialmente predicarono un messaggio in continuità con quello di Gesù, cercando la conversione del popolo ebraico. Ma l’annuncio della risurrezione generò un nuovo dinamismo universale e si posero le basi di un Dio trinitario, che riformavano le immagini divine dell’Antico Testamento. Il cristianesimo è nato dal ceppo ebraico e l’ha superato. La relativizzazione della legge religiosa, del culto e del tempio ha portato alla rottura finale con l’ebraismo e ad un nuovo modo di intendere il rapporto con Dio. Il binomio peccato-castigo, che permeava il culto e la legge religiosa, fu sostituito da una dinamica centrata sulla sofferenza umana, sul perdono dei peccati e sulla misericordia divina. Una vita sacrificata per gli altri, seguendo il modello di Gesù, un culto esistenziale e il passaggio dalla comunità dei discepoli alla Chiesa sono stati segni caratteristici del cristianesimo.
Il cristianesimo si costituì come una comunità di persone, che vivevano la salvezza come un progetto di senso nel mondo e che erano distanti dalle dinamiche ascetiche e cultuali di Israele e di altri gruppi religiosi dell’Impero romano. Non rifiutarono l’eredità ebraica e romana, ma la trasformarono. Furono adottate strutture ed incarichi non religiosi del giudaismo (presbiteri o anziani) e dell’Impero romano (vescovi e diaconi). Poiché era una religione perseguitata, non potevano avere templi e sorsero le chiese domestiche. Il ministero (diaconi, presbiteri e tra questi il ​​vescovo) non era solo una dignità ma una carica, poiché i capi furono i primi perseguitati dalle autorità. Vivevano nel seno delle comunità che li avevano scelti e come cittadini dell’Impero, sposati e con famiglie, con un lavoro profano e uno stile di vita laico. Il loro modo di vivere e di intendere la relazione con Dio, il culto e le leggi religiose furono anche la causa dell’ostilità che incontrarono nell’Impero romano, come prima in Israele.
Da questo ci si potrebbe aspettare un nuovo modo di vivere la religione. Quello di un gruppo centrato sulla comunità e sulla missione, i cui protagonisti erano tutti i cristiani e non solo i chierici. Particolarmente rilevanza ebbero le donne, la cui conversione trascinava l’intera famiglia e che protessero e finanziarono le nascenti chiese domestiche.
La quinta colonna cristiana nell’Impero progressivamente lo andava impregnando e conquistò sempre più persone, nonostante l’ostilità dei primi tre secoli. Paradossalmente il successo sociale e religioso è stato la causa di un progressivo allontanamento dal progetto di Gesù e da quello della Chiesa primitiva. La crescente clericalizzazione, la perdita della comunità a favore dei ministri, la creazione di un culto rigiudaizzato e romanizzato segnarono il cristianesimo, sempre più vicino al modello religioso preponderante nell’Impero.
La rivelazione di Dio da parte di Gesù fu modificata a favore dell’omologazione con il teismo dalle radici ebraiche e greco-romane. Il Gesù dei vangeli fu sostituito da una teologia centrata sulla sua filiazione divina e sul rendere compatibile la persona divina e umana. E lo Spirito Santo, che aveva ispirato la creazione di una comunità protagonista, con una pluralità di ministeri e di carismi, perse sempre più rilevanza a favore di una grazia trasmessa dai sacramenti e dall’obbedienza alla gerarchia.
Duemila anni dopo viviamo la sfida di ispirarci di nuovo a Gesù ed al cristianesimo primitivo. Il futuro sta nel tornare alle origini, nella creazione di comunità, nel protagonismo dei laici e nell’uguaglianza ecclesiale delle donne. A partire da questo sarà possibile affrontare la sfida che al cristianesimo pone una società secolarizzata e laicizzata, che ha sostituito la chiesa della cristianità.
Bisogna recuperare l’alternativa cristiana alla religione e alla società, ma questo implica una radicale riforma della Chiesa e del cristianesimo, recuperando il Vaticano II e andando molto al di là. Forse la crisi attuale della Chiesa e delle vocazioni presbiterali e religiose può essere la base per una nuova tappa rinnovatrice. Recuperare la fede in Gesù e nel suo progetto di vita sono esigenze intrinseche del cristianesimo. Non conosciamo Dio, ma nell’umanità di Gesù abbiamo il riferimento per trovarlo (Gv 1,18) e vivere una vita significativa. E a partire da questo è possibile affrontare la nuova epoca secolare, nella quale la religione ha perso l’irradiazione sociale e la capacità di rispondere alle esigenze umane. Bisogna evangelizzare di nuovo le vecchie cristianità, oggi trasformate in società senza religione.
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Articolo pubblicato il 27.12.2019 in Religión Digital (www.religiondigital.org)
Traduzione a cura di Lorenzo TOMMASELLI



Martedì 31 Dicembre,2019 Ore: 17:17
 
 
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