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www.ildialogo.org Missionarietà perché?,di Mario Mariotti

Missionarietà perché?

di Mario Mariotti

In altra occasione ho cercato di valutare il fenomeno del monachesimo nell'ottica della teologia dell'Incarnazione. La Sintesi di quel messaggio era che se uno prendeva Gesù non come Salvatore, ma come Paradigma di salvezza, il Monachesimo saltava, e veniva proposta la sua riconversione in rete di ricerca scientifica per trovare gli strumenti per rendere possibile ed efficace l'incarnazione dell'Amore e quindi la salvezza.
Oggi provo a valutare il fenomeno della missionarietà della Chiesa sempre dallo stesso punto di vista. Se il monachesimo se la cavava senza troppi danni, perché si risolveva in sintesi, in perdita di tempo ed in occasione mancata in rapporto alla possibilità dell'intervento laico del Signore a favore dell'uomo, dato che i veri miracoli di Lui attraverso di noi sono gli antibiotici, i chemioterapici, i vaccini e tutto il resto; per quanto riguarda la missionarietà le cose vanno molto peggio. Tutto il fenomeno è incluso nella logica del "credere", ed il credente fa apostolato per formare degli altri credenti, se a casa propria con la catechesi, e se nei Paesi lontani e non credenti con -la- missione. C’è solo un piccolo particolare che non funziona: che il cristianesimo, vissuto come sequela ed imitazione del Signore non è una fede che si gioca sul "credere” ma una prassi che si gioca sul nostro rapporto con l'affamato e l'assetato. L'unico missionario è quindi il Signore, che ci ha insegnato che noi non saremo giudicati sul "credere", su quello che credevamo di credere, ma sulla pratica o sul rifiuto della solidarietà da parte nostra.
La dimensione della fede, infatti, é quella della laicità; il Signore è venuto non per essere servito ma per servire; Dio non è l'Altissimo in cui credere, ma il Padre di cui, quando noi amiamo e condividiamo, siamo figli come Gesù; e la domanda da fare non é quella se uno crede o non crede, ma se pratica la solidarietà o l'egoismo, la condivisione o l'accumulo, il servizio o la strumentalizzazione del prossimo a proprio vantaggio. Siccome il cristianesimo, oggi, viene vissuto come religione, a parte rare eccezioni esso si risolve in una prassi nella quale i ciechi guidano ì guerci a diventare ciechi come loro. Io non conosco bene il Vangelo, ma mi sembra di ricordare che in varie occasioni il Signore si indignasse molto con gli scribi ed i farisei, che mettevano grande impegno nel cercare di fare gli altri ad immagine di loro stessi; e Lui li gratificava coi titoli di: razza di vipere, sepolcri imbiancati, ed ipocriti; ed il seguito il Vangelo non lo dice, perché Gesù avrebbe potuto essere accusato di turpiloquio aggravato e continuato.…
Quale allora, la ricetta di riconversione del fenomeno plurisecolare della missionarietà? Se i monaci si dovrebbero convertire alla ricerca scientifica, i missionari si dovrebbero convertire alla pedagogia della solidarietà. Dovrebbero diventare degli educatori, e quindi educare i poveri ad unirsi insieme per resistere alla violenza legale del capitalismo, del mercato e della competizione; ed educare i ricchi alla consapevolezza che, la 1oro é una condizione maligna, perché equivale ad omissione di solidarietà e bestemmia di Dio-Condivisione.
Sarà mai possibile tutto questo? Fino ad oggi il "quel che è impossibile agli uomini è possibile a Dio" del Signore, in rapporto alla conversione dei ricchi, é stato usato per impuffare i poveri e tranquillizzare i ricchi, dato che la loro conversione al "poveri per scelta” dipende da loro stessì e non da Lui. Speriamo che, in futuro,Dio ci dia una mano a farci capire che Lui è laico e la laicità cristiana comunismo con amore.
A questo punto anche Lui sarebbe diventato missionario ed il Suo primo luogo di missione la Chiesa stessa; in modo che lei possa insegnare domani quello che lei stessa non ha ancora capito oggi.



Venerdì 06 Dicembre,2019 Ore: 21:57
 
 
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