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www.ildialogo.org La religione come peccato.,di Mario Mariotti

La religione come peccato.

di Mario Mariotti

Il soggetto di tutti gli enunciati che seguono è la religione, ed essi poi vengono ridefiniti secondo la logica dell'Incarnazione di cui il Signore è paradigma. La religione scarica sull'uomo, vedi Adamo ed Eva, quelli che sarebbero i peccati di Dio, che non sono peccati, ma i limiti strutturali di una creazione ancora in atto che va riempita di Dio.

Il paradiso è alla fine e non all'inizio, e si chiama Regno. Il Dio della religione è l'Altissimo; quello di Gesù è Padre. Dicendo che Dio ha creato tutto, cioè sia l'uomo che il cancro o la lebbra, lei sta bestemmiando. La violenza e la sofferenza del creato non vanno imputate a Lui. Dicendo, poi, che tutto è Sua volontà, o che avviene col Suo consenso lei sta arcibestemmiando, perché solo il positivo della vita viene da Lui.

Le virtù della religione: umiltà, ubbidienza e rassegnazione, non sono delle virtù, ma dei peccati. Se uno vede del negativo, e non lo denuncia e contrasta, lui stesso è caricato dello stesso peccato. Le virtù dell'Incarnazione invece sono l'indignazione per 1' ingiustizia, la resistenza al sistema, l'impegno a non accettare nessun negativo come irreversibile. In essa l’uomo guarda a Dio, Lo adora, lo ringrazia, placa e prega; mentre lui stesso, in quanto uomo, dovrebbe essere l'occhio di Dio sull'uomo e sul mondo, e trasformare quest'ultimo secondo Dio,

La religione fa vedere quello che non c'è, il corpo come fonte di peccato, e non fa vedere quello che c'è, la ricchezza come bestemmia della condivisione. Nella religione i poveri ci sono per permettere ai ricchi di essere buoni, e vengono considerati una categoria teologica. Anche questa è una bestemmia: loro ci sono semplicemente perché noi ci rifiutiamo di condividere. Li avremo sempre con noi finché non condivideremo il necessario e la gioia. In essa c'è la separazione sacro-profano, divino-umano, anima-corpo, fede-scienza. Quando il Signore ci dice che, se noi amiamo e condividiamo, in quel momento siamo il Padre che genera Lui stesso, dicendo questo Lui di fatto distrugge la separazione.

La dimensione è una sola, quella laica, essendo noi le mani laiche dell'amore di Dio per noi.

Nella mentalità comune essa è rimedio al male del mondo. Nella realtà è essa stessa uno dei mali: Ogni autorità viene dall'Alto; il mondo è un periodo di prova; il Padre gode del sacrificio del Figlio; siamo già stati tutti salvati, sono i nuclei portanti dell'alienazione religiosa che ha accompagnato tutte le porcate storiche compiute dai credenti.

La religione a volte, si pone fuori dal principio logico di identità: il pane è Corpo, il vino è Sangue, noi siamo figli-servi, Dio è onnipotente e buono, sacramenti e volontà vanno insieme.

Aggiungo la sua non-presa di distanza dalla ricchezza; il ché la colloca complice e co1laterale a mammona, al capitalismo, al mercato ed alla competizione. Col suo rifiuto della logica dell'Incarnazione essa continua a nascondere la figura ed il messaggio del Signore, trasformandolo, da laico-compagno quale è, a sommo sacerdote dell'eterna Alleanza.

Per concludere la riflessione, che non è certo esaustiva, perché di peccati la religione ne ha tanti altri, dirò questo: Lei prende il Verbo, che è Dio ed è "Condividere", Verbo che andrebbe coniugato da noi, e ne fa un Soggetto, l'Altissimo, di cui si pone quale mediatrice. In questo modo prostituisce il "Condividere" nel "credere"; contraddice la Parola che ci dice che Dio è Padre e non l'Altissimo,

e che noi saremo giudicati sul “fare", sul nostro rapporto con l’affamato e l'assetato, e su questo equivoco-sostituzione, nutre sé stessa. Le opere dei fedeli-credenti durante secoli le abbiamo sotto gli occhi.




Sabato 15 Dicembre,2018 Ore: 19:57
 
 
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