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www.ildialogo.org "Dov'era Dio quella notte?",di Mario Mariotti

"Dov'era Dio quella notte?"

di Mario Mariotti

Anch'io mi sono imbattuto nella riflessione di Paola Cavallari "Dov'era Dio quella notte?" (ADISTA 32) che riporta il crimine blasfemo della bambina stuprata tutta notte nel campo di concentramento libico, e della madre che si lascia affogare perché non riesce a resistere allo strazio, per la sorte della piccina (crimine blasfemo del quale l'Europa dalle radici cristiane e l'Italia dalle radici cattoliche dovranno rendere conto...). Anch'io voglio custodire la sofferenza che ha suscitato in me il venire a conoscere questo evento, anche se in me, essa rischia di non trovare più posto. Ho cominciato da piccolo ad aprirmi a lei, assieme all'orrore per quello che un uomo può fare al suo simile.
Il processo di Norimberga ai criminali nazisti mi si è impresso nel profondo sebbene allora avessi solo otto anni. Da allora, dato che sono vecchio, di sofferenza, di compassione, di indignazione si è riempita la mia vita; e a volte mi capita di nutrire il desiderio di non-esistere in un mondo così schifoso come quello in cui mi è capitato di vivere. Paola mette in parallelo l'evento dello stupro della piccina con uno analogo riportato dalla Bibbia nel Libro dei Giudici, denuncia l'assenza di empatia e di immedesimazione per il dolore delle vittime di stupro e la cultura patriarcale di cui è segnale, si pone la domanda di dove fosse Dio in occasione di essi; dà la risposta che Lui era nelle vittime; termina con le parole di speranza del Magnificat.
La riflessione è piena di spunti che mettono in discussione la nostra cultura maschilista che è micidiale, è presente e contamina la religione stessa. Ecco allora quello che a me è venuto di pensare: Paola vuole custodire in sé il dolore innocente, e gli dà il senso che io stesso gli do: impegnarsi a fare un mondo senza dolore. Qui mi trovo in piena sintonia. Poi sì accorge dell'assenza di compassione nel racconto biblico, ed io penso che, se non c'è compassione, non c'è neppure Dio e che di Dio-Padre, di cui il Signore dà l'annuncio, nell'Ant. Testamento ci sia ben poco.
La mia risposta al "Dov'era Dio quella notte" è diversa: Lui è non-onnipotente; e siccome opera con le mani degli uomini, non ha trovato nessuno che prendesse le difese della piccina e della mamma.
La nostra indifferenza, l'assenza di compassione, persino la spettacolarizzazione del negativo, della crudeltà, del sadismo sono a testimoniare il nostro rifiuto di Dio, è la nostra alienazione maligna che è talmente spaventosa e crudele da far apparire gli animali più umani di noi.
Per quanto riguarda la conclusione che si richiama al Magnificat, il mio pensiero è il seguente: Se è vero che Maria ha pronunciato quelle parole cioè che Dio innalza gli umili ed abbassa i potenti, colui che ha riportato quel messaggio lo ha fatto in modo incompleto. L'enunciato doveva terminare con l'"attraverso di noi", o "con le nostre mani" dato che noi siamo le mani dell'amore di Dio per noi, che ha bisogno di noi per arrivare a noi. E siccome le nostre mani, cioè noi, ci mettiamo a servizio non di Dio, ma di mammona, della ricchezza, del potere e del piacere, è dal tempo di Maria e da quando mondo è mondo, che Dio non innalza gli umili e non abbassa i potenti. Il Magnificat passa per le nostre mani, ed anche la religione si converte ad Incarnazione attraverso di noi. Altrimenti il "Dov'era Dio quella notte" rimarrà sempre senza risposta, perché a farLo esistere avremmo dovuto essere noi, e non l'abbiamo fatto.



Domenica 18 Novembre,2018 Ore: 10:42
 
 
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