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www.ildialogo.org "Rifiuto: perché?",di Mario Mariotti

"Rifiuto: perché?"

di Mario Mariotti

Ogni tanto mi viene di chiedermi come mai, da quando scrivo, ho quasi sempre o subito delle censure, o sono stato del tutto rifiutato; e come mai sia il mio "credere” che il mio "fare" non abbiano mai corso il rischio di risultare contagiosi. Perché i miei messaggi vengono per lo più rifiutati? Forse perché essi sono la rivoluzione nel quotidiano e del quotidiano? Forse perché essi alludono ad una soggettività che mette in crisi il prossimo per la sua normalità, per la sua non-eccezionalità?
Tutti entrano in contatto con il dolore innocente, con persone colpite da malattie e disgrazie. Tutti possono entrare in contatto col dolore indotto dalle ingiustizie blasfeme presenti in questo nostro mondo, ostaggio del liberismo, del mercato, della competizione.
Tutti possono imparare a discriminare fra superfluo e necessario, e cominciare a destinare il primo a chi, manca del secondo.
Il rapporto con gli ultimi, viventi in difficoltà e popolo di quel terzo mondo che ormai è appena fuori dalla porta della nostra casa, è accessibile a tutti; ed è lui che, se praticato con continuità, riesce a farci aprire gli occhi.
La mia soggettività è lontana anni-luce dai giganti della carità benedetti da Dio e santificati dalla Chiesa; essa vive e persegue una normalità laica che cerca di essere soggettivamente e strutturalmente solidale.
Il soggettivo persegue la cultura del necessario e la pratica della condivisione di ciò che eccede con chi ne è privo; lo strutturale si determina come denuncia della ricchezza, del mercato e della competizione, che sono le radici profonde e maligne del negativo incluso nel nostro informatissimo nonché schifosissimo mondo! Inoltre la comunione profonda col dolore innocente ha la potenzialità di convertirci dalla teologia religiosa a quella dell'Incarnazione. Forse anche questo può essere uno dei tanti motivi che spingono il mio prossimo alla presa di distanza ed al rifiuto: la visione religiosa è molto più tranquillizzante e consolatoria della presa di coscienza da parte nostra della nostra condizione esistenziale di mani dell'amore di Dio per noi. Qui si tratta di prenderci sulle spalle un'enorme responsabilità, e forse soprattutto per questo il mio prossimo tende a svicolare, rifiuta, si concentra altrove.
Esperienze accessibili a tutti; dimensione della continuità che permette di andare nel profondo e cercare le radici del senso della nostra esperienza umana; attitudine a mettersi nei panni dell'altro, anche dei minimi; lasciarsi coinvolgere dalla compassione senza voltare gli occhi
ed il pensiero da un'altra parte: io ho paura che queste siano anche le risposte alle mie prime domande sul perché il mio pensiero e le mie esperienze non siano contagiose.
Lettura della realtà con gli occhi degli ultimi; liberazione di sé stessi dall'alienazione religiosa; impegno a determinarsi per toglier sofferenza e portare il necessario e la gioia; rifiuto, anche a livello soggettivo, nel quotidiano, del capitalismo, del mercato e della competizione; continuità e coerenza nella solidarietà: tutto questo ha un costo che viene recepito dalla cultura dominante come insostenibile.
Questi messaggi non fanno né far carriera, né accumulare; e in più bisogna pagarli di persona. Meglio allora affidarsi all'Altissimo, perché alla giustizia ed alla pace ci pensi Lui...



Sabato 22 Settembre,2018 Ore: 21:13
 
 
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