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www.ildialogo.org Perché poi Dio ci dovrebbe amare?,di Mario Mariotti

Perché poi Dio ci dovrebbe amare?

di Mario Mariotti

Se io do retta al Signore, Lui dice che Dio ci è padre, e quindi che ci vuol bene. Io, per parte mia, in certi momenti mi chiedo se questo è vero, perché con più passa il tempo e meno trovo le ragioni per cui il Padre ci dovrebbe voler bene. Nella lotta di classe, che per qualcuno non esisterebbe più, fra i ricchi ed i poveri, fra gli oppressi e gli oppressori, fra quelli che rincoglioniscono il prossimo e il prossimo che viene ingannato e rincoglionito, fini ad oggi ho sempre cercato di collocarmi dalla parte delle vittime, se cambiano le condizioni strutturali, sembrano fatti della stessa qualità, per cui passano tranquillamente dalla seconda condizione, cioè da vittime, alla prima, a quella dei carnefici; e questo mette un enorme macigno sulle spalle di quella compassione che aveva che avevano sempre suscitato in me gli oppressi, le vittime. Penso agli Ebrei dell'Olocausto e poi a quelli di oggi: gli eredi dei primi stanno cercando di porre in essere quello che Hitler voleva fare in rapporto a loro ai danni dei Palestinesi, in forma diversa, ma con l'identico scopo di far perdere in loro l'identità di popolo, il quale avrebbe diritto ad almeno una parte di quella terra che per secoli era stata sua.
Carnefici e vittime sembrano della stessa qualità quando si rovescia il rapporto esistente fra loro: coloro che prima soffrivano, dopo fanno soffrire, senza un minimo di memoria storica della sofferenza subita. Spesso le due condizioni sono contemporanee, e mentre uno è oppresso da qualcuno, lui sta opprimendo uno più debole di lui stesso.
E che dire dei figli e nipoti di quei compagni sovietici che per difendere il comunismo nella loro terra avevano pagato l'altissimo tributo di oltre venti milioni di vittime, figli e nipoti, i quali, per entrare nel mondo di mammona USA dipendente, hanno sputato su un progetto di un mondo di uguali che era stato pagato a così caro prezzo, e si ritrovano oggi con le differenze blasfeme dei miliardari a una parte, e dei morti assiderati fuori dalle porte delle chiese dall'altra?
E che dire di quei soggetti, penso ai piloti di aerei ed elicotteri americani, che in perfetta tranquillità, essendo dei professionisti nell'arte di ammazzare il prossimo, eseguono le loro missioni depositando dei pacchi-bomba che il più delle volte massacrano vittime civili, mentre ssi si chiedono se l'“etica” sia potabile o combustibile?
E che dire della qualità di quei soggetti che, con la motivazione di eseguire un ordine, sparano ad altezza d'uomo su di una folla che sta gettando solo sassi e fumogeni?
E che dire, in generale, di un sistema che permette agli speculatori che affamano il prossimo, ai fabbricanti e ai venditori di armi che lo massacreranno, ai corruttori ed evasori fiscali che sottraggono quello che sarebbe necessario per rendere possibile la fruizione dei diritti umani fondamentali da parte di tutti, il sistema che permette loro non solo di esistere, ma anche di crescere e moltiplicarsi, e di arrivare anche alle più alte cariche dello Stato?
E che dire di una informazione che spaccia le pagliuzze per travi e viceversa, per cui una guerra di aggressione con centinaia di migliaia di morti diventa un fuscello, e il terrorismo, frutto di tale guerra, un enorme trave? A questo punto mi fermo perché, su questa strada, di negativo ne troverei chissà quanto ancora, e mi incammino su quella della sofferenza, del dolore indotto e provocato da noi senza che ce ne rendiamo conto, e persino per divertimento.
Mi riferisco al mondo delle bestioline, al mondo di quei viventi di cui noi dovremmo essere custodi, e invece siamo carnefici e torturatori senza neppure porci il problema. Penso alla caccia, alla pesca sportiva, alle corride, ai combattimenti fra cani ed a quelli fra galli, che inducono sofferenze strazianti in viventi che, come noi, sono sposti al dolore, hanno paura della morte, cercano come noi affetto e coccole.
Non riesco neppure a mettermi a pensare alla condizione delle bestioline degli allevamenti intensivi; ai pulcini difettosi che vengono macinati vivi; alla vita di cui sono costretti gli animali per crescere in fretta e produrre profitto. Mi fermo qui per non essere soffocato dall'indignazione! Ed allora torno alla domanda iniziale: perché, poi, come ci ha detto il Signore, Dio ci sarebbe padre e ci dovrebbe voler bene?
Siamo tutti al tempo stesso vittime e carnefici; subiamo violenza e dolore, ma a nostra volta lo facciamo subire ad altri viventi esposti al dolore come noi. Ome potrà, il Padre, avere compassione di chi la meritava, la compassione, ma poi o contemporaneamente da vittima è diventata carnefice?
Perché ci dovrebbe voler bene se non lo meritiamo?
Il perché io non riesco a trovarlo. Tantopiù che la nostra condizione esistenziale di uomini implica strutturalmente, per sussistere, di recare sofferenza e portare la morte ad altri viventi.
Ecco allora che mi devo rifugiare in un'altra possibilità, prima di dar defunta la speranza.
Siamo noi a dover a far vivere Dio-Compassione dentro di noi, e questa compassione dovrà passare attraverso la nostra scelta ad essere solo vittime e a fare in modo che nessuno sia più carnefice di nessuno. La sua presenza deve vivere, deve essere la nostra compassione, e noi dobbiamo far esistere questo Dio...



Sabato 08 Settembre,2018 Ore: 20:49
 
 
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