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www.ildialogo.org Il problema è il povero,di Mario Mariotti

Il problema è il povero

di Mario Mariotti

Siccome da quando mondo è mondo i pochi, i ricchi, i potenti, le caste, sacerdotali sono sempre riuscite a fottere i molti; siccome questi pochi mettono in difficoltà anche lo Spirito Santo se cerca di convertirli, io mi vado sempre di più convincendo che il vero problema non sono loro, che fin dal tempo dei Sumeri esercitano con estrema professionalità il loro mestiere di impuffatori ma sono i poveri, gli ingannati, gli sfruttati, gli oppressi, gli ultimi, che costituiscono la stragrande maggioranza della popolazione del pianeta e che, nonostante questo, persistono nel loro pio esercizio di fiducia nei pochi e nella rassegnazione ad essere fottuti da loro. É evidente che nella loro cultura c'è qualcosa, ci sono degli elementi che li rendono funzionali all'impuffamento che ricevono; se non fosse così, i pochi verrebbero smascherati e spazzati via in brevissimo tempo, data la sproporzione fra loro e i molti che stanno subendo la loro fottitura.
Ora provo a mettere a fuoco alcuni dei suddetti elementi culturali che rendono l'oppresso funzionale all'oppressore, il povero funzionale al ricco, a colui che lo rende tale, cioè povero. Quello che mi accingo a scrivere è relativo all'attuale momento storico, che include tutte le premesse non per uscirne, ma per aggravare la già grave situazione.
Oggi il povero non si accorge della contraddizione fra la promessa di servizi sempre più efficienti, rapidi ed esaustivi, e quella, contemporanea alla prima, di abbassamento delle tasse. La contemporaneità andrà tutta a danno dei servizi. Poi, sempre lui, cioè da povero, vota per colui che promette di abbassare le tasse, dimenticando che lui, da povero non le sta pagando, che il ricco ne pagherà di meno, che i servizi per il povero saranno sempre più scadenti ed insufficienti.
Poi, sempre lì, non ha 1° sensibilità di capire che, mentre sceglie una cosa, ne sta rifiutando un'altra; e mentre sceglie il prodotto più bello al prezzo più conveniente dimentica che ci può essere o lo sfruttamento del lavoratore, o la perdita del lavoro per chi produce il non-scelto. Poi continua a non capire che l'informazione che riceve è sempre filtrata da chi ha già mangiato, bevuto e sa dove andare a dormire la notte. Il ricco valuta la realtà con gli occhi da ricco, e le sue ricette sono funzionali a mantenere la propria condizione di ricco, non ad aiutare il povero.
É diventato fisiologico, per lui vedere nel ricco un soggetto da ammirare ed invidiare, per cui è portato a valutare di più l'imprenditore che ha fatto fortuna che l'operaio che gli ha permesso di farla. Inoltre è solito prendersela di più con colui che è povero e in difficoltà come lui stesso, piuttosto che con coloro che, attraverso lo "scambio ineguale", sono la fabbrica della povertà.
Ennesima alienazione la sua è quella di non essersi ancora accorto che la libertà, per essere tale, deve avere come precondizione quella dal bisogno; per cui lui stesso si trova ad essere libero ma a non poter far niente se non brontolare contro i politici ed il destino crudele. Posso anche aggiungere il fatto che lui, povero, digerisce tranquillamente e serenamente che la Chiesa sia ricca, e che essa abbia l'ipocrisia di proclamare quel "beati i poveri" dal quale essa ben si guarda dall'aderire.
In questo momento storico poi, lui ha soprattutto dimenticato il “Proletari di tutto il mondo unitevi”; non sa più cosa siano la Sinistra ed il Sindacato, entità che dovrebbero essere recepite come parte di lui stesso, del suo DNA; per cui il suo futuro sarà ancora peggiore del suo presente.
Per non far assopire i miei eventuali lettori termino mettendo a fuoco gli elementi-difetti che sono la radice di tutti gli altri, e che se non verranno superati, realizzeranno quella Parola di Dio che dice che i poveri li avremo sempre con noi. (Parola travisata, perché manca la fine dell'enunciato che dice "finché non mi darete retta e condividerete i doni di Dio fra voi).
Tali difetti sono l'accettare l'esistente pensando che esso sia immodificabile ed irreversibile; e poi il non rendersi conto, se si supera la povertà, di averlo fatto, di non essere più povero e di aver lasciato dietro di sé altri poveri.
Il vedere nella, ricchezza un negativo, il capire che il mercato e la competizione escludono strutturalmente l'uguaglianza e la fraternità fra gli uomini, sono i passaggi indispensabili per costruire una libertà connessa alla giustizia.
Finché i poveri non metabolizzeranno queste verità, ricchi, potenti e caste sacerdotali continueranno beatamente a fotterli per l'eternità...



Domenica 29 Luglio,2018 Ore: 22:02
 
 
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