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www.ildialogo.org Rendere testimonianza,di padre Aldo Bergamaschi

17 novembre 2019
Rendere testimonianza

di padre Aldo Bergamaschi

Omelìa pronunciata il 13 novembre 1977
Luca 21, 5-19

In quel tempo, mentre alcuni parlavano del tempio e delle belle pietre e dei doni votivi che lo adornavano, Gesù disse: Verranno giorni in cui di tutto quello che ammirate, non resterà pietra su pietra che non venga distrutta.
Gli domandarono: Maestro, quando accadrà questo e quale sarà il segno di ciò che sta per compiersi?
Rispose: Guardate di non lasciarvi ingannare. Molti verranno sotto il mio nome dicendo: 'Sono io' e 'il tempo è prossimo'; non seguiteli. Quando sentirete parlare di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate. Devono infatti accadere prima queste cose, ma non sarà subito la fine.
Poi disse loro: Si solleverà popolo contro popolo e regno contro regno, e vi saranno di luogo in luogo terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandi dal cielo.
Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e a governatori, a causa del mio nome.
Questo vi darà occasione di rendere testimonianza. Mettetevi bene in mente di non preparare la vostra difesa; io vi darò lingua e sapienza, a cui tutti i vostri avversari non potranno resistere ne controbattere.
Sarete traditi persino dai genitori, dai fratelli, dai parenti, e dagli amici e metteranno a morte alcuni di voi; sarete odiati da tutti per causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo perirà. Con la vostra perseveranza salverete le vostre anime.



Oggi dobbiamo occuparci anche della settimana diocesana pro nuove Chiese, che calza proprio con il testo evangelico di oggi. Verranno giorni in cui di tutto quello che ammirate non resterà pietra su pietra che non venga distrutta. E noi cocciuti, persone “religiose”, facciamo la campagna per costruire chiese, e poi il discorso di Gesù su questo azzeramento di quel tempio che tanto ci sta a cuore. Anche Lucia, mi pare, ricorda la sua chiesetta quando si allontana; momento emotivo, diciamo. Allora non resterà pietra su pietra?

Nel proclama pro nuove chiese che avete sui banchi, si legge anche: Donaci Signore la gioia di contribuire alla costruzione delle tue chiese. Che siano chiese non ne discuto, che siano Sue lasciamo stare. E prosegue: Dove i poveri trovano misericordia, ma, un momento, di quali poveri si parla? Se vogliamo parlare degli uomini in quanto poveri esseri umani, che non riescono a capire nulla del messaggio di Gesù, allora posso anche convenire, ma se per ipotesi, si tratta di poveri storici allora ahimè, mi trovo assolutamente fuori da questa logica. Sarebbe una logica che inganna, perché dentro alla casa di Dio, poveri storici non ne devono esistere, sarebbe il segno che nulla si è capito dell'insegnamento di Gesù.

E se moriremo per la Sua giustizia, come leggiamo nella seconda parte del passo odierno, dove siamo presi per il collo? Li bisogna meditare: sarete chiamati alla testimonianza, beati noi se saremo condotti nei tribunali per causa sua! Ma questo non accade, allora noi non testimoniamo la Sua verità? Certo, la testimoniano, piuttosto quelli che muoiono, sarà da vedere se muoiono per causa di Cristo. Ma è tutto un altro discorso, perché la contestazione alla situazione storica si può fare in nome di molte altre verità, ma quella del cristiano si caratterizza per qualcosa di diverso, perché egli testimonia la verità in assoluto, e principalmente là dove si tocca l'uomo nel campo della giustizia e della fratellanza.

Allora, dove i poveri trovano misericordia? Dobbiamo eventualmente imparare a diventare mendicanti dello spirito, come dal significato di due domeniche fa, quando si parlava delle beatitudini.

Poi si legge: Dove la vera libertà ottengano gli oppressi. Anche questo è un linguaggio ambiguo. Chi sono questi oppressi? Dentro la Chiesa di oppressi non ce ne devono essere, neanche per scherzo e allora, dove dovremmo riunirci per liberarci dal nostro concetto di libertà, e dove noi credenti cominciamo ad attuare la fratellanza? Dove tutti gli uomini - si dice sempre nel proclama -si sentano tuoi figli. No, perché figli di Dio si sentono anche i musulmani, eppure con loro non riusciamo ad andare d'accordo. Partendo da questo concetto di Dio di cui ci proclamiamo seguaci o figli, è mai possibile che debbano litigare fra loro? Vuol dire dunque, che c'e qualcosa di errato nella loro concezione di Dio o per lo meno nei loro rapporti con Dio, gli uomini debbono sentirsi fratelli.

Poi l'altra cosa che non mi va, in questa campagna di costruzione delle chiese, è l'utilizzo o la strumentalizzazione di s. Francesco di Assisi. Il Celano dice che Francesco, mentre pregava, udì la voce del Crocefisso che disse: Francesco va, ripara la casa che come vedi cade tutta in rovina. Egli capì alla lettera, subito si fece in quattro, calcina, cazzuola e continuò, mi pare, per due o tre chiesette che trovò abbandonate vicino ad Assisi. Ma poi, dice il Celano, che quella voce non si riferiva alla costruzione materiale delle chiese, ma alla Chiesa per cui Gesù aveva versato il proprio sangue, e allora quella Chiesa, quella dello spirito, era tutta in sfacelo. E poi abbiamo la famosa visione del papa, dove si vede questo piccolo e insignificante uomo Francesco, che teneva su con le sue spalle il Vaticano.

Il primo a capire che era su falsa strada è stato esattamente s. Francesco il quale non ha passato la vita certamente a costruire delle chiese, anzi, ha passato la sua vita a ricostruire la ecclesia dentro agli spiriti, perché questa ecclesia, nonostante che le chiese fossero moltissime. In alcune città troverete che le chiese sono una ogni cinquanta metri, le quali poi servivano per motivi di litigio fra una contrada e l'altra, erano semplicemente le bandiere delle piccole o grosse famiglie o tribù, che si contrastavano il predominio anche sotto la cappa del cielo, per vedere chi riusciva a fare il campanile più alto, quindi non sarebbe questo un buon esempio per una vita cristiana. Perciò non si può utilizzare il testo di Francesco proprio perché è il contrario di ciò che esso significa.

Continua il proclama: La Chiesa del Signore dice spesso molte più cose dello spirito divino attraverso il monumento, che non attraverso i sermoni. Lo so cari sacerdoti, che non avendo più nulla da dire al popolo cristiano, vi lanciate nella costruzione delle chiese materiali e volete farmi credere che un monumento vale più di un sermone, come se voleste dimostrarmi che s. Paolo in tutti i suoi viaggi si è affannato a far penetrare, non tanto la parola di Dio, quanto invece a costruire delle chiese, ed è ciò che egli non ha fatto. Egli ha costruito delle comunità, queste si, ha scritto delle lettere, ha parlato, e quelle parole, e quegli scritti restano, ma se voi andate in Asia minore non ne trovate neanche una delle chiese costruite dalle comunità cristiane dell'epoca costantiniana.

Così si da ragione a quei regimi che si sforzano di mettere per strada le statue di tizio, di caio e di sempronio, impestano il mondo di monumenti, considerando gli uomini dei sottosviluppati che hanno bisogno di vedere e non di ragionare, hanno più bisogno di esercitare l'occhio anziché il cervello o la coscienza, ed ecco allora tutte le civiltà infestate di monumenti. È vero, siamo nella civiltà dell'immagine, cinema, audiovisivi e così via, questo lo considero uno dei sofismi più raffinati, ma la Chiesa dunque, deve fare uso dell'immagine per affermarsi come potenza materiale alla maniera di chi la usa per stordire gli spiriti, o la deve usare per attuare il messaggio?

Se è vero che siamo fratelli e se è vero che crediamo che quello che prende la comunione con noi, è un fratello che crede con altrettanto entusiasmo, ecco la mia proposta: una chiesa a forma di fabbrica in cui dopo la messa si vada al lavoro come fratelli, Chiesa a forma di fabbrica dove si lavora col salario perequato in modo assoluto affinché la ecclesia indipendentemente dall'avere un tempio, o dal non averlo, sia un luogo.

Abbiamo interesse noi a fare la chiesa qui e la fabbrica là? No, è venuto il momento in cui si debbono fare unite, perché vedendo che la fede fa il suo trapasso immediato tra ciò che si crede e ciò che si fa, dal momento della credenza che sublima l'io fino alla soluzione dei rapporti socioeconomici, allora io dirò: ti ringrazio Signore perché finalmente è nata la Chiesa-ecclesia. Allora darò il mio obolo, non solo, darò le mie spalle, lavorerò ventiquattro ore su ventiquattro, per costruire questa nuova Chiesa. Altrimenti, vi lascio la vostra libertà, io mi riprendo la mia.

E questo deve ricordare la rivoluzione tale; e questo deve ricordare il tizio che ha detto le tali parole quando si è sparato il primo colpo. Ecco su quale strada siamo. Allora Cristo in queste condizioni avrebbe sbagliato tutto. Non resterà pietra su pietra dice all'indirizzo del tempio invece allora invece di parlare al popolo cristiano voi lo stordite di costruzioni, di monumenti. Bravi, bravi, io su questo non posso convenire.

Poi si dice che... il monumento parla dello spirito umano e allo spirito umano... Certo, certo, qualcuno, vuol far derivare la parola monumento da 'monere' cioè a dire quella statua o quella colonna ammonisce. Certo ammonisce e ricorda anche delle case poco degne. Siamo perfettamente d'accordo... in maniera molto più potente sulla figurazione che non le parole e i concetti stessi, sa nel silenzio della voce parlare all'anima oltreché dell'anima. Eh no. Ma a quale anima parla! Parla all'anima animale ma non certamente all'anima spirituale.

E poi ultima battuta... ora poi... questo tipo di aggiornamento che mi dà nei nervi che l'immagine occupa nel campo della comunicazione tanto rilievo ancora di più deve poterla usare la chiesa e in modo degno. Ecco dove è seminato il sofisma. Se la dobbiamo usare per attuare il messaggio, allora vi dirò come io vorrei che si facesse una campagna così non mi si accuserà di essere soltanto demolitore. Vi prospetterò anche il momento positivo.

Ma poi mi direte che sono tutte utopie, i miei confratelli mi diranno che sono utopie. E va bene, però non direte che non offro alternative. Allora la chiesa. Intanto si sorvola su questa parola, con la parola chiesa che cosa intendete, la ecclesia così come l'ha voluta Gesù Cristo? o intendete quella chiesa che si è strutturata lungo i secoli secondo una valenza, diciamolo chiaro, storicistica? Se il discorso sottende quel tipo di chiesa, allora no, allora siamo nel sofisma; se invece il discorso vuol riferirsi ad una chiesa quale Gesù l'ha voluta, cioè a una ecclesia di unità profonda degli spiriti, allora bisognerà fare un altro discorso.

Le ultime quattro parole che trovate nel depliant; riportano delle parole che sono state scritto sull'Osservatore romano del Maggio 1977. Pietra su pietra come il serafico a san Damiano lavoriamo per costruire e voi mi parlate di una originalità della chiesa locale. Io non dico di non prendere l'imbeccata ma quando l'imbeccata è stonata allora date voi segno di essere originali. Invece va a finire così che quando stupidamente prendiamo l'imbeccata quando non è da prendere e magari diventiamo originali quando le cose buone vengono dall'alto per un motivo di originalità ne creiamo delle altre più stupide.

Proposta, io vorrei parlare con l'architetto nell'ipotesi che sia cattolico perché questo ha interesse a fare dei muri che abbia attinenza con una certa concezione dell'arte... Vorrei dire a un architetto cattolico il quale si suppone dovrà dialogare con una ecclesia signori fatemi una chiesa a forma di fabbrica, orrore... sì a forma di fabbrica, a forma di maglificio, per esempio. Lo fate a forma di barchetta per rifarvi alla iconografia cristiana... a forma di maglia, mi verrebbe voglia di dire: fatela a forma di mutande o di calza, perché anche quelle alla fine si fabbricano. Utopia! No, finché non vedrò questo io non crederò mai più alle vostre parole. Perequato in modo assoluto dico! Se è vero che siamo fratelli e se è vero che crediamo che quello che prende la comunione con noi è un fratello che crede con altrettanto entusiasmo.

Chiesa a forma di fabbrica dove si lavora con i fratelli col salario perequato in modo assoluto affinché la ecclesia indipendentemente dall'avere un tempio o dal non averlo sia un luogo. Abbiamo troppo interesse noi a fare la chiesa qui e la fabbrica là. No, no, no, no. E' venuto il momento in cui unite si debbono fare, perché vedendo che la fede fa il suo trapasso immediato tra ciò che si crede e ciò che si fa dal momento della credenza che sublima l'io fino alla soluzione dei rapporti socioeconomici allora io dirò: ti ringrazio signore perché finalmente è nata la ecclesia allora darò il mio obolo, non solo dare le mie spalle, lavorerò ventiquattro ore su ventiquattro ore ve lo giuro, per costruire questa nuova chiesa.

Del resto vi lascio la vostra libertà, io mi riprendo la mia.

 



Sabato 16 Novembre,2019 Ore: 18:01
 
 
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