- Scrivi commento -- Leggi commenti ce ne sono (0)
Visite totali: (196) - Visite oggi : (1)
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori Sostienici!
ISSN 2420-997X

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito

www.ildialogo.org Il denaro non più simbolo, ma cosa,di padre Aldo Bergamaschi

3 novembre 2019
Il denaro non più simbolo, ma cosa

di padre Aldo Bergamaschi

Omelia pronunciata il 30 ottobre 1983

Luca 19, 1-10

In quel tempo, Gesù entrato in Gerico, attraversava la città. Ed ecco un uomo di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere quale fosse Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, poiché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per poterlo vedere, salì su in sicomoro poiché doveva passare di là.
Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: Zaccheo scendi subito, perché oggi mi devo fermare a casa tua. In fretta scese e lo accolse pieno di gioia.
Vedendo ciò tutti mormoravano: É andato ad alloggiare da un peccatore. Ma Zaccheo, alzatosi, disse al Signore: Ecco, Signore, io do la metà dei miei beni ai poveri; e se ho frodato qualcuno restituisco quattro volte tanto.
Gesù gli rispose: Oggi la salvezza è entrata in questa casa, perché anch'egli è figlio di Abramo; il figlio dell'uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto.

Gerico situata a nord ovest del Mar Morto. Era la residenza invernale di Erode, residenza di un re, palazzo, piscine, anfiteatri, giardini, flora di riviera. C'è di più, Cleopatra si era fatta regalare questa cittadina da Antonio, quando costui era diventato proprietario di una terza parte del mondo, insieme con Ottaviano e Lepido. Città di residenza reale, città di confine, centro commerciale, agenti di imposte al servizio di Roma.
Zaccheo era il capo di questi agenti, cioè aveva in tasca, i segreti dei ricchi e conosceva le tragedie dei poveri. Il testo evangelico è lapidario, era capo dei pubblicani e ricco. C'è da chiedersi se questi due attributi siano considerati colpevoli o siano considerate colpe dal punto di vista evangelico. Capo dei pubblicani, non è una colpa essere un pubblicano, perché abbiamo visto come Gesù riscatti i pubblicani. Essere ricco è una colpa? Probabilmente si. Colpa per tutto ciò che significa, perché ricchi non si nasce, si diventa e si diventa attingendo denaro là dove il danaro è. Il denaro in genere è prodotto dal lavoro, diventare ricchi, in un modo o nell'altro, è mettere le mani sul lavoro altrui. Difficile poi dire quale fosse la sua posizione religiosa, se essere religiosi vuol dire compiere qualche rito e adeguarsi ai costumi del luogo. I banchieri della nostra epoca, che hanno fatto parlare di sé, sono ufficialmente religiosi, addirittura legati col Vaticano per interessi.

Nessuno si meraviglierebbe se queste cose le facessero degli atei. Dunque ufficialmente religiosi, e se vogliamo tirare le somme, inattaccabili dal messaggio di Gesù, impossibile una loro conversione. Amo pensare Zaccheo come il pubblicano afflitto da un senso di colpa, esistenzialmente incerto, in attesa di qualche rivelazione, disponibile a una conversione, proprio su questo terreno delicato del sociale. Vale a dire circa l’uso e la collocazione del denaro nelle pieghe della convivenza.

Ecco allora l'incontro con Gesù che fa di Zaccheo un cristiano, non un uomo religioso, la conversione non è una assunzione di riti, come in genere accade, ma una correzione dei rapporti socioeconomici. Questo è il discorso che ancora i cristiani impegnati nel sociale debbono capire. Conversione non vuol dire, andare a messa tutte le mattine, fare la Comunione, vuol dire rivedere il punto dolente, quello per cui non dormiamo. Bene, in un colloquio - che non ci è dato sapere cosa si sono detti e bisognerebbe inventarlo tutto - Zaccheo si riconosce ladro senza che nessuna legge fosse in grado di dichiararlo ladro. Abbiamo noi dei fior di ladri, che nessuna legge può perseguire. Tutte le operazioni che noi compiamo sul denaro, avendolo trasformato in una cosa da simbolo che è, sono tutte operazioni che non sono colpite dalla legge, perché si capisce, su questo punto vogliamo tutti quello spazio che ci dia la possibilità di diventare ricchi con le mani pulite. Ed ecco allora che alla luce di quel colloquio, uno scopre di essere un ladro di prima grandezza.

Quindi è inutile presentare il messaggio salvifico di Cristo come una caparra per l’aldilà, qui in questo episodio la conversione attinge subito il sociale. Alcuni mi dicono che ho identificato il messaggio evangelico con la soluzione di questi problemi, certo, perché sono il fondamento della nostra esistenza. Metà dei suoi beni ai poveri, restituzione del quadruplo ai frodati, ecco il miracolo della fede, che fa sì, che uno si riconosca ladro, pur senza violare il codice e spingerlo a ricostituire la fratellanza con il principio della divisione totale o assoluta.

E qualcuno mi dice che la fede non ha il compito di risolvere i problemi socioeconomici, Zaccheo non deduce neanche una economia dal Vangelo, identifica subito le due cose, la fede è questa: riconoscere di essere un ladro e ricostituire immediatamente la fratellanza. Gesù dice alla fine del passo: La salvezza è nata in questa casa; perché? Perché finalmente la fede nell'assoluto mette un po' di ordine nel contingente. Invece noi no, il contingente deve restare appunto nelle tenebre, noi vogliamo sgusciarne via in paradiso, vogliamo andare là direttamente senza passare appunto attraverso la costituzione della fratellanza qua.

Quella di Zaccheo è una soluzione fra le tante possibili. Non dico che sia l'unica. Cristo non la consiglia prima, non la loda dopo. Non dice a Zaccheo che se tu vuoi essere in ordine fai così e così. Gesù ha dato le premesse, ha creato in lui la conversione. Adesso è da vedere che cosa quest’uomo è capace di fare. È entrata la salvezza, in questa casa, ciò che Zaccheo potrà fare, adesso che ha capito in che cosa consiste il messaggio di Gesù, è assolutamente imprevedibile. Zaccheo non ha intenzione di seguire Gesù. Gesù dice al giovane ricco: Vendi quello che hai poi vieni con me. Vedete che è una soluzione possibile, ma certo egli comincia a cercare una novità. La novità: restituisco la metà dei miei averi. Guardate che sono cattolici apostolici romani, quelli non si convertiranno mai più, perché hanno inglobato quella certa visione socioeconomica all’interno della loro visione del mondo. Per gli altri è anche spiegabile che facciano così, ma tutti quelli che sono cattolici, apostolici romani no, mi dispiace. I frodatori del fisco, se facessero come Zaccheo, certamente l'Italia andrebbe un tantino meglio, se restituissero senza bisogno di essere perseguiti dalla legge il quadruplo di ciò che hanno frodato.

Avevo intenzione di fare un raffronto fra la posizione di Zaccheo, che non intende seguire Gesù, ma che intende restare nel mondo e iniziare alla luce della fede un nuovo rapporto socioeconomico con i suoi fratelli, giacché egli li considera tali, e S. Francesco, il quale va probabilmente un tantino più in là. Ci sono due o tre episodi famosissimi di cui pochi parlano, in cui Francesco emette in anticipo di qualche secolo la teoria della socializzazione della proprietà. Ma va ancora più in là, perché egli sostiene che io non posso tenere una cosa, quando c'è Uno che ne ha bisogno più di me. Per cui, se io ricevo un mantello, quando vado per la strada se trovo uno che è lì a tremare dal freddo, per Francesco il mantello non è più mio. Al suo Guardiano (superiore) dice che dobbiamo restituirlo perché c'è qualcuno che adesso è il padrone. E se fino a questo momento io sono il padrone d'uso, perché qualcuno me lo ha dato,, e me lo ha dato perché io ne avevo bisogno, quando io incontro qualcuno che è più bisognoso di me, finisce il mio possesso. Non posso più dire che è mio. C'è poi un battibecco con il suo Guardiano che ragionava con le categorie del liberalismo eterno da Cicerone a Adamo Smith.

Zaccheo dunque resta nel mondo. Non mi risulta neanche che si sia aggregato alla prima comunità di Gerusalemme, dove si praticava tutta un’altra teoria sulla distribuzione dei beni. Una teoria di cui oggi non parlo, ma di cui ho parlato per sommi capi altre volte. La cosa interessante è che quest'uomo ci dia per riflesso la prova inequivocabile di ciò che dovrebbe essere la fede, quando la fede, in questo caso l'incontro con Gesù, la conversione, la metanoia, cala dentro alla coscienza. Quella coscienza, lo dico ancora in polemica, non comincia a dedurre razionalmente dei sistemi socio economici dalla fede, il che sarebbe un errore, ma produce immediatamente ciò che la fede deve produrre, un mutamento delle cose quaggiù, in attesa di andarle a vedere congegnate in un mondo più perfetto lassù.



Domenica 03 Novembre,2019 Ore: 18:31
 
 
Ti piace l'articolo? Allora Sostienici!
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori

Print Friendly and PDFPrintPrint Friendly and PDFPDF -- Segnala amico -- Salva sul tuo PC
Scrivi commento -- Leggi commenti (0) -- Condividi sul tuo sito
Segnala su: Digg - Facebook - StumbleUpon - del.icio.us - Reddit - Google
Tweet
Indice completo articoli sezione:
La parola ci interpella

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito


Ove non diversamente specificato, i materiali contenuti in questo sito sono liberamente riproducibili per uso personale, con l’obbligo di citare la fonte (www.ildialogo.org), non stravolgerne il significato e non utilizzarli a scopo di lucro.
Gli abusi saranno perseguiti a norma di legge.
Per tutte le NOTE LEGALI clicca qui
Questo sito fa uso dei cookie soltanto
per facilitare la navigazione.
Vedi
Info