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www.ildialogo.org I poveri in Spirito: Mendicanti di valori spirituali,di Padre Aldo Bergamaschi

1 novembre 2019
I poveri in Spirito: Mendicanti di valori spirituali

di Padre Aldo Bergamaschi

Omelia pronunciata il 1° novembre 1977
Matteo 5, 1-12
In quel tempo, Gesù, vedendo le folle, sali sulla montagna e, messosi a sedere, gli si avvicinavano i suoi discepoli. Prendendo la parola li ammaestrava dicendo:
Beati i poveri in spirito perché in essi è il regno dei cieli.
Beati gli afflitti, perché saranno consolati. Beati i miti, perché erediteranno la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per causa della giustizia, perché di essi e il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia.
Rallegratevi ed esultate, perché grande e la vostra ricompensa nei cieli.
M'era venuta la voglia di sfuggire un poco questa prima affermazione: Beati i poveri di spirito… su cui la coscienza cristiana sta levigando la propria anima da secoli. C'è chi pronuncia queste parole come se muovesse le ali di una farfalla, c'è chi si impegna a fondo per ricercare chi sono questi poveri. Allora, sofismi su sofismi, di cui io vi denuncerò qui il classico. Poi ci sono i cristiani che hanno perduto le staffe, dal punto di vista mentale, e allora hanno detto: ma si, anche Gesù alla fine si schiera con i poveri, accettiamo la lotta di classe e non se non se ne parli più. Io non mi trovo d'accordo con questo tipo di follia, come non mi trovo d'accordo con quell'altro tipo di follia che sta vegetando nella predicazione cristiana da secoli.
Dovrò verificare una di queste interpretazioni compiuta da parte di un santo e quindi dovrò prendere due piccioni con una fava. Il santo s. Francesco di Sales, vescovo di Ginevra. Il santo della mitezza che ha fatto le spese di tutte le buone letture, da qualche secolo a questa parte, dico dal 1609, quando fu scritta la Filotea. Le suore e tutte le buone signore di società, a partire dalle principesse dell'epoca, cattoliche e protestanti, le hanno lette tutte. Questo è un punto interessante perché su questo tipo di teoria sono d'accordo tutti e due. In altri luoghi si litiga all'infinito, ma su questa concezione del passo evangelico lì tutti d'accordo.
Beati i poveri di spirito perché di essi e il regno dei cieli. Anche questa è una di quelle traduzioni sbagliate che ci trasciniamo così per tradizione, lo sappiamo che è sbagliata, ma si continua a ripeterla, il male è che qualcuno ci ricama sopra, ecco la diavoleria del sofisma. Ed ecco la interpretazione di s. Francesco di Sales. Povertà di spirito in mezzo alle ricchezze… egli dice nella parte terza al capitolo decimo quarto della Filotea. É un libro che esamina proprio la prima beatitudine. Ancora: ... infelici dunque i ricchi in spirito perché di essi è invece la miseria dell'inferno. Oh, dicevano le buone signore, che bella interpretazione questa. Sottigliezza infinita. Da una parte quindi ci sono i poveri in spirito e dall'altra ci sono gli infelici, cioè i ricchi di spirito sono contrapposti ai poveri di spirito.
Il ricco in spirito sarebbe quello che ha le sue ricchezze nello spirito, o il suo spirito nelle ricchezze. Bel gioco di parole, senza dubbio, per dire che egli si identifica con l'animo con quei dannati danari che ha dentro al forziere, fa tutt'uno, ha le sue ricchezze nello spirito e le ricchezze che si identificano con il suo spirito, quindi si potrebbe dire che il ricco in spirito è colui che si identifica con uno scudo d'oro. E poi il povero di spirito. Chi è? È colui che non ha le ricchezze nello spirito, né lo spirito nelle ricchezze, però ha le ricchezze. Questo è il punto, però ha le ricchezze. Non ci si domanda da parte di s. Francesco di Sales da dove siano capitate queste ricchezze in casa sua, guai a noi se dovessimo fare questo reperto.
Dunque la situazione storica è tutta ignorata, non si indaga sulla origine e neanche sull'uso onesto di queste ricchezze dei ricchi, né si indaga sulla origine dei poveri storici. Ne deriva che i poveri in spirito, sotto un certo profilo, sono identificati con i poveri storici e allora questo è tutto il filone utilizzato dai predicatori da strapazzo. Beati i poveri in spirito - dicono - si intende beati voi che adesso siete qui state soffrendo la fame, non sapete come pagare l’affitto, siete disoccupati, povero in spirito si intenderebbe il povero storico. Quindi se sono dichiarati beati, sono dichiarati felici e giustamente collocati nella loro povertà fattuale, anzi, pende su questi poveri storici, la possibilità di essere ricchi in spirito.
Poi, sotto un altro profilo, nella predicazione di s. Francesco Sales, sono identificati i ricchi buoni, opposti ai ricchi cattivi. Ecco il sottile dramma di questa predicazione! Voler far credere che ci siano dei ricchi buoni e dei ricchi cattivi, togliendo l'attenzione proprio su questo aggettivo, che da Gesù viene colpito in quanto tale, senza attenuanti senza specificazioni successive. Allora ecco l'inganno: il ricco buono e il ricco cattivo. Per Gesù invece, il ricco in quanto tale, deve rispondere di troppe cose di fronte alla sua etica e alla sua visione del mondo.
E allora s. Francesco di Sales, introduce la figura del ricco di spirito da contrapporre al ricco storico, o diciamo pure, al ricco tout court, e fa rientrare il ricco storico nel novero dei poveri di spirito perché suppone che Cristo intenda riferire i suoi guai ai ricchi in spirito, e non ai ricchi semplicemente tali.
Per cui, stringendo il discorso dal punto di vista filosofico, il ricco in spirito sarebbe il quarto termine del sillogismo. Vi farò subito una esemplificazione per non vagare nell'astratto, allora si crea il sofisma. Quando si è introdotto il sofisma in questo punto delicato, voi capite, lo si introduce per evitare la caduta del pensiero sui rapporti sociali. Cioè si vuole deviare l'attenzione su cosa è la situazione reale, si architetta allora questo tipo di sofisma.
Mi pare di averlo già detto un'altra volta in che cosa consiste il sofisma. Ve ne do una esemplificazione adesso, facilissima. Se io dico i ladri vanno di notte, poi aggiungo, ma Socrate va di notte, posso tirare queste somme: dunque Socrate è un ladro. Voi mi direte ma noi conosciamo Socrate, non è possibile che sia un ladro. Certo, il vostro buon senso si ferma li e dice che c'e qualcosa che non va. Ma voi dovete trovare il baco di questo ragionamento, perché fin tanto che avete come termine Socrate ve la cavate anche, ma quando poi i politici usano la medesima parola intesa in quattro sensi, allora ne avete quattro di sofismi, ne avete un grappolo, e quale dei mortali può trovare il filo della verità?
Allora dove è il baco del ragionamento. É nella espressione i ladri vanno di notte, ma c’è l'andar di notte del ladro che va a rubare, e l'andar di notte di Socrate, del saggio sotto le stelle e il chiarore della luna. Vanno di notte i ladri e Socrate, ma non v'è dubbio che nella sostanza, il significato è profondamente diverso. Cosi abbozzando le due espressioni in un solo significato, gabellandolo come unico, si può creare un sofisma assai pericoloso.
Cristo conosce solo tre termini: i poveri storici, i ricchi storici e anzi, sa benissimo che gli uni sono la causa degli altri, anche questo non dobbiamo nascondercelo, ecco che la beatitudine diventa un proclama che ha il suo vero valore, Egli dice, con traduzione esatta: Beati i mendicanti dello spirito, di questa traduzione siamo debitori a Tertulliano e s. Giovanni Crisostomo; nel vangelo c'è la parola ptokoi, che vuol dire mendicante, non la parola penes vale a dire povero come lo intendiamo noi storicamente. La traduzione viene molto bene: Beati i mendicanti dello spirito cioè i mendicanti dei valori spirituali.
Questi mendicanti possono venire sia dalla classe dei poveri storici, che dalla classe dei ricchi storici, che Gesù trova, ma quando però il povero storico o il ricco storico entra nell'ecclesia, evidentemente deve lasciare cadere sia povero storico, sia ricco storico, deve nascere il ricercatore dei valori spirituali.
Cristo conosce solo tre termini e chiama beati solo i primi, cioè i ricercatori dei valori spirituali, gli altri li ignora, il socialismo e l’accettare la lotta di classe, non sappiamo più cosa siano dal punto di vista di Cristo, se mai, dobbiamo verificare che nella ecclesia, nella Chiesa sono ancora rimasti questi due mostri.
C'è la tentazione di portare il discorso della perfezione cristiana, della santità cristiana, nella singolarità, credo che questo sia un errore. Il cristiano può essere cristiano in qualsiasi condizione o contesto storico in cui viene a trovarsi? Una volta rispondevo di si, adesso rispondo si con cautela. Anche qui c'e un'insidia. Sul piano più generale il principio è pericoloso, perché con questo principio si avalla lo statu quo in modo irreparabile. Se il cristiano, è in un contesto cristiano, per esempio nel medioevo, quando vigeva la servitù della gleba e dite a questi poveri disgraziati, che lavoravano sedici ore al giorno: voi potete santificarvi anche in quello stato, senza tenere d'occhio che quello stato certamente è in contrasto con la rivoluzione di Gesù sulla persona, voi diventate del perfidi cristiani, cioè predicate una cosa ingiusta.
Termino, mi dispiace di non pater approfondire. Se predicate la santità personale e non correggete le istituzioni, voi avete favorito il trionfo della ingiustizia fino alla fine del mondo. Adesso ho capito probabilmente le famose impennate di Rousseau, lui continuava a dire al mio Emilio: io voglio fare veder gli originali e non le copie. Principio pedagogico santissimo, non v'è dubbio, è meglio portare i vostri scolari a vedere una porcilaia anziché parlare del maiale e farlo vedere in un libro, su questo non c'è dubbio. Ma la polemica era più sottile probabilmente, era contro il culto dei santi. Lasciamo stare l'aberrazione protestante, vediamo in casa nostra. Polemica contro i santi non in sé intesa, ma in quanto venivano concepiti come copie.
Allora ecco il principio pedagogico, è meglio vedere l'originale o la copia? È sempre meglio vedere l'originale, e allora quando parlo di santità ai cristiani dirò, buona cosa Francesco di Sales, meglio Francesco di Assisi se vogliamo fare una distinzione, però dirò: meglio di tutti Gesù Cristo perché egli è il modello di ogni santità.



Giovedì 31 Ottobre,2019 Ore: 21:54
 
 
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