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www.ildialogo.org La porta stretta per ottenere la salvezza,di Padre Aldo Bergamaschi

25 agosto 2019
La porta stretta per ottenere la salvezza

di Padre Aldo Bergamaschi

Omelia pronunciata il 26 agosto 2001
Luca 13, 22-30
Ogni 20 anni circa, le riviste specializzate fanno delle inchieste per vedere a che punto o a che livello si trova la cosiddetta religiosità. Questo soprattutto in America, ma oramai in tutte le parti del mondo, dove le Chiese sono migliaia e anzi ogni giorno ne nasce una. Quindi, ricerca della salvezza. Sono pochi quelli che si salvano? domanda il fariseo; domanda stupida, sarebbe come dire: sono pochi o molti che moriranno negli incidenti stradali? Gesù direbbe: Quando andate per la strada tenete la destra, non aumentate la velocità soprattutto quando c’è la ressa, obbedite al codice stradale.

Come si può fare un’ipotesi di salvezza aprioristicamente concepita? Volete che vi insegni un piccolo sofisma per consolarvi, se siete dei peccatori di un certo livello? Fate come Lutero il quale – la tentazione è stata risolta da S. Francesco di Sales mentre stava studiando a Parigi – diceva che Dio ha già stabilito se io andrò all’inferno o in paradiso. Mai passata per la testa questa tentazione? A me sì, solo che ho fatto presto a sgominarla. Se è già stabilito, sia che io sia buono, sia che io sia cattivo è la stessa cosa. Questi discorsi me li sono sentiti fare da alcune persone che si trovano in prigione, mi è capitato di dover fare il cappellano qualche volta, e interrogato a quattr’occhi qualcuno faceva questo ragionamento.

Questa tentazione l’ha avuta anche S. Francesco di Sales, il quale non riusciva a dormire; concluse in questo modo, disse: Signore, sia che tu mi mandi in paradiso, sia che tu mi mandi all’inferno, ti amerò sempre. Da quel giorno la tentazione sparì. Il desiderio che sta alla radice di questo sofisma: l’illudersi di potere arrivare alla salvezza senza passare attraverso la porta stretta. Voi il goal non lo fate se non fate passare il pallone nella porta più piccola, rispetto a tutto il campo di gioco. Se tu vuoi il goal, lo devi far passare lì, e per farlo passare lì devi sudare. Qui c’è il dramma della salvezza che viene rimandata non a una correzione, ma a una santificazione personale e sociale, viene rimandata a una appartenenza a un gruppo.

Quello è un galantuomo – si dice – se vuoi essere un galantuomo devi essere fascista, se vuoi essere galantuomo devi diventare comunista, se vuoi essere un galantuomo devi diventare democristiano, così ci siamo tutti. Ma usciamo pure dai partiti che hanno ancora questo baco, questo verme dentro e passiamo alle religioni. Lo sapete anche voi - ormai un po’ meno, dopo tutta l’acqua passata sotto i ponti - ma 500 anni dopo Cristo è venuta fuori quella formula: Fuori dalla Chiesa non c’è salvezza, per cui, uno è galantuomo se appartiene alla Chiesa e ogni religione e ogni Chiesa fa il medesimo discorso. Invece il poco di buono, il disgraziato, colui che andrà all’inferno, è fuori dal gruppo, dalla religione o dalla Chiesa.

In questi giorni ho sentito alla radio un episodio che non conoscevo è raccontato dal famoso Carlo Carretto, che è morto nel deserto seguendo le vie del padre Foucould. Il racconto è brevissimo: un giorno nel deserto in mezzo ai musulmani, un bambino di dieci anni viene dal padre Carretto, piangeva e diceva che i suoi catechisti gli insegnano che voi cristiani, che siete fuori dall’Islam, siete tutti condannati all’inferno. Vedete come la religione, ma anche noi, come vi ho detto con quella formula: Extra Ecclesiam nulla salus, cioè al di fuori della chiesa non c’è salvezza. Quindi se uno è anche un poco di buono si salva “salendo sulla barca”, ecco la tesi che Gesù viene a combattere e adesso dovremmo insegnare tutto il rovescio.

Facciamo l’ipotesi che un lupo si metta in testa di diventare pecora soltanto per il fatto di entrare nella Chiesa. No, dice Gesù, prima diventi un agnello e dopo potrai fare Chiesa. Tu non sei un agnello perché sei entrato nella Chiesa, ma tu fai Chiesa perché, da lupo che eri, sei diventato un agnello. Prima di tutto ti metti in ordine con il Vangelo e dopo farai Chiesa, ma appellandoti alla Chiesa lasciando in ombra il Vangelo, rischi di lasciare passare la tremenda illusione di salvarsi perché si appartiene al gruppo, ma non perché si è diventati creature nuove.

Il secondo punto da seguire è una vecchia questione. Ho degli amici che, con il grande senso di misericordia, negano l’eternità dell’inferno: anch’io, ma il problema non è questo. Se voi mi domandate che cosa ne penso dell’inferno, bene un giorno la predica la farò su questo tema, anche perché ho un conto aperto con la Congregazione della Fede; su questo punto credo di avere raggiunto un minimo di non contraddittorietà.

Nel passo: Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, rimasti fuori, comincerete a bussare, questo Padre chi è? Questo Padre è la controrisposta alla parabola del prodigo. Ci avete pensato? Nella famosa parabola del prodigo, il padre si affaccia alla porta, aspetta il figlio e quando lo vede da lontano, corre e poi dàs ordine di fare festa e così via. É un padre che è preoccupato della salvezza, ma è ovvio che la salvezza passa attraverso la conversione di cui il prodigo è un illustre esemplare. Ma questo padre chiude la porta, voglio dire che l’epoca della misericordia non procede all’infinito, questo è quanto vorrei dire a quegli amici che continuano a credere nella metempsicosi, cioè nella rinascita. Accettano l’idea – e parzialmente l’aveva accettata anche Platone, cervello al di fuori dalla mischia – che al Carma, come dire alla salvezza, ci arriverò quando avrò scontato tutti i miei peccati.

Voi capite che non verrà mai la soluzione dei problemi, qui su questa Terra e vi confesso che è una delle mie tristezze: rischiamo di essere galantuomini al 90%, eppure la società è diabolica il 100%. Il padre si alza, chiude la porta, certo la scena qui è drammatica, direi tragica, quindi la salvezza è un fatto irrepetibile, non ci sono rimandi; il tempo della salvezza è qui fino al momento in cui io ho vita. Dicevo a questo mio amico che crede nel Carma: la bontà di Dio è proprio quella nel dirti che non ci sono rimandi all’infinito. Ecco la posizione di Gesù il quale – per volere riassumere, mi pare sia s. Agostino a portare un argomento di questo genere – dice che se voi accettate la reincarnazione, annullate la venuta di Gesù Cristo. Ci sarebbero dei processi all’infinito per risolvere il problema della salvezza, quando invece, il problema della salvezza è il fatto che Dio sia venuto con noi, Dio-con-noi, proprio per dirci che se vogliamo la salvezza, dobbiamo comportarci così e così, ed è questo l’aspetto che è negletto in tutto l’insegnamento.

Noi continuiamo a fare religione, a creare gruppi religiosi: voi vi riunite per dire le preghiere, se uno manca una volta, già lo avete criminalizzato e affidate tutto a queste pratiche esterne. No, quando troverò una decina di persone che si uniranno per risolvere fra di loro il problema del rapporto di lavoro e della convivenza, allora comincerò a credere che Dio è venuto a salvarci e la salvezza è qui in questo mondo, che se non entriamo da questa porta stretta è perfettamente inutile trovare rimandi di altro genere, perché sarebbero tutte illusioni o perlomeno sofismi.



Domenica 25 Agosto,2019 Ore: 17:39
 
 
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