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www.ildialogo.org C'è bisogno di uomini nuovi,di padre Aldo Bergamaschi

5 maggio 2019
C'è bisogno di uomini nuovi

di padre Aldo Bergamaschi

Omelia pronunciata il 13 aprile 1986
Giovanni: 21, 1-19


Passiamo al tema del Vangelo molte volte trattato. Ho già dimostrato da questo pulpito, e questa é l'ennesima prova, che Gesù non è un cadavere rianimato, vedete qui gli sforzi per farsi riconoscere, nelle varie e più strane situazioni. Soltanto Giovanni, riesce a capire che finalmente è Gesù che vuole colloquiare con loro.

Bene, passiamo alla seconda parte, dove Gesù prende Pietro e comincia a fargli un esame. Esame duro. Perché? Se voi ricordate, San Pietro alla Vigilia della Passione, aveva detto a Gesù che non lo avrebbe mai abbandonato. Adesso ci siamo: “Pietro mi ami più degli altri?” Voi capite, non è una offesa per gli altri, è una graffiata per lui, perché fu proprio Pietro a scappare.

Ma vi è qualcosa di più in questo passo. Giovanni scrive questo passo a Efeso, quando Pietro é già morto. Giovanni scrive quando il Vangelo di Matteo forse già circolava nelle comunità cristiane e se voi ricordate nel vangelo di Matteo la canzone è leggermente diversa. Intanto siamo prima della risurrezione, qui invece siamo dopo.

Gesù aveva anche detto a Pietro: Tu sei Pietro, su questa Pietra edificherò la mia Chiesa, mandato rigido, che il mondo protestante ne contesta l’autenticità. Gesù aveva anche detto a Pietro: Ti darò le chiavi del Regno dei cieli. Ciò che sarà legato qui sulla terra, sarà legato anche lassù, ciò che scioglierai sarà sciolto anche lassù. Poteri paurosi, poteri oltre i quali altri non ce ne sono.

Dante Alighieri, il fiorentin superbo e ghibellino, sotto questo profilo ha messo le cose in chiaro, tanto è vero che gli hanno bruciato il De Monarchia, perché ha avuto il coraggio di prendere posizione, di esaminare i testi e di non riconoscere tali poteri al Papa. Allora Giovanni prende la penna e scrive il suo Vangelo, e ridimensiona il testo di Matteo. Ci presenta quello che si chiama l'esame dell'amore a Pietro che è radicalmente diverso. Oserei dire sostanzialmente diverso anche se Giovanni accetta che Gesù abbia dato un mandato, però lo dimensiona a tal punto da mettere in crisi il testo di Matteo.

Siamo dopo la risurrezione e quindi il mandato di Gesù è definitivo non provvisorio, in Matteo quindi, invece della immagine delle chiavi, della pietra, invece del riferimento a tutto ciò che legherai non legherai, abbiamo l’immagine del pastore e delle pecore. Gesù dice: Pasci le mie pecore. Via dalla testa di Pietro che le pecore siano sue. Il riscontro psicologico lo troviamo in tutte le espressioni della nostra vita.

Sentite dire ai vescovi: la mia diocesi, i parroci, la mia parrocchia, il guardiano dei Cappuccini, i miei frati. Non è certo come dire mio figlio, che sarebbe giusto, anche se si riscontra addirittura una forma di violenza nei confronti dei bambini da parte dei genitori. Ma è mio. Come è mio? Allora qui vedete la forza delle parole: pasci le mie pecore, mie non tue. Teniamo l'immagine storica. Sono di un padrone, sono di qualcun altro e allora lui non può dire: adesso io queste pecore le toso, oppure alla fine io le uccido anche.

Le allusioni sono precise non le voglio specificare per non appesantire il discorso, però le cose sono andate a finire in questo modo. Ma appare anche evidente che si tratta delle pecore che credono in Gesù Cristo e non di tutto il mondo. É già molto che tu faccia questo, e il mondo avrebbe già una configurazione diversa da quella che è.

Dunque il vero pastore della chiesa resta Gesù Cristo, con la perenne presenza della sua Parola. Ecco il punto che dobbiamo conquistare. Gesù dice di pascolare le sue pecore. E poi col passare del tempo è accaduto tutto quello che Dio ha detto. Dante non sapeva, notate bene, che la donazione di Costantino era una cosa falsa. Il falso fu scoperto da Lorenzo Valla, già in epoca umanistica, quindi se Dante lo avesse saputo, certo avrebbe perduto le staffe, però egli contestava tutta la impostazione.

Il Papa va dopo duemila anni va in una sinagoga. Non so che cosa si diranno, adesso ragiono su dati che riguardano il giudizio di due personaggi, in quanto rappresentano due storie, quindi non posso farmi profeta su ciò che diranno. Ma vediamo se azzecco una supposizione. L'incontro é emblematico, dopo duemila anni un rabbino accetta la presenza di un papa. Il papa dopo diciassette secoli di persecuzione va a chiedere perdono. Sarebbe come se i comunisti, dopo sessanta anni, andassero a chiedere perdono ai socialisti di avere massacrato il concetto di democrazia e cosi via.

Dunque siamo due religioni, operiamo per fare diventare buoni gli uomini, sia pure con visione del mondo radicalmente opposta. Gli Ebrei dicono che il Redentore deve ancora venire; i Cristiani dicono che è già venuto Gesù Cristo. Gesù Cristo è Dio, ma l'hanno condannato perché diceva appunto che Dio era suo Padre. Questa è una delle motivazioni. Ecco come io vedo qui uno svelamento della propria miseria, miseria da parte di tutti e due.

Gesù ha chiuso l'epoca delle religioni, intese come settore rituale della esistenza e ha ipotizzato uomini nuovi nell'uso del sesso, nell'uso del danaro nell'uso del potere. Se la risurrezione non incide su questi punti e non ci fa diventare delle pecore di Cristo, noi siamo ancora dei lupi che si mettono dei fiocchettini. Uno rosso, l'altro bianco e così via. Gesù dice che è finita l'epoca della religiosità, c'è bisogno di uomini nuovi.

Il cristianesimo, invece di mostrare le sue novità per una evidenza intrinseca, vale a dire quelle che sono state attinte dalla conversione o dalla metanoia, ha conquistato invece le zone alte del potere come le altre religioni, ed è diventato egemone comportandosi con quella logica. La Chiesa, diamo un nome al cristianesimo, ha perseguitato gli ebrei in quanto istituzione, unica eccezione, a mia conoscenza, è quella del più grande papa della chiesa cattolica che si chiama San Gregorio Magno.

C'è in giro un braccio di ferro nell'Azione Cattolica. Il presidente si è dimesso, o sta per dimettersi, con tutto ciò che questo comporta. Uno dei leader dice: essere cristiani è una cosa facile, basta obbedire al papa. Il presidente dell'Azione Cattolica risponde: si, noi facciamo uno sforzo per capire, per interpretare e realizzare i segnali del magistero, i quali sono per noi moralmente vincolanti, ma l'Azione Cattolica è associazione di laici, dunque l'obbedienza cieca non si può più dare neppure al papa. Io sto con questa ala dell'Azione Cattolica.



Venerdì 03 Maggio,2019 Ore: 14:58
 
 
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